Tempo di lettura: 2 minutiLa procreazione assistita decolla anche in Italia. Il dato spicca nella relazione annuale sull’attività dei centri italiani (regolamentati dal 2016 con la legge 40), trasmessa dal Ministero della Salute al Parlamento, la prima firmata dal neo-ministro Giulia Grillo (M5s). In un solo anno, dal 2015 al 2016 le coppie che si sono sottoposte a trattamenti di fecondazione assistita sono passate da 74292 a 77522. L’aumento è dato soprattutto dal ricorso all’eterologa e a tecniche omologhe con crioconservazione di gameti. Cresce anche il numero dei bambini nati vivi, da 12836 a 13582.
Aumenta fecondazione eterologa
I bimbi nati con fecondazione eterologa sono aumentati del 142 per cento, passando da 601 a 1457. Le coppie che fanno ricorso alla fecondazione omologa risultano invece in calo, mentre quelle che si sono rivolte alla procreazione assistita con donazione di gameti ha visto una crescita del 121 per cento. Dei 6247 cicli di fecondazione eterologa, 1611 sono con donazione di seme, pari al 25,8 per cento, 2901 sono quelli con donazione di ovociti (freschi e congelati), pari al 46,4 per cento, 1735 sono quelli con embrioni, precedentemente formati da gameti donati e crioconservati, pari al 27,8 per cento. I cicli che hanno utilizzato seme donato importato (“eterologa maschile”) sono 1.369, pari al 84,4 per cento del totale dei cicli con donazione di seme, e i cicli con ovociti importati (“eterologa femminile”) sono 2.727, pari all’94 per cento del totale dei cicli con donazione di ovociti.
I centri pubblici
Il rapporto del ministero della Salute conferma la tendenza secondo cui il maggior numero dei trattamenti di fecondazione assistita viene effettuato nei centri pubblici e privati convenzionati (nonostante i centri privati siano in numero superiore a quelli pubblici, 101 contro 64). Il 35 per cento dei centri è pubblico ed effettua il 37,1 per cento dei cicli; il 9,8 per cento è privato convenzionato ed effettua il 28,8 per cento dei cicli, il 55,2 per cento è privato ed effettua il 34,1 per cento dei cicli.
Aumentano madri over 40
Se nel 2005 le donne over 40 che accedevano alla fecondazione assistita erano il 20,7 per cento, nel 2016 sono diventate il 35,2. L’età media delle donne che si sottopongono a tecniche omologhe a fresco resta invece costante: 36,8 anni. Nella fecondazione eterologa l’età della donna è maggiore se la donazione è di ovociti (41,4 anni) e minore se la donazione è di seme (35,2). La maggiore età di chi accede alla “eterologa femminile” rispetto all’omologa, afferma il ministero, sembra indicare che questa tecnica sia scelta soprattutto per infertilità fisiologica, dovuta appunto all’età della donna, e non per patologie specifiche. All’aumentare dell’età il rapporto tra gravidanze ottenute e cicli iniziati subisce un progressivo calo, mentre aumenta il rischio che la gravidanza ottenuta non termini con un parto. I tassi di successo diminuiscono dal 23,9 per cento per le pazienti con meno di 35 anni al 4,5 per cento per quelle con più di 43 anni.
Procreazione assistita, boom di figli concepiti in provetta
Nuove tendenzeLa procreazione assistita decolla anche in Italia. Il dato spicca nella relazione annuale sull’attività dei centri italiani (regolamentati dal 2016 con la legge 40), trasmessa dal Ministero della Salute al Parlamento, la prima firmata dal neo-ministro Giulia Grillo (M5s). In un solo anno, dal 2015 al 2016 le coppie che si sono sottoposte a trattamenti di fecondazione assistita sono passate da 74292 a 77522. L’aumento è dato soprattutto dal ricorso all’eterologa e a tecniche omologhe con crioconservazione di gameti. Cresce anche il numero dei bambini nati vivi, da 12836 a 13582.
Aumenta fecondazione eterologa
I bimbi nati con fecondazione eterologa sono aumentati del 142 per cento, passando da 601 a 1457. Le coppie che fanno ricorso alla fecondazione omologa risultano invece in calo, mentre quelle che si sono rivolte alla procreazione assistita con donazione di gameti ha visto una crescita del 121 per cento. Dei 6247 cicli di fecondazione eterologa, 1611 sono con donazione di seme, pari al 25,8 per cento, 2901 sono quelli con donazione di ovociti (freschi e congelati), pari al 46,4 per cento, 1735 sono quelli con embrioni, precedentemente formati da gameti donati e crioconservati, pari al 27,8 per cento. I cicli che hanno utilizzato seme donato importato (“eterologa maschile”) sono 1.369, pari al 84,4 per cento del totale dei cicli con donazione di seme, e i cicli con ovociti importati (“eterologa femminile”) sono 2.727, pari all’94 per cento del totale dei cicli con donazione di ovociti.
