Tempo di lettura: 2 minutiDall’attività fisica, all’alimentazione, dall’allattamento al seno, alla diminuzione di carne rossa: un gruppo indipendente di esperti americani ha stilato 10 raccomandazioni per prevenire il cancro. Si tratta dell’ultimo decalogo aggiornato del World Cancer Research Fund, pubblicato nel Rapporto ‘Dieta, nutrizione, attività fisica e cancro: una prospettiva globale’.
Le raccomandazioni, ha spiegato Martin Wiseman, consigliere medico-scientifico, sono redatte da un panel di esperti indipendente e “rappresentano un ‘pacchetto’ di scelte di stili di vita salutari che, insieme, possono avere un enorme impatto sul rischio che un soggetto ha di sviluppare il cancro nel corso della vita”.
La prima raccomandazione riguarda il peso: sovrappeso e obesità rappresentano un fattore di rischio soprattutto nell’età adulta, sono infatti tra le cause di 12 tumori. La seconda raccomandazione riguarda lo sport. Camminare di più ogni giorno e stare seduti per meno tempo protegge contro il cancro al colon, seno ed endometrio. L’Organizzazione mondiale della sanità suggerisce di svolgere almeno 150 minuti di attività fisica moderata a settimana (incluso camminare, nuotare o svolgere attività domestiche) oppure 75 minuti di attività fisica vigorosa (come corsa, ciclismo, aerobica) per prevenire molte malattie. La terza raccomandazione per prevenire il cancro riguarda la scelta del cibo. Cereali, frutta, verdura e legumi devono essere sempre presenti nella dieta. Il consiglio è quello di assumere almeno 30 grammi di fibre ed almeno 400 grammi di frutta e verdura ogni giorno. Il quarto punto riguarda i fast food. Cibi come burgers, pollo fritto, patatine fritte e bevande molto caloriche e zuccherate andrebbero limitati fortemente. Trattandosi di cibi che subiscono processi industriali hanno di solito un alto valore energetico e ridotti micronutrienti. Limitare il consumo di carni rosse rientra, invece, nella quinta raccomandazione che include anche salami, prosciutti e bacon. Il consumo dovrebbe essere limitato al massimo a non più di tre porzioni a settimana, equivalenti a circa 350-500 grammi di carne cotta. Il punto sei riguarda le bevande zuccherate, che andrebbero anch’esse limitate. Meglio bere acqua o bevande non zuccherate – suggeriscono gli esperti – come Tè e caffè senza zucchero aggiunto. Via libera, invece, al caffè che avrebbe anche un effetto protettivo contro il tumore al fegato e all’endometrio. Anche i succhi di frutta andrebbero limitati. No all’alcol è la settima raccomandazione: secondo evidenze scientifiche sarebbe tra le cause del cancro alla bocca, faringe, esofago, fegato, colon, seno e stomaco. Non c’è una soglia di consumo alcolico sotto la quale il rischio di cancro non aumenti, almeno per alcune forme. L’ottavo suggerimento è quello di non usare integratori contro il cancro. Non c’è infatti evidenza scientifica forte del fatto che gli integratori alimentari – a parte il calcio nel caso del cancro al colon-retto – possano ridurre il rischio di tumore. Per la maggioranza delle persone, avvertono gli esperti, è più probabile che cibo e bevande sane proteggano dal rischio di quanto non facciano gli integratori. La penultima raccomandazione riguarda l’allattamento al seno. Quando è possibile, infatti, protegge la madre dal rischio di cancro alla mammella ed il bambino da sovrappeso o obesità (di conseguenza anche dalle forme di tumore per le quali il sovrappeso è una causa). L’ultima raccomandazione riguarda il momento successivo a una diagnosi di tumore. Gli esperti ribadiscono l’importanza, per le persone che hanno superato un cancro, di essere seguite nella dieta e nell’attività fisica da specialisti.
Prevenire il cancro. Dagli esperti Usa 10 raccomandazioni
PrevenzioneDall’attività fisica, all’alimentazione, dall’allattamento al seno, alla diminuzione di carne rossa: un gruppo indipendente di esperti americani ha stilato 10 raccomandazioni per prevenire il cancro. Si tratta dell’ultimo decalogo aggiornato del World Cancer Research Fund, pubblicato nel Rapporto ‘Dieta, nutrizione, attività fisica e cancro: una prospettiva globale’.
