HIV: 3 nuovi casi ogni 100 mila residenti. Molte diagnosi tardive
Nel 2021, le nuove diagnosi di infezione da HIV sono state 1770 in Italia. Si tratta di tre nuovi casi per 100 mila residenti. Un’incidenza che pone il nostro Paese al di sotto della media dell’Unione Europea (4,3 nuovi casi per 100.000).
L’infezione risulta più diffusa tra i maschi, nella fascia di età 30-39 anni ed è attribuibile per oltre l’80% dei casi ai rapporti sessuali. Ancora in troppi (63%) scoprono l’infezione in fase avanzata.
Il quadro viene fuori dall’aggiornamento della sorveglianza nazionale delle nuove diagnosi di infezione da HIV e dei casi di AIDS al 31 dicembre 2021, curato dal Centro Operativo AIDS (COA) dell’ISS. Le persone che contraggono il virus HIV (sieropositive) non sono malate di AIDS, ma sono destinate a diventarlo, in assenza di cure adeguate.
HIV: i dati del 2021 in Italia
L’incidenza segue un trend in costante discesa. Dal 2012, infatti (da quando la sorveglianza ha copertura nazionale), le nuove diagnosi di HIV sono diminuite in maniera costante, soprattutto dal 2018, con un declino ulteriore negli ultimi due anni. Il dato riguarda tutte le modalità di trasmissione. Tuttavia, i dati dal 2020 e al 2021 hanno risentito dell’emergenza Covid-19 che potrebbe aver comportato una sottodiagnosi e/o una sottonotifica.
Le fasce di età e i canali più a rischio in Italia
L’incidenza più elevata di nuove diagnosi HIV interessa la fascia di età 30-39 anni ((7,3 nuovi casi ogni 100.000 residenti). Segue la fascia 25-29 anni (6,6 nuovi casi ogni 100.000 residenti). In queste fasce di età l’incidenza nei maschi è 3-4 volte superiore a quelle nelle femmine. In generale, i maschi sono il 79,5% dei nuovi casi. L’età media: 42 anni per gli uomini e 41 per le donne.
Il numero più elevato di diagnosi è attribuibile alla trasmissione sessuale(83,5%). Gli eterosessuali sono il 44% (tra essi i maschi eterosessuali sono il 27,2% e le femmine eterosessuali il 16,8%), i maschi che fanno sesso con maschi il 39,5%. Infine, la modalità di trasmissione riguarda l’uso di sostanze stupefacenti nel 4,2% dei casi.
Dal 2017 si osserva una diminuzione del numero di nuove diagnosi HIV in stranieri, sia maschi che femmine. Nel 2021, gli stranieri costituiscono il 29,2% di tutte le segnalazioni, la proporzione rimane stabile nel tempo con valori intorno al 30%.
Diagnosi HIV tardive
Dal 2015 aumenta la quota di persone a cui viene diagnosticata tardivamente l’infezione da HIV (con bassi CD4 o in AIDS). Nel 2021, 3/4 dei maschi eterosessuali (75,9%) e circa 2/3 delle femmine (62,4%) sono stati diagnosticati con CD4<350 cell/µL.
Oltre 1/3 delle persone con nuova diagnosi scopre di essere HIV positivo a causa della presenza di sintomi o patologie correlate all’HIV(39,8%). Altri motivi per fare il test sono stati: rapporti sessuali senza preservativo(16,6%), comportamenti a rischio non specificati (9,4%), accertamenti per altra patologia (6,9%), iniziative di screening/campagne informative (6,2%).
Per quanto riguarda le regioni, le incidenze più alte sono state registrate in Lazio, Valle d’ Aosta, Toscana, Emilia Romagna.
I casi di AIDS conclamato
Dall’inizio dell’epidemia (1982) a oggi sono stati segnalati 72.034 casi di AIDS, di cui 46.874 deceduti entro il 2019. Nel 2021 sono stati diagnosticati 382 nuovi casi di AIDS pari a un’incidenza di 0,6 nuovi casi per 100.000 residenti.
L’incidenza di AIDS è in costante diminuzione. Il numero di decessi in persone con AIDS rimane stabile ed è pari a poco più di 500 casi l’anno.
