Tempo di lettura: 2 minutiPer alcuni “psoriasi” è solo una parola vuota, per molti altri invece è un vero e proprio incubo. Il problema con questa malattia della pelle è che spesso chi ne soffre si sente solo e disorientato. Gli ambulatori tradizionali non riescono infatti a dare risposte efficaci e purtroppo gli ex Centri Psocare non sono più attivi. Eppure erano i soli a garantire il diritto alla cura con terapie adeguate e moderne; riaprirli significherebbe garantire un risparmio sulla spesa che storicamente riguarda i malati cronici. E la spesa è veramente enorme, basti pensare che solo in Campania su 234 mila pazienti almeno 73 mila non ricevono cure adeguate, rischiando che la malattia progredisca e diventi sempre più grave. A lanciare l’allarme, in occasione della Giornata Mondiale della Psoriasi (del 29 ottobre) è l’Associazione per la Difesa degli Psoriasici (A.DI.PSO).
Le opzioni terapeutiche
In realtà le possibilità di cura esistono e sono anche efficaci, se ben utilizzate. Lo spiega il professor Nicola Balato (associato di Dermatologia dell’Università di Napoli Federico II). «Si va dalle terapie per uso topico per le forme più lievi e localizzate in aree specifiche come ginocchia, gomiti o cuoio capelluto alle terapie sistemiche per le forme più gravi. Il primo passo è usare farmaci tradizionali come retinoidi, ciclosporina, metotressato; in caso di inefficacia o intolleranza, abbiamo a disposizione i farmaci biotecnologici originator e i loro analoghi biosimilari. Abbiamo ormai un’esperienza decennale con questi medicinali e sappiamo che sono validi e sicuri».
Uno dei problemi più attuali in medicina è l’aderenza alle terapie per cui è opportuno che i farmaci vengano prescritti da centri di riferimento che diano sicurezza al paziente e consentano di creare un network davvero efficiente delle strutture regionali. Nei Centri di riferimento, inoltre, i pazienti devono essere presi in carico e valutati anche per le altre patologie che spesso si accompagnano alla psoriasi, per esempio ipertensione, ipercolesterolemia, diabete e artrite. Il paziente psoriasico grave dev’essere valutato a 360 gradi per la possibilità di una diagnosi precoce non solo della patologia ma anche delle possibili comorbidità. Nonostante ciò il peso della psoriasi come malattia infiammatoria cronica risulta ancora sottovalutato e sottostimato dagli organi competenti. L’obiettivo sarebbe quello di sensibilizzare le istituzioni per un più facile accesso alle terapie per potere limitare l’impatto della malattia e migliorare la qualità di vita dei pazienti.
Ecco le strutture campane all’avanguardia contro la psoriasi
Istituto di Dermatologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia dellUniversità Federico II di Napoli
Reparto di Dermatologia dell’Ospedale S. Maria della Speranza di Battipaglia (Sa)
Unità operativa complessa di Dermatologia dell’Ospedale Rummo di Benevento
Unità operativa di Dermatologia e Fototerapia – P.O. “Sacro Cuore di Gesù” di Benevento
Mara Maccarone, presidente di A.DI.PSO, ricorda che la psoriasi è una malattia sempre più diffusa e colpisce anche i bambini. «I pazienti – aggiunge – vengono tuttora discriminati, isolati, derisi e così cresce il loro disagio sociale: i malati di psoriasi si sentono chiusi in una gabbia, ma la chiave per aprirla esiste ed è una terapia corretta e tempestiva».
La piccola Ehra e i medici del Santobono, così Napoli risponde all’emergenza umanitaria
News PresaDomenica mattina 465 anime sono sbarcate nel porto di Napoli dopo un viaggio che con un eufemismo si potrebbe definire atroce. Tra loro tanti bambini, almeno 50, segnati dalla scabbia e dalla disidratazione. A prendersi cura di questi piccoli, inconsapevoli, migranti c’era l’equipe dell’ospedale pediatrico Santobono Pausilipon. Un’esperienza che il responsabile del pronto soccorso, Vincenzo Tipo, definisce «drammatica e toccante». Assieme a lui la dottoressa Margerita Rosa, Serenza Ascione (specializzanda in pediatria), l’infermiera Ginevra Pesce e l’autista dell’ambulanza di soccorso avanzato Ligi Mastrogiacomo.