Le raccomandazioni, ha spiegato Martin Wiseman, consigliere medico-scientifico, sono redatte da un panel di esperti indipendente e “rappresentano un ‘pacchetto’ di scelte di stili di vita salutari che, insieme, possono avere un enorme impatto sul rischio che un soggetto ha di sviluppare il cancro nel corso della vita”.
La prima raccomandazione riguarda il peso: sovrappeso e obesità rappresentano un fattore di rischio soprattutto nell’età adulta, sono infatti tra le cause di 12 tumori. La seconda raccomandazione riguarda lo sport. Camminare di più ogni giorno e stare seduti per meno tempo protegge contro il cancro al colon, seno ed endometrio. L’Organizzazione mondiale della sanità suggerisce di svolgere almeno 150 minuti di attività fisica moderata a settimana (incluso camminare, nuotare o svolgere attività domestiche) oppure 75 minuti di attività fisica vigorosa (come corsa, ciclismo, aerobica) per prevenire molte malattie. La terza raccomandazione per prevenire il cancro riguarda la scelta del cibo. Cereali, frutta, verdura e legumi devono essere sempre presenti nella dieta. Il consiglio è quello di assumere almeno 30 grammi di fibre ed almeno 400 grammi di frutta e verdura ogni giorno. Il quarto punto riguarda i fast food. Cibi come burgers, pollo fritto, patatine fritte e bevande molto caloriche e zuccherate andrebbero limitati fortemente. Trattandosi di cibi che subiscono processi industriali hanno di solito un alto valore energetico e ridotti micronutrienti. Limitare il consumo di carni rosse rientra, invece, nella quinta raccomandazione che include anche salami, prosciutti e bacon. Il consumo dovrebbe essere limitato al massimo a non più di tre porzioni a settimana, equivalenti a circa 350-500 grammi di carne cotta. Il punto sei riguarda le bevande zuccherate, che andrebbero anch’esse limitate. Meglio bere acqua o bevande non zuccherate – suggeriscono gli esperti – come Tè e caffè senza zucchero aggiunto. Via libera, invece, al caffè che avrebbe anche un effetto protettivo contro il tumore al fegato e all’endometrio. Anche i succhi di frutta andrebbero limitati. No all’alcol è la settima raccomandazione: secondo evidenze scientifiche sarebbe tra le cause del cancro alla bocca, faringe, esofago, fegato, colon, seno e stomaco. Non c’è una soglia di consumo alcolico sotto la quale il rischio di cancro non aumenti, almeno per alcune forme. L’ottavo suggerimento è quello di non usare integratori contro il cancro. Non c’è infatti evidenza scientifica forte del fatto che gli integratori alimentari – a parte il calcio nel caso del cancro al colon-retto – possano ridurre il rischio di tumore. Per la maggioranza delle persone, avvertono gli esperti, è più probabile che cibo e bevande sane proteggano dal rischio di quanto non facciano gli integratori. La penultima raccomandazione riguarda l’allattamento al seno. Quando è possibile, infatti, protegge la madre dal rischio di cancro alla mammella ed il bambino da sovrappeso o obesità (di conseguenza anche dalle forme di tumore per le quali il sovrappeso è una causa). L’ultima raccomandazione riguarda il momento successivo a una diagnosi di tumore. Gli esperti ribadiscono l’importanza, per le persone che hanno superato un cancro, di essere seguite nella dieta e nell’attività fisica da specialisti.
La storia Giacomo, che ha ritrovato il sorriso
News Presa, RubricheGiacomo Alvino, quarantaseienne che convive dalla nascita con una tetraparesi spastica, ha ritrovato il sorriso. La sua è una storia che ha commosso il web ed è sul web, in particolare su Facebook, che Giacomo ha dato a tutti la buona notizia. «Sorridere era diventato un incubo per me, a causa del bruxismo. Un po’ di tempo fa ho scritto un post per chiedere aiuto. Grazie alle condivisioni su Facebook e ad un articolo pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno, il direttore sanitario dell’azienda universitaria Federico II di Napoli, Gaetano D’Onofrio, si è mosso per trovare una soluzione».
