Tempo di lettura: 2 minutiUn trapianto eccezionale. Martina a soli 4 anni ha un cuore nuovo, le è stato donato da una mamma e da un papà di Roma che in un momento di grande sofferenza hanno saputo compiere il più grande gesto d’amore. La bimba, ricoverata all’ospedale Monaldi di Napoli, ha subito un intervento estremamente delicato.
Quando viene effettuato?
I bambini per i quali si rende necessario il trapianto di cuore sono di solito colpiti da diverse forme di cardiomiopatia terminale, refrattaria alla terapia medica e con una prognosi inferiore a 24 mesi. di Martina il trapianto si è reso necessario per porre rimedio ai danni procurato dalla chemio. Martina infatti ha lottato nei primi anni di vita con un tumore cerebrale. È riuscita ad arrivare al trapianto perché per un intero anno il suo cuoricino è stato è assistito da un cuore artificiale. Un anno che ha trascorso ricoverata nell’Azienda Ospedaliera dei Colli di Napoli, circondata dall’affetto dei familiari ed assistita dall’equipe cardiochirurgica.
Il rischio di rigetto
Al di là dei rischi diretti dell’operazione, uno degli aspetti critici nei pazienti sottoposti a trapianto è quello del rigetto e della relativa terapia cronica antirigetto. Ad oggi, infatti, questi pazienti non possono sospendere del tutto la terapia immunomodulatrice (o antirigetto) per il rischio che il sistema immunitario riconosca il nuovo organo come estraneo, tendendo quindi ad attaccarlo. Con la terapia immunosoppressiva (ma oggi è più corretto dire immunomodulatrice) si cerca di rendere il sistema “tollerante” nei confronti di quell’organo. Le complicanze sono quindi più che altro legate da un lato al rigetto in sé, che può essere più o meno importante, e dall’altro alla tossicità farmacologica delle terapie necessarie a contenerlo.
Una storia che commuove
Quella di Martina resta comunque una storia a lieto fine, una storia che – per dirla con le parole del presidente Vincenzo De Luca «commuove e colpisce. A questa bimba e alla sua famiglia, come a quella di chi ha donato il cuore, va il nostro ideale abbraccio. E’ una storia che onora la sanità campana, ed è testimonianza e conferma di quanta professionalità e di quante eccellenze esistono e si impegnano quotidianamente nelle strutture sanitarie della nostra regione».
Per la bimba inizia ora una nuova vita, piena di ostacoli ma anche di speranza. Il sogno della famiglia, e di tutto l’ospedale che in un certo senso l’ha adottata, è quello che Martina possa presto tornare a giocare spensierata e felice.
In Piemonte la lotta alle zanzare la fanno i medici
PrevenzioneCon 135.000 ettari di risaie, il Piemonte è habitat ideale per le zanzare che qui trovano terreno fertile per riprodursi con grande facilità. Anche se la zanzara di risaia è causa di molti fastidi, non rappresenta un pericoloso veicolo di malattie virali che, al contrario, zanzare appartenenti ad altri generi che vivono in ambienti diversi ed hanno abitudini comportamentali differenti tendono a trasmettere molto facilmente.
Tuttavia, ci sarebbero alcuni fattori che potrebbero invertire questo stato di cose e portare alla diffusione di nuovi esemplari di zanzara: il modificarsi delle condizioni climatiche e l’aumentata mobilità delle popolazioni e delle merci. Ecco perché il servizio sanitario della Regione Piemonte, in collaborazione con l’IPLA (Istituto per le piante da legno e l’Ambiente) ed il SeReMi (Servizio di epidemiologia per la sorveglianza, la prevenzione e il controllo delle malattie infettive), ha promosso il nuovo corso di formazione a distanza “Malattie emergenti trasmesse da vettori”, rivolto a medici di medicina generale, pediatri e operatori sanitari.
L’iniziativa si inserisce nell’ambito del Piano della Prevenzione approvato dalla Giunta Regionale e, nello specifico, nel programma di prevenzione e contrasto delle malattie infettive. Una precauzione importante secondo l’Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte, settore Sistemi Organizzativi e Risorse Umane, necessario per migliorare la sorveglianza di luoghi e situazioni a rischio e aumentare le capacità di lotta a questi insetti, che restano una minaccia nascosta che potrebbe essere all’improvviso alla base di epidemie anche molto pericolose.
Il microchip sotto la retina che regala una vista nuova
Ricerca innovazioneL’intervento sarà effettuato all’ ospedale San Raffaele di Milano, per la prima volta in Italia. Si tratta dell’impianto chirurgico al di sotto della retina di un microchip, grande circa 3 millimetri e contenente 1500 sensori. Questo sofisticatissimo ed evoluto sistema di visione artificiale si chiama Alpha AMS ed è prodotto in Germania dalla compagnia tedesca Retina Implant AG.