L’equipe del Santobono si prende cura dei piccoli migranti
«Quello che ho visto domenica – racconta Vincenzo Tipo mi ha segnato profondamente. Per il lavoro che faccio sono abituato a vedere negli altri la paura, a volta anche la disperazione, ma negli occhi di quei bambini c’è altro. Sono occhi che ti scrutano nell’anima. Una decina di questi bimbi non avevano più i genitori, erano soli. Come medico sono preparato, ma situazioni del genere provocano emozioni forti. Ci siamo trovati davanti persone disperate, a piedi nudi, vestiti con abiti di fortuna. Il Santobono – aggiunge – è stato chiamato in quest’emergenza e ha risposto prontamente».
I migranti e i vaccini
Recentemente sul tema dei migranti e dei vaccini, Walter Ricciardi (Istituto Superiore di Sanità) ha parlato non di un aggravio del rischio, ma della necessità di non mettere la tesa sotto la sabbia. Le migliaia di persone che si stanno muovendo in tutto il mondo possono involontariamente creare delle emergenze sanitarie, in questo senso i vaccini costituiscono uno strumento importante. Se un bambino o un anziano non è protetto, in questa epoca di mobilità passiva, sono più esposti a virus e batteri che portano malattie che consideriamo debellate. Ma anche per noi che andiamo fuori per lavoro o per svago, la protezione e la vigilanza non possono mai essere abbassate.
La piccola Ehra
Tra i tanti bimbi che hanno fatto capolino a Napoli c’era anche la piccola Ehra, il simbolo di questa emergenza. «Porterò nell’animo – dice il pediatra – quest’esperienza che mi ha insegnato che la solidarietà “è dovuta” ai più sfortunati. Nel cuore avrò per sempre la piccola Ehra – credo si chiamasse così, aggiunge – che quando è arrivata si è mostrata spaventata. Come biasimarla, si è trovata davanti degli estranei con le mascherine. Poi gli occhi le si sono riempiti di lacrime e piangendo mi si è lanciata con le braccia al collo, come a voler dire “proteggimi”».
Sindrome di Down: la natura che porta il sorriso
News, News Brevi, PsicologiaSi chiama “Greeen Smiles” ed è un progetto nato quasi un anno fa all’interno dell’Azienda Agricola La cavallina di Gunzate, in provincia di Como. Qui sono ospitati quindici ragazzi con la sindrome di Down che hanno fatto delle attività agricole che seguono, la loro ragione per sorridere. I ragazzi si occupano della semina di frutta e verdura, dell’orto, della cura degli animali (mucche, asini, capre e cavalli) e qui lentamente hanno ritrovato serenità, fiducia in se stessi e migliorato le loro capacità relazionali.
Il progetto Green Smiles nasce dall’idea di Ambrogio ed Elisabetta di trasformare la loro azienda agricola (iscritta all’albo delle Fattorie Sociali della Regione Lombardia come prima tra le 6 Fattorie Sociali e didattiche presenti in tutta la regione) in un centro socio educativo che potesse offrire un servizio di cura alternativo, a ragazzi con sindrome di Down, autistici e malati psichici attraverso l’uso di vere e proprie terapie realizzate grazie al supporto degli animali e delle attività nel verde. Cure ma anche lavoro per ragazzi che altrimenti forse, non avrebbero questa possibilità; ma anche un luogo dove poter stare bene e crescere migliorando ogni giorno.
Del progetto “Green Smiles” fanno parte diverse cooperative sociali delle province di Como e Varese: la cooperativa sociale Rembrandt (Gerenzano, Varese) che insieme con l’Azienda Agricola La Cavallina seguono l’aspetto operativo del progetto, la cooperativa sociale Il Granello (Cislago, Varese) che mette a disposizione l’equipe degli educatori professionali, pedagogisti e psicologi e la Fondazione Minoprio (Vertemate con Minoprio, Como) che si occupa di istruzione e formazione professionale in ambito agrario.
