Tempo di lettura: 2 minutiDieci regole per mangiare i funghi in sicurezza: arrivano dagli esperti del Bambino Gesù, perché a correre il pericolo maggiore sono proprio i bambini.
Prima regola del vademecum, evitare la raccolta e il consumo “fai da te”. I funghi, infatti, non si possono raccogliere e mangiare senza il controllo di commestibilità dell’Ispettorato Micologico della ASL. Le regole sono stata redatte dagli esperti del Centro Antiveleni dell’Ospedale Pediatrico.
E’ tra settembre e ottobre – mesi in cui nei boschi italiani è possibile trovare praticamente tutte le specie di funghi – che aumentano le segnalazioni di intossicazione o avvelenamento, anche a causa dell’intensificarsi dell’attività dei cosiddetti “esperti fai da te” che raccolgono e mangiano funghi talvolta senza sottoporli ai dovuti controlli.
La maggior parte delle intossicazioni si risolve senza danni o con sintomi irrilevanti, ma in un piccolo numero di casi (39 all’anno, secondo il National Poison Data System Americano) le conseguenze sono gravi.
L’ingestione di alcune delle specie più pericolose (Amanita phalloides, Cortinarius orellanus, Gyromitra esculenta) genera sintomi che si manifestano dopo molte ore (da 6 a 48), quando il danno agli organi interni si è già innescato. I più colpiti sono il fegato e i reni. Altri tipi di funghi possono provocare reazioni “a breve latenza” (fino a 6 ore) come disorientamento e convulsioni o gravi sintomi gastro-enterici con possibili ripercussioni metaboliche.
L’incidenza delle intossicazioni da funghi nei bambini è minore rispetto agli adulti, ma sono proprio i piccoli a correre il pericolo maggiore: il loro organismo, infatti, è più sensibile.
Al Bambino Gesù ogni anno vengono seguiti circa 10 bambini con intossicazione da funghi. Più in generale si verificano circa 5 casi ogni 100.000 persone, pari allo 0,25 % delle esposizioni a sostanze tossiche nell’uomo. «Una buona parte di queste intossicazioni non è dovuta all’ingestione di funghi velenosi, ma ad un uso scorretto di questo alimento. Spesso, infatti, i funghi vengono mangiati senza un’adeguata cottura, in cattivo stato di conservazione, in fase troppo avanzata di maturazione o in eccessiva quantità» spiega Marco Marano, responsabile del Centro Antiveleni del Bambino Gesù. «Un fungo commestibile – prosegue – non deve assolutamente essere mangiato se sono presenti segni di decomposizione a causa di alcune proteine pericolose (putrescina, cadaverina e istamina) che si formano proprio durante la fase di maturazione/decomposizione».
COSA DICE LA LEGGE
Gli esperti del Centro Antiveleni del Bambino Gesù ricordano che la raccolta di funghi è regolata da una legge nazionale (352/1993) che prevede, tra l’altro, il limite massimo di raccolta; l’indicazione degli strumenti da utilizzare; le caratteristiche dei funghi che si possono raccogliere; le modalità di conservazione e trasporto. Inoltre, dal 1 gennaio 2000, tutti i cercatori di funghi devono essere in possesso del tesserino regionale di autorizzazione alla raccolta, rilasciato dall’amministrazione competente dopo aver frequentato un apposito corso di formazione micologica.
IL CENTRO ANTIVELENI DEL BAMBINO GESU’
Il Centro Antiveleni dell’Ospedale Pediatrico della Santa Sede fornisce assistenza informativa in caso di intossicazioni in età pediatrica, consigliando il trattamento terapeutico più adeguato alla situazione. Il Centro ha un numero telefonico dedicato, lo 06 6859.3726. Nel contattarlo bisogna essere in possesso delle seguenti informazioni: età e peso del bambino; tempo intercorso dall’esposizione; nome del prodotto ingerito (in caso di farmaci tenere a portata di mano la confezione); quantità di sostanza assunta (anche approssimativa); sintomi accusati dal bambino.