Il nuovo microchip funziona sostituendo i fotorecettori della retina (le cellule indispensabili per la vista) tramite un fotodiodo, sistema elettronico capace di trasformare la luce in uno stimolo elettrico. Inserito al di sotto della retina, è in grado di sollecitare il fascio nervoso che collega il cervello con l’occhio sostituendo così l’attività delle cellule malate non più funzionanti e ripristinando la percezione della luce, delle forme degli oggetti e delle persone vicine.
“Questo strumento può essere impiantato solo in persone con malattie retiniche degenerative (retinite pigmentosa, distrofie corio-retiniche), che non hanno subito traumi pregressi e in cui il circuito nervoso che collega gli occhi al cervello – la via ottica – è ben funzionante”, precisa il responsabile del Servizio di chirurgia vitreo-retinica del San Raffaele che effettuerà l’impianto. Attraverso questo sistema altamente innovativo di visione artificiale il paziente potrà tornare a vedere senza dipendere più da supporti esterni come telecamere e occhiali, utilizzati invece da altri occhi bionici.
In Toscana: contro il tumore speciali veicoli cellulari
Ricerca innovazioneDalla Toscana nuovi orizzonti terapeutici per la diagnosi e la cura di molte tipologie di tumore. Grazie a uno studio condotto da ricercatori dell’Istituto di Fisica Applicata “Nello Carrara” (Ifac-Cnr), in collaborazione con ricercatori dell’Istituto di fisiologia clinica (Ifc-Cnr) e dell’Università di Firenze, è stato infatti possibile sviluppare una nuova metodica per una cura personalizzata dei malati di tumore. Gli esperimenti, che sono stati eseguiti in colture cellulari e modelli biologici, dimostrano la bontà del nuovo approccio, ma per poter adottare la nuova metodica sull’uomo sarà necessario effettuare prima una complessa fase di test preclinici.
Tumore: i veicoli cellulari
Dov’è la novità? I ricercatori hanno pensato di veicolare nell’organismo umano agenti diagnostici e terapeutici utilizzando la capacità delle cellule tumorali di asservire il sistema immunitario alla propria proliferazione e diffusione. L’obiettivo è di intercettare le cellule immunitarie che accorrono in soccorso delle cellule tumorali, estrarle dal paziente e caricarle di nanoparticelle d’oro affinché funzionino da nano-traccianti e “nano-bombe”. Le cellule così trattate, una volta re-iniettate nel sangue del malato di tumore, possono proseguire il proprio cammino verso l’ambiente tumorale. Le nanoparticelle da esse trasportate sono quindi attivate con luce laser per indurre effetti deflagranti all’interno del cancro. Il gruppo di ricerca ha già sviluppato dei nanocilindri d’oro capaci di emettere ultrasuoni o di surriscaldarsi a seconda del laser impiegato.
Menopausa: una marcia in più grazie al progetto toscano Vita Nova
Prevenzione, Ricerca innovazioneMeno problemi in menopausa: un aiuto anche dal mondo delle ITC. È in arrivo un app innovativa in grado di offrire un sostegno alle donne che si trovano ad affrontare il delicato periodo della menopausa. È noto, infatti, che il cambiamento ormonale genera una serie di sintomi che possono durare anche molti anni, con importanti conseguenze per la vita sociale, familiare, lavorativa e relazionale. Le donne saranno motivate ad adottare stili di vita più salutari, in vista di un invecchiamento più sano e di una diminuzione del rischio cardio-metabolico.
Menopausa: il progetto Vita Nova
Affrontare nel modo più consapevole e proficuo il periodo della menopausa: a questo mira Vita Nova, il progetto biennale finanziato dalla Regione Toscana e frutto della collaborazione tra Università di Pisa, l’Istituto di Informatica e Telematica del CNR e tre imprese toscane: Signo Motus, Medea e Lucense.
L’idea è di costruire un’applicazione adattiva in grado di fornire strategie personalizzate per migliorare lo stile di vita delle donne che si avvicinano alla menopausa. L’app permetterà non solo di monitorare costantemente i sintomi e le attività, verificando il successo o l’insuccesso degli interventi suggeriti, ma anche di variare in modo dinamico le strategie da adottare.
I suggerimenti forniti dall’originale app tengono conto della condizione individuale delle persone e variano in base alla tipologia di persona, ai suoi particolari sintomi legati alla menopausa e alla sua disponibilità di tempo o di risorse economiche.
