Tempo di lettura: 2 minutiDepressione in menopausa
Non esistono solo i rimedi farmacologici per combattere i disturbi dell’umore in menopausa. Si tratta di una tappa fisiologica della vita di ogni donna, che varia a seconda della predisposizione genetica, della storia personale, dello stile di vita, dei fattori psicosociali e dell’ambiente socio-culturale di ognuna.
Se in alcune culture, la cessazione della fertilità corrisponde a un momento di crescita sociale e pone la donna in una posizione privilegiata, dove gode di maggior considerazione e rispetto, nella società moderna occidentale è spesso sinonimo di perdita di femminilità e invecchiamento.
La menopausa arriva in media intorno ai 50 anni di età. Quando arriva prima dei 40 anni, si parla di menopausa precoce, una eventualità che interessa circa l’1% delle donne e che in un altro 5% è causata da chirurgia o da terapie oncologiche. Il passaggio verso la menopausa è comunque graduale: può protrarsi per molti anni (perimenopausa) fino alla cessazione del ciclo.
Storia
Se all’inizio del 1900, l’aspettativa di vita di una donna in Italia superava appena i 50 anni, oggi una donna vive quindi in media trent’anni della propria esistenza in fase post-riproduttiva, con un’aspettativa media di 89 anni. In menopausa gli estrogeni condizionano la qualità di vita: la loro carenza incide sul desiderio sessuale e favorisce la comparsa di sintomi vasomotori, genitourinari, osteoarticolari e a carico della sfera psicoemotiva. Per questo è importante la prevenzione.
Sintomi
Le vampate di calore sono il sintomo più frequente. Inoltre possono manifestarsi anche stanchezza, cefalea, insonnia e disturbi del sonno e del tono dell’umore, con ansia, irritabilità, depressione e nervosismo, oltre a perdita di concentrazione e di memoria.
Depressione
Le donne sono più esposte alla depressione rispetto agli uomini, per ragioni biologiche, e ormonali, ma anche per fattori sociali e culturali. Il sesso femminile è colpito in percentuale più che doppia, soprattutto nelle fasi della gravidanza e del post partum e con l’avvicinarsi della menopausa. Oltre il 7% delle donne tra i 55 e i 75 anni di età sviluppa un disturbo depressivo, secondo dati recenti.
La depressione può influire sul ritmo cardiaco, sulla funzionalità tiroidea e le difese immunitarie e, quando insorge in età avanzata, è un fattore predittivo per il decadimento cognitivo e altre patologie neurodegenerative come le malattie di Alzheimer e Parkinson. Per quanto riguarda le patologie cardiovascolari, la depressione è un fattore di rischio alla pari di fumo e ipertensione.
Cura
È necessario prima di tutto riconoscerne i sintomi della depressione e giungere a una diagnosi, che in molti casi arriva anche con due anni di ritardo. Dare ascolto ai segnali che sono la spia di un cambiamento nella sfera dell’umore: difficoltà di attenzione e concentrazione o la perdita di interesse per aspetti fino a quel momento importanti come lavoro, famiglia, relazioni.
Accanto ai rimedi farmacologici che possono essere consigliati da uno specialista, adottare uno stile di vita sano, un’alimentazione regolare e varia, evitando di consumare alcolici e bevande eccitanti come thé e caffè, e praticare esercizio fisico 3-4 volte alla settimana, aiuta a favorire il benessere emotivo.
Anche il sonno è molto importante: è stata dimostrata una relazione fra depressione, scarsità di sonno e attivazione di fenomeni infiammatori alla base di diverse malattie.
Inoltre si può intraprendere un percorso di psicoterapia e anche tecniche di rilassamento, meditazione e yoga che alleviano gli stati di irritabilità e stanchezza.