Malattie croniche intestinali, scoperta molecola per curarle
Ricerca innovazioneUno studio internazionale ha scoperto che una proteina – IL 33 – è in grado di curare le malattie infiammatorie croniche intestinali – MICI o IBD (Inflammatory Bowel Diseases), in particolare Malattia di Crohn e Rettocolite Ulcerosa, patologie in aumento nei Paesi industrializzati. La molecola aiuta a riparare le pareti intestinali danneggiate dalla malattia mediante l’attivazione di altre sostanze ad azione riparativa, i microRna (mRna).
Coordinato dal professor Antonio Gasbarrini, direttore Area Gastroenterologia ed Oncologia Medica della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS – Università Cattolica, lo studio è stato diretto dal dottor Loris Lopetuso e condotto in collaborazione con il team della professoressa Theresa Pizarro presso il Dipartimento di Patologia della Case Western Reserve University – School of Medicine di Cleveland.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista dell’Accademia Americana delle Scienze “PNAS”. Le IBD interessano prevalentemente giovani e adulti. In Italia ne soffrono almeno 150.000 persone e ogni anno si contano circa 20 nuovi casi ogni 100.000, un tasso di incidenza in costante aumento come in tutti i Paesi Industrializzati.
I sintomi principali sono diarrea cronica, dolori addominali e crampi, tenesmo rettale, febbre, astenia, sangue nelle feci, calo ponderale con un possibile coinvolgimento anche di altri organi e tessuti che determinano importanti ricadute sulla vita quotidiana dei pazienti.
Oggi queste malattie si tengono a bada con un ristretto numero di agenti immunomodulanti (che regolano il sistema immunitario) con un’efficacia variabile da paziente a paziente, che tuttavia spesso si esaurisce con il passare del tempo.
“In questo studio su un modello murino – spiega il dottor Loris Lopetuso – per la prima volta abbiamo scoperto che IL-33 e il suo recettore hanno un’importante funzione protettiva per le pareti intestinali, accelerandone i processi di guarigione tramite l’espressione di un network di micro RNA (miRs), in particolare del miR-320, che risulta fortemente espresso nelle cellule epiteliali isolate dall’intestino degli animali con colite trattati con IL-33”. Inoltre, lo studio mostra che utilizzando cellule intestinali in provetta prive di miR-320A, vi è il blocco della riparazione cellulare nonostante la somministrazione di IL-33.
“La mancanza di IL-33 o del suo recettore ST2 – spiega il professor Antonio Gasbarrini – impedisce il completamento del processo di guarigione mucosale dopo un danno infiammatorio. Invece, la somministrazione terapeutica (esogena) di IL-33 durante la fase di riparazione del danno mucosale è in grado di accelerare pesantemente la formazione di nuovo epitelio (riepitelizzazione) e la guarigione, con un concomitante miglioramento dell’infiammazione intestinale”.
I dati mostrano che durante le fasi di infiammazione intestinale l’asse IL-33/ST2 gioca un ruolo chiave nel processo di guarigione intestinale mediante l’attivazione di miR-320 che a sua volta promuove la riparazione epiteliale e la risoluzione dell’infiammazione. “Questo studio pone le basi razionali per la valutazione di un potenziale approccio terapeutico tramite l’azione protettrice dell’IL-33 e/o del miR-320 nelle IBD – sottolinea il professor Gasbarrini -; il prossimo passo della ricerca, dunque, sarà valutare come varia il comportamento di questo asse nell’uomo in risposta agli agenti immunomodulanti attualmente in commercio”.
“Ci aspettiamo che tale asse funzioni meglio nei pazienti che rispondono maggiormente alle terapie disponibili – conclude Gasbarrini -, per cui in futuro potremmo sfruttare questa molecola non solo come possibile target di innovativi farmaci biotecnologici, ma anche come marker di risposta mucosale precoce ai farmaci”.
