Tempo di lettura: 3 minutiPersone che piangono, resti di case sbriciolate al suolo, indumenti e mobili che emergono dalle macerie. I terremoti non danno preavviso e sconvolgono intere città. Le immagini di disperazione che si vedono in televisione e che girano in rete in questi giorni possono avere un impatto emotivo molto forte, specie sui più piccoli. Maura Manca, Psicoterapeuta e
Presidente di Osservatorio Nazionale Adolescenza
spiega: “Quando capitano questi eventi non bisogna tenerli all’oscuro di tutto come si vorrebbe per tutela e protezione, bisogna informarli perché tanto c’è il rischio che lo facciano gli altri, gli amichetti, che vedano da soli la tv o la rete internet, che ne parlino a scuola ecc.” Il genitore – secondo l’esperta – ha il ruolo di informare nel modo più corretto ed opportuno i figli, in base all’età.
Le domande più difficili a cui rispondere sono spesso quelle più spontanee e naturali come per esempio: “Perché quella signora grida?”, “Perché piange?”, “Mamma (o papà o nonno/a), cosa è successo perché è tutto così?”, “Può capitare anche noi?”.
“Le notizie – continua Manca – in effetti sono spesso accompagnate da un forte tasso di allarmismo e emotività, si parla di morte e di morti e i bambini attraverso tutto questo, si immaginano il terremoto a modo loro, in base alle loro esperienze, al loro sviluppo cognitivo, alla loro emotività e a volte, soprattutto quelli più sensibili e fragili, possono essere particolarmente toccati”.
Allora di cosa hanno bisogno i bambini? Cosa devono fare i genitori? La psicologa dà una serie di suggerimenti utili su come affrontare queste situazioni:
– I BAMBINI HANNO BISOGNO DI NON PERDERE MAI LA SPERANZA, di capire ciò che succede ma di percepire nel contempo che c’è una via d’uscita, di comprendere soprattutto se è un qualcosa che può capitare anche a loro e alla famiglia, in cui possono morire. Sono molto spaventati dalla morte e le reazioni legate a questi eventi li portano a pensare alle conseguenze più negative.
– È SEMPRE IMPORTANTE SPIEGARE COSA SIA UN TERREMOTO, come funziona, perché avviene e sottolineare che ci sono tante persone sempre pronte ad intervenire in caso servisse. In caso spendere qualche minuto per spigare cosa fare se dovessero sentire una scossa di terremoto e soprattutto mantenere la calma. Non potete dire che a voi non potrà mai capitare, non sarebbe realistico, è importante tranquillizzali facendogli capire che la casa in cui vivono è solida, che ci sono case a prova di terremoto e altre che purtroppo sono costruite diversamente e che quindi rischiano di non reggere. Cercare di rassicurarli mantenendo sempre un’aderenza con la realtà.
– Ciò che fa più paura al bambino è il fatto di non poter vedere, di non capirne l’entità, di non riuscire a controllare l’evento e quindi di essere impotente, per questo dovete stare attenti che filtrino ciò che succede in maniera adeguata, per evitare di sovraccaricarli a livello emotivo.
– DETERMINATE IMMAGINI, LA RIDONDANZA, PAROLE ED IMMAGINI FORTI HANNO UN FORTE IMPATTO SULLA PSICHE DEI BAMBINI, PER QUESTO NON DEVONO ESSERE MAI LASCIATI SOLI NELLA VISIONE DI QUESTE IMMAGINI. Il genitore però deve stare molto attento alle proprie reazioni nel leggere le notizie o nel guardare la tv. Reazioni allarmistiche, affermazioni drammatiche, troppa emotività, fa automaticamente scattare nel bambino una preoccupazione.
– RISPONDETE A TUTTE LE LORO DOMANDE, ditegli che siete sempre disponibili a confrontarvi con loro, cercate di capire cosa pensano, la percezione che hanno dell’evento, come lo vivono, cosa pensano. Osservateli nel gioco, fate attenzione a ciò che dicono e soprattutto fateli DISEGNARE, fategli esprimere graficamente ciò che hanno dentro. I disegni parlano molto più delle parole.
– POSSONO ANCHE FARE DEGLI INCUBI, ci sono studi che hanno dimostrato che gli eventi di vita reali spaventano molto di più dei film horror perché si ha la percezione che possa capitare anche a loro, perché sono veri e realistici. Queste forti emozioni possono andare ad intaccare il sonno e possono manifestarsi anche di notte sotto forma di risvegli, difficoltà di addormentamento e di incubi notturni.