promuoviamo salute
107mila famiglie vittime di corruzione in sanità solo nel 2017
PrevenzioneOltre mezzo milione di famiglie italiane dichiara di aver ricevuto almeno una volta richieste di denaro o altro per essere facilitate in occasione di ricoveri, interventi, visite mediche, e nel solo ultimo anno le famiglie vittime di corruzione in sanità sono state 107.000: a dirlo sono i dati Istat. La corruzione in sanità ha quindi un impatto diretto e consistente anche sui pazienti, che sono disposti a tutto pur di curarsi e di guarire nel più breve tempo possibile. Si tratta di pratiche diffuse ovunque, ma di più nelle regioni del Mezzogiorno e nelle periferie delle aree metropolitane. Lo confermano quei 2,8 milioni di cittadini italiani che dichiarano di conoscere personalmente qualcuno a cui sono stati chiesti denaro o regali in cambio di un favore all’interno del sistema sanitario. Nel 69% dei casi a effettuare la richiesta è stato lo stesso medico, nel 10,9% un infermiere e nel 19,6% altro personale sanitario. Si tratta di episodi che in genere avvengono sul luogo di lavoro, di fronte a colleghi che assistono senza avere la forza di intervenire. Sarebbero quasi 2 milioni le persone a cui è capitato di assistere a scambi illeciti sul luogo di lavoro, ma solo l’11,8% lo ha segnalato a un superiore e l’1,9% al responsabile anticorruzione, nominato in tutte le amministrazioni pubbliche in base alla Legge 190/2012. Proprio per incentivare la pratica della denuncia spontanea di comportamenti illeciti (il cosiddetto whistleblowing), lo scorso 15 novembre è stata approvata la Legge «Disposizioni per la tutela degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell’ambito di un rapporto di lavoro pubblico o privato». Si tratta solo dell’ultimo degli interventi normativi e degli strumenti di prevenzione e contrasto che sono stati introdotti in Italia, con l’obiettivo di limitare la corruzione all’interno delle strutture sanitarie. Le analisi condotte nell’ambito del progetto «Curiamo la corruzione» coordinato da Transparency International Italia, in partnership con Censis, ISPE Sanità e RiSSC, e finanziato nell’ambito della Siemens Integrity Initiative rivelano che nell’ultimo anno il 25,7% delle Aziende sanitarie ha vissuto al proprio interno almeno un episodio di corruzione, che in genere è stato affrontato in maniera appropriata, anche se il 51,7% delle strutture non ha ancora adottato adeguati Piani anticorruzione. Mentre il rischio di inefficienze e sprechi nelle Asl è più alto per l’acquisto di servizi sanitari e negli ospedali per l’acquisto di beni. Il monitoraggio effettuato da Transparency International rivela che nel 2017 sono comparse sui media nazionali 97 notizie su casi di corruzione in sanità.
promuoviamo salute
Viticoltura 4.0: università e ricerca fanno squadra e firmano protocollo
AlimentazioneLa parola d’ordine è sostenibilità, anche quando si parla di vigneti, perché la salute dei cittadini dipende anche dall’ambiente.
Su queste basi si fonda il protocollo sottoscritto dalle sette università ed enti di ricerca italiani, con l’obiettivo di migliorare la sostenibilità della viticoltura sia ambientale, sia economico e sociale.
Si punta al rinnovo della piattaforma varietale e del miglioramento delle tecniche di coltivazione della vite (sia destinate alla tavola sia al vino), per preservare e migliorare la salute umana. L’accordo è stato sottoscritto dalle Università degli studi di Padova, Verona e Udine, la Libera Università di Bolzano, l’IGA Udine, la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige e il CREA Viticoltura ed Enologia di Conegliano.
D‘altronde vino e frutta sono veri e propri elisir di lunga vita e meritano costante ricerca. Nelle viti è racchiuso il segreto per avere una memoria eccellente il più a lungo possibile. Sembrerebbe che una molecola con proprietà antiossidanti presente nel vino rosso, nell’ uva e frutti di bosco, chiamata”resveratrolo”, abbia la facoltà di contrastare il declino della memoria, le difficoltà di apprendimento e anche il peggioramento dell’umore che sono sintomi legati all’eta’.
Il protocollo, firmato il 14 dicembre a Pordenone, nell’ambito di Expo Rive 2017, il Salone internazionale dedicato alla viticoltura e all’enologia, è preliminare ad una raccolta di fondi che vedrà gli stakehoder, pubblici e privati, coinvolti nel finanziamento di un piano di lavoro di durata almeno quinquennale. Con questa firma, le università e gli enti di ricerca sulla vite e sul vino del Triveneto hanno dichiarato il loro comune impegno verso lo sviluppo di un progetto di ricerca dal titolo “Viticoltura 4.0”.