Fino al 70% in meno di CO2 con le bioenergie. Il progetto FORBIO
News PresaQuasi il 70% in meno di emissioni di CO2 nell’atmosfera grazie all’utilizzo di biomasse (materie organiche) a fini energetici e la diffusione di filiere bioenergetiche. Sono gli output di FORBIO, un progetto Horizon2020, con cui il CREA Politiche e Bioeconomia vuole promuovere la coltivazione sostenibile di risorse biologiche per la produzione in Europa di biocarburanti avanzati in terreni sotto utilizzati, contaminati e marginali, senza incidere sulla produzione di alimenti e foraggi e sugli usi del suolo attuali. Lo scorso 14 settembre si è svolto un Webinar tematico sull’implementazione degli indicatori di sostenibilità per il monitoraggio degli impatti delle moderne bioenergie, rivolto ad esperti, agricoltori e istituzioni locali che operano in quest’ambito.
Questi indicatori, prodotti mediante un modello sviluppato dalla FAO, dimostrano che l’introduzione di bioenergie nelle coltivazioni, consentirebbe una produzione di 40.000 tonnellate di etanolo, con conseguente riduzione delle emissioni di CO2 del 68% (61.200 tonnellate di CO2 in meno) rispetto alla stessa produzione energetica con combustibili fossili. Inoltre, si registrano importanti risultati in materia di miglioramento della qualità delle acque e dei suoli, con una riduzione di sostanze inquinanti come azoto e fosforo nonché di perdite di carbonio, con impatti occupazionali di rilievo, quantificati in circa 600 contratti di lavoro temporanei o stagionali e oltre 700 stabili.
Secondo Guido Bonati, coordinatore del progetto per il Centro Politiche e Bioeconomia del CREA, “le attività di FORBIO sono estremamente importanti per definire il potenziale di sfruttamento delle aree attualmente inutilizzate per la produzione di biocombustibili, aree che, invece, potrebbero rappresentare una soluzione strategica con importanti impatti in termini economici e ambientali oltre a generare positive ricadute a livello sociale e occupazionale. I risultati ottenuti nell’area di studio italiana del Sulcis, mostrano una produzione potenziale fino a 25 tonnellate/ettaro di biomassa in un’area di circa 13.000 ettari”.
“La produzione di biocombustibili avanzati, inoltre, rappresenta un adempimento fondamentale per gli Stati Membri Ue, impegnati a conseguire determinati risultati in tema di produzione di energie rinnovabili sui consumi finali (per l’Italia il 27% nei vari settori, tra cui il 17-19% nei trasporti). Tali obiettivi, ricordiamo, sono necessari per consentire il raggiungimento dei target stabiliti dalle politiche comunitarie, ossia il 32% di quota complessiva di energie rinnovabili all’interno dell’Unione”, sostiene Stefano Fabiani, esperto CREA di energie rinnovabili e politiche energetiche. Per questi motivi “i temi sviluppati in FORBIO saranno ampliati nel nuovo progetto BIOPLAT-EU, che, basandosi sui risultati ottenuti, mira a definire metodologie orientate alla realizzazione di iniziative concrete da parte del mondo delle imprese”.
Presentato a Milano “WonderGiusy”, per educare i bimbi alla disabilità
News PresaEducare i bambini alla disabilità attraverso la storia illustrata di WonderGiusy, la supereroina dotata del potere del sorriso e di un paio di gambe alate, sempre pronta ad aiutare il prossimo e a salvare chi si trova in difficoltà. Il libro di Giusy Versace è stato presentato ieri sera al Mondadori Megastore di Piazza Duomo a Milano, nell’ambito della Rassegna OFF. In sala c’erano gli onorevoli Maria Stella Gelmini, Alessandro Cattaneo, Matteo Perego e Cristina Rossello, l’eurodeputata Lara Comi, l’assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera, il presidente del Coni Lombardia Oreste Perri, il presidente del CIP Lombardia Pierangelo Santelli e la cantante e conduttrice Jo Squillo. Ad accompagnare il pubblico alla scoperta del magico mondo di WonderGiusy è stato l’attore e regista Edoardo Sylos Labini, curatore anche della Rassegna OFF, accompagnato dalle melodie del cantante pop Daniele Stefani.
