Tempo di lettura: 5 minutiMentre i consumi arrancano, la spesa sanitaria privata decolla. La spesa sanitaria privata degli italiani arriverà a fine anno al valore record di 40 miliardi di euro (era di 37,3 miliardi lo scorso anno). Nel periodo 2013-2017 è aumentata del 9,6% in termini reali, molto più dei consumi complessivi (+5,3%). Nell’ultimo anno sono stati 44 milioni gli italiani che hanno speso soldi di tasca propria per pagare prestazioni sanitarie per intero o in parte con il ticket. È quanto emerge dal Rapporto Censis-Rbm Assicurazione Salute presentato oggi al Welfare Day 2018.
E incide di più sui redditi bassi. La spesa sanitaria privata pesa di più sui budget delle famiglie più deboli. Nel periodo 2014-2016 i consumi delle famiglie operaie sono rimasti fermi (+0,1%), ma le spese sanitarie private sono aumentate del 6,4% (in media 86 euro in più nell’ultimo anno per famiglia). Per gli imprenditori c’è stato invece un forte incremento dei consumi (+6%) e una crescita inferiore della spesa sanitaria privata (+4,5%: in media 80 euro in più nell’ultimo anno). Per gli operai l’intera tredicesima se ne va per pagare cure sanitarie familiari: quasi 1.100 euro all’anno. Per 7 famiglie a basso reddito su 10 la spesa privata per la salute incide pesantemente sulle risorse familiari.
C’è chi si indebita per pagare la sanità. Nell’ultimo anno, per pagare le spese per la salute 7 milioni di italiani si sono indebitati e 2,8 milioni hanno dovuto usare il ricavato della vendita di una casa o svincolare risparmi. Solo il 41% degli italiani copre le spese sanitarie esclusivamente con il proprio reddito: il 23,3% deve integrarlo attingendo ai risparmi, mentre il 35,6% deve usare i risparmi o fare debiti (in questo caso la percentuale sale al 41% tra le famiglie a basso reddito). Il 47% degli italiani taglia le altre spese per pagarsi la sanità (e la quota sale al 51% tra le famiglie meno abbienti). In sintesi, i dati presentati al welfare day dicono: meno è il guadagno, più sono necessari soldi aggiuntivi al reddito per pagare la sanità di cui si ha bisogno.
«Sono 150 milioni le prestazioni sanitarie pagate di tasca propria dagli italiani. Nella top five delle cure, 7 cittadini su 10 hanno acquistato farmaci (per una spesa complessiva di 17 miliardi di euro), 6 cittadini su 10 visite specialistiche (per 7,5 miliardi), 4 su 10 prestazioni odontoiatriche (per 8 miliardi), 5 su 10 prestazioni diagnostiche e analisi di laboratorio (per 3,8 miliardi) e 1 su 10 protesi e presidi (per quasi 1 miliardo), con un esborso medio di 655 euro per cittadino», ha detto Marco Vecchietti, Amministratore Delegato di Rbm Assicurazione Salute, al Welfare day. «La salute è da sempre uno dei beni di maggiore importanza per tutti i cittadini, ma in questi anni non è mai stata al centro dell’agenda politica. La spesa sanitaria di tasca propria è la più grande forma di disuguaglianza in sanità, perché colpisce in particolar modo i redditi più bassi, le Regioni con situazioni economiche più critiche, i cittadini più fragili e gli anziani. Questa situazione può essere contrastata solo restituendo una dimensione sociale alla spesa sanitaria privata attraverso una intermediazione strutturata da parte del settore assicurativo e dei fondi sanitari integrativi. Bisogna superare posizioni di retroguardia e attivare subito, come già avvenuto in tutti gli altri grandi Paesi europei, un secondo pilastro anche in sanità che renda disponibile su base universale – quindi a tutti i cittadini – le soluzioni che attualmente molte aziende riservano ai propri dipendenti. In questo modo si potrebbe dimezzare il costo delle cure che oggi schiaccia i redditi familiari, con un risparmio per ciascun cittadino di circa 340 euro all’anno. I soldi per farlo già ci sono, basterebbe recuperarli dalle detrazioni sanitarie che favoriscono solo i redditi più elevati e promuovono il consumismo sanitario. Ci dichiariamo sin d’ora disponibili ad illustrare al nuovo governo la nostra proposta, che può assicurare oltre 20 miliardi di risorse da investire sulla salute di tutti», ha concluso Vecchietti in occasione del welfare day.
La percezione di una sanità ingiusta. Il 68% degli occupati ha dovuto assentarsi dal lavoro per recarsi presso strutture sanitarie pubbliche per se stessi o per i propri familiari, perché erano chiuse in orari non lavorativi. Intanto non mancano i furbi: 12 milioni di italiani hanno saltato le lunghe liste d’attesa nel Servizio sanitario grazie a conoscenze e raccomandazioni. Ormai il 54,7% degli italiani è convinto che non si hanno più opportunità di diagnosi e cura uguali per tutti. Sono questi i contorni di una sanità che chiede un surplus di sacrifici alle persone con redditi bassi e ai lavoratori, e premia i furbi: ecco l’origine del rancore per la sanità.
«Ognuno si curi a casa propria». È questa una delle reazioni alla sanità percepita come ingiusta, il sintomo del rancore di chi vuole escludere e punire gli altri per non vedersi sottrarre risorse pubbliche per sé e i propri familiari. Sono 13 milioni gli italiani che dicono stop alla mobilità sanitaria fuori regione. E in 21 milioni ritengono giusto penalizzare con tasse aggiuntive o limitazioni nell’accesso alle cure del Servizio sanitario le persone che compromettono la propria salute a causa di stili di vita nocivi, come i fumatori, gli alcolisti, i tossicodipendenti e gli obesi.
