Malaria, due nuovi casi alla Federico II di Napoli
Due nuovi casi di malaria, stavolta a Napoli. Dopo la tragica fine della bimba di Trento, due fratellini sono stati ricoverati nei giorni scorsi nel reparto di malattie infettive pediatriche della Federico II di Napoli, diretto dal professor Alfredo Guarino. I fratellini, diversamente da quanto avvenuto nel caso della bimba di Trento, avrebbero contratto la malattia fuori dal Paese. Conforta sapere che entrambi stanno «ragionevolmente bene» e che le oro condizioni sembrano migliorare. Ricoverata al Cotugno, ospedale per le malattie infettive, anche la madre dei due bimbi. La donna non sarebbe in pericolo di vita, anzi (secondo fonti ufficiose) si sarebbe quasi del tutto rimessa.
Il caso di Trento
Intanto, in merito alla morte della piccola paziente di Trento, si è appreso che il parassita che l’ha attaccata è lo stesso che aveva fatto ammalare i due bambini di ritorno dal Burkina Faso, che erano ricoverati nel reparto di pediatria a Trento negli stessi giorni della piccola. Lo ha confermato Nunzia Di Palma, direttrice dell’unità operativa di pediatria dell’ospedale di Trento. Legata a questo caso è una valigia delle dimensioni di un bagaglio a mano, che può stare nella cabina di un aereo. Una valigia della quale si ricorda il dottor Claudio Paternoster, primario del reparto di malattie infettive dell’Ospedale Santa Chiara di Trento. «Era una Era piena di vestiti. Ed era accanto al letto di una paziente tornata, proprio il giorno prima, da un viaggio in Burkina Faso, dove era stata con la famiglia a trovare dei parenti. La signora e tre figli, di cui due minorenni, erano ricoverati qui. Perché tutti avevano contratto la malaria».
Il ritorno di malattie dimenticate
Secondo molti specialisti in Italia si assiste ormai da tempo al ritorno di malattie che si credevano debellate, non solo la malaria (fortunatamente solo per importazione) ma anche la tubercolosi. E’ lo scotto da pagare per una globalizzazione sempre più spinta e per i continui sbarchi di migranti che arrivano sulle nostre coste. Per questo, dicono gli addetti ai lavori, sarebbe opportuno che la politica aprisse gli occhi e che si iniziasse a fare i conti con questo problema.
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