L’atleta paralimpica, ora deputata è tornata a scrivere per insegnare, questa volta ai più piccoli, che la vita è un dono meraviglioso e che non bisogna mai scoraggiarsi di fronte alle avversità. Il racconto aiuta a capire che ognuno di noi possiede risorse in grado di trasformare il dolore e la rabbia in speranza e voglia di vivere.
Il libro narra, infatti, la storia della superoina WonderGiusy e di altri due personaggi: Hater, il disabile rancoroso che dopo aver perso il braccio decide di prendersela col mondo ed è sempre pronto a sabotare le “missioni sorriso” di WonderGiusy e Chris, un bimbo emarginato dai suoi amici da quando, a causa di un incidente, è costretto su una sedia a rotelle. Grazie all’aiuto di WonderGiusy, Chris riuscirà a cancellare il passato e a guardare il presente con occhi nuovi e speranzosi: “prima potevo…oggi posso!” Nel libro, WonderGiusy educa alla speranza e al coraggio dando anche nuova interpretazione ai verbi. Ecco che “vedere diventa voce del verbo credere”; “andare via voce del verbo rinunciare”; “superpotere voce del verbo superare ogni limite”.
WonderGiusy è edito da Mondadori ed è disponibile nelle librerie dal 4 settembre. Sono 64 pagine illustrate da Sara Mauri e nelle ultime è possibile anche colorare i “look di WonderGiusy”: sei modelli di abiti e gambe abbinati tra loro per le diverse occasioni, creati per educare il giovane lettore a sviluppare la propria fantasia.
Accanto al libro è stata inoltre realizzata e presentata la creatività legata al personaggio di WonderGiusy, come t-shirt, shopper, collanine, adesivi e segnalibri prodotti da Seà Design. I bambini potranno così anche indossare WonderGiusy.
Marijuana, in arrivo una bevanda da «sballo»
Ricerca innovazionePossibile che uno dei colossi mondiali delle bevande gasate stia aprendo le porte alla mariuijana ? Secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa sì, in particolare all’impiego della marijuana (senza sostanze psicotrope) per una nuova bevanda. Per la precisione l’azienda in questione starebbe «studiando da vicino» il possibile impiego di una sostanza non psicotropa della cannabis, il cannabidiolo Cbd, come ingrediente di un nuovo prodotto mirato al benessere. Il Cbd tra le sue proprietà ha effetti rilassanti, antiossidanti e antinfiammatori. Il gruppo afferma quindi di lavorare al progetto con la società canadese Aurora Cannabis. A discapito delle apparenze, insomma, la possibile nuova bevanda sarebbe «da sballo» solo per l’idea, non certo nel senso negativo del termine.
In Italia
Nel nostro Paese il tema della legalizzazione è da sempre molto sentito e molto dibattuto, come sempre tra favorevoli e contrari. Il dato indiscutibile è che l’Italia ha fatto un passo avanti nella legalizzazione, del resto il 2018 è stato l’anno nel quale sono spuntati come funghi negozi di canapa legale. Esistono comunque dei limiti stringenti stabiliti dalla legge italiana. La canapa può essere coltivata solo per lo sviluppo di filiere integrate, impiego di semilavorati di canapa provenienti da filiere locali, realizzazione di opere di bioingegneria, attività didattica, ricerca e bonifica dei terreni, produzione di alimenti, materie prime, semilavorati e cosmetici innovativi per svariati settori industriali.
Cannabis terapeutica
Un altro impiego della marijuana, o meglio della cannabis terapeutica riguarda vere e proprie malattie. Ecco perché parlare di legalizzazione tout court della marijuana non ha senso da un punto di vista medico. Anche se gli studi a riguardo sono ancora pochi ad oggi sul mercato sono presenti 5 farmaci a base di cannabis – ognuno contenente una percentuale differente delle diverse molecole attive – utilizzati principalmente per il controllo di nausea, vomito, appetito nei pazienti sottoposti a chemioterapia.