Una soluzione possibile
Nel post prosegue parlando dell’equipe del di protesi dentaria guidata dal professor Fernando Zarone. «E’ stato lui, coadiuvato dalla professoressa Ambra Michelotti, ortodontista, a studiare una protesi estetica adatta alle mie problematiche, realizzata con le più avanzate tecnologie digitali e i materiali più innovativi. Possibilità fino a quel momento mai prese in considerazione dagli altri specialisti che avevo interpellato». Giacomo ringrazia su Facebook anche il professor Marcello Esposito, la dottoressa Raiano (per il trattamento del bruxismo) e il dottor Iannuzzi (anestesista) che ha messo l’equipe protesica in condizione di farmi una scansione digitale 3D… a me!», come a sottolineare la straordinarietà della procedura.
Felicità
Giacomo, comprensibilmente, non nasconde la sua gioia. «Finalmente – scrive fiero su Facebook – dopo anni di sofferenza e richieste di aiuto in tutta Italia, a Napoli le professionalità del Policlinico mi hanno “rigenerato”, salvando la mia gioia di vivere». Consumati dal bruxismo, i denti e il sorriso di Giacomo erano quasi del tutto spariti. Un dramma, soprattutto per un uomo che ha sempre fatto del sorriso la sua arma contro il pregiudizio. Aveva affidato ai social la sua disperazione, scrivendo su Facebook: «Da 9 anni sorridere è un incubo per me, ormai ho i denti consumati. È un incubo perché amo ridere, vivere… uscire… “parlare” ed essere protagonista. Tutto ciò lo continuo a fare, me lo impongo ogni giorno, altrimenti sarebbe finita.». Giacomo aveva consultato vari dentisti, ottenendo solo risposte negative. CONTINUA A LEGGERE CLICCA QUI
Voglia di maternità, tutto ciò che è bene sapere
News Presa, RubrichePer ogni coppia la gravidanza, prima, e la maternità, poi, sono un po’ come un percorso a ostacoli. Ci sono le preoccupazioni che precedono il parto e i dubbi, tantissimi, dei primi mesi. Ce n’è abbastanza, insomma, per far passare più di una notte insonne ai neo genitori, che – soprattutto se alle prime armi – hanno bisogno di essere guidati passo dopo passo.
La prima domanda
«Parto naturale o cesareo?». Nicola Colacurci, responsabile del centro di infertilità oltre che primario di ginecologia presso l’azienda universitaria della Campania Luigi Vanvitelli, non ha dubbi: «Il parto naturale è da preferire sempre, a meno che non ci siano ragioni cliniche a sconsigliarlo. Quindi la prima cosa da fare è procedere con le dovute indagini per il controllo del benessere materno e fetale».
Eccellenza
In questo senso la Vanvitelli è al top con una struttura dove le future mamme possono scegliere (con il supporto dei medici) il parto in acqua, per un controllo fisiologico del dolore; in posizioni alternative o con la parto analgesia. «La riduzione del dolore – spiega Colacurci – è un diritto, grazie al supporto di un anestesista le donne possono avere un travaglio e un parto meno traumatico e del tutto sicuro». La serenità è anche quella di essere in una struttura dotata di terapia intensiva neonatale, un dea di III livello e con la presenza costante di anestesisti, ginecologi e ostetriche. «Tutto questo ci permette di superare una visione tipicamente campanilistica del parto, nella quale la donna sceglie il ginecologo più che la struttura». Riferirsi ad un centro d’eccellenza significa invece sapere di essere in ottime mani a prescindere dal turno di un medico, anche perché il parto è per sua natura uno degli eventi meno prevedibili che possano esserci.