I centri pubblici
Il rapporto del ministero della Salute conferma la tendenza secondo cui il maggior numero dei trattamenti di fecondazione assistita viene effettuato nei centri pubblici e privati convenzionati (nonostante i centri privati siano in numero superiore a quelli pubblici, 101 contro 64). Il 35 per cento dei centri è pubblico ed effettua il 37,1 per cento dei cicli; il 9,8 per cento è privato convenzionato ed effettua il 28,8 per cento dei cicli, il 55,2 per cento è privato ed effettua il 34,1 per cento dei cicli.
Aumentano madri over 40
Se nel 2005 le donne over 40 che accedevano alla fecondazione assistita erano il 20,7 per cento, nel 2016 sono diventate il 35,2. L’età media delle donne che si sottopongono a tecniche omologhe a fresco resta invece costante: 36,8 anni. Nella fecondazione eterologa l’età della donna è maggiore se la donazione è di ovociti (41,4 anni) e minore se la donazione è di seme (35,2). La maggiore età di chi accede alla “eterologa femminile” rispetto all’omologa, afferma il ministero, sembra indicare che questa tecnica sia scelta soprattutto per infertilità fisiologica, dovuta appunto all’età della donna, e non per patologie specifiche. All’aumentare dell’età il rapporto tra gravidanze ottenute e cicli iniziati subisce un progressivo calo, mentre aumenta il rischio che la gravidanza ottenuta non termini con un parto. I tassi di successo diminuiscono dal 23,9 per cento per le pazienti con meno di 35 anni al 4,5 per cento per quelle con più di 43 anni.
Carabinieri e Coldiretti insieme contro la contraffazione
News PresaL’obiettivo è quello di tutelare la sicurezza dei consumatori e il patrimonio agroalimentare e ambientale del nostro Paese. Anche attraverso iniziative per la tracciabilità dei prodotti enogastronomici e di artigianato e per la lotta alla contraffazione. Verranno promosse attività di ricerca e approfondimento per l’efficienza biologica delle coltivazioni e iniziative di educazione e diffusione della cultura ambientale.
Prima della firma dell’accordo, la giornata si è aperta con la celebrazione eucaristica nella Basilica di Vallombrosa, presieduta dal Padre Abate generale della Congregazione Vallombrosana, e con l’accensione della “Lampada votiva forestale”, a cui hanno presenziato il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Sergio Costa e il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Giovanni Nistri. Al termine della celebrazione sono state consegnate delle Borse di Studio da parte della fondazione San Giovanni Gualberto a bambini orfani dei Forestali.
Ritorna il Captain’s Day, piccoli capitani per mare imparano la solidarietà
News PresaTorna il “CAPTAIN’S DAY”, la regata dei ‘piccoli capitani ’, nata per ricordare Giuseppe Caggia. L’appuntamento è per domenica 22 luglio nelle acqua di Santa Caterina di Nardò. Tanti bambini si sfideranno in mare con la grinta dei pirati, mentre piccoli “artisti” rappresenteranno i mari nei loro disegni a vignette per il concorso abbinato alla gara velistica. La regata, autorizzata dall’ VIII Zona FIV, con il patrocinio della Regione Puglia, della Provincia di Lecce, del Comune di Nardò e della Pro Loco di S. Caterina, è organizzata dal Circolo Nautico La Lampara asd e dagli amici di Giuseppe Caggia. Conta, inoltre, sul sostegno e la partecipazione di aziende e associazioni, tra cui l’associazione “Vela e Salute Onlus” di S. Cesario, che ha accolto lo spirito di questa giornata, condividendone valori ed ideali, importanti per la formazione e la crescita dei bambini, così come la Cooperativa sociale “L’albero del Pane”, impegnata in progetti educativi per la crescita dei piccoli.