– Se richiedono un po’ PIU’ VICINANZA FISICA E CONTATTO bisogna dargliela perché in questo momento si sentono più fragili anche se nel contempo vanno sempre rassicurati e contenuti.
– Se volessero ESSERE D’AIUTO in qualche modo permetteteglielo, magari facendogli comprare qualcosa da far avere ai bambini coinvolti in modo che si sentano parte attiva dell’evento e non lo subiscano.
– Anche il ruolo dei NONNI e dei fratelli maggiori è fondamentale, devono seguire gli stessi consigli ed essere contenitivi e di supporto perché sono figure affettive di riferimento molto importanti per i bambini.
Fertility Day, i ginecologi sostengono il Ministero
News PresaNegli ultimi giorni non si è fatto altro che parlare del Fertility Day promosso dal Ministero della Salute. Un’iniziativa meritoria che evidentemente non ha trovato uno sbocco comunicativo molto felice. Le critiche, non è un segreto, sono state feroci e sono arrivate da tutte le parti. Resta però da chiedersi se agli attacchi legati ad una campagna di comunicazione opinabile non siano prestati anche ad una strumentalizzazione.
Il professor Nicola Colacurci
A favore della campagna si schiera il professor Nicola Colacurci, ordinario di Ginecologia alla Seconda Università di Napoli e presidente dell’Associazione Ginecologi Universitari Italiani. «A fare scalpore – spiega – è stata la scelta comunicativa non troppo felice; così è passato in secondo piano il senso stesso della campagna. Tuttavia i dati parlano chiaro: il notevole calo delle nascite negli ultimi anni, l’aumento significativo dell’età in cui avviene la prima gravidanza, l’incremento delle problematiche riproduttive sono incontrovertibili».
Appurato che si è scelto un modo infelice per fare comunicazione sulla prevenzione, resta il merito di una campagna che si pone come obiettivo la sensibilizzazione dell’opinione pubblica. E’ questo in sostanza il motivo per il quale l’AGUI ha fin dall’inizio sostenuto l’iniziativa del Ministero della Salute di indire un “Fertility Day”. «Creare un momento di grande attenzione su problematiche a cui il ministero si sta profondamente dedicando tramite il “Piano Nazionale Fertilità” è un bene dice il professor Colacurci – non si può gettare tutto alle ortiche per una cartolina infelice. Le modalità della comunicazione possono essere discusse ed eventualmente riviste per ottimizzare i risultati, ma non si può mettere in discussione il profondo significato positivo di tale progettualità che deve, in tutti i casi, essere promossa e non ostacolata da polemiche che, in molti casi, appaiono strumentali».
Sindrome post-vacanza: come superarla
News PresaChe siano state giornate trascorse in riva al mare nel dolce far niente o serate all’insegna del divertimento, il ritorno agli obblighi di lavoro, familiari o di studio è amaro per tutti. Circa il 35 per cento della popolazione avvertono stanchezza, apatia, mancanza di concentrazione e sonnolenza al rientro dalle ferie. Questi sintomi hanno un nome: sindrome post-vacanza e di solito regrediscono entro 10 / 14 giorni.
Se il lavoro, però, tende ad essere stressante, qui di seguito alcuni consigli che aiutano a superare la sindrome post-vacanza:
Uno degli errori più frequenti è quello di tornare dalle ferie il giorno prima del rientro al lavoro.
È consigliabile prendere almeno un paio di giorni per ricominciare gli allenamenti e disfare le valigie.
In vacanza si può stare alzati fino a tardi e dormire con irregolarità, è importante che i ritmi del sonno ritornino normali.
Cancro al seno, a 16 anni scopre come curarlo
Ricerca innovazioneUn ragazzo di 16 anni, un laboratorio scolastico e l’annuncio di una scoperta sensazionale per sconfiggere il tumore del seno. Sono questi gli ingredienti di una storia che sta facendo il giro del mondo. Krtin Nithiyanandam, questo il nome del piccolo genio di origini indiane che da anni vive e studia a Londra, ha annunciato di aver trovato nel laboratorio di scienze della sua della sua scuola il modo di «silenziare i geni che producono ID4», mettendo al tappeto una forma gravissima di tumore al seno. Così facendo, infatti, il tumore si trasforma in uno stadio meno insidioso.
