Tempo di lettura: 2 minutiUna settimana di iniziative per raccontare a tutti come le biotecnologie possono – e potranno sempre più – migliorare la qualità della vita.La SETTIMANA EUROPEA DEL BIOTECH (EBW) 2017 chiama a raccolta in tutta Italia studenti, ricercatori, istituzioni, addetti ai lavori, famiglie, giornalisti e chiunque voglia sapere qualcosa in più sul tema. Le iniziative, sparse per tutto il Paese, inizieranno 25 settembre e andranno avanti fino al 1° ottobre.
Gli eventi
Anche quest’anno UNIAMO FIMR onlus è partner della European Biotech Week – grazie alla collaborazione con Assobiotech fin dalla prima edizione – e sarà presente in 3 città: Genova, Venezia Mestre e Modena.
A Genova e a Modena ci saranno i dibattiti- evento PLAY DECIDE in cui si affronteranno temi caldi come la diagnosi precoce (screening neonatale) e il ruolo dei farmaci innovativi (farmaci orfani) in termini di salute e qualità della vita – a Genova con la collaborazione di A.Li.Sa. (Azienda Ligure Sanitaria della Regione Liguria e Centro Regionale di Riferimento per gli Screening Neonatali e la diagnosi delle malattie metaboliche dell’Università-Istituto Giannina Gaslini) e a Modena del Dipartimento di Scienza della vita dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
A Venezia Mestre si svolgerà, invece, l’iniziativa “Porte Aperte” con l’AULSS3 Serenissima, La Fondazione Banca degli Occhi e la biobanca malattie rare e neuro riabilitazione IRCCS S. Camillo per conoscere come opera una Biobanca.
Il format dell’evento-dibattito PLAY DECIDE, già collaudato in Europa e certificato dalla stessa Commissione Europea (www.playdecide.eu) è nato per stimolare il confronto di tutti gli attori coinvolti nel sistema salute su temi di grande impatto individuale e sociale. Ogni tematica è porta con sé implicazioni etiche, scientifiche ed economiche, ecco perché il dibattito si propone come promotore della libera espressione di ogni partecipante.
I PLAY DECIDE, spiega la federazione, rispondono a un profondo bisogno di conoscenza e informazione rilevato da UNIAMO FIMR onlus tra i suoi associati, ma anche tra i cittadini, che oggi più che mai desiderano essere preparati a discutere sulle decisioni prese per la propria salute e in grado di padroneggiare gli argomenti e necessari a sostenere un dialogo aperto e costruttivo.
Partecipare, continua, è un’occasione di crescita e formazione per tutti, cittadini, pazienti, associazioni, studenti, professionisti della salute, ricercatori e divulgatori scientifici. Una concreta esperienza di agorà scientifica, un momento di consolidamento della rete e della comunità dei malati rari”.
Con l’implementazione della Legge 167/2016 e con l’estensione dello screening neonatale a tutti i neonati italiani, grazie ai nuovi LEA, la federazione sottolinea l’urgenza di aggiornare il kit PLAY DECIDE sullo screening neonatale. I due eventi-dibattito saranno un’opportunità pubblica per iniziare l’aggiornamento del kit PLAY DECIDE, che avrà come esito finale la pubblicazione e la condivisione del nuovo strumento con tutta l’Europa entro l’anno corrente.
