Tempo di lettura: 3 minutiProf. Pietro Barbetta, Docente di Psicologia Dinamica Università di Bergamo, socio Ordinario della Società Italiana di Psicologia e Psicoterapia Relazionale (SIPPR).
Siamo in epoca psicotica, non è la prima e non sarà l’ultima. Cos’è un’epoca psicotica? Tra gli altri sintomi familiari – è la negazione di qualsiasi tipo di conflitto. Nei sistemi psicotici “conflitto”, per definizione, significa “distruzione”.
Questo soggetto collettivo esiste e non è quel soggetto collettivo romantico che libererà l’umanità da ogni male. È narcisista e sadico. Però, questo soggetto, non è struttura patologica individuale, è sistema patologico. Non si tratta di cattiva educazione familiare; neppure di neurotrasmettitori in eccesso, o in difetto. Questa patologia è effetto di un contesto storico-sociale; un portato culturale antico, che di tanto in tanto riemerge, l’effetto di un brodo culturale. Esiste un’isteresi del soggetto collettivo, che, dopo essere uscito dal campo magnetico totalitario, ancora a lungo mantiene mentalità e caratteri totalitari, qualcuno l’ha chiamata democrazia reazionaria. Dobbiamo uscire dall’illusione politologica che, caduto un sistema oppressivo e corrotto, si possa ottenere finalmente la democrazia. Tutto ciò insegna che esiste un inconscio sociale, che il soggetto collettivo è abitato da una assenza costitutiva, da una follia radicale, da una mancanza incolmabile.
La democrazia è, in primo luogo, una forma mentis difficile da mantenere, facile da screditare. Il mondo, come voleva Hobbes, sembra andare nella direzione opposta. Oggi questo spostamento verso il totalitarismo avviene per opera di un soggetto collettivo radicalmente antagonista, che non si esprime in politica, ma in ambiti differenti: fede, delirio politico, gesto “estetico”. Non più dissenso, solo guerra, non avversari, solo nemici. Significativo è video sulla differenza tra John McCain e Donald Trump a proposito dell’avversario Obama: http://www.attn.com/stories/3226/donald-trump-response-to-anti-Islamic-campaign-supporter?utm_source=facebook&utm_medium=viralvideoposttext&utm_campaign=videos:
Trump fa parte di quella vasta schiera di personaggi che popolano l’occidente da tempo, seguono il soggetto collettivo narcisista, che squalifica, discredita, distrugge il nemico. McCain fa parte di quella minoranza che crede nel conflitto, nella divergenza, anche radicale, di opinione, senza passare attraverso la demonizzazione dell’avversario.
Da dove viene questa patologia del sistema sociale? A diversi livelli e con differenze di contenuto, questa patologia trasversale sta producendo i nuovi serial killer. Paradossalmente dipende dall’idea di autonomia come antagonismo. Si è pensato, per anni, e tutt’ora si pensa, che il soggetto antagonista sia autonomo. Al contrario di ciò, la sottomissione è parte costitutiva dell’antagonismo, il soggetto antagonista è un suddito. Un facchino che, mentre protesta, porta sulle spalle i bagagli del padrone. L’esperienza storica del secolo scorso è la prova lampante di questa terribile verità, la promessa di un mondo nuovo si è rivelata nel terrore.
Penso che Michel Foucault, quando scrisse Bisogna difendere la società – http://www.lafeltrinelli.it/libri/michel-foucault/«bisogna-difendere-società»/9788807720895 – intendesse precisamente questo: dobbiamo difendere l’esercizio del parlar franco, il free speech, la parresia.
Quando un Anders Breivik colpisce, gioisce un’organizzazione neo-nazista, quando colpisce un Mohamed Lahouaiej Bouhel, gioisce un’organizzazione islamica fondamentalista. C’è sempre stato, nel fondamentalismo, il gesto solitario, “estetico” .C’è sempre stato un Lee Harvey Oswald, un Shiran Shiran, un James Earl Rey, un Ygal Amir dei quali mai si saprà se hanno, o meno, agito da soli o per conto di un’organizzazione fondamentalista. Quel che si sa è che chi ha gioito per l’eliminazione dei Kennedy, di Martin Luther King e di Yithzak Rabin rappresenta il soggetto collettivo antagonista del quale è urgente liberarsi.Oggi chi muore è persona che, a sua volta, rappresenta un soggetto collettivo. Soggetto fatto di volti sconosciuti, ai quali non è neppure possibile erigere un monumento, erano lì per puro caso.