Google Science Fair
Sulla questione non ci sono stati ancora passi ufficiali da parte della comunità scientifica internazionale, ma sono in molti a credere che l’annuncio possa avere solide fondamenta. Krtin Nithiyanandam non è infatti un adolescente come gli altri, il ragazzo ha già fatto parlare di se un anno quando ha vinto il “Google Science Fair” realizzando un test svela-Alzheimer che ha lasciato a bocca aperta molti affermati ricercatori.
[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=c67HkyQfr78[/youtube]
Intervistato dal The Independent, Krtin non ha nascosto la sua speranza di poter ricevere un supporto dalla comunità scientifica così da poter trasformare in realtà quella che per ora è solo un’intuizione. Sino ad oggi il ragazzo ha infatti potuto utilizzare solo le modeste apparecchiature del laboratorio scolastico.
L’idea è di Krtin Nithiyanandam è quella poter trasformare il cancro al seno triplo negativo in una forma che risponde ai trattamenti. Il triplo negativo ricomprende il 15% circa di tutti i tumori della mammella e la sua insorgenza può essere legata ad un’alterazione a carico del gene Brca 1 o 2. Ovviamente, come detto, questa è una scoperta ancora tutta da verificare, ma se realmente le intuizioni del giovane Krtin fossero corrette è chiaro che si aprirebbero nuove speranze per moltissime donne che oggi non hanno prospettive valide di cura.
Piemonte: al primo posto in Italia per numero di trapianti
Economia sanitaria, NewsPrima regione in Italia per numero di trapianti eseguiti. E’ il Piemonte che dagli anni ’80 ha effettuato 4.321 trapianti di rene, tra cui interventi complessi come reni trapiantati in doppio o su pazienti pediatrici molto piccoli; di questi, più di 200 trapianti di rene sono stati eseguiti da donatore vivente e molti insieme ad altro organo.
Degli 8.000 eseguiti nel 2015, 6.759 sono stati effettuati a Torino (Molinette 6.650 e ospedale Infantile Regina Margherira 109), altri 109 combinati sempre a Torino (Molinette 106 e Regina Margherita 3) ed infine 1132 trapianti di rene a Novara. Numeri che fanno conquistare anche al capoluogo primontese il primato di città con il più alto tasso di trapianti eseguiti nel nostro Paese.
616 sono stati invece gli interventi al cuore, di cui 37 i trapianti effettuati su bambini. 270 i pazienti che hanno avuto questo tipo di intervento al polmone, spesso come doppio trapianto, ed in 21 casi ha coinvolto piccoli pazienti. Ed infine 53 trapianti di pancreas, dei quali 42 combinati rene/pancreas nei pazienti diabetici, 3 combinati fegato/pancreas ed 8 singoli.
Nonostante questi numeri però, sono ancora lunghe le liste di attesa di pazienti che aspettano di ricevere un organo nuovo: il 31 dicembre 2015 erano 510 quelli in attesa di un trapianto di rene, 60 in attesa di un trapianto di fegato, 42 in attesa di un cuore, 30 di un polmone, 3 di pancreas. E tanti sono anche i pazienti che provengono da altre regioni. Non è piemontese il 28% dei candidati in attesa di trapianto renale, il 50% circa di quelli in attesa di trapianto epatico, il 14% dei pazienti che aspettano un cuore ‘nuovo’ e il 43% di quelli in attesa di un intervento ai polmoni.
Immagini di terremoti: come reagiscono i bambini?
News Presa, Prevenzione, PsicologiaPersone che piangono, resti di case sbriciolate al suolo, indumenti e mobili che emergono dalle macerie. I terremoti non danno preavviso e sconvolgono intere città. Le immagini di disperazione che si vedono in televisione e che girano in rete in questi giorni possono avere un impatto emotivo molto forte, specie sui più piccoli. Maura Manca, Psicoterapeuta e Presidente di Osservatorio Nazionale Adolescenza spiega: “Quando capitano questi eventi non bisogna tenerli all’oscuro di tutto come si vorrebbe per tutela e protezione, bisogna informarli perché tanto c’è il rischio che lo facciano gli altri, gli amichetti, che vedano da soli la tv o la rete internet, che ne parlino a scuola ecc.” Il genitore – secondo l’esperta – ha il ruolo di informare nel modo più corretto ed opportuno i figli, in base all’età.