A Mestre Venezia, infine, si discuterà di biobanking di ricerca, con l’iniziativa “porte aperte” alla Fondazione banca degli occhi. Si potrà vedere da vicino l’attività di biobanking, dall’accettazione del campione alla lavorazione, fino alla gestione dei dati associati. Ci si potrà confrontare con i ricercatori clinici e il personale delle 2 biobanche del territorio veneziano, per vedere da vicino quale è il ruolo delle biobanche nel mondo della ricerca scientifica innovativa. UNIAMO F.I.M.R. onlus partecipa e contribuisce ai tavoli di lavoro che si svilupperanno in collaborazione con l’AULSS3 Serenissima, La Fondazione Banca degli Occhi e la biobanca malattie rare e neuro riabilitazione IRCCS S. Camillo
Tutti possono prendere parte alla European Biotech Week (giunta alla sua quinta edizione) scaricando la scheda di partecipazione dal sito www.uniamo.org
promuoviamo salute
369mila nuovi casi di tumore stimati nel 2017, ma 4 su 10 sono evitabili
PrevenzioneSono 369mila i nuovi casi di tumore in Italia stimati nel 2017, ma 4 su 10 sono evitabili. Nel 2016 erano 365.800. Tuttavia si registra anche un aumento della sopravvivenza del 24 per cento in 7 anni, con una diminuzione delle diagnosi a stomaco e colon-retto, in crescita invece quelle per pancreas, tiroide e melanoma. Dal punto di vista geografico, al Nord ci si ammala di più, ma al Sud si sopravvive di meno. I dati emergono dalla settima edizione del volume sui numeri delle neoplasie redatto dall’Airtum e dalla Fondazione Aiom, Presentata al Ministero della Salute. Gli oncologi hanno lanciato una richiesta di proroga del Fondo per i farmaci innovativi oncologici con risorse ad hoc anche per il 2018.
Dei 369mila nuovi casi, 192mila si stima siano i maschi e 177mila le femmine. È un vero e proprio boom di diagnosi di cancro del polmone fra le donne: 13.600 nel 2017 (+49% in 10 anni), dovuto alla diffusione del fumo fra le italiane. Crescono in entrambi i sessi anche quelli del pancreas, della tiroide e il melanoma; in calo, invece, le neoplasie allo stomaco e al colon-retto, grazie anche alla maggiore estensione dei programmi di screening. E oggi oltre 3 milioni e trecentomila cittadini (3.304.648) vivono dopo la diagnosi, addirittura il 24% in più rispetto al 2010. Poi, una conferma: il cancro colpisce più al Nord della Penisola, ma al Sud si sopravvive di meno.
Il censimento ufficiale, giunto alla settima edizione, fotografa l’universo cancro in tempo reale grazie al lavoro dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), dell’Associazione Italiana Registri Tumori (Airtum) e della Fondazione Aiom, raccolto nel volume “I numeri del cancro in Italia 2017”.
“L’incidenza è in netto calo negli uomini (-1.8% per anno nel periodo 2003-2017), legata principalmente alla riduzione dei tumori del polmone e della prostata, ed è stabile nelle donne, ma si deve fare di più per ridurre l’impatto di questa malattia, perché oltre il 40% dei casi è evitabile – ha affermato Carmine Pinto, presidente nazionale Aiom – ormai è scientificamente provato che il cancro è la patologia cronica che risente più fortemente delle misure di prevenzione. Migliaia di studi condotti in 50 anni hanno dimostrato con certezza il nesso di causalità fra fattori di rischio quali gli stili di vita sbagliati (fumo di sigaretta, sedentarietà e dieta scorretta), agenti infettivi, a cui può essere ricondotto l’8,5% del totale dei casi (31.365 nel 2017), esposizioni ambientali e il cancro. Oggi abbiamo a disposizione armi efficaci per combatterlo, come l’immunoterapia e le terapie target che si aggiungono alla chemioterapia, chirurgia e radioterapia. Tutto questo, unito alle campagne di prevenzione promosse con forza anche da Aiom, si traduce nel costante incremento dei cittadini vivi dopo la diagnosi”.
Inoltre è stata richiesta la proroga del Fondo per farmaci innovatici con risorse ad hoc per il 2018. Il Fondo destinato ai farmaci oncologici innovativi ha infatti messo sul piatto 500 milioni di euro. “Lo scorso anno si temeva che il nostro sistema sanitario non riuscisse a reggere le conseguenze economiche dovute all’arrivo dei nuovi trattamenti – ha aggiunto Pinto – siamo riusciti ad evitare questo rischio grazie al Fondo che ci ha permesso di garantire a tutti i pazienti le migliori cure disponibili. Per questo rilanciamo anche per il 2018 la richiesta di proroga del Fondo con risorse dedicate”.