Cancro e malattie cardiache, una relazione non più pericolosa
News, Ricerca innovazioneErano stati i primi a denunciare la pericolosa relazione tra cancro e malattie cardiache e oggi confermano che di cancro si può guarire senza avvelenare il cuore. Sono i cardiologi dell’Istituto europeo di oncologia di Milano IEO che nel loro studio pubblicato su CA: A Cancer Journal for Clinicians, hanno certificato il primato che li riguarda: in più di 3.800 pazienti seguiti per 10 anni, la Cardioncologia ha ottenuto il record di zero episodi e zero decessi per malattie cardiovascolari. Un dato in controtendenza se si considera che il 35% dei pazienti oncologici sviluppa problemi cardiovascolari a causa dei trattamenti antitumorali.
“La cardiotossicità è una complicanza molto comune e può compromettere l’efficacia delle terapie anticancro – spiega Daniela Cardinale, direttore dell’Unità di Cardioncologia dell’Ieo – ma nella pratica clinica quotidiana viene diagnosticata troppo tardi quando c’è già stato un danno funzionale al cuore. Perciò abbiamo sviluppato un nuovo approccio per individuare in anticipo, addirittura in fase preclinica, gli eventuali problemi cardiaci e somministrare farmaci in grado di prevenirli”.
Per questo lo staff della Cardioncologia dell’Irccs lombardo ha messo a punto procedure specifiche che prevedono la valutazione dei valori di biomarcatori cardiaci e di un ecocardiogramma. Ai pazienti che durante le cure anticancro presentano l’innalzamento dei marker ‘spia’ di sofferenza cardiaca viene somministrata una terapia preventiva con Ace-inibitori e betabloccanti. Un protocollo-scudo che ha permesso, appunto, di ridurre a zero l’incidenza di malattie cardiovascolari nei pazienti Ieo trattati con chemioterapia.
Salute e bellezza con i peperoni delle Langhe
Alimentazione, News, PrevenzionePeperoni
Gialli, rossi o verdi, sono i protagonisti di ogni estate per le loro caratteristiche organolettiche ma anche per i benefici che sanno dare al corpo e alla salute. In Piemonte sono i “peperoni langaroli”, ortaggio tipico della cucina delle Langhe.
I peperoni delle Langhe sono preziosi alleati della linea perché sono costituiti per il 90% di acqua con un apporto di 21Kcal ogni 100 grammi di prodotto. Ma hanno anche importanti proprietà dimagranti e questo grazie alle fibre alimentari che contengono e che danno il senso di sazietà. Grazie all’alto contenuto di luteina e carotene, invece, aiutano a migliorare la vista e a prevenire la cataratta. Il gruppo delle vitamine B, poi, favorisce il metabolismo e insieme alla luteolina rallentano l’invecchiamento delle cellule celebrali e favoriscono la concentrazione. Infine, grazie all’elevata quantità di vitamina C prevengono le malattie cardio-vascolari e contribuiscono all’abbassamento del colesterolo cattivo e all’innalzamento di quello buono. Addio anche a dermatiti e inestetismi della pelle perché chi consuma con regolarità questo ortaggio avrà una pelle più forte e sana.
Ma le virtù non finiscono qui. I “langaroli” vanno anche molto d’accordo con i diabetici, in particolare la varietà verde, perché poveri di zucchero e quindi nemici della glicemia. Adatti al caldo periodo estivo perché ricchi d’acqua e sali minerali, i peperoni piemontesi hanno anche alte qualità diuretiche e depurative. Unico difetto: per gli stomaci più delicati, il peperone “langarolo” può risultare molto indigesto. Ma per questo c’è il rimedio: è sufficiente eliminare la pelle e sbollentarli in acqua o scottarli al forno e diventeranno, oltre che digeribili, anche molto gustosi.
Fare rete contro il cancro per la salute dei più piccoli
Associazioni pazienti, Economia sanitaria, NewsIl cancro colpisce un bambino su 650 entro i 15 anni di età, e ogni anno vengono registrati 120-140 nuovi casi per milione di bambini sotto i 15 anni.