Nuovi studi in Calabria: proprietà delle cozze e medicina
Ricerca innovazioneChi avrebbe mai pensato che le cozze potessero essere utili, oltre che in cucina, anche in ambito medico? Potrebbero servire, infatti, per realizzare adesivi efficaci in acqua, da applicare in ambito sanitario. Si è scoperto, infatti, che la “bava” appiccicosa di questi mitili è una colla potente basata su una proteina capace di rimuovere le molecole d’acqua e di legarsi fortemente al substrato.
A mettere in luce queste portentose qualità delle cozze è una ricerca condotta dall’Istituto di Nanotecnologia del CNR (Cnr-Nanotec) di Rende, in Calabria, in collaborazione con l’Università della Calabria e la Nanyang Technological University di Singapore.
Le proprietà delle cozze sono note da tempo, ma il nuovo studio ha permesso di misurare l’adesione che le proteine delle cozze riescono a generare tra due superfici completamente immerse in un mezzo acquoso e di chiarire, quindi, la relazione tra l’ordine di secrezione e le proprietà adesive delle proteine.
Si aprono così nuove prospettive nello sviluppo di adesivi sintetici biomimetici, biocompatibili e biodegradabili ispirati a molecole biologiche. Per capire l’importanza di queste scoperte basti considerare che anche i più tenaci tra i moderni adesivi sintetici appaiono inefficaci nel generare adesione in presenza di molecole d’acqua.
La “colla subacquea”, invece, potrebbe servire per molte applicazioni in campo medico, ad esempio per:
Un cuore nuovo per la piccola Martina
News PresaUn trapianto eccezionale. Martina a soli 4 anni ha un cuore nuovo, le è stato donato da una mamma e da un papà di Roma che in un momento di grande sofferenza hanno saputo compiere il più grande gesto d’amore. La bimba, ricoverata all’ospedale Monaldi di Napoli, ha subito un intervento estremamente delicato.
Quando viene effettuato?
I bambini per i quali si rende necessario il trapianto di cuore sono di solito colpiti da diverse forme di cardiomiopatia terminale, refrattaria alla terapia medica e con una prognosi inferiore a 24 mesi. di Martina il trapianto si è reso necessario per porre rimedio ai danni procurato dalla chemio. Martina infatti ha lottato nei primi anni di vita con un tumore cerebrale. È riuscita ad arrivare al trapianto perché per un intero anno il suo cuoricino è stato è assistito da un cuore artificiale. Un anno che ha trascorso ricoverata nell’Azienda Ospedaliera dei Colli di Napoli, circondata dall’affetto dei familiari ed assistita dall’equipe cardiochirurgica.
Il rischio di rigetto
Al di là dei rischi diretti dell’operazione, uno degli aspetti critici nei pazienti sottoposti a trapianto è quello del rigetto e della relativa terapia cronica antirigetto. Ad oggi, infatti, questi pazienti non possono sospendere del tutto la terapia immunomodulatrice (o antirigetto) per il rischio che il sistema immunitario riconosca il nuovo organo come estraneo, tendendo quindi ad attaccarlo. Con la terapia immunosoppressiva (ma oggi è più corretto dire immunomodulatrice) si cerca di rendere il sistema “tollerante” nei confronti di quell’organo. Le complicanze sono quindi più che altro legate da un lato al rigetto in sé, che può essere più o meno importante, e dall’altro alla tossicità farmacologica delle terapie necessarie a contenerlo.
Una storia che commuove
Quella di Martina resta comunque una storia a lieto fine, una storia che – per dirla con le parole del presidente Vincenzo De Luca «commuove e colpisce. A questa bimba e alla sua famiglia, come a quella di chi ha donato il cuore, va il nostro ideale abbraccio. E’ una storia che onora la sanità campana, ed è testimonianza e conferma di quanta professionalità e di quante eccellenze esistono e si impegnano quotidianamente nelle strutture sanitarie della nostra regione».
Per la bimba inizia ora una nuova vita, piena di ostacoli ma anche di speranza. Il sogno della famiglia, e di tutto l’ospedale che in un certo senso l’ha adottata, è quello che Martina possa presto tornare a giocare spensierata e felice.