“La conoscenza dei dati presentati in questo volume – ha spiegato il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, nella prefazione – potrà rendere più facile e incisiva l’azione di miglioramento del livello delle prestazioni e dei servizi, in particolare per lo sviluppo dei percorsi e delle reti oncologiche, garanzia di uguale accesso, tempestività, qualità e appropriatezza sia negli iter diagnostici che nelle cure per tutti i cittadini in tutte le Regioni. Ricerca clinica e traslazionale, umanizzazione, rapporto medico-paziente, informazione e prevenzione sono alcune tra le parole chiave da conoscere ed implementare per chi ha compiti di responsabilità nei confronti dei cittadini ammalati di tumore”.
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Sma, un nuovo farmaco apre alla speranza
Ricerca innovazioneUn solo hashtag, quattro diverse ragioni. #facciamolotutti. È l’invito a donare per sostenere i bambini affetti da Sma, che hanno ritrovato la speranza grazie ad un nuovo farmaco salvavita in grado di inibire la malattia neuromuscolare che nella sua forma più grave è letale. Da oggi (venerdì 22 settembre) fino al 9 ottobre l’associazione Famiglie Sma lancia l’appello nazionale per donare e continuare a sostenere il percorso sanitario avviato negli ultimi mesi da 130 bambini, con incoraggianti risultati soprattutto nella fascia 0-6 mesi.
#facciamolotutti. Perché basta chiamare da telefono fisso o inviare un sms al numero solidale 45521, per contribuire con 2 o 5 euro a raggiungere tre obiettivi prioritari nella lotta alla Sma: ampliare il target dei piccoli pazienti per la somministrazione della terapia; reclutare e potenziare il personale medico specializzato; approntare centri regionali dove effettuare il trattamento per via intratecale (la molecola si assume tramite puntura spinale e prevede il ricovero in day hospital di almeno 24 ore, con cinque iniezioni nei primi sei mesi). «Per la prima volta nella storia dell’atrofia muscolare spinale è disponibile un farmaco capace di migliorare il quadro clinico delle persone affette – sottolinea la presidente di Famiglie SMA Onlus Daniela Lauro – la ricerca scientifica effettuata in tutti questi anni ha portato i risultati sperati: abbiamo bisogno del supporto di tutti per far sì che questa severa malattia genetica possa finalmente non fare più paura. Spinraza a dicembre del 2016 è stato approvato in America e a maggio di quest’anno in Europa: adesso aspettiamo l’autorizzazione dell’Agenzia italiana del farmaco per l’avvio della commercializzazione nel nostro Paese».
A lanciare l’appello #facciamolotutti c’è in prima linea Checco Zalone, che con ironia e grande sensibilità ha affrontato un tema sociale delicato e fino a poco tempo fa perlopiù sconosciuto. Uno spot provocatorio che strappa un sorriso, che commuove ed emoziona, senza quel pietismo che troppo spesso diventa barriera architettonica. Un invito alla riflessione, che apre il dibattito sulle cure innovative, scuotendo l’indifferenza e la diffidenza. [youtube]https://youtu.be/uze6JVVVV0Q[/youtube] «Checco Zalone è straordinario – racconta la barese Anita Pallara, 28 anni, sulla sedia a rotelle da quando ne aveva 3, psicologa e donna piena di energia, affetta da Sma e da sempre in prima linea per far conoscere la malattia – grazie al successo e ai risultati raggiunti con lo spot dell’anno scorso (oltre 7 milioni di visualizzazioni e 250mila euro raccolti), siamo riusciti a ottenere la distribuzione gratuita del farmaco, che ha dimostrato concretamente di prolungare la nostra aspettativa di vita. I fondi della campagna 2017 servono a non tardare l’avvio delle somministrazioni, perché per alcuni bambini aspettare un mese può fare davvero la differenza». #facciamolotutti. Per Mirko, per Jacopo, per Matteo. Per i 500 bambini (potenziali destinatari del farmaco) che sarà possibile sostenere attraverso le donazioni al numero 45521. Perché la vita è un diritto di tutti. Questo è il più grande messaggio da inviare.