Dieci anni dopo l’importante risultato ottenuto dalla ricerca italiana con il sequenziamento del genoma della vite, che ha visto protagonisti i sette centri di ricerca, questo accordo rappresenta un’altro passo da cui partire per sviluppare il futuro della viticoltura. L’accordo consente di mettere a fattor comune risorse intellettuali e strumentali e accelerare il processo di trasferimento dei risultati della ricerca dai laboratori ai vigneti con benefici per i viticoltori, per i consumatori e per l’ambiente.
promuoviamo
Depressione e ansia? De Luca: «E’ colpa del Natale»
PsicologiaStati d’ansia, depressione o senso di inadeguatezza? E’ la sindrome di Natale. Ne parla lo psicologo e psicoterapeuta Diego De Luca, ben consapevole del peso che le festività possono avere sulla psiche di moltissime persone. «Esiste una vera e propria “sindrome natalizia” – ribadisce– una condizione che nei Paesi anglosassoni definiscono “Christmas blues”, una sorta di depressione legata al Natale».
Il peso delle imposizioni
Ma quali sono i segnali di questa condizione? Per lo specialista i maggiori problemi hanno a che fare con una condizione imposta: è Natale, dunque si deve essere felici. «Quando si vive uno stato d’animo che non è in linea con quello che si potrebbe definire “lo spirito natalizio”, è facile sviluppare una depressione transitoria, sensazioni di ansia, di inadeguatezza. Per questo, chi si trova già ad affrontare delle fragilità rischia di avere un peggioramento della propria condizione globale, ma anche persone che normalmente non hanno disturbi possono subire gli effetti di questa sindrome natalizia». Il dottor De Luca chiarisce che non si tratta solo di dover essere in sintonia con lo spirito delle festività, ci sono veri e propri “doveri” che la società ci impone a ridosso del Natale. Si pensi all’esigenza di aumentare le occasioni sociali e di restare per lungo tempo in situazioni di grande affollamento. «Per chi soffre di ansia o di attacchi di panico l’idea di dover vivere un periodo “intenso”, come quello che va dal Natale all’Epifania, può essere molto stressante. Può essere addirittura destabilizzante. Allo stesso modo, persone che vivono disturbi alimentari si possono sentire angosciati all’idea di dover stare per ore a tavola, per di più in situazioni di grande prossimità con l’altro».
In famiglia
Di situazioni di questo tipo, soprattutto con l’approssimarsi delle feste, lo psicologo ne affronta moltissime.
Diego De Luca, psicologo e psicoterapeuta
«C’è chi si sente inadeguato o incompreso. In molte famiglie, la reazione più comune è quella di colpevolizzare chi, suo malgrado, diventa un elemento dissonante. Purtroppo, anche nella cerchia degli affetti più cari, si tende molto a banalizzare la sofferenza psicologica». E’ così che l’altra faccia del Natale rischia di prendere il sopravvento, di schiacciare sotto il peso di una felicità imposta quanti non hanno gli strumenti per gestire un carico emotivo tanto pesante. «Addirittura – continua lo psicologo – fare i regali può diventare motivo di ansia e di sofferenza».
Tempo di bilanci
De Luca ricorda anche che per molti il Natale è un momento di bilancio della propria vita. Con l’approssimarsi della fine dell’anno, anche in maniera inconsapevole, siamo portati a valutare ciò che abbiamo fatto. «Altro problema è che queste valutazioni avvengono in uno stato d’animo alterato, potremmo dire eccessivamente critico. In questi momenti di depressione, transitoria o meno che sia, non c’è la capacità di valutare in maniera obbiettiva i risultati raggiunti. E da valutazione negativa non può che scaturire ulteriore tristezza e senso di inadeguatezza. Un cane che si morde la coda, insomma».
Come difendersi
Esiste un modo per proteggersi da questa “sindrome natalizia”? Per De Luca «l’errore più comune è quello di andare contro le proprie esigenze, di lasciarsi schiacciare dalle istanze che provengono dall’esterno. E’ bene – spiega – cercare di entrare in sintonia con i propri bisogni ed essere motivati nel crearsi una propria zona di comfort». Ciò che serve, in parole povere, è un cambio di prospettiva. Se la fine d’anno è un momento di bilanci, è bene considerarla anche come un momento di programmazione e di nuovo inizio. «I classici “buoni propositi” per l’anno nuovo possono essere elementi estremamente positivi, addirittura propulsivi. L’importante, anche in questo caso, è non banalizzare e non fare il passo più lungo della gamba. Ciascuno deve porsi traguardi che siano in linea con le risorse disponibili, e in questo l’aiuto di un terapeuta può essere importante. Non ci si deve sentire obbligati a “fare”, a “vivere questa forte prossimità”, certamente non ci si deve sentire obbligati a “sorridere a tutti i costi”. Fingendo si finisce solo per costruirsi una maschera, e sotto quella maschera si rischia di soffocare. Questo non significa, ovviamente, che ci si deve chiudere al mondo esterno, ma solo che è bene imparare a sostituire il “devo” con il “voglio”. In definitiva, è bene capire che non esiste una sola strada giusta».