La Regione Piemonte ha istituito nel 2004, per prima in Italia, la Rete regionale di Oncologia ed Oncoematologia Pediatrica, con il preciso scopo di attivare percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali per i pazienti di età compresa tra 0 e 18 anni che forniscano risposte veloci e il più possibile adatte alle esigenze dei malati garantendo insieme le cure appropriate per le patologie oncologiche pediatriche.
Nel 2010, la Rete regionale si è ingrandita ed è stata estesa anche alla Valle d’Aosta (anche in questo caso, unica esperienza in Italia).
Un modello organizzativo d’eccellenza in cui persone, risorse, tecnologie, ricerche, percorsi di diagnosi e terapia vengono condivisi tra le due Regioni per ottimizzare e migliorare le risposte ai bisogni di salute di chi è colpito dal tumore, senza disomogeneità territoriali; una “struttura” attorno a cui ruota un vero e proprio “mondo” legato alla famiglia, agli affetti, al contesto sociale, e il cui percorso clinico assistenziale si intreccia con il percorso di vita e con quello legato allo sviluppo evolutivo dei singoli pazienti.
Nell’ambito della “Rete” Piemonte-VdA, infatti, particolare attenzione è dedicata al tema dell’umanizzazione delle cure, a partire dalla comunicazione della diagnosi e dai servizi di supporto: l’assistenza psicologica, la scuola in ospedale, il servizio sociale, il servizio di volontariato, la mediazione culturale e il servizio educativo. Un sistema di eccellenza sanitaria che potrebbe ora diventare modello per la costituzione di reti oncoematologiche pediatriche trasferibili in tutto il territorio nazionale.
Pet therapy: in Piemonte la cura con gli animali è realtà
Economia sanitaria, PsicologiaDopo Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Toscana, ora anche il Piemonte ha recepito le linee guida nazionali per la pet therapy e gli interventi assistiti con gli animali (Iaa) sulla base dell’accordo siglato tra governo, regioni e province autonome.
In Piemonte, una legge relativa a questo ambito medico esiste già dal 2010, ma la nuova normativa introduce alcune specificità: fissa precisi requisiti per le strutture, prevede una formazione specifica per gli operatori, prevede l’aumento del servizio già esistente, dando il via alla creazione di nuovi centri specializzati e all’assistenza domiciliare.
Gli animali possono avere un ruolo determinante nel curare le persone da alcune patologie o alleviare i sintomi di diversi disturbi; il rapporto che si instaura tra uomo e animale ha infatti un elevato valore terapeutico. Ecco allora che si ricorre ai cani per aiutare pazienti autistici o minori con difficoltà comportamentali e relazionali, il contatto con i gatti offre invece benefici soprattutto nei casi di ansia e forte stress, cavalli e asini vengono utilizzati soprattutto con persone che soffrono di disabilità fisiche mentre i conigli sono adatti a chi soffre di problemi psicologici per facilitare le relazioni interpersonali.
Con la nuova normativa, la sanità piemontese punta a dare continuità a questi interventi già esistenti ma finora piuttosto episodici e a carattere sperimentale. Ora, l’assistenza ai pazienti con gli animali potrà essere effettuata presso centri specializzati o presso strutture pubbliche o private in possesso dei requisiti richiesti, come ospedali, case di riposo, comunità per minori e istituti scolastici.
Tecnologia, innovazione e risparmio nei prodotti biomedici del futuro
Economia sanitaria, Ricerca innovazioneSono tantissime le novità dal settore biomedico italiano che lo Startup Biomed Forum, tenutosi a Torino lo scorso giugno, potrebbe portare nel campo della medicina.
Organizzata da PNICube e da I3P – in collaborazione con Assobiomedica, BioPmed, AIIC, Fondazione Democenter-Sipe, Anote Anigea e APCO – la manifestazione ha fatto incontrare nel capoluogo piemontese 321 startup del settore dei prodotti biomedici in cui hanno dominato gli spinoff accademici o nati da centri di ricerca (46%). Idee innovative, esempi di tecnologia al servizio della salute non solo dal punto di vista medico ma anche economico. Molti dei prodotti sviluppati da queste startup infatti, permetterebbero al Sistema sanitario nazionale di risparmiare cifre davvero importanti con un notevole beneficio per i malati ma anche per l’intero Paese.