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In Campania l’autunno è il mese della prevenzione
PrevenzioneL’autunno? In Campania è la stagione della salute. Sono moltissime infatti le iniziative che si propongono di aiutare i cittadini a fare prevenzione, soprattutto proponendo visite gratuite nelle principali aziende sanitarie e ospedaliere della Regione. Tanto per fare qualche esempio delle iniziative più importanti, torna il camper della fondazione Pro dopo la pausa estiva: l’Unità urologica mobile della fondazione che si occupa di prevenzione e ricerca in oncologia parteciperà oggi (22 settembre) e domani all’Atelier della Salute, evento organizzato dalla Scuola di Medicina e Chirurgia e dalla Federico II proprio per sensibilizzare e fare prevenzione su tanti temi. Salute e benessere sono infatti la ragione per la quale nasce Atelier della Salute, con visite mediche specialistiche gratuite, possibili grazie ai professionisti dell’Azienda, in collaborazione con Campus Salute Onlus e appunto con la fondazione Pro Onlus.
Il camper
Gli urologi della fondazione presieduta dal professor Vincenzo Mirone saranno a disposizione dei cittadini con visite urologiche gratuite nel piazzale antistante l’aula magna della Federico II (edificio 19). Per oggi l’orario delle visite va dalle 13 alle 18, mentre domani si visita dalle 9.30 alle 17. Ovviamente si va avanti fino ad esaurimento delle disponibilità previa prenotazione da effettuare sul posto. Le prenotazioni saranno aperte a partire da un’ora prima del loro inizio presso il gazebo di accettazione. Alle visite possono accedere solo coloro che non stiano già seguendo uno specifico percorso diagnostico-terapeutico alla Federico II o presso qualche altra struttura.
La notte bianca
Una delle iniziative più gettonate è quella che verrà presentata lunedì prossimo, della quale possiamo dare una gustosa anticipazione. Il Policlinico dell’Università Luigi Vanvitelli aprirà infatti le sue porte per consulenze gratuite dalla sera sino a notte inoltrata. Una notte bianca dedicata alla salute dei cittadini, dalle 19 alle 2 di notte, con percorsi clinici a tema e una serie di ospiti pronti ad esibirsi a piazza Miraglia.
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Droghe e giovanissimi, l’allarme dei pediatri
News PresaAlcol e fumo, ma anche droghe sintetiche. E’ questo l’allarme che arriva dagli esperti dell’ospedale pediatrico Santobono Pausilipon di Napoli, un’allerta che si lega a dati sconcertanti: «Sempre più spesso – spiega Eduardo Ponticiello, responsabile delle emergenze tossicologiche – ci arrivano giovanissimi vittime dell’abuso di alcol o sostanze stupefacenti, e l’età è vertiginosamente scesa negli ultimi anni». Enormi i rischi per la salute, non solo per il fatto (noto a tutti) che le droghe procurano danni permanenti, ma anche per il diffondersi sempre più marcato di sostanze sintetiche con effetti psicotropi devastanti. Si pensi all’Amnesia, tra le ultime arrivate nel vastissimo mercato delle droghe, nella quale sono state trovate tracce di ogni genere di acido conosciuto, oltre a metadone e cocaina.
Assunzione involontaria
Ancor più drammatico il caso dei piccoli che in pronto soccorso ci arrivano per l’incoscienza dei genitori, bambini che ingeriscono sostanze stupefacenti lasciate incustodite a casa. L’ultimo caso è di questi giorni, con una piccola paziente (solo 1 anno) finita al Santobono per aver mangiato un pezzo di hashish. La bimba fortunatamente è stata salvata in tempo, ma an che in questo caso i dati di Napoli fanno accapponare la pelle. «In un anno – prosegue Ponticiello – abbiamo registrato 12 casi, a livello nazionale negli ultimi 10 anni di casi se ne sono registrati 10». Una proporzione che rende l’idea dell’allarme sociale in atto in Campania e in particolare nel capoluogo partenopeo.
Test tossicologici
Proprio per l’aumento esponenziale dei casi di intossicazione da sostanze stupefacenti, negli ultimi anni al Santobono sono stati introdotti come routine i test tossicologici. Qualcosa che ci si aspetterebbe in un pronto soccorso per adulti, non certo in un presidio pediatrico. Intanto, viste le proporzioni del problema e l’abbassamento dell’età media di consumo di sostanze stupefacenti, scende in campo anche la Fimp Napoli, che per voce del coordinatore provinciale Antonio D’Avino annuncia una campagna di sensibilizzazione che partirà dagli studi medici per raggiungere le famiglie. «Far capire ai genitori quali siano i rischi – dice D’Avino – è il primo passo per invertire una tendenza che sta assumendo contorni drammatici. Il nostro impegno sarà massimo, su questo tema ciascun pediatra sarà chiamato a fare la propria parte». Del resto i pediatri della Fimp già oggi si occupano di fare prevenzione su temi quali droghe, alcol e ludopatie grazie ai cosiddetti «bilanci di salute», vale a dire visite programmate che consentono di fare «screening» sui bambini in età a rischio.