Sindrome di Down: la natura che porta il sorriso
News, News Brevi, PsicologiaSi chiama “Greeen Smiles” ed è un progetto nato quasi un anno fa all’interno dell’Azienda Agricola La cavallina di Gunzate, in provincia di Como. Qui sono ospitati quindici ragazzi con la sindrome di Down che hanno fatto delle attività agricole che seguono, la loro ragione per sorridere. I ragazzi si occupano della semina di frutta e verdura, dell’orto, della cura degli animali (mucche, asini, capre e cavalli) e qui lentamente hanno ritrovato serenità, fiducia in se stessi e migliorato le loro capacità relazionali.
Il progetto Green Smiles nasce dall’idea di Ambrogio ed Elisabetta di trasformare la loro azienda agricola (iscritta all’albo delle Fattorie Sociali della Regione Lombardia come prima tra le 6 Fattorie Sociali e didattiche presenti in tutta la regione) in un centro socio educativo che potesse offrire un servizio di cura alternativo, a ragazzi con sindrome di Down, autistici e malati psichici attraverso l’uso di vere e proprie terapie realizzate grazie al supporto degli animali e delle attività nel verde. Cure ma anche lavoro per ragazzi che altrimenti forse, non avrebbero questa possibilità; ma anche un luogo dove poter stare bene e crescere migliorando ogni giorno.
Del progetto “Green Smiles” fanno parte diverse cooperative sociali delle province di Como e Varese: la cooperativa sociale Rembrandt (Gerenzano, Varese) che insieme con l’Azienda Agricola La Cavallina seguono l’aspetto operativo del progetto, la cooperativa sociale Il Granello (Cislago, Varese) che mette a disposizione l’equipe degli educatori professionali, pedagogisti e psicologi e la Fondazione Minoprio (Vertemate con Minoprio, Como) che si occupa di istruzione e formazione professionale in ambito agrario.
Sostituzione della sonda PEG, un nuovo progetto a Ferrara
NewsNiente più ricoveri per la sostituzione della sonda PEG (Gastrostomia Endoscopica Percutanea). Per lo speciale sistema, che permette a persone che non possono alimentarsi per via orale di ricevere gli alimenti, il cambio verrà effettuato a domicilio. Grazie al progetto degli infermieri del servizio ADI dell’USL Ferrara, in collaborazione con i medici di famiglia, i pazienti selezionati potranno ricevere l’assistenza di cui hanno bisogno direttamente a casa. L’obiettivo è quello di migliorare non solo la loro qualità di vita, riducendo eventuali inconvenienti, ma anche quella dei loro familiari.
Questo nuovo servizio è stato realizzato anche grazie al coinvolgimento del Dipartimento di Cure Primarie e del Servizio 118 dell’Azienda USL, del Servizio di Gastroenterologia e del servizio dell’Endoscopia Digestiva dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Ferrara. Il personale sanitario addetto all’assistenza territoriale è stato specificatamente formato in modo da garantire una sicura presa in carico di questa particolare tipologia di pazienti. Si vuole così evitare qualsiasi rischio di complicanze durante la sostituzione della sonda PEG.
Il direttore delle Cure Primarie Sandro Guerra ha voluto sottolineare come gli infermieri dell’ADI dimostrino “l’impegno, l’attenzione e la sensibilità che dedicano agli assistiti“, dato che questa nuova attività risulta molto impegnativa sul versante tecnico, ma contribuirà anche a innalzare gli standard qualitativo- assistenziale della zona. Un impegno che nel concreto permette di affrontare patologie gravi, offrendo una qualificata e pronta risposta sul territorio per tutti coloro che lo necessitano.