Tra le tante novità presentate, ad esempio, un elettrocardiografo portatile che rende possibile l’elettrocardiogramma in posti diversi dagli ospedali o dagli studi medici, come ad esempio in farmacia, eliminando così il problema delle liste d’attesa. Ogni elettrocardiogramma costa alle casse pubbliche tra i 3 e gli 8 euro (quindi 5 euro di media) a seconda della regione e ogni anno si effettuano nel nostro Paese circa 6 milioni di tracciati; con questa tecnologia potrebbero esserci potenziali risparmi per il Sistema Sanitario Nazionale di circa 30 milioni di euro .
Ma c’è anche un dispositivo che permette di effettuare in soli 60 secondi un test dettagliato all’ureasi del succo gastrico e individuare l’Helicobacter Pylori, la cui infezione è un importante fattore di rischio per lo sviluppo del tumore allo stomaco. Un’endoscopia così precisa e rapida, potrà far si che il costo degli esami a carico del sistema sanitario pubblico sarà notevolmente ridotto (le endoscopie eseguite da un piccolo centro costano al Sistema Sanitario Nazionale circa 90mila euro l’anno).
Malattie rare in Liguria, ecco tutti i numeri
Economia sanitaria, NewsMalattie rare in Liguria :numeri che raccontano di malattie importanti che coinvolgono e stravolgono la vita di intere famiglie e che comportano a volte percorsi di assistenza lunghi anche una vita.
Le patologie rare possono presentare segni e sintomi molto diversi tra loro, anche per la stessa stessa malattia (che può manifestarsi in modo differente da persona a persona) Come causa di decessi precoci, le malattie rare sono al 4,6%, superando il diabete (2,6%) e le malattie infettive (1,2%). L’80% di queste patologie è di origine genetica, possono riguardare uno o più geni o cromosomi e colpiscono circa il 4% dei nati vivi, mentre altre forme riguardano l’interazione tra geni e ambiente.
A Genova è attivo presso l’ospedale Gaslini lo sportello regionale per le malattie rare che dal 2009 a oggi ha seguito oltre 3.500 iter di certificazione, 6 mila contatti e 4.800 prese a carico di pazienti. Secondo i dati del registro ligure delle malattie rare, sono 7.300, di cui 3.853 femmine e 3.447 maschi, i pazienti affetti da 208 di queste patologie o da gruppi di malattie rare differenti. Il 29% dei pazienti registrati in cura presso le strutture ospedaliere liguri, provengono da altre regioni e nel 47% dei casi sono seguiti al Gaslini di Genova.
Le strutture ospedaliere liguri di riferimento per i pazienti affetti da queste patologie sono: nel genovese l’ospedale San Martino e Gaslini per tutte le malattie rare, il Galliera per quelle ematologiche, del metabolismo e malformazioni congenite, il Gallino per le ematologiche, della pelle e del tessuto connettivo; nell’Asl 4, l’ospedale di Lavagna per malattie rare dell’apparato visivo; nell’Asl 2, l’ospedale San Paolo di Savona per le rare endocrine, della pelle e malformazioni congenite.
Larghe intese contro alcol e droga in Liguria
Economia sanitaria, News, PrevenzioneL’abuso di alcol è un fenomeno che in Liguria coinvolge il 75% della popolazione maschile e il 52% di quella femminile. In questa regione il consumo di alcool rappresenta la terza causa di disabilità/morte, la prima per gli under 25. Tra i soggetti più esposti per fascia d’età il 47% è rappresentato proprio dai ragazzi tra i 16 e i 17 anni. E preoccupanti sono anche i dati sull’ ospedalizzazione: 155 pazienti ogni 100 mila abitanti sono costretti al ricovero ospedaliero per patologie collegate all’alcol che favorisce 60 tipi di patologie; ogni anno l’1,5% del Pil viene speso per intervenire sui danni provocati dall’abuso di questa sostanza.
Numeri pericolosi contro cui sono state studiate larghe intese tra ospedale e territorio, con l’obiettivo finale di arrivare al “tasso zero” su prevenzione e sicurezza per alcol e stupefacenti. Il progetto è voluto della Regione Liguria che, prima in Italia, ha siglato un’intesa tra Asl 3 e Irccs San Martino di Genova con la volontà di coinvolgere anche il mondo dell’associazionismo, il privato e la Procura.