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Settimana Europea del Biotech 2017. Eventi in tutta Italia
News PresaUna settimana di iniziative per raccontare a tutti come le biotecnologie possono – e potranno sempre più – migliorare la qualità della vita.La SETTIMANA EUROPEA DEL BIOTECH (EBW) 2017 chiama a raccolta in tutta Italia studenti, ricercatori, istituzioni, addetti ai lavori, famiglie, giornalisti e chiunque voglia sapere qualcosa in più sul tema. Le iniziative, sparse per tutto il Paese, inizieranno 25 settembre e andranno avanti fino al 1° ottobre.
Gli eventi
Anche quest’anno UNIAMO FIMR onlus è partner della European Biotech Week – grazie alla collaborazione con Assobiotech fin dalla prima edizione – e sarà presente in 3 città: Genova, Venezia Mestre e Modena.
A Genova e a Modena ci saranno i dibattiti- evento PLAY DECIDE in cui si affronteranno temi caldi come la diagnosi precoce (screening neonatale) e il ruolo dei farmaci innovativi (farmaci orfani) in termini di salute e qualità della vita – a Genova con la collaborazione di A.Li.Sa. (Azienda Ligure Sanitaria della Regione Liguria e Centro Regionale di Riferimento per gli Screening Neonatali e la diagnosi delle malattie metaboliche dell’Università-Istituto Giannina Gaslini) e a Modena del Dipartimento di Scienza della vita dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
A Venezia Mestre si svolgerà, invece, l’iniziativa “Porte Aperte” con l’AULSS3 Serenissima, La Fondazione Banca degli Occhi e la biobanca malattie rare e neuro riabilitazione IRCCS S. Camillo per conoscere come opera una Biobanca.
Il format dell’evento-dibattito PLAY DECIDE, già collaudato in Europa e certificato dalla stessa Commissione Europea (www.playdecide.eu) è nato per stimolare il confronto di tutti gli attori coinvolti nel sistema salute su temi di grande impatto individuale e sociale. Ogni tematica è porta con sé implicazioni etiche, scientifiche ed economiche, ecco perché il dibattito si propone come promotore della libera espressione di ogni partecipante.
I PLAY DECIDE, spiega la federazione, rispondono a un profondo bisogno di conoscenza e informazione rilevato da UNIAMO FIMR onlus tra i suoi associati, ma anche tra i cittadini, che oggi più che mai desiderano essere preparati a discutere sulle decisioni prese per la propria salute e in grado di padroneggiare gli argomenti e necessari a sostenere un dialogo aperto e costruttivo.
Partecipare, continua, è un’occasione di crescita e formazione per tutti, cittadini, pazienti, associazioni, studenti, professionisti della salute, ricercatori e divulgatori scientifici. Una concreta esperienza di agorà scientifica, un momento di consolidamento della rete e della comunità dei malati rari”.
Con l’implementazione della Legge 167/2016 e con l’estensione dello screening neonatale a tutti i neonati italiani, grazie ai nuovi LEA, la federazione sottolinea l’urgenza di aggiornare il kit PLAY DECIDE sullo screening neonatale. I due eventi-dibattito saranno un’opportunità pubblica per iniziare l’aggiornamento del kit PLAY DECIDE, che avrà come esito finale la pubblicazione e la condivisione del nuovo strumento con tutta l’Europa entro l’anno corrente.