La proporzione di persone con nuova diagnosi di AIDS che ignorava la propria sieropositività e ha scoperto di essere HIV positiva nel semestre precedente la diagnosi di AIDS è aumentata nel 2021 (83%) rispetto al 2020 (80,8%).
È diminuita nel tempo la proporzione di persone che alla diagnosi di AIDS presentava un’infezione fungina, mentre è aumentata la quota di persone con un’infezione virale e quella con tumori.
Nel 2021, il 76,4% delle persone diagnosticate con AIDS non aveva ricevuto una terapia antiretrovirale prima della diagnosi di AIDS.
Nel mondo infezioni in aumento. Il commento di Giovanni Maga (CNR)
“Dalla prima descrizione della malattia e dall’individuazione del virus responsabile avvenuta a metà degli anni ‘80 del secolo scorso, ancora oggi non possiamo dichiarare questa pandemia sconfitta”. Lo sottolinea il direttore dell’Istituto di genetica molecolare (Igm) del Consiglio nazionale delle ricerche di Pavia, Giovanni Maga.
L’ultimo rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’HIV e l’AIDS (UNAIDS) riporta, infatti, che le nuove infezioni da HIV sono globalmente in aumento. Nel 2021 si sono registrati 1,5 milioni di nuovi casi e 640.000 decessi. “La mortalità – continua – è in diminuzione grazie al fatto che abbiamo una terapia salvavita, ma al costo di dover assumere farmaci tutta la vita, e con la difficoltà di rendere accessibili queste cure alle popolazioni più indigenti. Il virus non risparmia i giovanissimi: 2,7 milioni di persone sotto i 19 anni oggi hanno il virus. Nel 2021 si sono avuti oltre 300.000 nuovi contagi in questa fascia di età.
In Italia il dato positivo è che nel 2021 sono diminuiti i casi di infezione notificati dal SSN: 1770 nuove diagnosi, che comunque ci dicono che in media ogni giorno 5 persone si infettano con HIV. Un numero largamente sottostimato, dato che il 63% delle diagnosi avviene quando si manifestano i primi sintomi della immunodeficienza, ovvero in pazienti prossimi a sviluppare l’AIDS.
Si tratta cioè di persone contagiate anni prima, che inconsapevolmente possono aver contribuito a diffondere l’infezione. Si stima che i casi di infezione ogni anno che non vengono rilevati siano diverse migliaia: per questo è fondamentale scoprire subito se siamo stati contagiati, grazie ai semplici test gratuiti e anonimi oggi disponibili.
Rapporti sessuali maggior veicolo di contagio nel mondo
“I rapporti sessuali – continua il direttore – rimangono il maggior veicolo di contagio: 83,5% dei casi segnalati, con una leggera prevalenza nei rapporti eterosessuali (44%) rispetto a quelli tra persone dello stesso sesso (39,5%). La fascia maggiormente colpita è quella dei giovani adulti: 25-40 anni, a riprova di una generale sottostima del rischio ed una percezione diffusa e sbagliata che l’AIDS non sia più un problema. Per questo l’informazione è fondamentale, fin dall’adolescenza.
Lo strumento più semplice ed efficace per proteggersi da HIV, così come da tutte le malattie sessualmente trasmissibili, è il preservativo: usarlo è una forma di protezione e rispetto per noi e per i nostri partner. Purtroppo, le statistiche ci dicono che meno di un giovane su due usa regolarmente il preservativo: questo, unito ad un sempre più precoce esordio della vita sessuale nei giovani, costituisce terreno fertile per la continua circolazione del virus.
“Non uno stigma, ma condizione medica”
“Essere positivi ad HIV – conclude Maga – non è uno stigma o motivo di vergogna. È una condizione medica al pari di altre infezioni virali. La differenza è che si tratta di una infezione potenzialmente letale se non viene controllata con la terapia. HIV rappresenta un rischio per tutti, uomini e donne, indipendentemente dai propri orientamenti sessuali. E solo tutti insieme lo possiamo sconfiggere. La scienza offrendo terapie sempre più efficaci e, forse presto, un vaccino. Le istituzioni attivando reti di sorveglianza e di assistenza e promuovendo l’informazione a tutti i livelli. I cittadini, rimanendo consapevoli dei rischi e adottando i comportamenti corretti per ridurli”.