Monta il rancore verso il Servizio sanitario e la politica. Il 37,8% degli italiani prova rabbia verso il Servizio sanitario a causa delle liste d’attese troppo lunghe o i casi di malasanità. Il 26,8% è critico perché, oltre alle tasse, bisogna pagare di tasca propria troppe prestazioni e perché le strutture non sempre funzionano come dovrebbero. Il 17,3% prova invece un senso di protezione e di fronte al rischio di ammalarsi pensa: «meno male che il Servizio sanitario esiste». L’11,3% prova un sentimento di orgoglio, perché la sanità italiana è tra le migliori al mondo. I più arrabbiati verso il Servizio sanitario sono le persone con redditi bassi (43,3%) e i residenti al Sud (45,5%). Ma per un miglioramento della sanità il 63% degli italiani non si attende nulla dalla politica. Per il 47% i politici hanno fatto troppe promesse e lanciato poche idee valide, per il 24,5% non hanno più le competenze e le capacità di un tempo.
Elettori 5 Stelle e Lega: sanità laboratorio per il passaggio dal rancore alla speranza del cambiamento.Più rancorosi verso il Servizio sanitario sono gli elettori del Movimento 5 Stelle (41,1%) e della Lega (39,2%), meno quelli di Forza Italia (32,9%) e Pd (30%). È quanto emerge dai dati presentati al Welfare day. Ma gli elettori di 5 Stelle (47,1%) e Lega (44,7%) sono anche i più fiduciosi nella politica del cambiamento, rispetto a quelli di Forza Italia (31,4%) e del Pd (31%). La sanità ha giocato molto nel risultato elettorale (per l’81% dei cittadini è una questione decisiva nella scelta del partito per cui votare) e sarà il cantiere in cui gli italiani metteranno alla prova il passaggio dall’alleanza del rancore al governo del cambiamento.
Questi sono i principali risultati del Rapporto Censis-Rbm Assicurazione Salute presentatato oggi a Roma al Welfare Day 2018, a cui sono intervenuti, tra gli altri, Roberto Favaretto, Presidente di Previmedical, Marco Vecchietti, Amministratore Delegato di Rbm Assicurazione Salute, Giuseppe De Rita e Francesco Maietta, rispettivamente Presidente e Responsabile dell’Area Politiche sociali del Censis.
Lenovys: solo 26% manager aziende italiane dorme a sufficienza
Stili di vitaI manager italiani dormono poco (solo il 26% dorme a sufficienza per iniziare la giornata in piena forma), hanno una forma fisica insoddisfacente (il 66% deve ritrovarla), nel 70% dei casi non riescono a ricaricare le batterie nemmeno in vacanza e solo 1 su 5 delega regolarmente mansioni ai propri collaboratori. Inoltre secondo i manager, solo l’8% delle aziende ha riunioni efficienti ed efficaci, solo una su cinque opera per assicurare un buon bilanciamento tra lavoro e vita privata e solo il 5% delle aziende celebra e festeggia i propri risultati. Sono solo alcune delle conclusioni alle quali è giunta l’indagine che Lenovys, società di consulenza aziendale specializzata in Lean Management applicato all’innovazione ad alto impatto, all’energia delle persone e al miglioramento delle prestazioni, intervistando oltre 500 manager di medie e grandi aziende italiane, tra il 2017 e il 2018. Da qui è nata l’edizione 5 dell’executive master in Lean Lifestyle®: il primo percorso formativo manageriale che ha l’obiettivo di massimizzare il potenziale delle persone in azienda e ridurre gli sprechi di talento ed energia attraverso “l’ingegneria delle abitudini”.
Solo il 40% dei manager e imprenditori intervistati si dichiara convintamente soddisfatto del modo in cui conduce la propria vita professionale e personale. “La gran parte dei manager italiani, negli ultimi 10 anni, è stata catapultata in un mondo iperconnesso e questo salto ha aumentato in maniera esponenziale la complessità delle loro vite, private e professionali. Molti manager sono vittime della tecnologia e non hanno compreso come sfruttarla per ottenere, contemporaneamente, più produttività e più benessere. Impiegano più tempo del necessario in attività lavorative, spesso con risultati inferiori alle aspettative e alti livelli di stress; hanno difficoltà a gestire i team e le loro giornate sono enormemente complicate. – ha dichiarato Luciano Attolico, fondatore di Lenovys – L’obiettivo del nostro master è di fornire strumenti concreti per capire come governare questa complessità in modo da tornare padroni delle nostre vite private e professionali, esprimendo il massimo valore, semplificando le nostre giornate e sfruttando al meglio le tecnologie a disposizione.”
Vaccini, ora anche dai pediatri di libera scelta
News PresaIn Campania, a Napoli, si torna a parlare di vaccini. La sanità pubblica e i pediatri di libera scelta della Fimp si uniscono per informare le famiglie, non sulla base di fantomatiche connessioni con l’autismo, ma di dati scientifici. Insomma, una lotta senza quartiere contro le fake news e un’iniziativa proattiva per offrire attivamente ai bambini più piccoli alcune vaccinazioni. Quest’alleanza a favore della prevenzione e della salute dei neonati prende il via ufficialmente oggi, con un modello di collaborazione che potrà essere esteso alle altre realtà regionali. Il progetto è stato presentato a Torre del Greco e come detto, prevede l’offerta attiva e somministrazione diretta da parte del pediatra di famiglia delle vaccinazioni contro il rotavirus (responsabile potenzialmente di gravi forme di diarrea infantile che possono richiedere il ricovero) e contro il meningococco B (ceppo batterico in grado di provocare gravi forme di meningite, tra i più diffusi nel nostro Paese). L’iniziativa, unica in Campania nel suo genere, si propone di fare da apripista per le altre realtà ed è fortemente voluta dalla ASL 3 Napoli Sud.