Farmacie di strada: medicinali gratuiti ai bisognosi. L’iniziativa
Associazioni pazientiArrivano le farmacie solidali, in collaborazione con gli ambulatori di strada e daranno medicinali gratuiti a migranti e bisognosi.
L’iniziativa “Farmacie di Strada” è stata lanciata oggi, in occasione dell’Assemblea pubblica 2018 di Assogenerici, e nasce per contrastare il diffondersi di patologie legate alla povertà o al mancato accesso alle cure. A proporre l’iniziativa, l’Istituto di Medicina Solidale Onlus (IMES), nato in collaborazione con l’Università e il Policlinico di Roma Tor Vergata che oggi gestisce sei ambulatori in cui 30 volontari medici specialisti, psicologi e infermieri garantiscono 15mila prestazioni mediche l’anno.
Proprio in due di questi ambulatori: a Tor Bella Monaca (quartiere con il più alto indice di povertà nella Capitale), e a piazza San Pietro (l’ultimo inaugurato nel 2016 sotto il colonnato del Bernini), sarà sperimentato per un anno il modello pilota di “Farmacie di strada”, dove saranno dispensati farmaci a persone bisognose.
Le farmacie funzioneranno indipendentemente ma in stretta connessione con gli ambulatori di strada: saranno rifornite da Banco Farmaceutico che gestirà la raccolta e la distribuzione dei farmaci donati da cittadini e aziende, tra cui quelle aderenti a Assogenerici.
Farmacisti volontari aderenti alla Federazione nazionale degli Ordini dei farmacisti (Fofi) distribuiranno i prodotti, secondo le prescrizioni mediche rilasciate dagli ambulatori solidali. “Abbiamo cura di loro” è lo slogan del progetto che ha tra gli obiettivi la riduzione dello spreco di farmaci e la riduzione degli accessi impropri al Pronto soccorso che generano inefficienza nella sanità pubblica.
Tumori, presto i dati saranno geolocalizzati
PrevenzioneSono più di 18mila i nuovi casi di tumore maligno registrati tra il 2010 e il 2013 tra i residenti del territorio dell’Asl Napoli 2 Nord (oltre 1 milione di abitanti), tumori che hanno colpito per il 55% uomini e per il 45% le donne. Il dato è certamente impressionante ed emerge dal registro tumori che l’Asl ha appena aggiornato. I tumori più frequentemente diagnosticati agli uomini nel 2013 sono stati: cancro del polmone, della vescica, della prostata, del colon retto, del fegato e dello stomaco. Per le donne: cancro della mammella, del colon retto, del polmone, della tiroide, cancro del fegato e utero. Nell’Asl Napoli 2 Nord il tasso di incidenza per tutti i tumori incidenti nel quadriennio 2010-2013, standardizzato sulla popolazione europea, è pari a 494,4 per 100.000 residenti nei maschi e 345,9 nelle femmine
Il registro
Il registro tumori si basa su informazioni provenienti da cinque fonti diverse. In primo luogo l’anagrafe della popolazione residente sul territorio, poi certificati di morte, cartelle cliniche ospedaliere (sia di ospedali campani che di ospedali extraregionali) e schede di dimissioni ospedaliere, interviste a medici ospedalieri e a medici di famiglia e, infine, referti ed esami di laboratorio di tipo cito-istologico. Per arrivare a certificare in tre anni 18.067 nuovi casi di tumore gli operatori hanno analizzato oltre 600mila documenti. Nel quadriennio 2010/2013 l’84,14% dei casi segnalati è stato confermato da esami di laboratorio cito-istologico, mentre il 13,42% è stato confermato da esami clinico-strumentali. Il lavoro svolto sul registro tumori permette oggi di affermare che oggi per i cittadini della Napoli 2 Nord esiste una situazione di rischio intermedio. In parole povere se da un lato si devono intensificare gli sforzi per far aderire di più la popolazione agli interventi di prevenzione oncologica (screening del tumore del colon retto, del tumore della cervice uterina, del tumore della mammella), dall’altro si deve anche affinare la nostra ricerca.