Il concorso
“Disegna la storia del tuo mare a vignette” raccoglie i disegni sul mare dei piccoli “artisti” in gara. Si tratta di una giornata di festa, dedicata ai piccoli ed ai grandi, pronti a condividere la gioia di vita e l’amore per la vela, proprie di Giuseppe, scomparso prematuramente in un incidente stradale. Esperto navigatore aveva reso le regole ed i valori della navigazione parte della sua vita, accesa dall’immancabile sorriso e dall’ apertura e generosità verso il prossimo.
Imparare ad andar per mare come piccoli capitani, da soli o in equipaggio, vuol dire misurarsi con le proprie capacità, con sé stessi e con gli altri, con educazione, collaborazione e rispetto del prossimo, del tempo e della natura, in un ambiente sano. Questi principi sono l’anima della manifestazione che porta avanti la speranza di un futuro migliore centrato sulla sana formazione dei bambini.
Così la dieta potenzia l’effetto degli antitumorali
AlimentazioneUn tempo c’era solo la famosa mela al giorno, quella che prometteva di tenerci in buona salute tanto da «togliere di torno il medico». Poi con gli anni le cose sono cambiate, e una mela da sola ha iniziato ad essere poca cosa, ora se vogliamo restare in buona salute dobbiamo pensare all’alimentazione nel suo insieme. Scherzi a parte, diversi studi pubblicati sulla rivista Nature confermano che anche la dieta conta nella terapia contro il cancro, perché può rendere più efficaci i farmaci.
Metabolismo
Il concetto di base è molto semplice, alcuni cibi hanno sul metabolismo un effetto che amplifica l’effetto dei farmaci antitumorali. Ad esempio, in uno studio si analizza un amminoacido di cui sono ricchi fagioli e soia, mentre in un altro studio viene testato l’effetto della dieta chetogenica, ovvero a basso consumo di carboidrati. Il primo, pubblicato l’11 luglio, ha dimostrato, su topi, che una dieta ricca dell’amminoacido istidina, di cui sono ricchi legumi ma presente anche in alcuni tipi di carne (vitello), pesci (merluzzo) e formaggi (grana) e che può essere somministrata anche come integratore, ha reso più efficace un farmaco chemioterapico chiamato metotrexato, usato contro le leucemie ma che può essere estremamente tossico. I ricercatori dell’Istituto Whitehead per la ricerca biomedica a Cambridge, nel Massachusetts, hanno esaminato le cellule tumorali alla ricerca di geni coinvolti nelle risposte al metotrexato, scoprendo che un’eccedenza di istidina rende le cellule leucemiche innestate nei topi più sensibili a questo farmaco. In prospettiva, per i ricercatori, «potrebbe rendere possibile usarne a dosi più basse e meno tossiche».
Insulina
Questo studio segue quello apparso pochi giorni prima, il 4 luglio, sempre su Nature, che ha scoperto che l’uso di una dieta che influenzi i livelli dell’ormone insulina nel rendere più efficace un altro gruppo di antitumorali che prendono di mira una proteina chiamata PI3K. Questa proteina aiuta ad alimentare la crescita del tumore ma i farmaci che la prendono a bersaglio mostrano risultati incoerenti negli studi clinici. Il team della Columbia University, guidato da Siddhartha Mukherjee, ha dimostrato che tale effetto può essere collegato a un aumento di insulina. Hanno pertanto esaminato su topi l’effetto di una dieta a basso contenuto di carboidrati, detta dieta chetogenica, in grado di abbassare l’insulina nel corpo. Hanno così notato come aumenti l’efficacia degli inibitori del PI3K. Entrambe le squadre di ricercatori ora mirano a scoprire se i loro approcci funzionino anche sull’uomo e a determinare quali pazienti siano più propensi a trarre beneficio da eventuali cambiamenti nella dieta.
San Giovanni Bosco, aggredite due interniste
News PresaPennello alla mano, stamane l’assessore alle pari opportunità della Regione Campania e il direttore generale del Cardarelli Ciro Verdoliva hanno dipinto di rosso una panchina dell’ospedale. Non un attacco d’arte in stile Giovanni Muciaccia, bensì un modo genuino di dar vita a La Panchina Rossa anche nel più grande ospedale del Mezzogiorno. Ciro Verdoliva spiega che le aggressioni alle donne refertate al Cardarelli sono purtroppo moltissime. «Per questo abbiamo voluto erigere un piccolo ma importante simbolo di civiltà. La panchina rossa dice a tutti che il Cardarelli c’è ed è pronto a fare la propria battaglia al fianco delle donne. Noi ci siamo, ed anzi implementeremo sempre più la nostra azione di sostegno e assistenza».