Prevenzione
«Siamo chiamati ad affrontare sempre nuove sfide in un’offerta sanitaria in costante cambiamento e dobbiamo essere convinti, noi per primi, che la vaccinazione è uno strumento fondamentale per la salute, a tutte le età – commenta Antonietta Costantini, Direttore Generale della Asl Napoli 3. Con questo progetto, che vede ASL e pediatri di famiglia uniti per la salute dei bambini, vogliamo portare avanti la cultura della prevenzione e della vaccinazione, anche oltre quanto indicato dalla recente normativa. Prevenire infezioni come la gastroenterite da rotavirus o la meningite da meningococco B, per le quali esistono vaccinazioni fortemente raccomandate dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-2019, significa aiutare a proteggere i bambini, a rendere più tranquille le famiglie e ad evitare decessi, ricoveri e spese sanitarie che non hanno motivo di esistere proprio grazie alle vaccinazioni. Sono convinta che questo progetto avrà successo e diventerà un modello da esportare nelle altre Asl della nostra Regione».
Un nuovo ruolo
Sulla stessa lunghezza d’onda è il vice-presidente nazionale Fimp Antonio D’Avino. «Analoghe esperienze già avviate in altre regioni, ci dicono che il pediatra di famiglia non deve essere solamente la fonte dell’informazione per i neo-genitori sulla salute dei loro bambini, ma può diventare anche il sanitario che somministra i vaccini, anche per evitare lunghe liste di attesa e sovraccarico di lavoro per i servizi di Igiene Pubblica – commenta. Pertanto, questa iniziativa, che vede il pediatra di famiglia in prima linea, favorisce una presa in carico globale dell’intero percorso di salute del bambino e, sotto l’aspetto organizzativo, aiuta a rendere più semplici e accettate le vaccinazioni per la famiglia, contribuendo in modo significativo a decongestionare i centri vaccinali della Asl».
Un modello da esportare
Il progetto si propone come modello per la sanità regionale con l’auspicio che si riesca a creare un circolo virtuoso attorno alle figure degli operatori dei centri vaccinali e dei pediatri di libera scelta, con l’unico obiettivo di migliorare la prevenzione anche attraverso la vaccinazione dei bambini. E’ fondamentale infatti garantire ai piccoli la certezza di non ammalarsi per malattie prevenibile con vaccini attraverso il raggiungimento della massima copertura vaccinale possibile, rispettando i tempi e i modi dettati dal Calendario Vaccinale per la Vita, insieme ai pediatri di famiglia che sul territorio informeranno ed offriranno le vaccinazioni alle famiglie.
Norman, la prima intelligenza artificiale “psicopatica”
Ricerca innovazioneE’ nata la prima intelligenza artificiale psicopatica e la premessa è d’obbligo: non si tratta di uno scherzo e nemmeno della trama di un film di fantascienza. Si parla in questo caso di un esperimento del Mit di Boston, che ha voluto indagare su quale influenza possano avere i dati con i quali si addestra un’intelligenza (artificiale o meno) rispetto alla “sviluppo della personalità”. Il risultato è sbalorditivo e fa riflettere.
Norman
Il profilo di intelligenza artificiale sviluppato dai ricercatori del Mit di Boston è stato chiamato Norman, in onore del protagonista di Psycho Norman Bates. Come detto, Norman è la prima intelligenza artificiale ufficialmente psicopatica. L’algoritmo che ha dato vita a Norman è capace di osservare una foto e capirne il contenuto dopo aver costruito un database da immagini precedenti. I ricercatori del Mit Media Lab lo hanno allenato con delle immagini di persone morenti prelevate da una sottodirectory del sito Reddit, mentre un’altra intelligenza artificiale è stata addestrata con foto normali di animali e persone. Entrambe sono state poi sottoposte al famoso test di Rorschach, in cui viene chiesto di interpretare delle macchie di inchiostro indistinte per valutare la personalità.
Confronto
Le differenze tra le due interpretazioni sono risultate evidenti. La macchia che “l’intelligenza normale” interpretava come «un gruppo di uccellini su un ramo» per Norman era «un uomo che subiva una scarica elettrica». Un «vaso di fiori» diventava «un uomo a cui hanno sparato a morte». Un «guanto da baseball» è stato interpretato come «un uomo ucciso da una mitragliatrice». L’esperimento fa capire quanto siano determinanti le esperienze che formano la personalità. «Norman nasce dal fatto che i dati che vengono usati per addestrare un algoritmo influenzano significativamente il comportamento», scrivono gli ideatori sul sito. «Quindi quando le persone parlano di algoritmi razzisti o scorretti il problema non è nell’algoritmo in sé, ma nei dati usati».
Tumore metastatico al seno: «Noi ci siamo»
Associazioni pazientiUn progetto concreto per le donne colpite da tumore metastatico al seno. Da domani (venerdì 8 giugno) migliaia di opuscoli verranno distribuiti attraverso le oltre 800 farmacie di Napoli e provincia con un solo obiettivo: informare le donne, e sensibilizzare i cittadini, sulle problematiche, ma soprattutto sulle possibilità di aiuto concreto per quante lottano contro la malattia. Una forma di tumore, questa, particolarmente aggressiva che colpisce in Italia circa 35mila donne, le più sfortunate perché lottano contro una malattia che ha già colpito altri organi.
Anche su WhatsApp
Le donne colpite sono spesso giovani, con una predisposizione genetica. Donne per le quali le necessità di cura sono costanti con un immaginabile corollario di problematiche connesse alla vita di tutti i giorni. Donne che hanno bisogno di ottenere ascolto e supporto: e così che attraverso la capillarità della rete delle farmacie sul territorio si cercherà di diffondere innanzitutto il numero dedicato 366 9949915: a questo numero ogni donna, o chi la assiste, potrà lasciare un messaggio o inviare un WhatsApp con i propri dati, le proprie esigenze e la volontà di aderire ai progetti di assistenza. Saranno disponibili specialisti, psico oncologi, nutrizionisti, anestesisti per la terapia del dolore e tanti specialisti per assistere alle problematiche post chemioterapiche e supporti per lo screening per le mutazioni genetiche.
