Over 60: prebiotici allontanano demenza. Lo studio
Un nuovo studio, pubblicato su Nature Communications, dimostra la correlazione tra l’assunzione di prebiotici e il miglioramento delle prestazioni cognitive negli anziani. In particolare, l’integrazione di un prebiotico è stata associata a miglioramenti significativi nei test di memoria in soli 12 settimane. Un risultato significativo alla luce dell’invecchiamento della popolazione e l’incidenza di malattie neurodegenerative in costante aumento.
Microbioma intestinale e invecchiamento
Gli studi dimostrano il ruolo cruciale del microbioma intestinale nel mantenimento delle funzioni cognitive e fisiche durante l’invecchiamento. Tuttavia, con l’avanzare dell’età, il microbioma diventa più vulnerabile a diversi fattori, tra cui malattie, farmaci e cambiamenti dello stile di vita. Questo porta a una diminuzione della resilienza del microbioma intestinale.
Lo studio sul ruolo dei prebiotici
Lo studio ha coinvolto 36 coppie di gemelli di età superiore ai 60 anni. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: uno ha ricevuto un placebo e l’altro un prebiotico (inulina e frutto-oligosaccaridi) ogni giorno per 12 settimane. Né i partecipanti né gli analisti erano a conoscenza del tipo di trattamento ricevuto fino al termine dello studio. Durante il periodo di studio, i partecipanti sono stati monitorati da remoto attraverso video, questionari online e test cognitivi. I risultati hanno mostrato che il gruppo che ha assunto il prebiotico ha registrato un miglioramento significativo nelle prestazioni cognitive rispetto al gruppo placebo. In particolare, il test Paired Associates Learning, utilizzato come indicatore precoce della malattia di Alzheimer, ha mostrato risultati promettenti.
Ruolo del microbiota intestinale
Esistono prove sempre più consistenti dell’esistenza di un asse intestino-cervello. È un sistema di comunicazione bidirezionale tra il sistema nervoso centrale e quello enterico, in cui il microbiota intestinale svolge un ruolo centrale e influente. In questo contesto, i risultati dello studio hanno evidenziato una correlazione positiva tra l’assunzione di prebiotici e l’abbondanza relativa di Bifidobacterium. Inoltre suggeriscono il ruolo benefico dei prebiotici nel miglioramento delle funzioni cognitive negli anziani.
Prebiotici e demenza, prospettive future
Gli autori dello studio sottolineano l’importanza di condurre ulteriori ricerche per confermare e approfondire i risultati. In particolare, è necessario valutare se gli effetti positivi siano sostenuti nel tempo e in gruppi più ampi di persone. La comprensione dei meccanismi alla base dell’asse intestino-cervello potrebbe aprire la strada a nuove strategie terapeutiche per migliorare la salute mentale e la qualità della vita degli anziani.