Le domande più difficili a cui rispondere sono spesso quelle più spontanee e naturali come per esempio: “Perché quella signora grida?”, “Perché piange?”, “Mamma (o papà o nonno/a), cosa è successo perché è tutto così?”, “Può capitare anche noi?”.
“Le notizie – continua Manca – in effetti sono spesso accompagnate da un forte tasso di allarmismo e emotività, si parla di morte e di morti e i bambini attraverso tutto questo, si immaginano il terremoto a modo loro, in base alle loro esperienze, al loro sviluppo cognitivo, alla loro emotività e a volte, soprattutto quelli più sensibili e fragili, possono essere particolarmente toccati”.
Allora di cosa hanno bisogno i bambini? Cosa devono fare i genitori? La psicologa dà una serie di suggerimenti utili su come affrontare queste situazioni:
– I BAMBINI HANNO BISOGNO DI NON PERDERE MAI LA SPERANZA, di capire ciò che succede ma di percepire nel contempo che c’è una via d’uscita, di comprendere soprattutto se è un qualcosa che può capitare anche a loro e alla famiglia, in cui possono morire. Sono molto spaventati dalla morte e le reazioni legate a questi eventi li portano a pensare alle conseguenze più negative.
– È SEMPRE IMPORTANTE SPIEGARE COSA SIA UN TERREMOTO, come funziona, perché avviene e sottolineare che ci sono tante persone sempre pronte ad intervenire in caso servisse. In caso spendere qualche minuto per spigare cosa fare se dovessero sentire una scossa di terremoto e soprattutto mantenere la calma. Non potete dire che a voi non potrà mai capitare, non sarebbe realistico, è importante tranquillizzali facendogli capire che la casa in cui vivono è solida, che ci sono case a prova di terremoto e altre che purtroppo sono costruite diversamente e che quindi rischiano di non reggere. Cercare di rassicurarli mantenendo sempre un’aderenza con la realtà.
– Ciò che fa più paura al bambino è il fatto di non poter vedere, di non capirne l’entità, di non riuscire a controllare l’evento e quindi di essere impotente, per questo dovete stare attenti che filtrino ciò che succede in maniera adeguata, per evitare di sovraccaricarli a livello emotivo.
– DETERMINATE IMMAGINI, LA RIDONDANZA, PAROLE ED IMMAGINI FORTI HANNO UN FORTE IMPATTO SULLA PSICHE DEI BAMBINI, PER QUESTO NON DEVONO ESSERE MAI LASCIATI SOLI NELLA VISIONE DI QUESTE IMMAGINI. Il genitore però deve stare molto attento alle proprie reazioni nel leggere le notizie o nel guardare la tv. Reazioni allarmistiche, affermazioni drammatiche, troppa emotività, fa automaticamente scattare nel bambino una preoccupazione.
– RISPONDETE A TUTTE LE LORO DOMANDE, ditegli che siete sempre disponibili a confrontarvi con loro, cercate di capire cosa pensano, la percezione che hanno dell’evento, come lo vivono, cosa pensano. Osservateli nel gioco, fate attenzione a ciò che dicono e soprattutto fateli DISEGNARE, fategli esprimere graficamente ciò che hanno dentro. I disegni parlano molto più delle parole.
– POSSONO ANCHE FARE DEGLI INCUBI, ci sono studi che hanno dimostrato che gli eventi di vita reali spaventano molto di più dei film horror perché si ha la percezione che possa capitare anche a loro, perché sono veri e realistici. Queste forti emozioni possono andare ad intaccare il sonno e possono manifestarsi anche di notte sotto forma di risvegli, difficoltà di addormentamento e di incubi notturni.
– Se richiedono un po’ PIU’ VICINANZA FISICA E CONTATTO bisogna dargliela perché in questo momento si sentono più fragili anche se nel contempo vanno sempre rassicurati e contenuti.
– Se volessero ESSERE D’AIUTO in qualche modo permetteteglielo, magari facendogli comprare qualcosa da far avere ai bambini coinvolti in modo che si sentano parte attiva dell’evento e non lo subiscano.
– Anche il ruolo dei NONNI e dei fratelli maggiori è fondamentale, devono seguire gli stessi consigli ed essere contenitivi e di supporto perché sono figure affettive di riferimento molto importanti per i bambini.