Ciò che ogni donna può fare per arrivare al parto nel migliore dei modi è seguire quelle che si potrebbero definire «le 10 regole d’oro». CONTINUA A LEGGERE SFOGLIA LO SPECIALE
Un orto in corsia: lo curano i piccoli pazienti ricoverati
BambiniAll’Ospedale Salesi di Ancona tante piccole piantine adornano il reparto di pediatria. A prendersene cura sono i piccoli pazienti ricoverati. Si tratta di un progetto dalla Condotta Slow Food Ancona e Conero e dalla Fondazione Ospedale Salesi che vede i bambini del reparto di Pediatria alle prese con piantine e ortaggi da curare e lasciare come preziosa dote per i piccoli che prenderanno il loro posto, una volta dimessi. L’obiettivo è dare ai bambini la possibilità di osservare la crescita del loro orto in corsia, ma è anche un modo per parlare di corretta alimentazione, dell’importanza nella dieta di alcuni alimenti che spesso non sono molto amati dai bambini (frutta e verdura) e della stagionalità dei cibi.
Il progetto si inserisce nella gamma delle co-terapie (come pet, clown e musica) per creare un ambiente in cui i trattamenti siano più efficaci e personalizzati. L’attività coinvolge anche genitori e nonni ed è un ponte tra degenza e casa dove i bimbi potranno proseguire l’esperienza.
L’associazione “promuove un approccio consapevole al cibo – si legge nella nota che presenta il progetto -, che diventa un atteggiamento complessivo di fronte alla vita, proprio di chi non nega il piacere ma lo coltiva, di chi instaura intensi rapporti con la radice delle cose, di chi riconosce l’importanza della cultura materiale e della convivialità. In questa ottica viene privilegiato il discorso legato al momento dell’analisi sensoriale del cibo buono, pulito e giusto rispetto alle nozioni teoriche dell’educazione alimentare tradizionale”. Attualmente sono stati avviati oltre 500 ‘Orti in condotta’ in tutta Italia e il progetto Orto in corsia è considerato a tutti gli effetti uno spin off dell’orto in condotta.
Italiani sempre più ansiosi: in un anno +8% uso ansiolitici
News PresaGli Italiani sono sempre più ansiosi e ricorrono maggiormente a psicofarmaci: in un anno, il consumo è salito dell’8%. Numeri diffusi dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) che ha indagato l’uso di antidepressivi nel nostro Paese. È stabile al 6% il numero di italiani a cui è stato prescritto, almeno una volta durante l’anno, un psicofarmaco contro ansia, nevrosi, attacchi di panico e insonnia. Aifa stima che almeno 3,6 milioni di Italiani li abbiano assunti nel 2017, in base ai dati sulle prescrizioni farmaceutiche rimborsate dal Servizio sanitario nazionale.
Aumentano i consumi benzodiazepine, una classe che comprende ansiolitici, ipnotici e sedativi: nel 2017 se ne sono consumate circa 50 dosi giornaliere ogni mille abitanti, quindi con un incremento di circa l’8% rispetto all’anno precedente. A pesare, avvertono gli esperti, sono i crescenti livelli di stress, solitudine e un futuro incerto.
Nel mondo, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono 300 milioni i consumatori delle cosiddette ‘droghe legali’, ossia circa il 4,4% della popolazione totale. In Europa inoltre, come riporta il Journal of Psychiatry, tra il 2010 e il 2015 gli il consumo di antidepressivi è aumentato del 20%.
In generale, i disturbi mentali sono in aumento in tutto il mondo ed entro il 2020, i primi fra tutti saranno ansia e depressione. Il trend è in crescita soprattutto tra giovani tra i 10 e i 24 anni. Di recente a lanciare l’allarme è stato anche il presidente della società Italiana di Psicopatologia (Sopsi) Alberto Siracusano, in occasione del XXII Congresso nazionale: “tutte le mancanze di risorse, sia quelle economiche sia quelle valoriali, emotive o affettive incidono negativamente, permettendo che i disturbi mentali aumentino e crescano”.
Inoltre cresce il numero degli uomini che chiedono aiuto, anche se la patologia resta al femminile: 3 pazienti su 4 sono donne, in pratica il 75% dei malati. Una sofferenza che tocca ogni fase della vita e va oltre l’appartenenza socio-economica. Ci si ammala tutti ma per motivi diversi. Tra i giovani e giovanissimi cresce l’esposizione ai fattori di rischio legati alle dipendenze da sostanze, ma anche dalla tecnologia. Aumenta il rischio di suicidio in età sempre minore. E la prima adolescenza resta la fase più critica. Le donne più esposte sono quelle con maggiore carico familiare e lavorativo.