A Mestre Venezia, infine, si discuterà di biobanking di ricerca, con l’iniziativa “porte aperte” alla Fondazione banca degli occhi. Si potrà vedere da vicino l’attività di biobanking, dall’accettazione del campione alla lavorazione, fino alla gestione dei dati associati. Ci si potrà confrontare con i ricercatori clinici e il personale delle 2 biobanche del territorio veneziano, per vedere da vicino quale è il ruolo delle biobanche nel mondo della ricerca scientifica innovativa. UNIAMO F.I.M.R. onlus partecipa e contribuisce ai tavoli di lavoro che si svilupperanno in collaborazione con l’AULSS3 Serenissima, La Fondazione Banca degli Occhi e la biobanca malattie rare e neuro riabilitazione IRCCS S. Camillo
Tutti possono prendere parte alla European Biotech Week (giunta alla sua quinta edizione) scaricando la scheda di partecipazione dal sito www.uniamo.org
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Alzheimer, la cura entro il 2025
Ricerca innovazioneL’Alzheimer è una delle malattie del millennio, un oblio senza fine con numeri da capogiro. Basti pensare che nel mondo colpisce circa 40 milioni di persone e solo in Italia si registrano 1 milione di casi. La stima per il prossimo futuro è di un raddoppio dei casi ogni 20 anni. L’altra faccia della medaglia per quel che riguarda l’aumento dell’aspettativa di vita. Ecco perché parlare di Alzheimer significa parlare di un problema molto concreto, un problema per il quale al momento non si può fare altro se non cercare di prevenire. La malattia di Alzheimer, è la più comune forma di demenza, una delle sfide sanitarie più grandi del nostro secolo. Una «priorità» come detto dai grandi della terra in occasione del G8. E anche se l’ambizione è di trovare una cura entro il 2025, la strada sembra ancora molto lunga. Intanto, in occasione della Giornata Mondiale della Malattia di Alzheimer (che si celebra oggi) è bene provare a fare almeno un po’ di corretta informazine.
Campanelli d’allarme
Nei pazienti affetti da Alzheimer le cellule cerebrali subiscono un processo degenerativo che le colpisce in maniera progressiva e che porta inizialmente a sintomi quali deficit di memoria, soprattutto per fatti recenti, e successivamente a disturbi del linguaggio, perdita di orientamento spaziale e temporale e progressiva perdita di autonomia che definiamo come «demenza». Non si deve pensare tuttavia a un esordio eclatante, la malattia nelle sue fasi iniziali si svela con piccoli campanelli d’allarme. La difficoltà a ricordare una parola o un fatto recente. A questi deficit si associano nel tempo problemi psicologici e comportamentali, come depressione, incontinenza emotiva, agitazione, vagabondaggio. Ed è a questo punto che inizia il dramma anche per le famiglie che hanno bisogno, o meglio avrebbero bisogno, di un supporto costante.
Fare prevenzione
«Dopo il fallimento delle terapie attuate nella fase di demenza conclamata – spiega il professor Carlo Ferrarese, direttore scientifico del centro di neuroscienze di Milano, Università di Milano-Bicocca – le sperimentazioni cliniche attuali sono rivolte alla prevenzione della malattia. Questo è oggi possibile perché sono da poco disponibili nuove tecniche che permettono di determinare le alterazioni di una proteina ritenuta la prima causa di malattia, prima che questa si manifesti clinicamente. Da vari anni è noto infatti che alla base della malattia vi è l’accumulo progressivo nel cervello della proteina, chiamata beta-amiloide, che distrugge le cellule nervose ed i loro collegamenti».
Nuove prospettive
Il futuro della cura sembra basarsi su molecole che determinano una riduzione della produzione di beta-amiloide, con farmaci che bloccano gli enzimi che la producono (beta-secretasi) o, in alternativa, con anticorpi capaci addirittura di determinare la progressiva scomparsa di beta-amiloide già presente nel tessuto cerebrale. Questi anticorpi, prodotti in laboratorio e somministrati sottocute o endovena, sono in grado di penetrare in parte nel cervello e rimuovere la proteina, in parte di facilitare il passaggio della proteina dal cervello al sangue, con successiva eliminazione. Queste terapie sono attualmente in fase avanzata di sperimentazione in tutto il mondo, su migliaia di pazienti nelle fasi iniziali di malattia o addirittura in soggetti sani che hanno la positività dei marcatori biologici (PET o liquorali). La speranza è di modificare il decorso della malattia, prevenendone l’esordio, dato che intervenire con tali molecole nella fase di demenza conclamata si è dimostrato inefficace.