Trasporto gratuito
Il primo servizio, grazie ad un protocollo d’intesa con l’Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale e grazie alla disponibilità della società Bourelly Health Service, sarà quello di assicurare il trasporto gratuito di accompagnamento presso il Day Hospital nel giorno della chemioterapia. «Essere accompagnate il giorno delle chemioterapia o radioterapia – spiega Stefania Pisani, referente regionale delle pazienti con tumore metastatico dell’Associazione Noi Ci Siamo – è un aiuto ed un sollievo non soltanto per noi pazienti, ma anche per tutti i nostri familiari coinvolti in tutte le nostre esigente. Essere accompagnate, inoltre, facilita anche il lavoro delle strutture ospedaliere: immaginate cosa significhi non ingolfare i reparti di parenti ed amici, spesso costretti ad aspettare anche ore ed ore».
Il ruolo delle farmacie
«È un’iniziativa importante – spiega Michele Di Iorio, Presidente di Fedrfarma Napoli – che va ad accompagnare altre iniziative di prevenzione come quella dello screening mammografico e del tumore al colon retto, esami prenotabile gratuitamente in farmacia. La farmacia è sempre più veicolo di informazione e formazione sanitari, il “negozio dei sani”, di chi vuol sentirsi bene e non più il luogo di mero approvvigionamento dei farmaci». A supportare l’Associazione “Noi ci siamo”, il Rotary Napoli Posillipo, sostenuto dai Rotary Napoli, Napoli Castel dell’Ovo, Napoli Sud Ovest, Napoli Chiaia, Rotaract Napoli Posillipo e Rotaract Napoli Castel dell’Ovo che accompagneranno l’associazione nei successivi step del progetto: attivare un servizio di terapie domiciliari con medici ed infermieri specialisti a domicilio, il che snellirebbe anche liste e tempi d’attesa. Ulteriore obiettivo la creazione di un App per smartphone per favorire la comunicazione diretta medico-paziente. «Abbiamo finanziato con entusiasmo questo progetto – spiega il Vincenzo Argenzio, responsabile dell’iniziativa per conto del Rotary – siamo quasi pronti con la realizzazione dell’App, ma soprattutto speriamo di poter partire presto anche con le visite domiciliari, almeno nel caso di quelle terapie più semplici. Non ci fermeremo qui, ma continueremo a sostenere l’associazione Noi ci siamo, accompagnandolo nei suoi progetti».
«Vi spiego perché la prevenzione è tutto»
PrevenzioneIn fatto di salute, “prevenzione” e “diagnosi precoce” sono due concetti molto importanti. Il problema è che troppi cittadini confondono le due cose: spesso non fanno, né l’una né l’altra. Anche e soprattutto rispetto alle malattie uro-genitali questo atteggiamento porta a conseguenze gravi, che si potrebbero facilmente evitare, se solo si badasse di più agli stili di vita e ai controlli periodici. Il professor Vito Pansadoro, chirurgo urologo, alla guida della Fondazione Vincenzo Pansadoro per la ricerca Uro-oncologica e Direttore del Centro di Urologia Laparoscopica e Robotica, è tra coloro i quali da sempre promuovono la cultura della prevenzione.
Il professor Vito Pansadoro
«In questa parola – spiega il professore – c’è la componente determinante del prendersi cura di sé. La prevenzione ci permette infatti di evitare (nei limiti del possibile) di esporci al rischio di ammalarci. E’ chiaro che nessuno può essere certo al 100% di non contrarre mai un tumore ma, credetemi, gli stili di vita contano».
Quanto possono incidere?
«Ad esempio, per il tumore della vescica, sappiamo che nella maggioranza dei casi colpiscono i fumatori. Quindi, smettere di fumare permette di prevenire questa forma di neoplasia».
Lo stesso si può dire dei tumori di prostata e rene?
«Anche in questo caso gli stili di vita sono importanti, ma per prostata e rene non vale lo stesso rapporto di causa/effetto. Ecco perché alla prevenzione si accompagna l’importanza della diagnosi precoce».
Gli strumenti quali sono?
«Ad esempio, il PSA ci aiuta ad intercettare il tumore della prostata al suo insorgere. Mentre il tumore del rene può essere diagnosticato in maniera precoce con una semplice ecografia. Fatta una volta l’anno, aiuterebbe a intervenire chirurgicamente su un eventuale tumore prima che sia tardi».
Quando si parla di prevenzione e diagnosi precoce di solito si pensa alle donne, è vero che sono più attente degli uomini?
«Le signore vincono sui maschietti 10 a 0. Ricordo quando ero solo uno studente, si iniziava a parlare di Pap Test, beh, le donne erano attentissime. Gli uomini preferiscono mettere la testa sotto la sabbia, capita spesso che siano le mogli a portarli a visita».
Intervenire tardi può essere un problema, giusto?
«Vediamola al contrario: intervenire precocemente ci permette nella maggior parte dei casi di risolvere il problema. In questi anni ne ho visti di uomini arrivare a visita con tumori del testicolo in fase avanzata, neoplasie che si potevano affrontare con buone possibilità di successo se presi per tempo».
A che età insorge solitamente questa neoplasia?
«Nella maggior parte dei casi sino a 35 anni, ma si possono avere problemi anche dopo. L’importante è rivolgersi al medico di famiglia appena si dovesse avere un dubbio. Sarà lui ad indirizzarci, se necessario, ad uno specialista».
Cosa può fare il medico di famiglia?
«Può fare molto. Iniziare a capire, ad esempio, se c’è un sospetto diagnostico. Ritengo che tutti i medici di famiglia dovrebbero avere un ecografo accanto al lettino del paziente, in questo modo, senza radiazioni e rischi, si potrebbe fare una visita approfondita».
Prevenzione e diagnosi precoce, ma a volte la chirurgia è l’unica soluzione. In questo senso, cosa pensa della robotica?