Italiani sempre più ansiosi, in un anno +8% consumo ansiolitici
Un farmaco per tutti, raccolta da record
FarmaceuticaRaccogliere farmaci da chi non ne ha più bisogno e donarli a chi non ha i soldi per acquistarli è già qualcosa di incredibile, se poi questa raccolta arriva a numeri da record allora si può parlare di grande successo. Un farmaco per Tutti, questo il nome dell’iniziativa, è arrivato a donare 100mila confezioni di farmaci e presìdi. Un risultato che va ben oltre le più rosee aspettative degli organizzatori, e che (tradotto in cifre) equivale a 1 milione e 500mila in favore di chi non può permettersi cure. Con il progetto l’Ordine dei farmacisti della provincia di Napoli, insieme al cardinale Crescenzio Sepe, è in campo da due anni per i cittadini in difficoltà. «I farmacisti si occupano quotidianamente del bene primario delle persone, la salute. Sguardo e braccia operative a sostegno delle fasce sociali deboli che in questo momento soffrono e subiscono la cosiddetta povertà sanitaria sono il primo passo – sottolinea Vincenzo Santagada, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Napoli – per ridare linfa materiale e spirituale alla società. Napoli ormai rappresenta un modello di raccolta e distribuzione farmaceutica su base volontaristica replicabile in tutta Italia. L’iniziativa a carattere permanente (è possibile donare e raccogliere farmaci ogni giorno) e volontaria distribuisce farmaci e dispositivi medico-chirurgici facendo risparmiare oltre un milione di euro al servizio sanitario nazionale». Le confezioni sono già state distribuite a Emergency, Croce Rossa, Unitalsi, Elemosiniere del Santo Padre, La Tenda, le Suore della Carità di Maria Teresa di Calcutta, La Casa di Tonia. E anche oltre i confini nel Burkina Faso e in Benin.
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Il progetto
Un farmaco per tutti nasce per mettere a disposizione non solo farmaci, ma anche di prodotti diversi come presìdî medico-chirurgici o integratori e dispositivi medici a chi non ne ha. Si tratta di medicinali non ancora scaduti, provenienti dalla donazione spontanea da parte di cittadini e aziende farmaceutiche e privati a seguito del cambio o della fine di una terapia o decesso di un congiunto malato. I farmaci raccolti all’interno delle farmacie resesi disponibili sono successivamente smistati ai vari enti assistenziali che hanno aderito all’iniziativa.
Da 6mila a 100mila
Il progetto, partito prima del Natale del 2016, aveva raccolto in pochi mesi oltre 6.000 confezioni di farmaco. Facile capire perché essere arrivati a oltre 100mila sia un risultato oltre ogni aspettativa. Le malattie respiratorie sono quelle per cui c’è più richiesta, seguite da quelle gastrointestinali e cardiovascolari. Molto richiesti sono anche i farmaci per piccole patologie di tipo dermatologico. Il presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Napoli ha sottolineato più volte come la farmacia confermi il suo valore sociale e metta sempre più in luce il proprio contributo al miglioramento della qualità della vita della popolazione. Anche se il plauso maggiore va a quanti, in questi anni, sono stati solidali e hanno donato per chi ne ha più bisogno.
Spesa sanitaria e salute, il caso Campania
FarmaceuticaMeno tempo in day hospital (da 4 ore a 2 ore e 30 minuti) per la terapia onco-ematologica: un
importante risultato ottenuto grazie all’impiego di farmaci “intelligenti” di ultima generazione. Le nuove
formulazioni sottocute (SC) ridefiniscono le terapie onco-ematologiche e favoriscono nuovi e più
efficienti modelli organizzativi in day-hospital, con ben 7.500 accessi attuali. Un nuovo approccio di
sistema, che va oltre il costo singolo del farmaco e considera anche altri fattori come l’ottimizzazione
dell’allestimento stesso del farmaco con conseguente riduzione dei tempi di attesa e dei rischi per pazienti e operatori. Notevoli anche i risparmi sui costi sanitari per il Servizio sanitario nazionale e regionale rispetto alle corrispondenti formulazioni endovenose, con una potenzialità futura di risparmio fino al 20% rispetto ai costi attuali.