Radiografie: in Toscana si condividono a distanza tra specialisti
Economia sanitaria, Ricerca innovazioneRadiografie: come migliorare i processi di diagnosi e di cura nel pieno rispetto della privacy? Una soluzione arriva dall’ASL Toscana nord ovest dove, prima in Toscana, è possibile mettere in condivisione tutte le immagini radiologiche, indipendentemente da dove siano state effettuate.
Il nuovo metodo per lo scambio di informazioni tra professionisti è stato reso possibile grazie alla messa in rete in tutto l’ambito aziendale del sistema integrato Risolution-Synaps (Ris-Pacs), che collega ben tredici ospedali distanti tra loro fino a 200 km. L’elevato numero di prestazioni radiologiche e di medicina nucleare che vi sono effettuate sono rese disponibili in tempo pressoché reale.
Grazie al sistema PACS (Picture Archive Comunication System), nell’ASL Toscana nord ovest è possibile avere il dossier radiologico elettronico dei cittadini che hanno eseguito gli esami, rispettando la loro privacy. Sono quindi possibili teleconsulti in tempo reale: gli specialisti possono infatti collegarsi da qualsiasi struttura ed esaminare la documentazione inviata.
Il collegamento fra tutte le radiologie migliora i livelli di sicurezza. La documentazione, infatti, non può più essere smarrita o deteriorarsi con il passare del tempo, in quanto tutte le immagini generate dai singoli esami diagnostici sono replicate in tutti i server presenti nei vari ospedali dell’azienda sanitaria. In tal modo è possibile ottimizzare anche il flusso di lavoro e aumentarne l’efficienza, con grossi vantaggi per quanto riguarda le liste di attesa.
Tasso di fecondità: il primato pratese
Economia sanitaria, News PresaTasso di fecondità
Fecondità: in Italia il tasso più alto si registra in Toscana, più precisamente a Prato. Seppure l’anno scorso vi sia stato un calo della natalità rispetto agli anni precedenti, Prato è risultata la città con il più alto tasso di fecondità non solo in Toscana, ma a livello nazionale.
Questa tendenza è legata alla presenza di numerose donne straniere che, rispetto alle donne italiane, fanno più figli. Il loro indice di fecondità è superiore di quasi tre volte. Quasi la metà delle donne che hanno partorito a Prato non sono di cittadinanza italiana. Rispetto al numero totale delle partorienti, circa un quarto sono cinesi. Tra le donne straniere vi sono anche albanesi, marocchine, romene e pachistane.
La città di Prato si distingue anche per altri due dati positivi legati alla natalità. A Prato, infatti, si registra un primato per quanto riguarda l’età delle donne che partoriscono: le partorienti sono più giovani rispetto alla media italiana. Per quanto riguarda il tipo di parto, invece, Prato si è distinta anche per il basso tasso di parti chirurgici. Solo un quinto circa delle donne hanno partorito con il cesareo.
Ad avere il primato in Toscana dell’aspettativa di vita alla nascita è però Firenze, non Prato. Secondo i dati statistici ed epidemiologici raccolti, un neonato nato nell’area fiorentina vive in media un numero di mesi in più rispetto ai neonati che nascono nel resto della Regione. Si tratta di un indicatore rilevante sullo stato sociale, sanitario e ambientale della popolazione.
Infinity, la novità che migliora la vita dei malati di Parkinson
Ricerca innovazioneSi chiama ‘Infinity’ l’ultima novità nel campo della stimolazione cerebrale profonda o Deep Brain Stimulation (DBS). Si tratta di un nuovo sistema di stimolazione elettrica del cervello che può migliorare la qualità di vita dei malati di Parkinson.
La DBS è una procedura di neurochirurgia utilizzata da oltre 20 anni che adesso migliora grazie a questa novità. Infinity ha sviluppato degli elettrodi direzionali che consentono una maggiore precisione di erogazione del campo elettrico e che possono, in questo modo, calibrare in modo più preciso la stimolazione elettrica adattandola il più possibile alle esigenze di uno specifico paziente e ridurre gli effetti collaterali.
