Non è solo un gioco, ma è una ricerca per aiutare gli scienziati a combattere la demenza. Proprio così: un’app a tema marinaresco sta cooperando con il mondo della ricerca per raccogliere una serie di dati che potrebbero aiutare i medici a riconoscere i sintomi precoci della demenza. Lo studio londinese GLITCHERS LTD ha creato un’App “Sea Hero Quest” in collaborazione con Deutsche Telekom, University College London, University of East Anglia e Alzheimer’s Research UK. Il gioco, che conta già 3 milioni di download, è ad oggi il più ampio database di questo settore; il secondo studio per numero di partecipanti ha coinvolto 599 persone. Tutte le informazioni ottenute sono utilizzate in modo sicuro per aiutare ricercatori e studiosi a sviluppare nuovi modi per approcciare la demenza e l’Alzheimer.
L’App registra il modo in cui i giocatori navigano attraverso percorsi marini labirintici, allo scopo di capire come individui di età, sesso e origini diverse rispondono alle sollecitazioni del videogame. Siccome uno dei primi sintomi della demenza è la ridotta capacità di orientarsi nello spazio, ricercatori e medici possono paragonare le prestazioni dei loro pazienti con i parametri stabiliti dal gioco, favorendo una diagnosi precoce.
Il dottor Hugo Spiers e il dottor Michael Hornberger hanno sviluppato una collaborazione per analizzare i dati anonimi e hanno scoperto che la capacità di orientarsi nello spazio inizia a diminuire con il passaggio all’età adulta, per poi peggiorare ulteriormente durante la terza età. Secondo il test, i giocatori di 19 anni avevano il 74% di probabilità di colpire gli obiettivi con precisione contro il 46% dei settantacinquenni.
“Sea Hero Quest ci ha permesso di porci domande che prima erano impensabili”, spiega it dott. Spiers. “Per esempio, il
paese dove vivi può influenzare it tuo senso dell’orientamento? Abbiamo scoperto di sì e abbiamo identificato dei
comportamenti sorprendenti nei dati che nessuna teoria prima d’ora aveva previsto”.
I paesi nordici hanno registrato performance particolarmente alte, ma anche le considerazioni sul sesso di chi gioca hanno avuto un esito sorprendente: uomini e donne, infatti, impiegano diverse tecniche di navigazione. Fino a oggi, questi fattori non erano mai stati presi in considerazione nelle diagnosi di demenza. “La prospettiva emozionante è che potenzialmente possiamo individuare la demenza molto prima rispetto a quanto ci consentono i mezzi già esistenti”, dice il dottor Hornberger. “Attualmente stiamo testando persone con un alto rischio genetico di sviluppare la malattia, per vedere se mostrano già leggeri deficit e di orientamento, nonostante la loro memoria sia ancora intatta”.
“Questo insolito metodo di ricerca è molto più pratico”, continua il dottor Hornberger. “Attualmente molti pazienti affetti da demenza si perdono nel mondo reale, causando a se stessi e alle famiglie momenti di angoscia. Spesso vengono coinvolte le forze dell’ordine per cercare i pazienti scomparsi. Stiamo per iniziare un nuovo progetto di ricerca con la polizia (britannica) per cercare di scoprire se possiamo usare l’App per identificare i pazienti che presentano un rischio maggiore di smarrirsi nella vita reale”.
In questo momento, 45 milioni di persone convivono con la demenza e si prevede che entro il 2050 la cifra toccherà i 135 milioni. Anche un gioco può aiutare scienziati e ricercatori a saperne sempre di più sulla malattia. Il gioco è un insieme di labirinti, con una storia e un polpo gigante. Le persone giocano, la scienza fa progressi.
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