I più alti del mondo sono gli olandesi, altro che watussi
Ricerca innovazioneNel 1963 Edoardo Vianello faceva cantare e ballare l’Italia intera con I Watussi, tanto alti da guardare le giraffe negli occhi e parlare agli elefanti nelle orecchie. Oggi l’idea che gli uomini più alti del mondo siano proprio i Watussi cade a causa di uno studio condotto in 187 paesi e pubblicato su “eLife”. Messe da parte giraffe ed elefanti, il risultato è sorprendente ma molto meno esotico di quello messo in musica da Vianello: i più alti al mondo sono gli olandesi, in particolare ad Amsterdam e dintorni l’altezza media degli uomini è di 1 metro e 83 e nel paese baltico quella delle donne arriva a 1 metro e 70. Lo studio analizza com’è cambiata l’altezza media nei vari paesi dal 1914 al 2014.
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Italia
Va detto che noi del Bel Paese non siamo messi malissimo, certo non siamo in vetta ma almeno (con la media di 1,79) siamo passati in un secolo dalla cinquantasettesima alla ventinovesima posizione; mentre il gentil sesso italico (con il suo 1,65) è passato dalla cinquantacinquesima alla trentaduesima posizione.
Record negativo per il Sud-est asiatico
Dall’Europa del Nord bisogna spostarsi nel Sud-est asiatico per trovare invece gli uomini più bassi del mondo. A Timor-est l’altezza media maschile è di 1 metro e 60, mentre le donne più piccole del pianeta non raggiungono i 150 centimetri e sono in Guatemala. A crescere di più negli ultimi 100 anni sono stati gli uomini iraniani, 16 centimetri, e le donne della Corea del Sud, 20 centimetri. E’ di 5 centimetri sia per gli uomini che per le donne la crescita media della Gran Bretagna nell’ultimo secolo, dove l’altezza maschile e’ di un metro e 78 e quella femminile di 1,64.
Lo studio evidenzia anche come negli Stati Uniti la crescita media si sia bloccata tra il 1960 e il 1970. In un secolo l’aumento dell’altezza è stato di soli 6 centimetri. Rispetto al 1914 gli americani hanno perso molte posizioni, gli uomini sono passati dalla terza posizione alla trentasettesima, le donne dalla quarta alla quarantaduesima. «Il fenomeno di aumento dell’altezza potrebbe in parte dipendere dal sistema genetico – spiega lo scienziato Majid Ezzati – ma è anche vero che i geni non cambiano in così poco tempo. Quindi si puo’ ipotizzare che l’ambiente circostante e le migliori condizioni di vita siano i fattori di maggior influenza. Negli ultimi 100 anni in gran parte del pianeta sono cambiate le condizioni di assistenza sanitaria, i servizi igienici e la nutrizione, così come c’è un’attenzione maggiore verso la salute della mamma in gravidanza».
Parkinson, quando la telemedicina fa bene alla salute
Ricerca innovazioneSi chiama ‘TelePark’ il nuovo progetto pilota che coinvolgerà con un trattamento riabilitativo di telemedicina 30 malati di Parkinson allo stadio iniziale tra i 40 e gli 80 anni. L’idea viene dalla Fondazione Salvatore Maugeri di Novara e prevede un allenamento specifico e personalizzato che i pazienti dovranno eseguire giornalmente a casa propria.
Si tratta di una serie di esercizi che i pazienti dovranno effettuare due giorni alla settimana, monitorati a distanza da fisioterapista, infermieri e medici e collegati con questi tramite videoconferenza dal proprio pc. I restanti tre giorni della settimana saranno invece dedicati all’esercizio aerobico con 30 minuti di cyclette (tutte con accesso facilitato e consegnate a domicilio). I pazienti saranno tutti dotati di sensori applicati al braccio, in grado di fornire informazioni utili allo staff medico: dispendio energetico, numero di passi effettuati, durata del sonno, tempo di riposo.
Ai pazienti telemonitorati, invece, verrà fornito un monotraccia elettrocardiografico portatile e in caso di problemi cardiaci dovranno trasmettere il proprio elettrocardiogramma (tramite linea telefonica). “Nel paziente parkinsoniano, spiega il direttore della Unità Operativa di Neurologia Riabilitativa Fabrizio Pisano, oltre ad un idoneo trattamento farmacologico personalizzato alle esigenze cliniche, risulta di fondamentale importanza un adeguato trattamento riabilitativo che, attraverso l’esercizio fisico specifico per tale patologia e l’attività aerobica, influenza positivamente la qualità di vita del malato e le sue capacità funzionali”.