Geolocalizzazione
Antonio d’Amore, direttore generale dell’Asl Napoli 2 Nord ha voluto ringraziare il dottor Giancarlo d’Orsi e tutto il suo staff di giovani e operatori per la dedizione e il rigore scientifico con cui stanno lavorando al registro tumori. Il direttore generale ha annunciato che dai primi mesi del prossimo anno la Asl potrà disporre di un sistema di georeferenziazione dei dati realizzato in collaborazione con l’Università di Perugia. Basterà un click per verificare la distribuzione dei tumori sul territorio.
Funghi e intossicazioni: il vademecum per non rischiare
AlimentazioneDieci regole per mangiare i funghi in sicurezza: arrivano dagli esperti del Bambino Gesù, perché a correre il pericolo maggiore sono proprio i bambini.
Prima regola del vademecum, evitare la raccolta e il consumo “fai da te”. I funghi, infatti, non si possono raccogliere e mangiare senza il controllo di commestibilità dell’Ispettorato Micologico della ASL. Le regole sono stata redatte dagli esperti del Centro Antiveleni dell’Ospedale Pediatrico.
E’ tra settembre e ottobre – mesi in cui nei boschi italiani è possibile trovare praticamente tutte le specie di funghi – che aumentano le segnalazioni di intossicazione o avvelenamento, anche a causa dell’intensificarsi dell’attività dei cosiddetti “esperti fai da te” che raccolgono e mangiano funghi talvolta senza sottoporli ai dovuti controlli.
La maggior parte delle intossicazioni si risolve senza danni o con sintomi irrilevanti, ma in un piccolo numero di casi (39 all’anno, secondo il National Poison Data System Americano) le conseguenze sono gravi.
L’ingestione di alcune delle specie più pericolose (Amanita phalloides, Cortinarius orellanus, Gyromitra esculenta) genera sintomi che si manifestano dopo molte ore (da 6 a 48), quando il danno agli organi interni si è già innescato. I più colpiti sono il fegato e i reni. Altri tipi di funghi possono provocare reazioni “a breve latenza” (fino a 6 ore) come disorientamento e convulsioni o gravi sintomi gastro-enterici con possibili ripercussioni metaboliche.
L’incidenza delle intossicazioni da funghi nei bambini è minore rispetto agli adulti, ma sono proprio i piccoli a correre il pericolo maggiore: il loro organismo, infatti, è più sensibile.
Al Bambino Gesù ogni anno vengono seguiti circa 10 bambini con intossicazione da funghi. Più in generale si verificano circa 5 casi ogni 100.000 persone, pari allo 0,25 % delle esposizioni a sostanze tossiche nell’uomo. «Una buona parte di queste intossicazioni non è dovuta all’ingestione di funghi velenosi, ma ad un uso scorretto di questo alimento. Spesso, infatti, i funghi vengono mangiati senza un’adeguata cottura, in cattivo stato di conservazione, in fase troppo avanzata di maturazione o in eccessiva quantità» spiega Marco Marano, responsabile del Centro Antiveleni del Bambino Gesù. «Un fungo commestibile – prosegue – non deve assolutamente essere mangiato se sono presenti segni di decomposizione a causa di alcune proteine pericolose (putrescina, cadaverina e istamina) che si formano proprio durante la fase di maturazione/decomposizione».
COSA DICE LA LEGGE
Gli esperti del Centro Antiveleni del Bambino Gesù ricordano che la raccolta di funghi è regolata da una legge nazionale (352/1993) che prevede, tra l’altro, il limite massimo di raccolta; l’indicazione degli strumenti da utilizzare; le caratteristiche dei funghi che si possono raccogliere; le modalità di conservazione e trasporto. Inoltre, dal 1 gennaio 2000, tutti i cercatori di funghi devono essere in possesso del tesserino regionale di autorizzazione alla raccolta, rilasciato dall’amministrazione competente dopo aver frequentato un apposito corso di formazione micologica.