Sclerosi Multipla: intervista alla Prof.ssa Cocco
PodcastIn Valle d’Aosta gli ambulatori territoriali di assistenza primaria
Economia sanitaria, News, News BreviSono aperti da pochi mesi e per questo ancora poco conosciuti. Ma sono una risorsa preziosa per il territorio. Sono i quattro ambulatori territoriali di assistenza primaria ad accesso libero aperti a Morgex, Aosta, Châtillon e Donnas, in Valle d’Aosta. I Map (Medici assistenza primaria), come vengono chiamati, fanno parte di un’ iniziativa sperimentale voluta dall’assessorato regionale della Sanità, dall’Usl Valle d’Aosta e dalle tre organizzazioni sindacali dei medici di medicina generale, che prevede la creazione di un ambulatorio di medici associati aperto sei ore continuativamente.
Ad oggi sono 35 gli accessi giornalieri fra tutti gli ambulatori, divisi circa al 50 per cento tra pazienti che hanno bisogno della ricetta medica e pazienti che hanno invece problematiche cliniche; ma i servizi offerti sono davvero tanti. Grazie alla presenza di infermieri è possibile fare medicazioni che il paziente non è in grado di fare, come togliere punti di sutura o cambiare una fasciatura, oppure effettuare iniezioni anche nell’ambito di una terapia o effettuare il cambio di un catetere. Le stesse prestazioni che offre il Pronto soccorso, anche economicamente (nessuna spesa di ticket per i codici bianchi), ma senza lunghe file e inutili attese.
«Recarsi con una febbre o un mal di orecchie al Pronto soccorso, spiega Marina Tumiati, direttore sanitario dell’Usl, significa essere messi, come codice bianco, in coda rispetto a casi più gravi e quindi aspettare anche molte ore e poi, una volta visitati, pagare il ticket. Negli ambulatori di Map per i residenti in Valle o per coloro che sono in possesso di tessera sanitaria Team (tessera europea assicurazione malattia) non si paga e il tempo di attesa è notevolmente ridotto».
Psoriasi, così ci si cura veramente
News Presa, PrevenzionePer alcuni “psoriasi” è solo una parola vuota, per molti altri invece è un vero e proprio incubo. Il problema con questa malattia della pelle è che spesso chi ne soffre si sente solo e disorientato. Gli ambulatori tradizionali non riescono infatti a dare risposte efficaci e purtroppo gli ex Centri Psocare non sono più attivi. Eppure erano i soli a garantire il diritto alla cura con terapie adeguate e moderne; riaprirli significherebbe garantire un risparmio sulla spesa che storicamente riguarda i malati cronici. E la spesa è veramente enorme, basti pensare che solo in Campania su 234 mila pazienti almeno 73 mila non ricevono cure adeguate, rischiando che la malattia progredisca e diventi sempre più grave. A lanciare l’allarme, in occasione della Giornata Mondiale della Psoriasi (del 29 ottobre) è l’Associazione per la Difesa degli Psoriasici (A.DI.PSO).
Le opzioni terapeutiche
In realtà le possibilità di cura esistono e sono anche efficaci, se ben utilizzate. Lo spiega il professor Nicola Balato (associato di Dermatologia dell’Università di Napoli Federico II). «Si va dalle terapie per uso topico per le forme più lievi e localizzate in aree specifiche come ginocchia, gomiti o cuoio capelluto alle terapie sistemiche per le forme più gravi. Il primo passo è usare farmaci tradizionali come retinoidi, ciclosporina, metotressato; in caso di inefficacia o intolleranza, abbiamo a disposizione i farmaci biotecnologici originator e i loro analoghi biosimilari. Abbiamo ormai un’esperienza decennale con questi medicinali e sappiamo che sono validi e sicuri».
Uno dei problemi più attuali in medicina è l’aderenza alle terapie per cui è opportuno che i farmaci vengano prescritti da centri di riferimento che diano sicurezza al paziente e consentano di creare un network davvero efficiente delle strutture regionali. Nei Centri di riferimento, inoltre, i pazienti devono essere presi in carico e valutati anche per le altre patologie che spesso si accompagnano alla psoriasi, per esempio ipertensione, ipercolesterolemia, diabete e artrite. Il paziente psoriasico grave dev’essere valutato a 360 gradi per la possibilità di una diagnosi precoce non solo della patologia ma anche delle possibili comorbidità. Nonostante ciò il peso della psoriasi come malattia infiammatoria cronica risulta ancora sottovalutato e sottostimato dagli organi competenti. L’obiettivo sarebbe quello di sensibilizzare le istituzioni per un più facile accesso alle terapie per potere limitare l’impatto della malattia e migliorare la qualità di vita dei pazienti.
