Tumore allo stomaco, 13mila nuovi casi l’anno
Alimentazione grassa e un grande consumo di carne, sono questi i due principali fattori che portano ad un considerevole rischio di aumento del tumore allo stomaco e in molti casi alla giunzione del cardias. I dati parlano di quasi 13 mila nuovi casi di tumore registrati nel 2018. Le regioni più colpite? Soprattutto quelle del Nord e del Centro Italia; colpite meno quelle del Sud, dove si consumano più frutta e verdura fresche. A lanciare l’allarme è l’associazione «Vivere senza stomaco (si può)» a Napoli, durante il terzo Congresso Nazionale. «Bisogna avere la fortuna – sottolinea la presidentessa dell’associazione, Claudia Santangelo – di essere seguiti da una rete oncologica e inseriti in un percorso diagnostico terapeutico assistenziale di eccellenza (PDTA). Un obiettivo vitale per i pazienti per assicurarsi una maggiore sopravvivenza e una migliore qualità della vita. Eppure i PDTA non sono offerti con equità e uguale misura su tutto il territorio nazionale. Cosi’ come ovunque non esistono le reti oncologiche». Da qui la collaborazione con il Pascale, dalla scorsa primavera cabina di regia della neo istituita rete campana, con cui al termine del Congresso l’Associazione siglerà un protocollo di intesa.
Assistenza e ricerca
Il protocollo che il Pascale ha sottoscritto con l’Associazione si inserisce nel solco di una sempre maggiore attenzione che l’Istituto vuole garantire al mondo delle associazioni dei pazienti. Guardare al mondo con i loro occhi ci permette di migliorare continuamente l’assistenza e la ricerca. Ottavo tumore per incidenza tra gli uomini e il sesto tra le donne, il tumore allo stomaco rappresenta una realtà pesante in cui l’alimentazione è il primo fattore che “nutre” lo sviluppo della malattia. Ad essa si aggiungono l’infezione cronica da Helicobacter, un batterio che ha la capacità di generare un’infiammazione cronica tale da indurre trasformazioni cellulari e, infine, la pregressa chirurgia sullo stomaco.
Lavoro di equipe
«Nel tumore allo stomaco – dice Antonio Avallone direttore dell’Oncologia Medica Addominale del Pascale – è fondamentale la multidisciplinarietà. E’ evidente che condividere i processi decisionali fin dal momento iniziale con tutte le figure professionali coinvolte, tra cui chirurgo, oncologo, nutrizionista, anatomopatologo, cardiologo, radioterapista, radiologo migliora la sopravvivenza e la qualità della vita del paziente». L’approccio multidisciplinare con cui viene studiato e gestito attualmente il tumore allo stomaco nelle strutture in cui sono stati istituiti i PDTA, dunque, garantisce i risultati nel controllo della patologia. Restano tuttavia ancora dei bisogni non risolti nel tumore allo stomaco. Fra questi la linfadenectomia. «La chirurgia per il tumore allo stomaco – dice Paolo Delrio, direttore del dipartimento di Chirurgia Addominale del Pascale – è ormai standardizzata e prevede la gastrectomia subtotale, la gastrectomia parziale per i tumori della parte più bassa dello stomaco e nei casi più gravi la gastrectomia totale con l’asportazione dell’organo, ma non lo è altrettanto la linfadenectomia, ossia la rimozione dei linfonodi locoregionali, utile a eliminare la malattia almeno a livello macroscopico. Una procedura che oggi viene attuata solo in centri eccellenza, inesistenti in numero sufficiente sul territorio, tanto che dati recenti dimostrano ad esempio che sul territorio campano i pazienti affetti da tumore allo stomaco sono stati trattati in 90 strutture diverse».