Al CNR scoperto meccanismo capace di inibire tumori
Farmaceutica, News Presa, Ricerca innovazioneInibire tumori
Un nuovo traguardo nella ricerca contro i tumori arriva dagli scienziati del CNR che hanno scoperto un meccanismo di crescita cellulare capace di inibire il cancro. La ricerca dell’Istituto di biochimica delle proteine del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (Ibp-Cnr), in collaborazione con l’Istituto per il sistema produzione animale in ambiente mediterraneo (Ispaam-Cnr) ha evidenziato, oltre alla duplicazione del Dna, anche la divisione di un organello subcellulare (noto come ‘complesso del Golgi’) che è un prerequisito essenziale alla duplicazione cellulare. I risultati sono stati pubblicati su Nature Communications.
“La divisione delle cellule è regolata da meccanismi di controllo molto accurati, noti come checkpoint. Quello più investigato è il checkpoint che agisce prima della divisione del materiale genetico (la cosiddetta fase G1), lo stesso che, in caso di tumori, non è più funzionante. Il secondo è quello che opera dopo il completamento della divisione del materiale genetico (fase G2) e che coinvolge il Golgi, il quale, durante tale fase, deve essere accuratamente diviso in due gruppi di ‘frammenti’ equivalenti” – spiega Antonino Colanzi, coordinatore del gruppo di lavoro e ricercatore Ibp-Cnr. “La ricerca ha scoperto il legame di causalità fra la scissione dell’apparato del Golgi e la divisione cellulare. Durante la fase G2 la corretta separazione del Golgi induce l’attivazione dell’oncogene Src che, a sua volta, stimola l’attivazione di un altro oncogene, la proteina Aurora-A, culminando in un complesso proteico composto da questi due geni”, precisa Colanzi. “In tal modo Src può regolare uno specifico aminoacido di Aurora-A, la tirosina 148: quest’ultimo passaggio è funzionalmente molto importante, come dimostrato dal fatto che l’inibizione della modifica di Aurora-A causa un potente blocco della divisione cellulare. Inoltre, per identificare l’aminoacido tirosina 148 è stato basilare il contributo dei ricercatori dell’Ispaam-Cnr”.
La ricerca di base – finanziata da Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc), Regione Campania (Progetto Ockey) e Miur – è “fondamentale per la scoperta di nuovi ambiti applicativi”, conclude il ricercatore dell’Ibp-Cnr: “Poiché i tumori presentano un checkpoint G1 non funzionale, la possibilità di inibire il ciclo cellulare durante la fase G2 rivela nuovi bersagli per lo sviluppo di farmaci attivi nella lotta contro la crescita cellulare, quindi contro il cancro”.
Higuain alla Juventus, psicodramma partenopeo
News PresaRabbia e frustrazione, un’intera città è dominata da questi due sentimenti. Per quanto il tema possa sembrare goliardico non è proprio così, la scelta di Gonzalo Higuain di abbandonare Napoli per trasferirsi nella sua nuova casa di Torino rischia di sfociare in un autentico psicodramma. In realtà già questo dovrebbe far riflettere sulla scala di valori che anima la società contemporanea, ma al di là dei giudizi personali, dietro questo incredibile fenomeno collettivo esiste una spiegazione clinica, riportata nei manuali di psicologia delle masse.
Il ruolo del capo
«Il problema, se vogliamo chiamarlo così – spiega Raffaele Felaco, professore di Psicologia Sociale all’Università del Molise – è l’identificazione con la figura del capo. Ovviamente questa volta non parliamo di un capo istituzionale, ma comunque di un uomo che è riuscito a canalizzare su di se l’attenzione e chiaramente non tutti i calciatori hanno questa forza. A Napoli – dice Felaco – più di chiunque altro è stato Diego».
Raffaele Felaco
Nessun folclore
Raffaele Felaco sottolinea che il fenomeno non ha a che vedere con la napoletanità, ma con la funzione del leader. Perché allora questo sembra essere un tradimento imperdonabile per un’intera città? Tanto importante da far parlare anche il sindaco Luigi de Magistris e anche l’omelia di un parroco napoletano. Il segreto è in quel record di goal raggiunto a fine campionato. «Higuain – dice Felaco – è diventato in quel momento un super uomo, un fenomeno».
Oltre il calcio
La cosa terribile è che in alcune persone questo cambio di maglia può generare, e di fatto sta generando, molta ansia e frustrazione. «Succede perché il calcio nella nostra società ha un forte ruolo di valvola psicologica e sociale. Inquadrata dal punto di vista psicologico, la situazione ora evolverà in un solo modo: il giocatore diventerà “l’oggetto persecutorio” dei tifosi, sul quale proiettare le pulsioni negative. In ambito familiare questa dinamica si instaura spesso nei confronti delle mamme. I napoletani però hanno una caratteristica unica, sono certo che riusciranno a sfogare la frustrazione e il dolore per questa perdita con l’ironia che da sempre li caratterizza».
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