«A Roma la Fondazione che dirigo è stata la prima a dotarsi di un robot chirurgico. Questi strumenti ci danno un grande vantaggio, si pensi alla visione in 3D, che ci permette di vedere nelle tre dimensioni. Oggi abbiamo anche il k4, quindi una definizione incredibile, E poi non si può dimenticare che gli strumenti delle “mani robotiche” sono diversi, possono ad esempio ruotare a 360 gradi, come un polso umano non potrebbe mai fare. In definitiva il passaggio dalla laparoscopia alla robotica ci ha conferito una precisione e una sicurezza che prima era impensabile. Gli ingrandimenti, la demoltiplicazione dei movimenti, sono tutti aspetti che fanno di queste tecnologie una grande opportunità».
A suo modo di vedere, quali sono gli interventi che maggiormente beneficiano di questo progresso?
«Sono due, prostatectomia radicale nerve sparing ed enucleazione dei tumori del rene. Ma sono certo che il prossimo futuro ci riserva ancora grandi sorprese».
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Welfare Day 2018. Cresce rancore per la sanità pubblica
Economia sanitariaMentre i consumi arrancano, la spesa sanitaria privata decolla. La spesa sanitaria privata degli italiani arriverà a fine anno al valore record di 40 miliardi di euro (era di 37,3 miliardi lo scorso anno). Nel periodo 2013-2017 è aumentata del 9,6% in termini reali, molto più dei consumi complessivi (+5,3%). Nell’ultimo anno sono stati 44 milioni gli italiani che hanno speso soldi di tasca propria per pagare prestazioni sanitarie per intero o in parte con il ticket. È quanto emerge dal Rapporto Censis-Rbm Assicurazione Salute presentato oggi al Welfare Day 2018.
E incide di più sui redditi bassi. La spesa sanitaria privata pesa di più sui budget delle famiglie più deboli. Nel periodo 2014-2016 i consumi delle famiglie operaie sono rimasti fermi (+0,1%), ma le spese sanitarie private sono aumentate del 6,4% (in media 86 euro in più nell’ultimo anno per famiglia). Per gli imprenditori c’è stato invece un forte incremento dei consumi (+6%) e una crescita inferiore della spesa sanitaria privata (+4,5%: in media 80 euro in più nell’ultimo anno). Per gli operai l’intera tredicesima se ne va per pagare cure sanitarie familiari: quasi 1.100 euro all’anno. Per 7 famiglie a basso reddito su 10 la spesa privata per la salute incide pesantemente sulle risorse familiari.
C’è chi si indebita per pagare la sanità. Nell’ultimo anno, per pagare le spese per la salute 7 milioni di italiani si sono indebitati e 2,8 milioni hanno dovuto usare il ricavato della vendita di una casa o svincolare risparmi. Solo il 41% degli italiani copre le spese sanitarie esclusivamente con il proprio reddito: il 23,3% deve integrarlo attingendo ai risparmi, mentre il 35,6% deve usare i risparmi o fare debiti (in questo caso la percentuale sale al 41% tra le famiglie a basso reddito). Il 47% degli italiani taglia le altre spese per pagarsi la sanità (e la quota sale al 51% tra le famiglie meno abbienti). In sintesi, i dati presentati al welfare day dicono: meno è il guadagno, più sono necessari soldi aggiuntivi al reddito per pagare la sanità di cui si ha bisogno.
«Sono 150 milioni le prestazioni sanitarie pagate di tasca propria dagli italiani. Nella top five delle cure, 7 cittadini su 10 hanno acquistato farmaci (per una spesa complessiva di 17 miliardi di euro), 6 cittadini su 10 visite specialistiche (per 7,5 miliardi), 4 su 10 prestazioni odontoiatriche (per 8 miliardi), 5 su 10 prestazioni diagnostiche e analisi di laboratorio (per 3,8 miliardi) e 1 su 10 protesi e presidi (per quasi 1 miliardo), con un esborso medio di 655 euro per cittadino», ha detto Marco Vecchietti, Amministratore Delegato di Rbm Assicurazione Salute, al Welfare day. «La salute è da sempre uno dei beni di maggiore importanza per tutti i cittadini, ma in questi anni non è mai stata al centro dell’agenda politica. La spesa sanitaria di tasca propria è la più grande forma di disuguaglianza in sanità, perché colpisce in particolar modo i redditi più bassi, le Regioni con situazioni economiche più critiche, i cittadini più fragili e gli anziani. Questa situazione può essere contrastata solo restituendo una dimensione sociale alla spesa sanitaria privata attraverso una intermediazione strutturata da parte del settore assicurativo e dei fondi sanitari integrativi. Bisogna superare posizioni di retroguardia e attivare subito, come già avvenuto in tutti gli altri grandi Paesi europei, un secondo pilastro anche in sanità che renda disponibile su base universale – quindi a tutti i cittadini – le soluzioni che attualmente molte aziende riservano ai propri dipendenti. In questo modo si potrebbe dimezzare il costo delle cure che oggi schiaccia i redditi familiari, con un risparmio per ciascun cittadino di circa 340 euro all’anno. I soldi per farlo già ci sono, basterebbe recuperarli dalle detrazioni sanitarie che favoriscono solo i redditi più elevati e promuovono il consumismo sanitario. Ci dichiariamo sin d’ora disponibili ad illustrare al nuovo governo la nostra proposta, che può assicurare oltre 20 miliardi di risorse da investire sulla salute di tutti», ha concluso Vecchietti in occasione del welfare day.
La percezione di una sanità ingiusta. Il 68% degli occupati ha dovuto assentarsi dal lavoro per recarsi presso strutture sanitarie pubbliche per se stessi o per i propri familiari, perché erano chiuse in orari non lavorativi. Intanto non mancano i furbi: 12 milioni di italiani hanno saltato le lunghe liste d’attesa nel Servizio sanitario grazie a conoscenze e raccomandazioni. Ormai il 54,7% degli italiani è convinto che non si hanno più opportunità di diagnosi e cura uguali per tutti. Sono questi i contorni di una sanità che chiede un surplus di sacrifici alle persone con redditi bassi e ai lavoratori, e premia i furbi: ecco l’origine del rancore per la sanità.