A tavola, ma senza stress
AlimentazioneSe gli italiani sono famosi nel mondo, tra le altre cose, per i piaceri della tavola, i Campani hanno a buona ragione il primato nel saper portare ogni occasione conviviale all’eccesso. All’ombra del Vesuvio non solo cucinare, ma anche mangiare, è una forma d’arte. E il rischio di “abbuffata” è sempre dietro l’angolo. Katherine Esposito (ordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo all’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli) propone qualche semplice regola, molto utile per vivere al meglio il tour de force natalizio. «L’errore più comune – ribadisce la docente – è quello di esagerare nelle porzioni». Questo non significa che il Natale debba diventare uno stress, tra bilancia e privazioni. Sebbene su internet spopolino le diete estreme e le soluzioni «fai da te», il buon senso ci dice che l’eccesso è sempre pericoloso. «Le festività natalizie sono da sempre l’occasione giusta per riunire al famiglia, incontrare gli amici e trascorrere dei momenti di gioia, perché no, condividendo spesso anche la tavola». Per Katherine Esposito, che è anche referente dell’unità operativa di diabetologia, è possibile godere di tutti i cibi che la tradizione propone, senza preoccuparsi della bilancia. L’importante è essere pronti ad osservare piccole regole che aiutino a mantenersi in forma»
Occhio alle porzioni
«Nei giorni di festa (Natale e Capodanno, con le rispettive vigilie) si può assaggiare tutto quello che i menù propongono, che sia però sempre “poco di tutto”. I cibi da semaforo giallo sono: pasta, pane, patate e frutta, soprattutto se c’è un problema di diabete. Importante aver cura di assumere sempre una bella porzione di verdure, che trasferiscono anti-ossidanti e vitamine e limitano l’assorbimento di zuccheri semplici». Uno dei piccoli segreti che Katherine Esposito rivela è la masticazione. Può sembrare banale, ma non lo è. «Masticare lentamente e a lungo aiuta a sentirsi sazi molto prima del dovuto. Infine, è bene bere tanta acqua per favorire la diuresi. Attenzione invece alle bevande alcoliche e gasate, che andrebbero sempre consumate con moderazione». L’esperta spiega che tra gli errori più comuni c’è quello di sottoporsi a restrizioni eccessive nei giorni che seguono i cenoni o le feste. «Saltare i pasti o digiunare potrebbe risultare stressante per il nostro organismo.
Dopo le “abbuffate”
Compensiamo gli eccessi del giorno prima, invece, preferendo menù basati sui vegetali, sulla frutta e la verdura. Via libera, dunque, a minestroni di verdure, zuppe di legumi e cereali (meglio se integrali), contorni di verdure di stagione cotte al vapore, alla griglia o al forno in accompagnamento a secondi leggeri come pesce o carne bianca. Semaforo rosso per salumi o formaggi stagionati, più grassi e calorici. Una buona abitudine è anche quella di evitare di consumare dolciumi dopo i pasti principali, meglio a colazione, per fornire l’energia necessaria a trascorrere in movimento la giornata e avere più tempo per metabolizzarli. Inoltre, frutta secca, noci, mandorle, nocciole e semi, nelle giuste quantità, possono essere sostitutivi di uno spuntino pomeridiano o di metà mattinata. Anche tenersi attivi è molto importante. «Dopo pranzi e cene – conclude la professoressa – un po’ di moto non guasta, se alterniamo il dovuto riposo dal lavoro e dalla routine quotidiana a lunghe passeggiate, magari in compagnia, avremmo fatto qualcosa in più per aiutare la nostra salute senza rinunciare al gusto».
Depressione in menopausa: come riconoscerla
News PresaDepressione in menopausa
Non esistono solo i rimedi farmacologici per combattere i disturbi dell’umore in menopausa. Si tratta di una tappa fisiologica della vita di ogni donna, che varia a seconda della predisposizione genetica, della storia personale, dello stile di vita, dei fattori psicosociali e dell’ambiente socio-culturale di ognuna.
