Ricerca tumori: nuove terapie geniche dal progetto Immuno
Per mettere a punto le terapie geniche Car-T da poter usare nell’uomo sono serviti vent’anni di ricerche. Si tratta di nuove terapie personalizzate contro il cancro. Agiscono direttamente sul sistema immunitario del paziente per renderlo in grado di riconoscere e distruggere le cellule tumorali.
Il meccanismo è semplice. Il sistema immunitario vigila continuamente sull’organismo ed elimina anche cellule alterate come quelle tumorali. Se i linfociti T, i nostri “guardiani”, sono modificati geneticamente, possono riconoscere e attaccare un tumore. Una Car-T, quindi, consiste nell’addestrare i linfociti T.
Le terapie geniche CAR-T
Le cellule immunitarie (i linfociti T) vengono estratte dal paziente con un prelievo in laboratorio. Vengono poi modificate geneticamente e “ingegnerizzate”. All’interno dei linfociti viene introdotto il recettore CAR (Chimeric Antigen Receptor) capace di riconoscere le cellule tumorali. Successivamente vengono re-infuse nel paziente per attivare la risposta del sistema immunitario contro la malattia.
Il principio attivo si costruisce di volta in volta con le cellule del malato, per questo sono considerate terapie iperpersonalizzate. Le terapie con Car-T hanno dimostrato di essere efficaci anche in pazienti senza altre possibilità di cura. Hanno ottenuto il 30-40 per cento di remissioni complete nei casi più complessi.
Per quanto riguarda l’approvazione, sono gestite come i farmaci. In Italia la prima Car-T ha ricevuto il via libera nel 2019. Oggi le terapie rimborsate dal Servizio sanitario nazionale sono tre, per specifiche tipologie di leucemia linfoblastica acuta e linfoma, in pazienti in cui i trattamenti standard abbiano fallito. Ad oggi esistono ancora molti limiti e la terapia può essere somministrata solo in alcuni pazienti.
Nuovi sviluppi per le CAR-T dal progetto IMMUNO
Il Bambino Gesù di Roma ha coordinato il network per lo sviluppo di nuove terapie geniche di cui fanno parte l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena e 3 aziende biotecnologiche.
Si tratta di nuove terapie geniche e un nuovo modello murino per la generazione di anticorpi monoclonali completamente umani. I risultati sono il frutto di 4 progetti promossi da “IMMUNO”, il network di ricerca e sviluppo di cellule CAR-T per l’applicazione in ambito oncoematologico. Il network è composto dall’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE), da tre imprese biotecnologiche (Menarini Biotech, Takis e Plaisantx) ed è coordinato dal professor Franco Locatelli, direttore del Dipartimento di Oncoematologia, Terapie cellulari, Terapie Geniche e Trapianto Emopoietico dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Le ricerche della rete IMMUNO sono cofinanziate da Lazio Innova Spa e dall’Unione Europea.
I progetti di “IMMUNO”
Il primo progetto, CARSA (recettore antigenico chimerico per il sarcoma), ha realizzato prototipi di terapia genica basati sulla generazione di cellule T geneticamente modificate per il trattamento dei pazienti affetti da sarcoma.
Il secondo studio, GEMMA (GEnerazione di nuovi CAR T e BiTE per convertire il Microambiente tuMorAle”), ha portato allo sviluppo di una terapia CAR-T per eliminare i componenti immunosoppressori nel microambiente tumorale che limitano l’attività dei linfociti T nei tumori solidi polmonari.
Il terzo progetto, HuMAD (Humanized Mouse for Antibody Discovery), ha studiato un nuovo modello murino per la generazione di anticorpi monoclonali completamente umani con cui trattare i pazienti oncologici. Attualmente infatti gli anticorpi monoclonali prodotti attraverso i modelli murini possono essere riconosciuti come estranei dal sistema immunitario del paziente e possono quindi essere rigettati.
Nell’ultimo studio, TraZimAb, i ricercatori hanno sviluppato un nuovo prodotto CAR-T per il trattamento dell’aspergillosi. Si tratta di un’infezione rara delle vie respiratorie causata dall’inalazione delle spore del fungo filamentoso Aspergilluse, ma che ha una rilevanza estrema nel contesto dei pazienti immunosoppressi, come per esempio i pazienti sottoposti a trapianto.
«L’immunoterapia sta cambiando la terapia del cancro. – sottolinea Gennaro Ciliberto, Direttore Scientifico del Regina Elena – In questo ambito il partenariato pubblico-privato del progetto IMMUNO ha dimostrato di mettere a punto in maniera sinergica nuove armi molto promettenti che in seguito ad ulteriore sperimentazione si potranno fare strada in sperimentazioni cliniche».
«Un progetto di tale valenza scientifica e traslazionale – evidenzia Paola Nistico’, ricercatrice responsabile dell’Unità di Immunologia e immunoterapia dei tumori IRE e coordinatrice del “progetto Gemma” – è stato alimentato da grandi sinergie tra i partners e ha permesso che giovani ricercatori acquisissero elevate competenze nel campo dell’immunoterapia».