Il dispositivo impiantato – per la prima volta in Italia – grazie a una collaborazione tra il Centro Parkinson dell’Istituto Neurologico Mondino di Pavia e la Neurochirurgia Funzionale dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, interviene nelle fasi più severe della malattia, quando la terapia farmacologica non è più sufficiente. Attraverso degli elettrodi, infatti, è possibile erogare impulsi capaci di “liberare” la corteccia cerebrale motoria, migliorando i sintomi della malattia, le abilità e la qualità di vita.
Ogni anno in Italia si ammalano di Parkinson da 8mila a 12mila nuove persone, di cui molte sotto i 50 anni. Sono circa 45 all’anno i nuovi impianti di DBS effettuati al Galeazzi ogni anno. Nell’80% dei casi si tratta di malati di Parkinson ma in questo modo vengono trattati anche alcuni disturbi del movimento e alcuni disturbi comportamentali come la sindrome ossessivo-compulsiva.
Dementia Friendly Community, e l’Alzheimer fa meno paura
Associazioni pazientiAbbiategrasso, comune alle porte di Milano con 32 mila abitanti di cui 600 con problemi cognitivi, si impegna nella battaglia contro l’Alzheimer e diventa la prima comunità amica delle persone con demenza in Italia.
Sono circa 1.200.000, nel nostro Paese le famiglie colpite dal problema della demenza, nel 60% dei casi provocata dalla malattia di Alzheimer; solo a Milano sono 25.000 i casi stimati, con più di 300 strutture che offrono assistenza. Ma oltre all’aspetto sanitario, da considerare ci sono anche la paura e il pregiudizio, o la difficoltà di approcciarsi ai malati.
“Si dice che la seconda vittima della demenza siano le famiglie coinvolte, che devono affrontare il peso di una malattia lunga e devastante; ecco perché è nostro dovere agire per migliorare la qualità di vita dei malati e dei loro cari, che spesso si vergognano della loro condizione e si ritrovano ad allontanarsi anche da amici e parenti” dice Gabriella Salvini Porro presidente della Federazione Alzheimer Italia. Da questo nasce ‘Dementia Friendly Community’, un progetto pilota ideato dalla Federazione Alzheimer Italia che non punta a creare nuovi servizi, ma ha l’obiettivo di far uscire le persone con demenza che vivono chiuse in casa e aiutarle a usufruire dei servizi offerti dalla comunità.
Si parte con un’inchiesta con cui capire le esigenze, le cose che vanno e non vanno e i servizi che potrebbero servire. Segue la fase della formazione di chi opera in negozi, uffici pubblici, scuole, mercato cittadino, biblioteca, parco per creare, infine, veri e propri appuntamenti sociali, dagli aperitivi ai caffè, dalla ginnastica alle uscite al mercato, per aiutare i malati a riprendere i contatti con la società.
Cinque nuove breast unit in Liguria per affrontare il tumore al seno
Economia sanitaria, PrevenzioneE’ la Liguria la prima regione in Italia ad attivare una rete di breast unit, centri specializzati per la prevenzione, la diagnosi e la cura del tumore al seno.
Le breast unit sono cinque e divise in sei sedi: due a Genova, all’ IRCCS San Martino-IST e a Villa Scassi (che si avvale anche della collaborazione degli ospedali Galliera ed Evangelico) e una negli ospedali di Sanremo, Savona e nel Levante, dove sono operative due sedi chirurgiche, a Sestri Levante e a La Spezia.
Alle pazienti prese in carico, questi centri propongono un approccio integrato e multidisciplinare e seguono un unico protocollo: esami di approfondimento entro 20 giorni dalla mammografia che ponga un dubbio diagnostico, intervento chirurgico entro un mese dalla diagnosi, chemioterapia e radioterapia rispettivamente entro otto settimane e due mesi dall’intervento.
Le breast unit assistono le donne in un percorso che spesso è doloroso e difficile anche dal punto di vista psicologico offrendo loro un sostegno completo. Oltre ai diversi specialisti (oncologi, chirurghi plastici, infermieri, psicologi) i centri si avvalgono, infatti, anche del contributo di associazioni di donne che hanno già affrontato e risolto positivamente il percorso terapeutico e sono perciò in grado di accompagnare e sostenere altre donne e di capirne i bisogni e le paure.
“È molto importante la fase dello screening del carcinoma mammario e il percorso della presa in carico della paziente che nel centro senologico trova un’assistenza multidisciplinare fase per fase, fino alla ricostruzione della mammella” ha precisato l’assessore regionale alla salute Sonia Viale.