Ecco le strutture campane all’avanguardia contro la psoriasi
Istituto di Dermatologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia dellUniversità Federico II di Napoli
Reparto di Dermatologia dell’Ospedale S. Maria della Speranza di Battipaglia (Sa)
Unità operativa complessa di Dermatologia dell’Ospedale Rummo di Benevento
Unità operativa di Dermatologia e Fototerapia – P.O. “Sacro Cuore di Gesù” di Benevento
Mara Maccarone, presidente di A.DI.PSO, ricorda che la psoriasi è una malattia sempre più diffusa e colpisce anche i bambini. «I pazienti – aggiunge – vengono tuttora discriminati, isolati, derisi e così cresce il loro disagio sociale: i malati di psoriasi si sentono chiusi in una gabbia, ma la chiave per aprirla esiste ed è una terapia corretta e tempestiva».
Allergia alla carne rossa: primo caso al sud
Alimentazione, Associazioni pazienti, News Presa, PrevenzioneEsiste anche un’allergia verso la carne rossa ed è stata scoperta nel 2009 negli Stati Uniti. A scatenarla sono delle punture di zecche che determinano la formazione di anticorpi di tipo IgE, tipici dell’allergia verso l’Alfa-GAL.
Non si tratta di una proteina, ma di uno zucchero che viene iniettato sotto cute dalla saliva della zecca. Lo zucchero attiva degli anticorpi che a loro volta scatenano una forma di allergia legata al consumo di carne. La reazione allergica non è immediata dopo l’assunzione della carne, ma ritardata da 3 a 6 ore e questo rende più difficile l’associazione dell’allergia al cibo.
Il primo caso di allergia alla carne rossa nei confronti dello zucchero Alfa-Gal al Sud risale a pochi giorni fa: riguarda un uomo di circa 50 anni di Reggio Calabria che lavora per il Corpo Forestale, già punto in passato da zecche. Nella notte ha manifestato due episodi di reazione, circa 5-6 ore dopo la cena, con perdita di coscienza e manifestazioni cutanee. Precedentemente aveva mangiato ingenti quantità di carne rossa. In Italia sono ancora pochi i centri in grado di compiere indagini su questo tipo di reazione.
“Non c’è una terapia nei confronti di questa patologia – ha spiegato Antonino Musarra, Presidente AAIITO, Associazione degli Allergologi e Immunologi Territoriali e Ospedalieri Italiani – L’unica strategia è quella della prevenzione. Non abbiamo ancora grandi dati su questo tipo di sensibilizzazione. E’ per questo che occorre identificare il prima possibile quale tipo di carne il paziente abbia ingerito, il taglio di essa e la relativa quantità. Finora tutti i casi erano stati riportati nel Nord-Est, raramente nel Nord-Ovest. Ancora troppo pochi i centri che possono scoprire questo tipo di allergia. Reggio è tra questi”.
Recentemente si è ottenuto un nuovo sistema diagnostico: il dosaggio delle IgE specifiche verso l’Alfa-GAL, che però al momento è disponibile solo in un numero limitato di laboratori.
La patologia è piuttosto rara. “Su 68 centri italiani di allergologia analizzati che vedono mediamente oltre 100mila pazienti ogni anno, sono stati identificati soltanto 27 casi”, ha spiegato lo specialista Danilo Villalta durante il Congresso Nazionale dell’AAIITO.
Il mal di denti, ha le ore contate!
News, News Brevi, Ricerca innovazioneOgni anno, durante la pausa estiva, sono molti gli studi dentistici che chiudono per ferie. Ecco che allora, per un semplice mal di denti, il pronto soccorso odontoiatrico dell’ospedale Santo Spirito di Casale Monferrato viene preso d’assalto. Qui si rivolgono pazienti di varie città, da Alessandria, a Tortona, a Valenza, fino a Novi Ligure.
