Alzheimer, esame del sangue diagnostica malattia con precisione al 90%
Un esame del sangue ha dimostrato di poter diagnosticare l’Alzheimer con una precisione del 90%. Questa scoperta, pubblicata sulla rivista Jama Neurology, arriva da un gruppo di ricerca dell’Università di Lund, in Svezia. Lo studio ha dimostrato che il test funziona anche in contesti sanitari di routine, come la diagnosi precoce, nell’assistenza primaria e specialistica.
Come funziona il test per la diagnosi precoce dell’Alzheimer
Il test misura i livelli di plasma fosforilato tau 217 (p-tau217), un biomarcatore chiave per la malattia. Le persone affette presentano livelli elevati di questa molecola, insieme all’accumulo di betamiloide e proteine tau nel cervello. La ricerca su questo metodo è iniziata nel 2019. A inizio anno, uno studio ha indicato che il test ha un’accuratezza paragonabile, se non superiore, ai test del liquido cerebrospinale.
L’esame è in grado di rilevare i cambiamenti associati alla malattia prima che i sintomi siano evidenti, monitorando la progressione nel tempo. La nuova ricerca ha combinato il test p-tau217 con la misurazione di un altro biomarcatore della patologia, beta-amiloide 40/42, confermandone l’affidabilità anche in contesti sanitari di routine.
Lo studio e il confronto con le valutazioni mediche
Lo studio ha coinvolto 1.213 persone con lieve perdita di memoria. Di questi, 515 sono stati valutati nell’assistenza primaria e 698 in una clinica specialistica della memoria. I risultati dell’esame del sangue sono stati confrontati con quelli del tradizionale test del liquido cerebrospinale, confermando un’accuratezza del 90%.
L’accuratezza dell’esame è stata confrontata con le diagnosi dei medici. I neurologi hanno diagnosticato correttamente la malattia nel 73% dei casi, mentre i medici di base nel 61%. Questi risultati evidenziano come l’adozione del test del sangue possa migliorare la diagnosi della malattia.
Prospettive future
Il coordinatore dello studio, Sebastian Palmqvist, sottolinea il potenziale del test nel migliorare la diagnosi, soprattutto nelle cure primarie. Infatti la perdita di memoria può derivare anche da altre condizioni curabili, come la depressione o la stanchezza cronica. I ricercatori lavorano ora per definire linee guida cliniche per l’uso dell’esame nell’assistenza sanitaria. Il test del sangue potrebbe ridurre il rischio di diagnosi errate, migliorando l’assistenza sanitaria complessiva.