IL CENTRO ANTIVELENI DEL BAMBINO GESU’
Il Centro Antiveleni dell’Ospedale Pediatrico della Santa Sede fornisce assistenza informativa in caso di intossicazioni in età pediatrica, consigliando il trattamento terapeutico più adeguato alla situazione. Il Centro ha un numero telefonico dedicato, lo 06 6859.3726. Nel contattarlo bisogna essere in possesso delle seguenti informazioni: età e peso del bambino; tempo intercorso dall’esposizione; nome del prodotto ingerito (in caso di farmaci tenere a portata di mano la confezione); quantità di sostanza assunta (anche approssimativa); sintomi accusati dal bambino.
Demenza, un male che si può prevenire
PrevenzionePerdere il senno, essere colpiti da demenza, è purtroppo uno rischi al quale si va in contro con l’avanzare degli anni. Basti pensare che in Italia circa un milione di persone sono colpite da questo terribile male, e i casi aumentano di anno in anno. Anche se non c’è ancora una cura, in circa 1 caso su 3, il declino cognitivo è evitabile e si possono seguire sette semplici regole che ci aiutano a metterci al sicuro. A dirlo sono le ultime evidenze scientifiche riassunte dal Guardian.
Sette piccoli segreti
Il diabete e l’obesità nella mezza età possono raddoppiare le probabilità di demenza in vecchiaia. Monitorare il peso, infatti, ha un impatto sulla salute cardiovascolare e questo può ridurre notevolmente il rischio per il cervello. Rinuncia al fumo: uno studio ha dimostrato che le persone di mezza età che fumavano più di due pacchetti al giorno avevano un rischio di demenza più che doppio in età avanzata. Resta attivo: svolgere attività fisica regolare, ad esempio camminare a passo sostenuto, può preservare le facoltà in età avanzata. Diversi studi hanno dimostrato che le persone anziane che avevano iniziato un regolare programma di esercizi, avevano una migliore funzione cognitiva. Allena la mente: le persone con più anni di istruzione scolastica e universitaria hanno, anche da anziani, una mente più elastica, ma anche intraprendere nuovi hobby e partecipare ad attività intellettuali quotidiane, come fare cruciverba, ha effetti neuroprotettivi. Non isolarti: frequentare associazioni o fare volontariato, ha dimostrato avere un effetto protettivo sulle funzioni del cervello. Adotta la dieta mediterranea: il maggior consumo frutta, pesce e verdura può ridurre il rischio, probabilmente perché aiuta a prevenire l’ipertensione. Dormi un numero di ore giuste per la tua età: non è ancora ben chiaro il motivo, ma l’insonnia cronica è stata collegata ad un aumento del declino cognitivo in età avanzata. Piccoli regole di vita che possono fare la differenza.
Alzheimer
Una delle forme di demenza più comuni è la malattia di Alzheimer è la causa di demenza più diffusa nel mondo, rappresenta circa il 60% dei casi. E’ una malattia degenerativa progressiva del cervello legata alla morte delle cellule cerebrali. La graduale degenerazione causa a una restringimento e atrofia di alcune aree del cervello. In realtà i meccanismi dell’Alzheimer non sono ancora chiari e purtroppo non esistono cure risolutive. Ciò che si può fare è cercare di rallentare la malattia appena i sintomi si iniziano a palesare. Quali sono i sintomi? Variano da persona a persona, ma i più comuni sono difficoltà nell’apprendere, pensare, identificare oggetti, comunicare, nel ricordare parole o concetti, nel ritrovare oggetti di uso quotidiano, o nel portare a termine compiti consueti.
Medici “in metrò” per promuovere la salute
PrevenzioneParte una nuova campagna d’informazione interamente dedicata alla salute dei cittadini, una campagna che in qualche modo porterà i medici di Napoli e provincia nelle metropolitane della città. Ancora una volta i camici bianchi partenopei si rendono protagonisti di un’iniziativa che promuove scelte consapevoli e punta a sfatare le bufale che troppo spesso circolano sui social.