Violenza e bullismo, la Campania fa rete
PrevenzioneDalla Campania arriva un allarme sulla violenza, non solo nei confronti delle donne, che non può essere ignorato. «Fenomeni come il bullismo e il sexting rappresentano ormai un’emergenza sociale – dice la presidente dell’Ordine degli Psicologi della Campania, Antonella Bozzaotra -. Di violenza ci si ammala e gli psicologi, che operano in ambito sanitario, sono chiamati a fare la propria parte. E’ fondamentale che si crei una rete sociale, nella quale tutti gli attori coinvolti mettano in campo azioni di contrasto, ognuno con le proprie competenze. Noi ci occupiamo di assistere le donne, accompagnarle a un passo decisivo come la denuncia e svolgiamo un’azione di monitoraggio dei centri attivi sul territorio, dove queste donne, così come le vittime di bullismo e cyberbullismo, devono essere indirizzate».
I centri
Dal punto di vista dell’assistenza la Campania è tra le regioni che più sta facendo. Oggi sono 49 i centri antiviolenza attivi in regione, due dei quali si occupano di uomini maltrattanti. La mappatura con i contatti e gli orari di apertura è consultabile sul portale amicheperlarete.it, presentato oggi (20 settembre) dalla Regione Campania, e frutto del protocollo d’intesa sottoscritto il 25 novembre 2015 tra la Regione stessa, l’Ufficio scolastico regionale, l’Anci e l’Ordine degli Psicologi, che in quella sede si impegnava a monitorare le strutture attive all’interno degli Ambiti territoriali della Campania. A Napoli e in provincia sono presenti 18 centri antiviolenza, cinque nel capoluogo, ognuno dei quali serve gli utenti di due municipalità. Ci sono sportelli attivi anche a Ischia, Sorrento, Pozzuoli, Sant’Antimo, Casoria, Casalnuovo, Volla, Pomigliano d’Arco, San Giuseppe Vesuviano, Castellammare di Stabia, Torre del Greco e due a Giugliano. Nove i Centri attivi in provincia di Caserta, di cui uno in città, otto a Salerno (uno nel capoluogo), sei ad Avellino e Benevento, di cui due per ogni capoluogo. In Campania ci sono inoltre due realtà che si occupano di uomini autori di violenza: lo sportello di ascolto ‘Oltre la Violenza‘ a Napoli, la prima struttura pubblica di questo tipo ad aprire nel Mezzogiorno, e l’associazione ‘A voce alta’ di Pontecagnano (Salerno). A queste si aggiungono i ‘Percorsi Rosa’ dei reparti di pronto soccorso.
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Fame in aumento, interessa 815mln di persone. 641mln sono invece obese
AlimentazioneDopo un declino costante di oltre un decennio, la fame nel mondo è in aumento e ha colpito 815 milioni di persone nel 2016 (l’11% della popolazione mondiale). Ad essere colpite sono soprattutto le zone di guerra e di situazioni ambientali al limite.
I numeri sono raccolti nella nuova edizione della Relazione annuale delle Nazioni Unite sulla sicurezza dell’alimentazione e sulle politiche alimentari mondiali appena pubblicato.
E’ la prima volta che UNICEF e OMS si uniscono a FAO, IFAD e WFP per elaborare il rapporto (consultabile anche on line in modo interattivo dal sito della Fao). Il cambiamento, sottolinea l’Oms, riflette la visione più ampia del programma SDG (obiettivi di salute sostenibile) sulla fame e su tutte le forme di malnutrizione.
Molte forme di malnutrizione minacciano la salute di milioni di persone in tutto il mondo. L’aumento (38 milioni di persone in più rispetto all’anno precedente) è dovuto in gran parte all’aumentare dei conflitti violenti e agli shock legati al clima, secondo il rapporto.
Poi ci sono i numeri più tristi, quelli che riguardano i bambini: circa 155 milioni con età inferiore ai cinque anni sono colpiti dalla fame, mentre 52 milioni sono al contrario sottoposti allo spreco alimentare e rischiano obesità e sovrappeso.
Si stima che 41 milioni di bambini siano ormai in sovrappeso.