«Ognuno si curi a casa propria». È questa una delle reazioni alla sanità percepita come ingiusta, il sintomo del rancore di chi vuole escludere e punire gli altri per non vedersi sottrarre risorse pubbliche per sé e i propri familiari. Sono 13 milioni gli italiani che dicono stop alla mobilità sanitaria fuori regione. E in 21 milioni ritengono giusto penalizzare con tasse aggiuntive o limitazioni nell’accesso alle cure del Servizio sanitario le persone che compromettono la propria salute a causa di stili di vita nocivi, come i fumatori, gli alcolisti, i tossicodipendenti e gli obesi.
Monta il rancore verso il Servizio sanitario e la politica. Il 37,8% degli italiani prova rabbia verso il Servizio sanitario a causa delle liste d’attese troppo lunghe o i casi di malasanità. Il 26,8% è critico perché, oltre alle tasse, bisogna pagare di tasca propria troppe prestazioni e perché le strutture non sempre funzionano come dovrebbero. Il 17,3% prova invece un senso di protezione e di fronte al rischio di ammalarsi pensa: «meno male che il Servizio sanitario esiste». L’11,3% prova un sentimento di orgoglio, perché la sanità italiana è tra le migliori al mondo. I più arrabbiati verso il Servizio sanitario sono le persone con redditi bassi (43,3%) e i residenti al Sud (45,5%). Ma per un miglioramento della sanità il 63% degli italiani non si attende nulla dalla politica. Per il 47% i politici hanno fatto troppe promesse e lanciato poche idee valide, per il 24,5% non hanno più le competenze e le capacità di un tempo.
Elettori 5 Stelle e Lega: sanità laboratorio per il passaggio dal rancore alla speranza del cambiamento.Più rancorosi verso il Servizio sanitario sono gli elettori del Movimento 5 Stelle (41,1%) e della Lega (39,2%), meno quelli di Forza Italia (32,9%) e Pd (30%). È quanto emerge dai dati presentati al Welfare day. Ma gli elettori di 5 Stelle (47,1%) e Lega (44,7%) sono anche i più fiduciosi nella politica del cambiamento, rispetto a quelli di Forza Italia (31,4%) e del Pd (31%). La sanità ha giocato molto nel risultato elettorale (per l’81% dei cittadini è una questione decisiva nella scelta del partito per cui votare) e sarà il cantiere in cui gli italiani metteranno alla prova il passaggio dall’alleanza del rancore al governo del cambiamento.
Questi sono i principali risultati del Rapporto Censis-Rbm Assicurazione Salute presentatato oggi a Roma al Welfare Day 2018, a cui sono intervenuti, tra gli altri, Roberto Favaretto, Presidente di Previmedical, Marco Vecchietti, Amministratore Delegato di Rbm Assicurazione Salute, Giuseppe De Rita e Francesco Maietta, rispettivamente Presidente e Responsabile dell’Area Politiche sociali del Censis.
Integrità, Governance, Merito, Competenza, Rete: le chiavi dell’anticorruzione
Economia sanitariaDi Anticorruzione possibile sì è parlato oggi nel dibattito sulla sostenibilità del servizio sanitario e sul ruolo dell’etica per migliorarne l’efficienza. L’incontro, promosso da Ispe-Sanità, dal titolo “L’etica e l’arte della manutenzione del SSN. L’Anticorruzione possibile: entriamo nel merito” si è svolto nella Sala del Consiglio della Camera di Commercio di Roma, con il patrocinio ufficiale di FnomCeO e di FederSanità ANCI e la presenza, tra gli altri, dell’Assessore alla Sanità di Regione Lazio Alessio D’amato, del Senatore Laura Stabile, del Senatore Pierpaolo Sileri, del Senatore Giovanni Endrizzi, del Senatore Maria Domenica Castellone e del Generale della Guardia di Finanza e Comandante del Nucleo Speciale Anticorruzione Gaetano Scazzeri. “Il tema della corruzione e della prevenzione dell’illegalità nel settore sanitario è centrale nella nostra azione di governo – ha detto Alessio D’Amato, assessore alla Sanità e all’Integrazione socio sanitaria Regione Lazio – Il Lazio infatti è la prima Regione in Italia ad aderire all’accordo tra il Ministero della Salute, ANAC e AGENAS, per un modello di controllo per contrastare la corruzione e gestire i rischi che spesso sono collegati all’amministrazione delle Aziende sanitarie. Dopo il Protocollo di Vigilanza collaborativa firmato con l’Anac nel 2016 sempre in ambito sanitario, questa adesione rappresenta una novità assoluta: introduciamo infatti una ‘dichiarazione pubblica di interessi’ rivolta ai professionisti dell’area sanitaria e amministrativa quale ulteriore strumento per prevenire e contrastare fenomeni di corruzione anche a tutela degli stessi professionisti. Sin dal nostro insediamento sono stati due gli assi portanti dell’azione amministrativa: trasparenza e legalità”. L’obiettivo della giornata è promuovere un approccio consapevole al problema della corruzione in sanità nei diversi ambiti. “Un’altra Anticorruzione è possibile, e necessaria – specie in sanità – a fianco delle autorità inquirenti e della Magistratura. È il momento di stimolare insieme quell’approccio culturale verso una gestione integra e trasparente dei servizi sanitari al cittadino, e la presentazione dei Livelli Essenziali Anticorruzione rappresenta una proposta concreta in tal senso”- ha dichiarato Francesco Macchia, Presidente Ispe-Sanità. In occasione dell’incontro, l’Istituto ha presentato i Livelli Essenziali Anticorruzione – LEA, ovvero dieci proposte di standard minimi declinati in azioni concrete – raccolti in un Decalogo (disponibile a questo link: http://www.ispe-sanita.it/1/upload/decalogo.pdf) – che devono essere assicurati dalle strutture sanitarie per poter creare le condizioni in grado di garantire il raggiungimento di un determinato obiettivo anticorruzione. Integrità, Governance, Merito, Competenza, Rete sono le cinque direttive seguite per la stesura del documento dagli autori del Decalogo: Massimo Di Rienzo e Andrea Ferrarini di @Spazioetico; Marco Magheri, esponente Ispe-Sanità; Marcello Faviere, responsabile Prevenzione Corruzione ESTAR Toscana e Giacomo Galletti, ricercatore Agenzia Regionale Sanitaria ARS Toscana.