Se in alcune culture, la cessazione della fertilità corrisponde a un momento di crescita sociale e pone la donna in una posizione privilegiata, dove gode di maggior considerazione e rispetto, nella società moderna occidentale è spesso sinonimo di perdita di femminilità e invecchiamento.
La menopausa arriva in media intorno ai 50 anni di età. Quando arriva prima dei 40 anni, si parla di menopausa precoce, una eventualità che interessa circa l’1% delle donne e che in un altro 5% è causata da chirurgia o da terapie oncologiche. Il passaggio verso la menopausa è comunque graduale: può protrarsi per molti anni (perimenopausa) fino alla cessazione del ciclo.
Storia
Se all’inizio del 1900, l’aspettativa di vita di una donna in Italia superava appena i 50 anni, oggi una donna vive quindi in media trent’anni della propria esistenza in fase post-riproduttiva, con un’aspettativa media di 89 anni. In menopausa gli estrogeni condizionano la qualità di vita: la loro carenza incide sul desiderio sessuale e favorisce la comparsa di sintomi vasomotori, genitourinari, osteoarticolari e a carico della sfera psicoemotiva. Per questo è importante la prevenzione.
Sintomi
Le vampate di calore sono il sintomo più frequente. Inoltre possono manifestarsi anche stanchezza, cefalea, insonnia e disturbi del sonno e del tono dell’umore, con ansia, irritabilità, depressione e nervosismo, oltre a perdita di concentrazione e di memoria.
Depressione
Le donne sono più esposte alla depressione rispetto agli uomini, per ragioni biologiche, e ormonali, ma anche per fattori sociali e culturali. Il sesso femminile è colpito in percentuale più che doppia, soprattutto nelle fasi della gravidanza e del post partum e con l’avvicinarsi della menopausa. Oltre il 7% delle donne tra i 55 e i 75 anni di età sviluppa un disturbo depressivo, secondo dati recenti.
La depressione può influire sul ritmo cardiaco, sulla funzionalità tiroidea e le difese immunitarie e, quando insorge in età avanzata, è un fattore predittivo per il decadimento cognitivo e altre patologie neurodegenerative come le malattie di Alzheimer e Parkinson. Per quanto riguarda le patologie cardiovascolari, la depressione è un fattore di rischio alla pari di fumo e ipertensione.
Cura
È necessario prima di tutto riconoscerne i sintomi della depressione e giungere a una diagnosi, che in molti casi arriva anche con due anni di ritardo. Dare ascolto ai segnali che sono la spia di un cambiamento nella sfera dell’umore: difficoltà di attenzione e concentrazione o la perdita di interesse per aspetti fino a quel momento importanti come lavoro, famiglia, relazioni.
Accanto ai rimedi farmacologici che possono essere consigliati da uno specialista, adottare uno stile di vita sano, un’alimentazione regolare e varia, evitando di consumare alcolici e bevande eccitanti come thé e caffè, e praticare esercizio fisico 3-4 volte alla settimana, aiuta a favorire il benessere emotivo.
Anche il sonno è molto importante: è stata dimostrata una relazione fra depressione, scarsità di sonno e attivazione di fenomeni infiammatori alla base di diverse malattie.
Inoltre si può intraprendere un percorso di psicoterapia e anche tecniche di rilassamento, meditazione e yoga che alleviano gli stati di irritabilità e stanchezza.
promuoviamo salute
Farmacisti pronti a celebrare il Caduceo d’Oro
News PresaL’Ordine dei Farmacisti di Napoli si prepara a celebrare la sesta edizione della cerimonia del Caduceo d’Oro. L’appuntamento è per domenica 17 dicembre alle 18 al Teatro e Auditorium Mediterraneo della Mostra d’Oltremare. Verranno premiati i decani della professione con la consegna delle medaglie d’oro al merito professionale agli iscritti con 70, 60 e 25 anni di laurea e delle medaglie d’argento agli iscritti con 40 e 25 anni. L’evento saluterà anche i neo-laureati appena iscritti all’Albo, 250 giovani che presteranno il giuramento di Galeno impegnandosi a rispettare i principi deontologici della professione.
Gli ospiti attesi
Tra gli altri, sono attesi il sindaco Luigi de Magistris, il cardinale Crescenzio Sepe, la deputata di Forza Italia Mara Carfagna (che nell’occasione verrà insignita dall’Ordine napoletano del Premio Solidarietà 2017), i senatori Andrea Mandelli e Luigi D’Ambrosio Lettieri, presidente e vicepresidente Fofi. Nel corso della cerimonia verranno assegnati anche il premio Caduceo d’oro 2017, conferito a Carlo Boscia, e i premi Sanità 2017 ad Annamaria Minicucci, direttore generale del Santobono Pausilipon, e Antonio D’Amore, direttore generale dell’Asl Napoli 2 Nord.