Qualità di vita
Questi sono solo alcuni dei risultati dell’indagine, condotta dal 2015 al 2017, in tre anni di progetti
sul campo, su un campione di 744 pazienti, che ha coinvolto, ciascuno per 2-3 mesi, 10 centri ospedalieri
della Regione Campania – tra cui l’IRCCS Pascale, l’AORN A. Cardarelli e AOU Federico II di Napoli,
Ospedale di San Giuliano in Campania (Na) e Tortora di Pagani (Sa). La ricerca mette in luce efficacia e
benefici di un processo che ha l’obiettivo di migliorare la qualità di vita dei pazienti e dei caregiver coinvolti, rendendo più agevole la gestione della malattia con una conseguente maggiore soddisfazione da parte dei singoli pazienti (89% i pazienti soddisfatti sul totale) e riduzione della mobilità sanitaria.
I dettagli saranno illustrati a Napoli durante al convegno «Reti cliniche e nuove tecnologie: Quale
futuro per il paziente campano».
Obiettivo salute
«L’oncologia rappresenta l’area terapeutica in cui si concentrano i principali sforzi della ricerca
farmaceutica – specifica Ugo Trama, Direzione Generale per la Tutela della Salute e Coordinamento del
Sistema Sanitario Regionale Dirigente UOD 06 Politica del Farmaco e Dispositivi della Regione
Campania – Tali innovazioni comportano, inevitabilmente, costi rilevanti e impongono con forza il tema della sostenibilità. La capacità di garantire un trade-off tra innovazione e sostenibilità economica costituisce, infatti, la sfida più importante per il Servizio sanitario regionale e ciò può essere ottenuto solo attraverso l’ottimizzazione dei percorsi assistenziali e l’adozione di strumenti per la valutazione dell’appropriatezza». Le sfide della Regione Campania si collocano nell’ambito di un percorso di risanamento finanziario e di riqualificazione del Servizio Sanitario Regionale (SSR). Grande attenzione è riposta nella riduzione della mobilità passiva. In particolare, in campo onco-ematologico, l’intento è ottimizzare l’accesso dei pazienti a procedure diagnostiche, terapeutiche e riabilitative.
Strade sicure, aria pulita e trasporti: Roma tra le peggiori in UE
Ricerca innovazioneRoma è grande e come tutte le metropoli è facilmente trafficata. Ma a detta di una recente indagine, la Città Eterna sarebbe la peggiore d’Europea per «mobilità sostenibile». A rivelarlo è lo studio Living. Moving. Breathing. Ranking of European cities in sustainable transport, pubblicato dal Wuppertal Institute per conto di Greenpeace. Nello studio viene presa in considerazione la vivibilità di 13 città del Vecchio Continente sulla base di 5 fattori: trasporti pubblici, sicurezza stradale, qualità dell’aria, gestione della mobilità e mobilità attiva. Nella classifica generale, la capitale italiana è ultima (con 23 punti su 100) ed è fanalino di coda anche per sicurezza stradale e gestione della mobilità. Il 65% degli spostamenti avvengono con auto private e per i più coraggiosi che scelgono di muoversi in bici o a piedi, il rischio è grande. Soltanto nel 2016 sulle strade di Roma a causa di incidenti sono morti 25 ciclisti e 47 pedoni, inoltre nello stesso anno ci sono stati 110 incidenti ogni 10 mila spostamenti in bici e 133 incidenti ogni 10 mila spostamenti a piedi. Secondo gli autori del report, Roma potrebbe migliorare la propria situazione, creando piste ciclabili che separino i ciclisti dagli scooter e prendendo esempio da altre capitali che, ad esempio impongono alti pedaggi a chi vuole entrare con l’auto in città.
Strade sicure vanno di pari passo con l’aria pulita: quando ci sono troppe auto in circolazione, a risentirne è soprattutto la qualità dell’aria: in questo caso, peggio della capitale italiana vanno soltanto Budapest, Parigi e Mosca.