Per questo, per evitare il sovraffollamento della struttura e garantire interventi rapidi a chi sta davvero soffrendo, è stato attivato un percorso veloce “fast track” che porta direttamente i pazienti in reparto. Il servizio infatti, è valido soltanto per i pazienti che dichiarino dolore acuto, un ascesso doloroso o un’infiammazione con febbre. Il “fast track” consiste in un percorso diretto che punta a bypassare la visita in pronto soccorso e dirigere direttamente il paziente al reparto di Odontostomatologia dove sarà visitato da uno specialista.
L’Unità Operativa di Odontostomatologia del Santo Spirito è punto di riferimento nel territorio poiché funge anche da centro specializzato per le cure dentistiche dei disabili e delle persone affette da handicap e si occupa del trattamento di patologie specifiche. In particolare il reparto esegue estrazioni chirurgiche, parodontologia (prevenzione e cura dei casi complessi: detartrasi e levigatura radici), trattamenti ambulatoriali o in sala operatoria, monitoraggio e cura di lesioni patologiche delle mucose orali, precancerose, prevenzione dei tumori del cavo orale.
Il reparto cura anche pazienti con vario grado di handicap fisico-psichico, pazienti psichiatrici o odontofobici. Per i pazienti a rischio invece, esiste l’ambulatorio per cardiopatici, nefropatici, ipertesi, diabetici.
Farmaci, l’Italia tra i big nell’esportazione di materie prime
Farmaceutica, News PresaFarmaci, le materie prime per realizzarli parlano italiano. A dirlo è uno studio di settore presentato al Forum Aschimfarma 2016, al quale hanno partecipato i massimi esperti, che hanno commentato l’andamento e le caratteristiche di un comparto farmaceutico fiore all’occhiello della nostra economia. Da capogiro le cifre che ruotano attorno a questo mercato, visto che il fatturato mondiale del settore, che vale circa 43 miliardi di dollari, viene realizzato al 10% in Italia, dove operano circa 80 imprese. Su cosa si poggia questa leadership? Sulla qualità. Nel campo farmaceutico l’Italia mantiene una quota di export altissima, l’85%, e il personale dedicato alla ricerca e sviluppo è più che doppio rispetto alla media manifatturiera. Il costo del lavoro pro-capite supera del 50% la media manifatturiera, a dimostrazione della migliore qualificazione e professionalità del personale, ma anche della capacità di offrire anche in futuro opportunità di lavoro alle giovani generazioni.
Gian Mario Baccalini, presidente di Aschimfarma (associazione di Federchimica che rappresenta in Italia i produttori di principi attivi farmaceutici) spiega che il nostro paese «ha da tempo raccolto le più importanti sfide della globalizzazione, producendo secondo standard di alta qualità e sofisticata specializzazione; nonché del cambiamento tecnologico, con investimenti in capitale umano e Industria 4.0. Le multinazionali del farmaco premiano la strategia dei produttori italiani: molte big pharma negli ultimi anni sono tornate ad acquistare in Europa ed in particolare in Italia. Anche le nostre Istituzioni hanno vinto la scommessa della competitività, privilegiando la qualità come elemento strategico per la tutela della salute e la crescita industriale del settore chimico farmaceutico».
L’assunzione di questa strategia da parte di AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), conclude Baccalani, ha favorito il mantenimento e il miglioramento degli standard qualitativi dei produttori italiani di principi attivi farmaceutici nei confronti della competizione mondiale».
Non mancano, tuttavia, alcune criticità, si pensi alla necessità di evitare che un eccesso di burocrazia interferisca con le politiche industriali, creando lentezza negli adempimenti e soprattutto incertezza, dovuta a interpretazioni non univoche e poco chiare delle normative vigenti. Secondo gli esperti occorre anche favorire un nuovo rapporto tra impresa e mercato dei capitali, sostenuto da programmi pubblici di investimento nelle imprese.