A destare preoccupazione è anche l’anemia tra le donne e l’obesità degli adulti. Tendenze che sono conseguenza non solo di conflitti e cambiamenti climatici, ma anche di cambiamenti radicali nelle abitudini alimentari.
La relazione è la prima valutazione globale dell’Onu sulla sicurezza e la nutrizione alimentare elaborata dopo l’adozione dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile del 2030, che vuole porre fine alla fame e a tutte le forme di malnutrizione entro il 2030 “come una priorità politica di primo piano”.
“Nel corso degli ultimi dieci anni i conflitti sono cresciuti in maniera drastica e diventano più complessi”, affermano nella prefazione comune al rapporto i capi dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e dell’agricoltura (FAO), del Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (IFAD), del Fondo per i bambini delle Nazioni (UNICEF), del Programma alimentare mondiale (WFP) e dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).
D’altronde le più alte percentuali di bambini malnutriti al mondo sono concentrati in zone di conflitto. La fame e la sicurezza alimentare hanno numeri chiari.
Il numero complessivo di persone affamate al mondo sono 815 milioni, tra cui:
– in Asia: 520 milioni
– in Africa: 243 milioni
– in America Latina e Caraibi: 42 milioni
Malnutrizione (inclusa obesità)
– I bambini sotto i 5 anni che soffrono di problemi (un’altezza troppo bassa per la loro età) sono 155 milioni, di cui 122 milioni vivono in zone di conflitto.
– I bambini sotto i 5 anni affetti da spreco sono 52 milioni.
– Gli adulti obesi sono 641 milioni (il 13% di tutti gli adulti del pianeta).
– I bambini sotto i 5 anni in sovrappeso sono 41 milioni.
– Le donne in età riproduttiva affette da anemia sono 613 milioni (circa il 33% del totale).
L’impatto del conflitto
Le persone affamate che vivono in zone di conflitto sono 489 milioni; con una prevalenza di 1,4 – 4,4 punti percentuali in più rispetto ad altri paesi. Nelle situazioni di conflitto aggravate da condizioni di fragilità istituzionale e ambientale la prevalenza arriva tra 11 e 18 punti percentuali più alta del normale.
Nei paesi colpiti da crisi prolungate, le persone hanno quasi 2,5 volte più probabilità di essere malnutrite rispetto alle persone che vivono altrove.
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Malaria, un allarme tra falsi miti e realtà: intervista al Dott. Tascini
PodcastTumore seno. Esercizio fisico blocca crescita cellule tumorali
SportEra già stato confermato l’effetto benefico dell’esercizio fisico sulle donne con tumore al seno, ma oggi un nuovo studio spiega il perché. I ricercatori danesi hanno scoperto che un breve esercizio abbastanza intenso, da far aumentare la frequenza cardiaca, attiva dei processi biologici che potenziano le catecolamine (come l’epinefrina) che, a loro volta, sarebbero in grado di bloccare la crescita delle cellule tumorali.
I risultati della ricerca sono stati pubblicati su Cancer Research.
“È importante sottolineare che l’allenamento e l’epinefrina non prevenivano totalmente la formazione dei tumori, ma inducevano una riduzione del 50% – afferma l’autrice principale dello studio Pernille Hojman dell’Università di Copenhagen – Quindi, l’ esercizio fisico non può mai sostituire una terapia contro il cancro, ma può rivelarsi un’efficace strategia di supporto che, oltre agli effetti biologici, ha dimostrato di migliorare la qualità della vita dei pazienti”.
Secondo lo studio in vitro effettuato sui topi, l’allenamento attiverebbe, quindi, vie molecolari che potenziano l’epinefrina, in grado di bloccare la crescita delle cellule malate.
“Nel nostro studio – continua – abbiamo scoperto che le pazienti con tumore al seno sottoposte a chemioterapia adiuvante erano capaci di eseguire l’esercizio richiesto, quindi è possibile che i soggetti affetti da tumore si allenino come proponiamo”. “Il meccanismo che abbiamo individuato di una regolazione guidata dall’epinefrina della via molecolare “Hippo” durante l’esercizio potrebbe sicuramente funzionare nel medesimo modo anche in altri tipi di cancro – conclude la scienziata.
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