Medici di famiglia, la rivoluzione diagnostica
Favorevoli o contrari a dotare i medici di famiglia di strumenti diagnostici più efficaci? Prima di rispondere c’è una storia che arriva da uno di questi studi che vale la pena di essere ascoltata. La storia è quella di un uomo di Cannobio (Verbania) arrivato a visita dal medico di famiglia con sintomi preoccupanti (per il medico) ma sottovalutati (dal paziente stesso), “una fibrillazione atriale ad alta frequenza” racconterà il medico, che avrebbe potuto produrre di li a poco un Ictus. «Una storia a lieto fine e una grande soddisfazione – dice il medico Antonio Lillo – non avrei potuto fare altro che prescrivere un accertamento diagnostico se il mio studio non fosse tra quelli che stanno sperimentando il progetto FIMMG “studio medico 3.0”». Visti i sintomi, e avendo in studio le strumentazioni necessarie, Lillo ha invece sottoposto il paziente ad un Elettrocardiogramma scoprendo, con grande sorpresa del diretto interessato che intanto minimizzava il suo malessere, una grave fibrillazione atriale. Così, è stato immediato l’invio del paziente al pronto soccorso per le cure di secondo livello.
NON SOLO “RICETTE”
La storia che arriva da Cannobio può essere considerata un esempio dell’importanza della nuova dimensione verso la quale si sta indirizzando la Medicina di Famiglia, capace con il progetto pilota FIMMG di ampliare l’esperienza diagnostica di primo livello dei Medici di Famiglia nell’ottica di una migliore e più efficace gestione dei pazienti cronici, riducendo così gli accessi impropri al pronto soccorso e di secondo livello. Per il paziente salvato un bel colpo di fortuna, visto che il dottor Lillo ha avviato il progetto “studio medico 3.0” solo da poche settimane. Nonostante questo, tutto ha funzionato alla perfezione. «Si tratta di un caso sui generis – spiega Massimo Maggi, responsabile FIMMG del progetto – un’esperienza virtuosa che speriamo molto presto si possa realizzare sull’intero territorio. Questi strumenti sono di facile utilizzo e possono essere addirittura trasportati dal medico a domicilio dal paziente.
DIAGNOSTICA IN BAG
Insomma, si tratta di dare l’opportunità al Medici di Famiglia di avere una diagnostica “in office” e “in bag”, un pacchetto modulabile di strumenti diagnostici di primo livello che possano integrare la digitalizzazione e la telemedicina, a seconda delle esigenze del singolo professionista o della forma associativa, secondo la logica del micro-team professionale. Così si affrontano in maniera credibile ed efficace i temi della cronicità e della domiciliaria, con i quali già oggi e sempre più in futuro siamo chiamati a fare i conti». In questo senso diventa sempre più centrale il ruolo del Medico di Famiglia nella gestione dei PDTA e delle line guida. A sottolineare la valenza emblematica di quanto accaduto a Cannobio è anche il segretario generale FIMMG Silvestro Scotti. «Questa storia – dice – è evidentemente “l’effetto collaterale”, in senso positivo, generato dal progetto “studio medico 3.0”. Un paziente arrivato con una sintomatologia da lui stesso sottovalutata è stato salvato dalle complicanze di una fibrillazione atriale grave e forse dal rischio di un ictus grazie alla possibilità per il Medico di Famiglia di svolgere con semplicità un esame diagnostico di primo livello. Nel migliore dei casi, se così non fosse stato, il paziente sarebbe stato portato in pronto soccorso con ritardo. E se anche fosse sopravvissuto ad una delle possibili e frequenti complicanze di questa condizione di patologia e certamente la sua qualità di vita sarebbe molto cambiata». Al di là del risvolto umano, fornire ai Medici di Famiglia questi strumenti significa rendere più efficiente il sistema assistenziale e, cosa non secondaria, risparmiare potenzialmente in casi come questo i costi assistenziali di eventuali disabilità conseguenti a ritardo diagnostico e ad esiti delle complicanze. «Un caso – conclude Scotti – che che sottolinea l’importanza della decisione (adottata dal Governo con l’articolo 55 della legge di bilancio in discussione al Senato su iniziativa del ministro Speranza) di dotare i Medici di Medicina Generale di strumenti diagnostici che elevino la loro intensità assistenziale. Dunque una strada che oltre al miglioramento dell’assistenza al cittadino, potremmo dire in qualche caso salva la vita».