Sulla vetta della classifica delle metropoli messe sotto la lente di ingrandimento dalla classifica, ai primi posti si trovano le città nordeuropee. Al primo posto c’è Copenaghen con un punteggio di 57 su 100: la capitale danese primeggia per sicurezza stradale e gestione della mobilità, con migliaia di cittadini che si spostano in bici, forti restrizioni alla circolazione dei mezzi pesanti e pedaggi salati a chi vuole entrare nel centro città con l’auto. Al secondo posto c’è Amsterdam (55 punti) seguita da Oslo (con 50 punti e il centro chiuso alle auto) e Zurigo (con 47,75 punti e un sistema di trasporti pubblici più conveniente in Europa).
Diversità: da Foiano della Chiana un progetto di sensibilizzazione
News PresaSono circa sette anni che il professore di sostegno Luigi Falco e Gianni Baini (affetto da disabilità) portano avanti nelle scuole il loro progetto di sensibilizzazione sulla diversità. Partendo da Foiano della Chiana la loro testimonianza di amicizia e di amore per la vita è arrivata oltre i confini locali e ha incontrato centinaia di ragazzi di altre regioni d’Italia. Il loro obiettivo è dimostrare che “l’uguaglianza è solo un’illusione. Siamo tutti diversi ed è proprio questa diversità a renderci unici” (www.elefanteincarrozzina.com). Dall’esperienza e di questi anni è nato il loro ultimo libro Il valore della diversità (Intrecci Edizioni), i due autori provano a ricostruire, attraverso un dialogo tanto reale quanto immaginario, i frammenti di questi anni di attività con le scuole e con i ragazzi di tutte le età. “I contenuti sono veri e genuini anche se messi in una sequenza ideale di gioco narrativo speciale – raccontano in una nota i due autori.
I precedenti libri, nati dalla collaborazione fra Gianni e Luigi, sono Elefante in carrozzina e Il volo dell’elefante di Armando editore, Al di là del cielo di Edizioni Paoline e Il paese delle carrozzine di Intrecci editore.
Gianni Baini, 46 anni di Foiano della Chiana, affetto da tetraparesi spastica fin dalla nascita, è un appassionato di sport estremi. Ha realizzato un sito gratuito (http://elefantsoftware.weebly.com/) che raccoglie programmi freeware particolarmente utili ai diversamente abili.
Luigi Falco, geologo, diplomato in scienze religiose e docente di sostegno, è appassionato di lettura e scrittura creativa. Ha pubblicato racconti e poesie in diverse antologie.
Fake news. L’ultima arriva dagli Usa: pillole-fake con filtri solari
PrevenzioneEliminare le bufale dal web è come provare a svuotare un lago con il secchiello. Ma con la salute soprattutto, non si scherza, perciò è importante farsi guidare dal proprio senso critico e distinguere una notizia da un fake. Nonostante l’Oms consideri la correttezza e completezza dell’informazione una delle strategie chiave per promuovere la salute, spesso agli utenti arriva una comunicazione distorta. E vincono le fake news, che si diffondono come le malattie: in maniera virale. Una delle più recenti truffe sulla salute arriva dall’America. E questa volta è proprio il caso di dirlo: a rimetterci la pelle sono i pazienti. La bufala in questione sarebbe una pillola in grado di fornire protezione solare. Tuttavia, “non esistono pasticche che possono rimpiazzare le creme e le lozioni solari”, ha dichiarato il commissario della FDA, Scott Gottlieb. Questi prodotti “mettono la salute dei consumatori a rischio, dando un falso senso di sicurezza che questi integratori alimentari possano prevenire scottature o arrossamenti causati dal sole”. “Le aziende che le pubblicizzano dovrebbero smettere di venderle”: è il duro monito della Food and Drug Administration,che punta il dito contro la pericolosità delle fake-pillole. “Le creme solari legittime utilizzano invece una serie di fattori che proteggono dai raggi solari” ha concluso.
Contro le bufale che mettono a rischio la salute dei cittadini, in Italia è nato da poco anche un portale dei medici dedicato a cure e malattie. Si intitola “dottore, ma è vero che…?” ed è stato creato dalla Fnomceo, la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri. In decine di schede le risposte ai dubbi più diffusi, dai vaccini alla dieta, dalle terapie anticancro ai fiori di Bach. Si accede tramite l’indirizzo: www.dottoremaeveroche.it o anche https://dottoremaeveroche.it