Le vaccinazioni anti Covid non stanno “solo” tenendo sotto controllo il contagio, stanno anche rallentando il disagio psichico causato dalla pandemia. C’è infatti anche un forte effetto psicologico legato alla disponibilità e all’efficacia dei vaccini, un effetto che sta aiutando centinaia di migliaia di persone a ridurre l’ ansia divenuta insopportabile durante i mesi più caldi della pandemia. Secondo gli esperti è un dato di fatto che la diffusione del virus a livello mondiale ha sin da subito inasprito le disparità già esistenti, con maggiore incidenza ed esiti della malattia nelle fasce più deboli. Le diseguaglianze generate dalle conseguenze del lockdown hanno avuto riflessi anche sulla salute mentale, aumentando il disagio psichico soprattutto tra le fasce più fragili della popolazione, con minor accesso alle cure e ai servizi di cui tuttora si avvertono i contraccolpi. Ora però si intravedono segni di cambiamento legati alla vaccinazione anti-Covid. L’ ansia va scemando e aumenta la fiducia nel futuro.
L’EPIDEMIA NASCOSTA
I numeri della salute mentale nel mondo sono impressionanti: quasi un miliardo di persone vive con un disturbo mentale nei paesi poveri, oltre il 75% delle persone non riceve alcuna assistenza. Ogni anno oltre un milione di persone muore per abuso di sostanze e in concomitanza con il Covid un giovane di 18-24 anni su 4 (25%) ha dichiarato di aver aumentato l’uso di sostanze per far fronte allo stress covid-correlato. Ogni 40 secondi una persona si toglie la vita e nel 2020 i suicidi sono aumentati, basti pensare che in Giappone da giugno a ottobre 2020 sono cresciuti del 16% rispetto allo stesso periodo del 2019. Circa la metà dei disturbi di salute mentale inizia a 14 anni. L’accesso ai servizi dedicati alla salute mentale è tuttavia segnato dalle diseguaglianze, e l’85% delle persone con disturbi mentali nei Paesi a basso e medio reddito è impossibilitato a usufruire di una assistenza dedicata. Ma anche nei Paesi ricchi le cose non vanno meglio, Italia compresa, sottolineano gli psichiatri, e la pandemia ha complicato per molti aspetti questa situazione. Le persone più fragili che avevano già disagio psichico, con il Covid hanno avuto maggiori difficoltà di accesso ai servizi sanitari (il 24% in più rispetto alla popolazione generale), una probabilità del 33% superiore di subire interruzioni terapeutiche e maggiori problemi di lavoro con un rischio di perderlo superiore del 12%. Dati che devono spingere a riflessioni importanti, affinché al dramma del disagio psichico non si sommi anche quello della solitudine e dell’abbandono sociale.