Tra musica e solidarietà
In programma il Concerto di Natale con il coro di voci bianche del Teatro San Carlo e il Peter’s Gospel Choir e gli interventi di alcuni esponenti della professione farmaceutica: la presidente Sifo Simona Creazzola, il presidente di Federfarma Napoli Michele Di Iorio, il presidente del Comitato etico Campania Centro Giovandomenico Lepore, il presidente di Promofarma Nicola Stabile e il presidente di Federfarma Servizi Antonello Mirone. L’evento sarà un viaggio tra esperienze e speranze professionali e quest’anno sarà anche l’occasione per presentare il nuovo progetto “Una Visita per Tutti”, che implementa e completa quello di “Un farmaco per Tutti” per costituire una sorta di “Servizio Sanitario Solidale”. Istituito per la prima volta il Premio Solidarietà che sarà assegnato alla deputata Mara Carfagna per la sensibilità mostrata nel presentare la mozione sulla povertà sanitaria prendendo come modello il progetto “Un farmaco per Tutti”.
Robotica e formazione, il Cardarelli premiato allo SMAU
Ricerca innovazioneCosa c’entra la robotica con il più grande ospedale del Mezzogiorno? A quanto pare le due cose hanno in comune più di quanto si possa credere. L’ospedale in questione è il Cardarelli di Napoli che proprio oggi ha ricevuto il Premio Innovazione dello SMAU con grande soddisfazione del suo direttore generale. «Il nostro è l’unico centro italiano che offre una formazione a 360 gradi, dalle simulazioni ai modelli in vitro, fino alla sperimentazione in vivo» sottolinea Ciro Verdoliva, giunto alla Mostra d’Oltremare di Napoli per ritirare il premio. «Dal maggio 2017 abbiamo ampliato l’offerta formativa con l’introduzione della chirurgia robotica. Come ho detto più volte, riuscire a creare a Napoli un Polo di formazione tanto importante è qualcosa che ci riempie di orgoglio. Questo premio è la dimostrazione che il lavoro paga e che gli obiettivi fissati dal presidente De Luca sono ambiziosi, ma non impossibili. Servirà tempo, ma se ciascuno farà la propria parte, la sanità campana sarà riconosciuta sempre più come un’eccellenza».
Il centro di formazione
Presso l’Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale Antonio Cardarelli di Napoli è attivo il Centro di Formazione e Ricerca Biotecnologica diretto dal dottor Santolo Cozzolino, autorizzato dal Ministero della Salute allo svolgimento di attività di ricerca e formazione sperimentale. Il Centro è un hub lab che svolge attività in molteplici aree: Ricerca & Sperimentazione, Educazione & Formazione, Cooperazione Internazionale. Nel 2016 le attività di formazione, iniziate nel 1991 con il primo corso teorico-pratico in Microchirurgia Sperimentale e nel 1994 con il primo corso di Videolaparoscopia, hanno raggiunto il numero di 88 corsi ospitando 1.904 discenti di diverse specialità. Negli anni le attività formative, inizialmente dirette al personale dell’Ospedale Cardarelli, hanno progressivamente aumentato il numero dei suoi interlocutori, estendendo la propria collaborazione a istituzioni pubbliche, private e società scientifiche. Due sale multimediali ed una sala conferenza, dotate di strumenti multimediali e tecnologici, sono utilizzate per l’implementazione di corsi, riunioni, conferenze e training frontali. La parte teorica è integrata con una parte pratica attraverso le facilities chirurgiche e microchirurgiche: tre sale operatorie di cui una dedicata alla chirurgia robotica, una sala microchirurgica e per il dry lab, 2 animal facilities (una per animali di piccole dimensioni e una per animali di grandi dimensioni), dotate di 21 microscopi operatori, 6 postazioni di lavoro chirurgiche, 7 postazioni di lavoro laparoscopiche, 1 arco a C e una TAC.