Donne per le donne
«La panchina rossa – spiega il dice poi il direttore Amministrativo Anna Iervolino – è un luogo dove sedersi a riflettere e dove prendere la forza per imparare o insegnare la potenza del rispetto; un simbolo materico, ma carico di significato che non ci farà dimenticare le vittime di quella che oggi è a tutti gli effetti una strage e che ci rende responsabili della necessità di un pieno cambiamento culturale».
Ciro Verdoliva e Chiara Marciani dipingono la panchina rossa del Cardarelli contro la violenza sulle donne
Parole ribadite anche dall’assessore Marciani: «Installare la panchina rossa può sembrare una piccola cosa – dice – ma su un tema come quello della violenza sulle donne si comincia anche dalle piccole cose. La violenza sulle donne è un problema di questo Paese al quale noi dobbiamo dare risposte sistemiche, culturali e strutturali. È quindi un monito ed un’occasione per veicolare il messaggio al maggior numero di persone possibili».
Ancora violenza
Intanto, proprio stamane si è avuta notizia di un’altra aggressione ai danni di due donne medico. Il fatto è accaduto nella notte all’ospedale San Giovanni Bosco, dove due interniste sono state vittime di una brutale aggressione in pronto soccorso. Il paziente che si è scagliato contro di loto ha poi sollevato una scrivania scaraventandola addosso alle due dottoresse. Successivamente l’uomo è stato arrestato perché nell’impatto una delle dottoresse ha subito lo scollamento del malleolo con una prognosi di 21 giorni: per la collega i giorni di prognosi sono stati 10. Motivo di questa aggressione? Un dolore al dente classificato come codice bianco.
Tonno alterato, trovata dell’istamina in un lotto
AlimentazioneNon sempre ciò che compriamo al mercato, anche se si tratta di alimenti di qualità, è sicuro. Ad insegnarci questa verità è un recente ritiro dal mercato un lotto di tonno pinne gialle a causa di livelli elevati e potenzialmente dannosi per la salute di istamina, ossia di una sostanza coinvolta nelle infiammazioni e nelle reazioni allerghiche. Queste sostanze, come detto, sono stati rilevati in un lotto di tonno pinne gialle surgelato in fette sottovuoto.
Nessun allarme
La questione non deve ovviamente produrre alcun allarme, visto che il prodotto è stato prontamente ritirato. Le fette sottovuoto sono state surgelate in uno stabilimento in Indonesia e la data di scadenza è il 10 novembre 2019. La ditta ha provveduto ad effettuare il richiamo presso gli unici due clienti all’ingrosso e per la quota venduta al dettaglio, e ha apposto due cartelli nel punto vendita. Il prodotto, rileva il ministero della Salute, «non deve essere consumato e deve essere distrutto o reso».
Dieta Mediterranea
A voler guardare il lato positivo delle cose, c’è da dire che questo incidente sta aiutando i consumatori a riflettere e ad orientarsi su acquisti a chilometro zero. In questo senso una dieta di tipo mediterraneo, a base di frutta, verdura, olio d’oliva, pesce (dei nostri mari), cereali non raffinati e frutta secca è amica delle ossa e della salute. Può ridurre infatti la perdita di densità ossea nelle persone con osteoporosi. Lo rileva una ricerca dell’Università dell’East Anglia, che ha coinvolto anche l’Università di Bologna, pubblicata su American Journal of Clinical Nutrition. Lo studio è stato svolto su più di 1.000 persone, per la precisione 1142 reclutate in cinque centri in Italia, Regno Unito, Paesi Bassi, Polonia e Francia. Di età compresa tra 65 e 79 anni, i partecipanti sono stati divisi in due gruppi: uno ha seguito una dieta mediterranea, aumentando l’apporto di frutta, verdura, noci, cereali non raffinati, olio d’oliva e pesce, consumando piccole quantità di latticini e carne e bevendo alcol con moderazione, l’altro no.
Medici di famiglia: a rischio la privacy dei defunti
News PresaQuando andiamo dal medico la nostra privacy è tutelata? La risposta è certamente sì, anche se sta molto facendo discutere tra i camici bianchi una richiesta (forse impropria) da parte degli uffici regionali della Campania volta ad incrementare il registro per i tumori. L’allarme è lanciato dai medici di medicina generale della Fimmg Napoli, per voce dei segretari Luigi Sparano e Corrado calamaro. «Il problema – confermano i sindacalisti – nasce dalla richiesta pervenuta dagli uffici regionali che puntano ad incrementare il registro tumori della Campania. In pratica, viene chiesto ai medici di medicina generale di trasmettere dati sensibili dei pazienti deceduti a causa di un tumore e, come se la richiesta non fosse già abbastanza problematica, ci viene richiesto di utilizzare un numero di fax».