Integrità. Di Rienzo (ISPE): “Integrità è un chiaro obiettivo di mandato nella nomina degli RPTC”
Integrità significa aderire in modo saldo e consapevole ad uno stretto codice etico o morale: “Il raggiungimento di elevati standard di integrità in sanità – ha detto Massimo di Rienzo, responsabile formazione di ISPE Sanità e tra i principali autori del Decalogo – dovrebbe essere un chiaro obiettivo di mandato che i governi regionali assegnano ai Direttori Generali nella nomina dei Responsabili della prevenzione della corruzione e trasparenza (RPCT).”
Governance. Frittelli (Federsanità ANCI): “L’inappropriatezza è sintomo principale di tensione etica del Ssn”
Di Governance sanitaria e appropriatezza delle cure ha parlato Tiziana Frittelli, Presidente Federsanità ANCI: “L’inappropriatezza costituisce uno dei massimi sintomi di mancanza di positiva tensione etica del Servizio sanitario nazionale, perché irrispettosa verso il paziente e verso la necessità di non dissipare risorse limitate. Un perimetro che la governance delle aziende sanitarie deve presidiare per preservare l’eticità del sistema è il rispetto dei valori traguardo posti dal Patto della salute 2014-2016 e monitorati dal Programma Nazionale Esiti, sia con riferimento ai volumi minimi che agli outcomes clinici.”
Merito. Tarsitano (SIGM): “Coltivare nei giovani medici e nei futuri professionisti della sanità il seme dell’etica in sanità”
Il Merito è uno degli aspetti fondamentali della nuova cultura anticorruzione, un diritto che viene proclamato a gran voce dai giovani medici: “E’ arrivato il momento di acclamare che i valori del merito, cosi come i criteri di selezione per competenza e integrità e i meccanismi di controllo di gestione vanno ripensati, dando un messaggio coordinato alle Regioni e alle Istituzioni ai fini di coltivare nei giovani medici e nei futuri professionisti della sanità il seme dell’etica in sanità.” ha dichiarato Maria Grazia Tarsitano, referente Segretariato italiano giovani medici (SIGM).
Competenza. Faviere (ESTAR Toscana): “Arricchire le competenze degli RPCT per fronteggiare corruzione”
Sul quarto punto, la Competenza, Marcello Faviere, responsabile Prevenzione Corruzione ESTAR Toscana, ha detto: “Un punto fondamentale che le strutture sanitarie devono poter garantire è la competenza degli RPCT i quali nell’adempimento dei piani di prevenzione alla corruzione si trovano a gestire le situazioni più varie che vanno dall’aspetto legale, all’aspetto contabile a quello delle risorse umane.”
Rete. Galletti (ARS Toscana): “E’ essenziale mettere in rete gli RPCT delle diverse regioni”.
Giacomo Galletti ricercatore Agenzia Regionale Sanitaria ARS Toscana, racconta come fare Rete in sanità: “Strutturare una rete tra RPCT significa creare opportunità di confronto con i responsabili di altre aziende. Tale strategia, da una parte finisce per valorizzare il lavoro della singola persona, dall’altra crea un valore aggiunto a livello regionale attraverso la promozione e condivisione delle buone pratiche che rendono i processi condivisi più efficaci ed efficienti.”
Forum Milano. La nuova sfida è sull’intelligenza esponenziale
Economia sanitaria“Opportunità aumentate”, è il tema dell’11° edizione del Forum della Comunicazione 2018. Affronterà le sfide del futuro, anche nel campo della salute, per sfruttare al meglio le potenzialità del digitale. La trasformazione digitale, infatti, continua ad avere un ruolo rilevante nello sviluppo di Imprese nazionali ed internazionali, anche in campo sanitario, così come all’interno della comunicazione, spesso diretta a target sempre più connessi. Il paradigma, quello della comunicazione, necessita di nuovi strumenti, device, know-how, relazioni e sopratutto nuovi linguaggi di interazione. Quanto l’Essere Umano con la sua intelligenza riuscirà a trarre vantaggio da questa trasformazione, migliorando oltre al proprio business, anche le condizioni di vita, di salute, dell’ambiente, puntando ad un mondo basato sulla propria centralità e non sulle macchine? I cittadini, e le aziende come entreranno in relazione con i propri portatori di interesse? Il posizionamento aziendale, in chiave di marketing, come sta cambiando? Il cambiamento a cui si assiste oggi è talmente veloce da non essere neanche percepito. L’aumento di spazi condivisi, digitali e reali, apre la strada a comprendere ed intercettare quali siano le #OpportunitàAumentate. Di tutto questo si discuterà al Forum della Comunicazione che aprirà al pubblico il 7 Giugno al Palazzo Lombardia di Milano, con 15 Sessioni di lavoro, oltre 100 Speaker, e la partecipazione di 30 aziende Partner.