La Robotic Academy Intuitive a Napoli
Agli inizi di aprile 2017, il Centro di Formazione e Ricerca Biotecnologica dell’Ospedale Antonio Cardarelli è stato identificato come sede ufficiale del centro di formazione di chirurgia robotica, denominato Robotic Academy Intuitive Naples (RAIN). La nascita dell’Accademia robotica, diretta dal chirurgo Guido De Sena, è il risultato dell’accordo di collaborazione siglato tra il Cardarelli, Intuitive Surgical, produttore mondiale del Sistema Robotico da Vinci, ed AB Medica, distributore italiano. La sinergia tra le parti ha permesso la nascita dell’Academy il cui principale obiettivo è quello di formare ed educare chirurghi provenienti da istituzioni pubbliche e private, nazionali ed internazionali, all’uso del robot chirurgo da Vinci. Come ultima evoluzione della chirurgia mininvasiva, la chirurgia robotica permette all’utente di manovrare il robot da una console. Il sistema computerizzato traduce il movimento delle mani in impulsi che vengono convogliati alle braccia robotiche sotto il controllo del chirurgo. Nello specifico le attività di formazione ad esso legate si sviluppano lungo un percorso crescente, offrendo programmi di training completi a partire da un livello base, attraverso l’utilizzo del simulatore e del pelvic trainer, passando per il modello animale fino alla sperimentazione con preparati anatomici e all’osservazione di casi clinici.
Il robot
Da Vinci è la piattaforma più evoluta per la chirurgia mininvasiva presente a oggi sul mercato. Il robot da Vinci Xi, in particolare, è stato introdotto in Italia nel 2014, si propone come lo strumento ideale per la chirurgia ad alta complessità in campi chirurgici ampi e multi-quadrante, permettendo una libertà di movimento estrema. Queste caratteristiche lo rendono adatto per gli interventi in ambito urologico, ginecologico e di chirurgia generale complessa, massimizzando gli accessi anatomici e garantendo una visione 3D-HD. È costituito da tre componenti principali: la console chirurgica, il carrello paziente e il carrello visione. Tramite la console, posizionata esternamente al campo sterile, il chirurgo controlla l’endoscopio 3D e gli strumenti per mezzo di due manipolatori e di pedali. Nel visore stereo, le punte degli strumenti si allineano con le mani del chirurgo che impugnano i manipolatori. Ciò è finalizzato a simulare il naturale allineamento di occhi, mani e strumenti tipico della chirurgia a cielo aperto, pur utilizzando una procedura minimamente invasiva. Il dimensionamento in scala dei movimenti e l’annullamento del fisiologico tremore delle mani forniscono un ulteriore vantaggio per il chirurgo e quindi per il paziente. Il Carrello paziente è il componente operativo del sistema da Vinci e si compone di quattro braccia dedicate al supporto di strumenti e endoscopio. Il Carrello visione contiene l’unità centrale di elaborazione e processamento dell’immagine. Comprende un monitor touchscreen da 24 pollici, un elettrobisturi e ripiani regolabili per attrezzature chirurgiche ausiliarie opzionali.
Benefici
Robotic Academy Intuitive Naples – RAIN è uno dei 20 centri di formazione ufficiali Intuitive nel mondo. In tutta Italia ci sono 96 robot da Vinci per uso clinico ed il Centro del Cardarelli permette di formare la nuova generazione di chirurghi che operano con l’ausilio del robot.
Disabilità e sport, il cuore oltre gli ostacoli
News Brevi, PartnerAll’indomani del convegno annuale che celebra l’attività del network editoriale PreSa – Prevenzione e Salute, ai microfoni di Radio Kiss Kiss arriva (sabato 16 dicembre alle 11.00 circa) il dottor Renzo Vergnani, presidente della nazionale calcio italiana amputati. Alla nazionale, esempio di come la forza di volontà possa superare ogni ostacolo, è andato uno dei riconoscimenti assegnati a Roma. Nel corso di Good Morning Kiss Kiss, Vergnani parlerà dell’esperienza sportiva e umana della nazionale, fondata da Francesco Messori, un ragazzo nato senza una gamba ma con una forte passione per il calcio al quale nel 2011 il Centro Sportivo Italiano concede di giocare in un campionato di normodotati. Francesco ha reclutato una squadra di persone amputate provenienti da tutto il Paese e oggi la Nazionale è ufficialmente parte della World Amputee Football Federation – WAFF.