Il fine non giustifica i mezzi
Benché il fine sia nobile, si punta a saperne quanto più è possibile sulle neoplasie che colpiscono i pazienti campani, è chiaro che per i medici di famiglia si crea un grosso problema sotto il profilo legale. In linea teorica, ma anche nella pratica, un medico che dovesse trasmettere dati sensibili senza il consenso del paziente (o dei familiari, nel caso di un paziente ormai deceduto) potrebbe essere portato in giudizio e condannato. Di qui la problematicità della richiesta avanzata dagli uffici regionali. Un conto è (come anche avviene) che si richieda di confermare quanto appreso tramite documenti ufficiali, altra cosa è invece spingere i medici ad integrare le informazioni esistenti con i propri database. Per di più trasmettendo le informazioni tramite un fax, che non offre alcuna garanzia su chi e in che tempi riceverà le notizie.
Sistemi informatici
«La comunicazione – dicono Sparano e Calamaro – è apparsa sui nostri monitor tramite il sistema informatico intranet (una sorta di rete aziendale privata), ma non possiamo condividere questo modo di procedere, riteniamo che debbano esistere altri mezzi e altre procedure per arrivare a definire un dato statistico attendibile». Quello della privacy resta insomma un tema scottante, che potrebbe trovare soluzione nei prossimi mesi. A quanto pare, ad agosto le cose potrebbero cambiare grazie ad una legge delega del governo. «La gestione di alcuni dati sensibili – chiarisce il segretario nazionale Fimmg Silvestro Scotti – potrebbe cambiare in forza di finalità assistenziali o di raccolta epidemiologica. Tuttavia sarà fondamentale che questi dati vengano resi anonimi. Altrimenti questo meccanismo di semplificazione diventerà solo un escamotage che metterà a rischio la privacy dei cittadini».
Ferie a luglio per 19mln italiani. Italia, paese con cibo più sicuro
Nuove tendenzeDiciannove milioni di italiani hanno deciso di andare in vacanza a luglio nell’estate 2018 che fa segnare un aumento dell’1% degli italiani in viaggio, rispetto allo scorso anno. È quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixe’ che evidenzia come ben l’88% degli italiani in ferie rimane nei confini nazionali.
La durata media del tempo trascorso lontano da casa è quest’anno di 11,3 giorni e per quasi un italiano su quattro la durata – precisa la Coldiretti – è compresa tra 1 e 2 settimane, ma c’è un fortunatissimo 2% che starà fuori addirittura oltre un mese. Le partenze – sottolinea la Coldiretti – sono favorite dall’andamento climatico favorevole con il 74% degli italiani che guarda le previsioni metereologiche per le ferie.
Se è il mare a fare la parte del leone per più di 6 italiani su 10 (62%), al secondo posto – precisa la Coldiretti si classificano le città d’arte a pari merito con parchi, oasi, riserve e la campagna, seguiti dalla montagna. Il 60% degli italiani in viaggio – riferisce la Coldiretti – ha scelto di alloggiare in case di proprietà, di parenti e amici o in affitto ma nella classifica delle preferenze ci sono nell’ordine anche alberghi, bed and breakfast, villaggi turistici e gli agriturismi che fanno segnare un aumento rispetto allo scorso anno anche grazie alla qualificazione e diversificazione dell’offerta ma anche all’ottimo rapporto tra prezzi/qualità con la scelta che avviene sempre più di frequente attraverso siti come www.campagnamica.it.
A guidare la scelta della vacanza per la metà degli italiani (50%) quest’anno è – continua la Coldiretti – la voglia di relax e benessere, seguita dagli interessi naturalistici e da quelli culturali. La maggior spesa in vacanza – continua la Coldiretti – viene però destinata all’alimentazione che – sostiene la Coldiretti – assorbe in media oltre 1/3 del budget delle ferie per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o specialità enogastronomiche.
L’Italia – conclude la Coldiretti – offre infatti ai vacanzieri il primato dell’agricoltura più green d’Europa con 293 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, la leadership nel biologico con oltre 60mila aziende agricole biologiche, la decisione di non coltivare organismi geneticamente modificati (Ogm), 40mila aziende agricole impegnare nel custodire semi o piante a rischio di estinzione e il primato della sicurezza alimentare mondiale con il maggior numero di prodotti agroalimentari in regola per residui chimici irregolari (99,4%).
