Diabete e CGM, tecnologie più vicine ai pazienti ma accesso disomogeneo
Il diabete è una malattia cronica con un forte impatto sulla quotidianità. Nell’ultimo decennio i progressi tecnologici hanno migliorato la qualità della vita dei pazienti. Oggi i dispositivi consentono di rilevare in continuo il livello del glucosio nel liquido interstiziale del sottocute 24 ore al giorno e 7 giorni alla settimana (CGM). Tuttavia l’accesso alle nuove tecnologie è disomogeneo su tutto il territorio nazionale. Se ne è parlato a Milano durante due giorni di confronto con circa 100 specialisti diabetologi, nella conferenza “WELL DONE – Share your experience in diabetes”, organizzata da Roche Diabetes Care Italy.
«L’ambito del monitoraggio in continuo del glucosio sta evolvendo con rapidità. È importanza che il diabetologo abbia una conoscenza approfondita della pluralità dei dispositivi oggi disponibili e sia in grado di scegliere quello più adatto al paziente», afferma Emanuele Bosi, Direttore dell’Unità di Medicina Generale, Diabetologia ed Endocrinologia, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano. «Abbiamo il dovere – aggiunge – di sfruttare le opportunità offerte dagli ultimi avanzamenti tecnologici. I sistemi attuali di monitoraggio in continuo del glucosio interstiziale sono ormai tutti classificabili come CGM. Infatti permettono di conoscere in tempo reale il valore di glucosio nel sangue e di predire l’andamento della glicemia attraverso frecce di tendenza, avvertendo il paziente con allarmi sonori. Lo aiutano così a gestire pericolose variazioni di glicemia che possono portare a ospedalizzazioni e accessi al pronto soccorso e che sono alla base di complicanze importanti a lungo termine».
I benefici clinici associati all’utilizzo dei CGM sono riconosciuti e condivisi dalla comunità scientifica. Eppure emergono ancora limiti di utilizzo da parte delle persone con diabete. «Affinché questi dispositivi vengano sfruttati al meglio e gli utilizzatori possano usufruire di tutti i vantaggi che questa tecnologia offre, sia da un punto vista clinico sia psicologico, è importante capire i bisogni insoddisfatti e quali migliorie sia possibile apportare. Per questo, insieme alle associazioni pazienti in ambito diabetologico e con il contributo non condizionante di Roche Diabetes Care Italy, abbiamo indagato il percepito degli utilizzatori relativamente al loro rapporto con i diversi sistemi CGM», spiega Andrea Boaretto, fondatore e CEO della società di ricerche di mercato Personalive.
Diabete e CGM, bisogni dei pazienti
L’indagine – “Indicatori di usabilità dei sistemi di monitoraggio in continuo del glucosio: il punto di vista delle persone con diabete” – ha evidenziato le caratteristiche ritenute più importanti dei sensori CGM. Al primo posto vi è l’impermeabilità (85 per cento), aspetto prioritario per tutte le aree geografiche considerate, con punte al 93 per cento nel Nord-Ovest. Subito dopo si trova il numero di posizioni del corpo in cui si può indossare (61 per cento), in particolare al Sud Italia, dove viene indicato dal 67 per cento dei rispondenti, rispetto al 61 per cento del Nord Est e al 48 per cento del Centro. Per quanto riguarda gli aspetti emozionali, il 67 per cento dei rispondenti si dichiara sicuro, il 44 per cento accudito e il 56 per cento protetto e più dei tre quarti del campione riporta di non sentirsi per nulla o poco giudicato/ansioso/turbato, sentimenti che risultano più comuni tra chi usa il sensore da meno di due anni.
Infine, è emerso che il 63 per cento dei rispondenti utilizza l’app collegata al sistema CGM cinque o più volte al giorno per monitorare l’andamento del glucosio; le funzionalità principali, come il valore del glucosio, la freccia di tendenza e la possibilità di condividere i dati di monitoraggio con il medico sono le più utilizzate. «Alcune opzioni segnalate dai rispondenti all’indagine come possibili migliorie da integrare sono già presenti nei CGM ad oggi disponibili; questo fa emergere la necessità di percorsi di formazione dedicati agli utilizzatori, possibilmente reiterati nel tempo, finalizzati a spiegare le diverse funzioni attraverso il vissuto e l’esperienza personale e fungere da guida e supporto per utilizzare i CGM nel pieno delle loro funzioni», commenta Boaretto.
«Il diabete è una delle più importanti e complesse malattie croniche. I progressi della tecnologia in questo campo sono una vera e propria svolta nella qualità della vita dei pazienti. Oggi abbiamo a disposizione strumenti in grado di prevenire situazioni critiche, restituendo una qualità di vita decisamente semplificata e migliorata», dice Emilio Augusto Benini, Presidente FAND, Associazione Italiana Diabetici. «Purtroppo però l’offerta risulta disomogenea nelle varie regioni italiane e in tante ancora si fa fatica ad avere accesso alle tecnologie. È fondamentale offrire un sistema equo, che garantisca la massima qualità e le migliori soluzioni a tutte le persone con diabete nell’intero territorio nazionale».
«Ad oggi purtroppo le linee guida nazionali non sono al passo con le ultime innovazioni tecnologiche disponibili e soprattutto non sono allineate alla convergenza delle categorie. La mancanza di un aggiornamento e l’adeguamento difforme a livello regionale ha un forte impatto negativo sull’aderenza alla terapia e sulla qualità di vita dei pazienti», continua Marcello Grussu, Vicepresidente Diabete Italia. «È necessario procedere quanto prima con un aggiornamento delle linee guida, coinvolgendo dal principio associazioni pazienti e società scientifiche, per favorire un accesso equo a tutte le soluzioni tecnologiche oggi disponibili e garantire così ai clinici la possibilità di scelta prescrittiva e a ogni persona con diabete di poter beneficiare di una gestione personalizzata della propria patologia».