Esperti a confronto su disabilità e salute
News PresaDisabilità e salute
Anche quest’anno il gotha della medicina, i decision maker e tutti i protagonisti del panorama sanitario nazionale si sono ritrovati per alimentare il dibattito e il confronto sull’unico tema che riguarda tutti, indiscriminatamente: la salute. Il network editoriale PreSa – Prevenzione e Salute ha celebrato così un altro anno di successi e di corretta informazione, un anno in più al servizio dei propri lettori. L’occasione è stata quella del convegno «+Abili – Ricerca e innovazione per il superamento della disabilità», improntato alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica, ma anche la politica, su tematiche divenute ormai strategiche per il nostro Servizio sanitario nazionale.
Il quadro nazionale
In Italia ci sono oltre 4,3 milioni di persone disabili. Per loro, un gesto quotidiano, spesso dato per scontato dalla maggior parte della popolazione, può diventare una sfida insormontabile. Le difficoltà finiscono per minare le relazioni, la vita lavorativa e portare all’isolamento. Si tratta del 7,2% della popolazione, la maggior parte delle quali ha oltre 65 anni e vive nelle regioni del Mezzogiorno. Ma ci sono anche i giovanissimi. Se la famiglia può aiutare a superare una limitazione fisica, può fare ben poco per gli aspetti relazionali che portano allo svincolo adolescenziale e all’autonomia rispetto ai genitori.
Indagare nel profondo
«Quest’anno abbiamo voluto guardare nel profondo l’universo della disabilità. Abbiamo voluto capire quali sono gli sforzi messi in campo ogni giorno dalla ricerca italiana per trovare soluzioni diagnostiche e terapeutiche per aiutare le persone affette da patologie ad alto impatto invalidante e che molto spesso non hanno una cura», ha detto Marco Trabucco Aurilio, direttore scientifico PreSa. Tra i punti principali, quello dell’inclusione sociale e lavorativa dei soggetti con disabilità, «molto spesso più abili di chiunque altro se impiegati in specifici compiti o impieghi». Poi c’è il tema dei costi: la spesa annua per invalidità sostenuta dall’INPS per tutte le categorie, ammonta a 14,5 miliardi di euro, quasi l’equivalente di un punto di PIL. Poco meno di un terzo (4 miliardi di euro) è assorbito dai costi delle disabilità associate ai 5 più importanti gruppi di patologie (tumori, malattie del sistema circolatorio, patologie mentali e psichiatriche, malattie del sistema nervoso centrale e malattie muscolo-scheletriche).
Camminata, stessi benefici della corsa, ma alla portata di tutti
News PresaLa camminata può essere una valida alternativa alla corsa, sia per il corpo che per la mente. Fare una passeggiata dopo il lavoro, ad esempio è altrettanto rilassante come sdraiarsi sul divano, ma nello stesso tempo mantiene attivi.
Camminare è adatto a tutti ed è in grado di tenere bassi i livelli dell’ormone dello stress: a differenza di correre o sollevare pesi, infatti, mantiene basso il livello di cortisolo. È un ottimo metodo, quindi, per allontanare lo stress e i pensieri negativi accumulati durante la giornata. Combattere la pigrizia e la stanchezza con una semplice camminata, fa sentire giovani e in forma. A dirlo sono i ricercatori che hanno davvero dimostrato che fare attività fisica allunga la vita. Sanjay Sharma, professore di malattie cardiache nel dipartimento di cardiologia sportiva della St George’s University Hospitals NHS Foundation Trust di Londra, ha detto che fare attività fisica ci regala dai 3 ai 7 anni di vita in più.
Antidepressivo
Il fattore umore: fare movimento è antidepressivo, migliora le capacità cerebrali e ritarda la comparsa di demenza.
Uno studio della California State University, Long Beach, ha dimostrato che più passi si fanno al giorno, più aumenta il buonumore: camminando vengono rilasciate le endorfine (questo vale per tutte le altre attività).
Fa dimagrire
Camminando si bruciano all’incirca 200-400 calorie all’ora a seconda del peso e del livello di forma fisica. Uno stile di vita stressante combinato con allenamenti intensi può essere la causa del fatto che l’ago della bilancia non scenda. Questo non significa che si deve abbandonare l’allenamento della forza o di corsa se lo si sta già facendo, ma che bisogna introdurre attività meno “stressanti” per il fisico.
Post menopausa
Le donne in post menopausa riportano più spesso problemi di sonno. Uno studio del Fred Hutchinson Cancer Research Center ha scoperto che le donne che facevano una camminata veloce (o un’altra attività moderata come lo stretching) per almeno 30 minuti, avevano un sonno più regolare.
promuoviamo salute