Cani e gatti per la salute mentale. Se cuccioli è meglio
Non si può propriamente parlare di “pet therapy”, ma è un dato di fatto che avere a casa un animale da compagnia migliora il nostro stato di salute. Da questo punto di vista gli studi che descrivono i benefici della compagnia di un gatto o di un cane sono moltissimi. Ora anche una ricerca pubblicata sul BMC Psychiatry Journal svela interessanti risvolti. In particolare, la compagnia di un amico a quattro zampe è di grande sostegno persino per i pazienti con problemi di salute mentale, anche gravi. Lo studio portato a termine da alcuni ricercatori dell’Università di Manchester mette in evidenza come gli animali domestici per i pazienti con disagi mentali possano rappresentare un vero e proprio sostegno. La loro presenza, anche la necessità di doversi prendere cura di loro aiuta infatti a superare i momenti più difficili della malattia. E si allontanano anche pensieri negativi.
«Gli animali non ci giudicano»
Uno degli aspetti interessanti del lavoro svolto all’Università di Manchester riguarda le ragioni espresse dai volontari. Sono proprio loro ad aver spiegato di non sentirsi giudicati dai propri animali da compagnia, ma anzi accettati nonostante la malattia mentale. Sempre i volontari intervistati in questa ricerca hanno sottolineato di trarre grande forza dall’affetto mostrato loro dai cuccioli. Un sostegno che in alcuni casi si rivela addirittura più forte dio quello offerto dai familiari.
Pet therapy
Avere un animale da compagnia a casa non significa però fare pet therapy, che comunque non è una terapia a sé stante, ma una co-terapia che affianca una terapia tradizionale in corso. Lo scopo di queste co-terapie è quello di facilitare l’approccio delle varie figure mediche e riabilitative soprattutto nei casi in cui il paziente non dimostri collaborazione spontanea. La presenza di un animale permette in molti casi di consolidare un rapporto emotivo con il paziente e stabilire tramite questo rapporto sia un canale di comunicazione paziente-animale-medico, sia stimolare la partecipazione attiva del paziente.