La rete alcologica è composta dalla Asl che opera attraverso i Sert, dall’ospedale San Martino con il centro alcologico dove vengono identificate le patologie epatiche in fase precoce e seguiti i pazienti in percorsi protetti, dalla Fondazione Maugeri di Genova Nervi, dalle associazioni e dalla Procura per l’attività di prevenzione primaria e secondaria rivolta alla sicurezza stradale e lavori socialmente utili come elemento sanzionatorio.
Una rete complessa e strutturata che punta a combattere il fenomeno dell’alcolismo soprattutto tra i giovani in modo totale: a partire dalla prevenzione, passando per la cura per arrivare alla sicurezza non solo di se stessi ma di tutti.
App e medicina: H-maps accompagna nel percorso di malattia
Ricerca innovazioneApp e medicina. Tutto è cominciato da quello che sembrava uno strano scherzo del destino. Laura Rossi, 34 anni, studentessa in tecniche di radiologia e tirocinante presso l’ospedale San Martino di Genova, scopre un anno e mezzo fa di avere un tumore. Un passaggio, all’improvviso, dall’altra parte: non più specialista al servizio dei malati oncologici ma paziente lei stessa spaventata e disorientata di fronte alla strada che da quel momento avrebbe dovuto seguire. Ed ecco l’idea.
Si chiama H-maps ed è una mappa digitale, in formato app ma anche cartacea, da lei pensata per guidare passo dopo passo lungo il percorso diagnostico e terapeutico il paziente affetto da linfomi, tumori ma in un futuro anche leucemie e altre patologie ematologiche, direttamente sullo smartphone.
“È un percorso di infografica scandito per tappe in successione cronologica, un modo intuitivo e veloce di mettere a disposizione dei pazienti informazioni di base ma fondamentali e dare l’idea di un avanzamento, seppur lento e difficile verso l’unica meta, la guarigione” ha spiegato l’ideatrice.
Già brevettata e parzialmente sviluppata in collaborazione con la Clinica ematologica dell’ospedale San Martino di Genova, la app prevede una serie di caselle da spuntare che corrispondono a visite, esami, sedute di chemioterapia, appuntamenti che verranno brevemente illustrati non con spiegazioni mediche ma con informazioni più pratiche, quelle che di solito vuole avere il paziente e che il medico non riesce, per questioni di tempo a dare. Informazioni che però diminuiscono l’ansia che può avere un malato di fronte ad una prassi sconosciuta e che contribuiscono a migliorare la sua partecipazione al progetto di cura.
Epilessia: a Siena adottata una tecnica innovativa
Ricerca innovazioneEpilessia: adottata a Siena una moderna tecnica chirurgica. Ancora una volta la Toscana si conferma all’avanguardia in ambito sanitario. Presso il Policlinico Santa Maria alle Scotte delle città toscana è stato infatti realizzato il primo intervento in Regione di stereo-elettroencefalografia. Si tratta di una tecnica invasiva che prevede l’installazione di elettrodi nel cervello utilizzando la metodica stereotassica. L’operazione è stata effettuata su una paziente adulta sofferente di epilessia focale farmaco-resistente.
L’intervento è stato reso possibile grazie alla fruttuosa collaborazione tra l’Unità Operativa Complessa (UOC) di Neurologia-Neurofisiologia Clinica e l’Unità Operativa Complessa (UOC) di Neurochirurgia.
Presso il centro di chirurgia dell’epilessia erano già state effettuate procedure diagnostiche di localizzazione tramite installazione di elettrodi subdurali, ma è la prima volta che questo tipo di metodica invasiva è usato nella diagnostica della chirurgia dell’epilessia.
Nel caso specifico, il ricorso all’applicazione di elettrodi intracerebrali si è reso necessario in quanto nel soggetto sottoposto all’intervento non era possibile identificare con esattezza l’area corticale d’esordio delle crisi epilettiche tramite il video-monitoraggio standard che prevede l’applicazione di elettrodi sul capo. L’individuazione precisa dell’area corticale d’esordio delle crisi era necessaria per poter prevedere, tenendo conto dei risultati ottenuti con la prima operazione, una successiva operazione che consentisse di asportare chirurgicamente la zona epilettogena.
Psicologia del terrorismo: l’era psicotica del soggetto collettivo
News Presa, PsicologiaProf. Pietro Barbetta, Docente di Psicologia Dinamica Università di Bergamo, socio Ordinario della Società Italiana di Psicologia e Psicoterapia Relazionale (SIPPR).
