Industria farmaceutica cuore della produzione italiana, 50 mld valore nel 2023
L’industria farmaceutica italiana si conferma traino dell’economia del Paese. Per il 2023 si appresta a raggiungere la soglia dei 50 miliardi di valore. Mentre i dati Istat indicano una diminuzione del 2,5% nella produzione industriale italiana nel 2023, al contrario il settore farmaceutico registra un +7,3%, controbilanciando la tendenza negativa.
Il Cdmo, la produzione farmaceutica ‘conto terzi’, emerge come una forza trainante del pharma italiano, posizionando l’Italia al primo posto in Europa con un fatturato da 3,1 miliardi di euro. La presidente del gruppo Cdmo di Farmindustria, Anna Maria Braca, ha sottolineato la crescita del settore, con un aumento del 82,6% del fatturato dal 2012 al 2021.
Nodo dei costi
Presentando i dati, il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani, ha ribadito il nodo dei costi operativi (+31% rispetto al 2021) e la dipendenza dall’approvvigionamento di materie prime. In particolare ha ricordato la necessità di attrarre investimenti e valorizzare le competenze del settore farmaceutico italiano.
Cdmo, primi in Europa
Il settore del Cdmo, ovvero il comparto della produzione farmaceutica conto terzi, “rappresenta il cuore pulsante della produzione”. Il segmento, poco conosciuto ma in crescita, mostra un aumento del 9% annuo, con oltre l’80% del fatturato destinato ai mercati esteri. La flessibilità e la velocità emergono come elementi chiave, cresce la produzione di biologici e iniettabili e il 25% dei prodotti è biotech.
Industria farmaceutica, le sfide
Una priorità resta la riduzione della dipendenza dai principi attivi di importazione in Europa, soprattutto in un contesto di instabilità prolungata. Cattani ha anche sottolineato la necessità di rivedere gli incentivi per gli investimenti tecnologici.
“Continueremo a collaborare con il governo – ha sottolineato il presidente di Farmindustria – che ha compreso l’importanza cruciale e strategica del settore. Il dato della produzione industriale è forte e molto pesa il settore dell’export, dando all’Italia un ruolo di ‘ponte’ verso il mondo sul fronte dei farmaci, in un contesto internazionale sempre più basato sulla competitività”.
“Avere dei prezzi troppo bassi per i farmaci, come accade in Italia – avverte – è un ‘suicidio’, poiché si possono produrre delle carenze proprio perché viene a mancare la sostenibilità economica da parte delle aziende e, al contempo, aumenta la richiesta dall’estero”.
L’Europa, ha spiegato, “dipende per il 75% dall’estero per l’approvvigionamento dei principi attivi. Per il restante 25%, i principi attivi sono prodotti in Ue, e l’Italia ha un ruolo importante in questa produzione”