Gli spot
Attraverso gli schermi di Video Metrò, una serie di spot parleranno ai cittadini ti in maniera semplice e diretta, in un contesto libero da qualsiasi pregiudizio. Il primo ciclo di videoclip riprenderà il tema delle “bufale” che spesso girano sui canali social in fatto di salute. In modo particolare l’Ordine dei Medici di Napoli darà nuova forza alla campagna promossa a maggio, quella che associava false credenze a epitaffi funebri. Da «ho curato il cancro con il bicarbonato», a «non mi hanno vaccinato per paura dell’autismo» e molto altro.
Al servizio della salute
«Da medico – dice Silvestro Scotti – sento forte il dovere di essere al fianco dei cittadini nel trasmettere messaggi chiari e soprattutto “certificati”. Questo è il sentimento di tutti colleghi che rappresento, ai quali va sempre il mio ringraziamento per il lavoro straordinario che viene fatto in ogni giorno. Noi sosteniamo che medici e cittadini non debbano essere gli uni contro gli altri. E’ giusto che chi ha studiato per curare il prossimo si prenda cura del prossimo, e allo stesso tempo che i pazienti si affidino al giudizio dei medici. Questi spot non voglio convincere nessuno, vogliono informare e sensibilizzare su temi importanti che spesso vengono distorti per le ragioni più disparate». Scotti annuncia anche sono già in lavorazione gli spot relativi all’uso dei vaccini e alla loro importanza.
Contagi virus HIV: aumentano diagnosi tra i giovani
PrevenzioneIn Italia ci sono circa 130mila persone che vivono con l’Hiv. È l’ultimo dato disponibile dell’Istituto superiore di Sanità, che si riferisce al 2016. Secondo l’Iss, ogni anno vengono diagnosticati 4mila nuovi contagi. Il numero complessivo è stabile da 5 anni, ma non è così per la fascia d’età compresa fra i 25 e i 29 anni, per la quale i casi sono in aumento.
Nella relazione Aids 2017, inviata al Parlamento il 12 settembre 2018, sono stati illustrati i numeri dei contagi, oltre alle attività, portate avanti dal Ministero, di informazione, prevenzione, assistenza e attuazione di progetti relativi all’Hiv/Aids.
Dati epidemiologici
Secondo i dati dell’ultimo report UNAIDS, nel 2016 ci sono state, in tutto il mondo, 1.8 milioni di nuove diagnosi di infezione da HIV e sono 36.7 milioni le persone che vivono con l’infezione da HIV. Gli ultimi dati forniti dall’ECDC (Centro Europeo per il controllo delle Malattie), riferiti al 2016, riportano 29.444 nuovi contagi da HIV nei 31 paesi dell’Unione Europea e dell’Area Economica Europea (EU/EEA). L’Italia, con un’incidenza del 5,7 per 100.000 abitanti, nel 2016, si posiziona al 13° posto, al pari della Grecia, rispetto ad altri paesi dell’Europa occidentale. L’incidenza delle nuove diagnosi di infezione da HIV è diminuita lievemente tra il 2012 e il 2016. Nel 2016, le regioni con l’incidenza più alta sono state il Lazio, le Marche, la Toscana e la Lombardia. Negli anni si osserva un aumento dell’età mediana alla diagnosi, nonché un cambiamento delle modalità di trasmissione: diminuisce la proporzione di consumatori di sostanze per via iniettiva, ma aumenta la proporzione dei casi attribuibili a trasmissione sessuale, in particolare tra maschi che fanno sesso con maschi (MSM).
Il numero di decessi in persone con AIDS è stabile dal 2010 mentre aumenta progressivamente la proporzione delle persone con nuova diagnosi di AIDS che scopre di essere HIV positiva nei pochi mesi precedenti la diagnosi di AIDS.