Siamo in epoca psicotica, non è la prima e non sarà l’ultima. Cos’è un’epoca psicotica? Tra gli altri sintomi familiari – è la negazione di qualsiasi tipo di conflitto. Nei sistemi psicotici “conflitto”, per definizione, significa “distruzione”.
Questo soggetto collettivo esiste e non è quel soggetto collettivo romantico che libererà l’umanità da ogni male. È narcisista e sadico. Però, questo soggetto, non è struttura patologica individuale, è sistema patologico. Non si tratta di cattiva educazione familiare; neppure di neurotrasmettitori in eccesso, o in difetto. Questa patologia è effetto di un contesto storico-sociale; un portato culturale antico, che di tanto in tanto riemerge, l’effetto di un brodo culturale. Esiste un’isteresi del soggetto collettivo, che, dopo essere uscito dal campo magnetico totalitario, ancora a lungo mantiene mentalità e caratteri totalitari, qualcuno l’ha chiamata democrazia reazionaria. Dobbiamo uscire dall’illusione politologica che, caduto un sistema oppressivo e corrotto, si possa ottenere finalmente la democrazia. Tutto ciò insegna che esiste un inconscio sociale, che il soggetto collettivo è abitato da una assenza costitutiva, da una follia radicale, da una mancanza incolmabile.
La democrazia è, in primo luogo, una forma mentis difficile da mantenere, facile da screditare. Il mondo, come voleva Hobbes, sembra andare nella direzione opposta. Oggi questo spostamento verso il totalitarismo avviene per opera di un soggetto collettivo radicalmente antagonista, che non si esprime in politica, ma in ambiti differenti: fede, delirio politico, gesto “estetico”. Non più dissenso, solo guerra, non avversari, solo nemici. Significativo è video sulla differenza tra John McCain e Donald Trump a proposito dell’avversario Obama: http://www.attn.com/stories/3226/donald-trump-response-to-anti-Islamic-campaign-supporter?utm_source=facebook&utm_medium=viralvideoposttext&utm_campaign=videos:
Trump fa parte di quella vasta schiera di personaggi che popolano l’occidente da tempo, seguono il soggetto collettivo narcisista, che squalifica, discredita, distrugge il nemico. McCain fa parte di quella minoranza che crede nel conflitto, nella divergenza, anche radicale, di opinione, senza passare attraverso la demonizzazione dell’avversario.
Da dove viene questa patologia del sistema sociale? A diversi livelli e con differenze di contenuto, questa patologia trasversale sta producendo i nuovi serial killer. Paradossalmente dipende dall’idea di autonomia come antagonismo. Si è pensato, per anni, e tutt’ora si pensa, che il soggetto antagonista sia autonomo. Al contrario di ciò, la sottomissione è parte costitutiva dell’antagonismo, il soggetto antagonista è un suddito. Un facchino che, mentre protesta, porta sulle spalle i bagagli del padrone. L’esperienza storica del secolo scorso è la prova lampante di questa terribile verità, la promessa di un mondo nuovo si è rivelata nel terrore.
Penso che Michel Foucault, quando scrisse Bisogna difendere la società – http://www.lafeltrinelli.it/libri/michel-foucault/«bisogna-difendere-società»/9788807720895 – intendesse precisamente questo: dobbiamo difendere l’esercizio del parlar franco, il free speech, la parresia.
Quando un Anders Breivik colpisce, gioisce un’organizzazione neo-nazista, quando colpisce un Mohamed Lahouaiej Bouhel, gioisce un’organizzazione islamica fondamentalista. C’è sempre stato, nel fondamentalismo, il gesto solitario, “estetico” .C’è sempre stato un Lee Harvey Oswald, un Shiran Shiran, un James Earl Rey, un Ygal Amir dei quali mai si saprà se hanno, o meno, agito da soli o per conto di un’organizzazione fondamentalista. Quel che si sa è che chi ha gioito per l’eliminazione dei Kennedy, di Martin Luther King e di Yithzak Rabin rappresenta il soggetto collettivo antagonista del quale è urgente liberarsi.Oggi chi muore è persona che, a sua volta, rappresenta un soggetto collettivo. Soggetto fatto di volti sconosciuti, ai quali non è neppure possibile erigere un monumento, erano lì per puro caso.