Influenza, i medici: «Stanno finendo i vaccini»
Vaccini antinfluenzali finiti in molti distretti sanitari e cittadini costretti a spendere di tasca proprio. E’ questo l’incredibile allarme che sta colpendo un po’ tutte le regioni d’Italia, che in Campania rischia di vanificare il grande lavoro di sensibilizzazione fatto sino ad ora.
Scorte quasi finite
In particolare è la Fimmg Napoli a denunciare come le scorte, ben prima del previsto, siano quasi del tutto esaurite. «Noi medici di famiglia, anche con il sostegno dell’Ordine di Napoli dell’Asl, abbiamo fatto molto per incentivare alla vaccinazione, e adesso ci ritroviamo nella condizione di dover rimandare i nostri pazienti a casa, chiedendo loro di avere pazienza e di tornare nei prossimi giorni. Ammesso che questi vaccini vengano fuori», spiegano i rappresentanti sindacali Corrado Calamaro e Luigi Sparano.
Adesione sottostimata
Per la Campania,evidentemente, la stima delle scorte necessarie non ha coperto il fabbisogno reale, complice la maggior richiesta arrivata nell’ultimo anno grazie alle campagne di sensibilizzazione messe in campo. L’incongruenza – proseguono i medici di famiglia – è anche nel dover procedere con gare biennali che per ragioni di risparmio, portano ad un ordine in largo anticipo delle dosi necessarie. Ma è evidente che il sistema quest’anno non ha funzionato e il rischio è che un diritto dei cittadini venga calpestato senza ritegno. Per non parlare della credibilità di un sistema che prima invita tutti alla vaccinazione e poi si fa trovare impreparato.
I pediatri
A lanciare un appello sono anche i pediatri di famiglia che, per voce del vice segretario nazionale della Fimp Antonio D’Avino, parlano di un aumento delle virosi para influenzali. «Ci aspettavamo un aumento dei casi – spiega – anche perché di questi tempi è fisiologico. Tuttavia stiamo registrando più complicanze di quel che si sarebbe potuto credere in un primo momento» . A parlare sono i numeri: in media ciascun pediatra di famiglia deve reggere un ritmo di circa 50 visite ambulatoriali al giorno.
A queste si aggiungono circa decine di chiamate per assistenza da parte di genitori comprensibilmente preoccupati. Un lavoro che i pediatri Fimp sostengono con grande responsabilità ma, certo, anche con grande sacrificio. Torna però centrale l’esigenza di discutere seriamente «su modifiche sostanziali nell’organizzazione del sistema delle cure primarie pediatriche. La risposta – dice D’Avino – è il potenziamento del territorio, di cui si parla da tanti anni, attraverso interventi volti a rendere ancora più efficiente l’organizzazione dei pediatri di famiglia; due possibili azioni, che certamente migliorerebbero la risposta ai bisogni di salute dei cittadini, sono il riconoscimento del collaboratore
di studio e dell’infermiere a tutti i pediatri territoriali della regione Campania».