Innovazione agricola migliora qualità del cibo. Nuovo accordo FAO
News PresaInnovazione agricola, cambiamenti climatici, nuove tecnologie e protocolli per la qualità del cibo e della nutrizione umana. Sono solo alcuni degli obiettivi comuni per i quali si rinnova la collaborazione fra il CREA, insieme ai CNR, ENEA ed ISPRA, e la FAO. La partnership, della durata di 3 anni, si basa sulla condivisione delle conoscenze e sullo sviluppo di iniziative con un approccio olistico alla sostenibilità, per centrare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
Per far fronte alla crescente domanda di cibo nel 2050 la produzione agricola dovrà aumentare di circa il 50 per cento rispetto ai valori del 2012 (secondo le stime FAO). La ricerca, quindi, ricoprirà un ruolo cruciale per trovare il giusto equilibrio tra aumentare la produttività agricola, gestire in modo sostenibile le risorse naturali e conservare gli ecosistemi.
«Il trasferimento dell’innovazione verso gli agricoltori, i produttori a livello familiare e i piccoli proprietari – ha dichiarato Salvatore Parlato, Presidente del CREA – è di fondamentale importanza per imprimere un cambiamento significativo nei sistemi agricoli. Non vanno assolutamente trascurate, inoltre, le potenzialità offerte dai 4 maggiori enti di ricerca italiana, che sono in grado di realizzare a pochissima distanza dalle sede della FAO attività dimostrative e di formazione presso le aziende e i centri di ricerca del polo romano».
Al Cardarelli arriva la panchina rossa
News PresaAl Cardarelli di Napoli arriva la panchina rossa, simbolo della lotta al femminicidio. L’ospedale partenopeo, che ha scelto di essere al fianco delle donne vittime di violenza con il Percorso Rosa e il Centro Dafne, inaugurerà la panchina alle 11,30 di venerdì 13 luglio nel viale dove si trova il padiglione F. «Quando decidemmo di partire con il Centro Dafne e con il Percorso Rosa – spiega il Direttore Generale Ciro Verdoliva – sapevamo che ci aspettava un percorso molto duro, ma era per noi un obbligo di coscienza. I numeri ci danno ragione, anche se è molto penoso dover constatare quanto ancora la violenza di genere sia presente nella nostra società. Per questo abbiamo voluto erigere un piccolo ma importante simbolo di civiltà. La panchina rossa dice a tutti che il Cardarelli c’è ed è pronto a fare la propria battaglia al fianco delle donne. Noi ci siamo, ed anzi implementeremo sempre più la nostra azione di sostegno e assistenza».
Dati allarmanti
Un fenomeno, quello della violenza di genere, che purtroppo non accenna a diminuire. Basti pensare che dal 2016 ad oggi sono quasi 500 le donne vittime di violenza che anno trovato soccorso al Cardarelli, accolte tra il Percorso Rosa e il Centro Dafne.
[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=oZSZuOjIRv8[/youtube]
«La panchina rossa – spiega il Direttore Amministrativo Anna Iervolino – è un luogo dove sedersi a riflettere e dove prendere la forza per imparare o insegnare la potenza del rispetto; un simbolo materico, ma carico di significato che non ci farà dimenticare le vittime di quella che oggi è a tutti gli effetti una strage e che ci rende responsabili della necessità di un pieno cambiamento culturale».
L’impegno della Regione
«Installare la panchina rossa può sembrare una piccola cosa – dice l’assessore regionale Marciani- ma su un tema come quello della violenza sulle donne si comincia anche dalle piccole cose. La violenza sulle donne è un problema di questo Paese al quale noi dobbiamo dare risposte sistemiche, culturali e strutturali. È quindi un monito ed un’occasione per veicolare il messaggio al maggior numero di persone possibili».
Simbolo perenne
Il progetto “La Panchina rossa” è stato lanciato proprio in vista del 25 novembre, Giornata Internazionale contro la violenza sulla donne. Ai Comuni italiani si chiedeva di trovare una location significativa, magari centrale oppure con un senso speciale per il Comune di riferimento, dove mettere una panchina verniciata di rosso. Colore che ormai si riferisce pienamente ad ogni campagna di sensibilizzazione contro i femminicidi e in favore delle pari opportunità.