Tumore del polmone, arriva la biopsia liquida
Ricerca innovazioneBiopsia liquida, ovvero un test semplice e poco invasivo per individuare l’insorgenza di un tumore in fase precoce. Ed è proprio un semplice test del sangue che sta facendo parlare i clinici di mezzo mondo, visto che il primo studio (ancora in una fase iniziale) sta dimostrando l’efficacia di questo strumento nella lotta al tumore del polmone. Un report del più ampio studio Circulating Cell Free Genome Atlas, ha fornito un’evidenza preliminare del fatto che un test del sangue può essere capace di scoprire il cancro al polmone nella fase iniziale.
Dna
Si tratta di uno dei primi studi che utilizzano l’esame del Dna circolante come strumento per una diagnosi precoce del cancro. Lo studio è stato presentato oggi al congresso dell’American Society of clinical oncology (Asco). Geoffrey Oxnard, del Dana Farber Cancer Institute-Harvard Medical School di Boston, spiega che c’è eccitazione per «questi risultati iniziali, che dimostrano che è possibile individuare questa neoplasia precocemente da campioni di sangue utilizzando il sequenziamento del genoma».
Cos’è
Iltumore può svilupparsi a tutti i livelli, dando origine a una massa che ostruisce il corretto flusso dell’aria, provocando erosione di vasi e causando quindi emorragie o a contatto con la parete toracica o altre strutture causando dolore. Non esiste un solo tipo di tumore del polmone (le tipologie dipendono dal tessuto interessato)Il polmone può inoltre essere sede di metastasi provenienti da altri organi. Due sono i tipi principali di tumore del polmone, che rispondono a oltre il 95 per cento delle diagnosi e si comportano e rispondono alle terapie in maniera piuttosto diversa.Si tratta del tumore polmonare a piccole cellule e del tumore polmonare non-a piccole cellule, che è il più frequente, dal momento che corrisponde a quasi l’85 per cento delle neoplasie di nuova diagnosi. Entrambe le tipologie hanno origine dal tessuto epiteliale che riveste le strutture polmonari. Il carcinoma non a piccole cellule si divide a sua volte in tre sottotipi: il carcinoma a cellule squamose, l’adenocarcinoma e il carcinoma a grandi cellule.L’adenocarcinoma polmonare è al momento il tipo più frequente essendo anche la forma maggiormente diagnosticata nei soggetti non fumatori (che rappresentano circa il 20% di tutti i pazienti affetti da questa malattia). Tra le forme di tumore polmonare che non originano dal tessuto epiteliale ricordiamo le forme sarcomatose o il linfoma polmonare.
I sintoi
Nelle fasi iniziali, il tumore del polmone può essere del tutto asintomatico e ci sono casi che vengono diagnosticati in corso di esami (radiografia del torace) effettuati per altri motivi. Ci sono alcuni sintomi che andrebbero, se presenti, discussi con il proprio medico di base:la voce rauca, la tosse persistente, il respiro corto, il dolore toracico, la perdita di peso (non legata ad una dieta) e di appetito, la stanchezza persistente, la presenza di sangue nell’espettorato. Sia chiaro, però: questi sintomi, quando presenti, non rappresentano sempre il segnale di un tumore. Il tumore polmonare può diffondersi ad altri organi (metastasi) e dare quindi disturbi correlati a queste sedi di malattia, fra cui ittero (fegato), dolore osseo (ossa), mal di testa e vertigini (cervello).
Chicago. Il giardino segreto dei sopravvissuti al Cancro
PsicologiaAl centro di Chicago c’è un giardino nascosto. Sembra distante anni luce dal traffico e dai rumori della metropoli. All’interno fiori colorati e alberi regalano una vista sul lago Michigan. Si tratta del ‘Cancer Survivors’ Garden (il ‘Giardino dei sopravvissuti al cancro’), ma è tutt’altro che un luogo triste. Chicago è la città americana, dove ogni anno si svolge il più importante appuntamento mondiale per il settore dell’oncologia, il Congresso della American Society of clinical oncology (Asco). Questo luogo all’aperto è stato completato nel 1996, per celebrare la vita e diffondere un messaggio di speranza. L’obiettivo è ricreare una rappresentazione del processo di presa di coscienza che è fondamentale per la guarigione del malato di cancro. All’interno dello spazio c’è un percorso disegnato da tre pavillion che simboleggiano le tre principali condizioni per la guarigione: l’accettazione, il supporto e la celebrazione.
Entrando nel giardino si incontrano due alte colonne corinzie recuperate dal Palazzo federale di Chicago del 1905, subito dopo c’è il grande pavillion principale a cielo aperto e in metallo, con all’interno delle targhe su cui sono incisi i passi cruciali per sconfiggere il cancro. Infatti, il pavillon è chiamato anche ‘the road to recovery’ (la ‘via per il recupero’). Allo stesso modo, anche lungo il sentiero principale si trovano delle targhe con citazioni che invitano alla speranza e alla lotta contro la malattia. Poi ci sono tanti consigli: “Tratta il tuo cancro adeguatamente ed abbi un atteggiamento mentale positivo”, “Renditi conto che il cancro è una malattia che minaccia la vita ma alcuni la sconfiggono. Convinciti che sarai uno di questi”, “Indipendentemente dalla prognosi, ottieni una seconda opinione indipendente e qualificata”, “Chiama il 1-800-433 o contatta www.blochcancer.org per parlare con un sopravvissuto o per ricevere informazioni sulle organizzazioni di supporto o una seconda opinione”, “Prendi un impegno a fare tutto ciò che è in tuo potere per aiutare te stesso a combattere la malattia”, “Cerca un medico qualificato di cui hai fiducia e che crede di poterti curare con successo”.
In partenza il progetto fu finanziato dalla ‘Richard and Annette’s Cancer Foundation’, negli anni il Giardino ha attraversato periodi di crisi per mancanza di fondi. Oggi è parte del più grande Maggie Daley Park. Oggi sono tantissimi i neo sposi che scelgono il Cancer Survivors’ Garden per celebrare il loro matrimonio dando un forte segnale di sostegno a un luogo simbolo di speranza per l’intera città.