Tempo di lettura: 3 minutiCinquanta minuti di immagini e musica, da Mostar a Pristina, un racconto che parte dal Musiki Center di Pavarotti e arriva alle donne e agli uomini della solidarietà che operano in quel territorio. Si chiama Miss Sarajevo ed è il primo di una serie di docu-film che racconteranno il lavoro delle Forze Armate “di pace”, militari e civili. Si comincia dal Kosovo: andrà in onda su Rai Tre il 4 ottobre alle 23. L’anteprima invece sarà a Torino il 27 settembre. Il docu-film è diviso in due parti, la prima racconta la festa del ventesimo anniversario del Music Center (Musiki Center) di Mostar. Un centro voluto da Luciano Pavarotti e aperto ai bambini di tutte le etnie, a ogni forma di handicap. Le immagini di Nicoletta Mantovani insieme ai tre cantanti della ‘squadra’ vicina alla Fondazione Pavarotti, alle bambine in azzurro con le magliette che portano la scritta “Pavarotti” e che hanno dedicato a Nicoletta e al Maestro la canzone “Marina, Marina, Marina”, testimoniano come anche la musica possa contribuire alla riconciliazione tra i popoli. La seconda parte è dedicata a Pristina, capitale del Kosovo, dove le presenze dell’Esercito Italiano e dei Carabinieri ormai da più di vent’anni, sia in qualità del Governo della KFOR (da 5 anni governata dall’Italia) sia dalle forze di sicurezza, garantiscono la pace nella regione e in tutti i Balcani. L’Italia al Kosovo piace, che siano i nostri militari o i cooperanti, non fa differenza. Esempio straordinario, la prima casa famiglia del Kosovo, fondata da un volontario umbro (ex Caritas) che accoglie bambini “spezzati” (gli ultimi tra gli ultimi), e che sta costruendo il sistema sociale e di welfare nella giovane repubblica kosovara. Poi c’è la storia del monastero di Decani (la Cappella Sistina dei Balcani), una delle meraviglie mondiali, salvata solo grazie ai soldati italiani; i giovani blogger di Kosovo2.0; la storia di Bekim Blakaj, che raccoglie in una “enciclopedia” dati e riferimenti di tutti i caduti di tutte le etnie, per arrivare a costruire un’operazione di perdono collettivo. Testimonia anche Goran Bregovic, il musicista e compositore nato in Bosnia, Miss Sarajevo vuole essere un piccolo, iniziale ringraziamento al lavoro delle istituzioni italiane nel mondo. Un prezioso contributo giunge anche da Behgjet Pacolli, vice premier e ministro degli Esteri del Kosovo.
Breve storia del Musiki Center
Il Music Center di Mostar è l’unica struttura che unisce, insieme al Ponte Vecchio (Stari Most), croati e serbi bosniaci, divisi dal 9 novembre 1993 quando l’artiglieria del Generale Slobodan Pralijak distrusse la struttura e da allora tutti i servizi nella città sono “doppi”, dalle poste all’educazione, alla nettezza urbana. Il Musiki Center è quello che gli albanesi definiscono Vakef, piccolo tempio, un luogo dove tutti possono vivere e fare musica insieme.
Inela Nogic, miss Sarajevo 1993, lanciò un appello al mondo “Non lasciate che ci uccidano!”. La forza della musica, il potere dello spettacolo globale, fecero sì che nel 1995 Luciano Pavarotti, gli U2, e tanti cantanti italiani, in occasione di due edizioni del “Pavarotti and Friends”, la canzone Miss Sarajevo, scritta da Bono, la popolarità di Lady Diana che sposò la causa, costruissero (con più di tre milioni di euro raccolti). Risultato: il 21 dicembre di ventuno anni fa fu inaugurato il Pavarotti Musiki Center di Mostar.
Il progetto, gli autori e la crew
L’autrice della trasmissione è Paola Severini Melograni, la regia è di Federico Rizzo; le immagini di repertorio utilizzate sono degli archivi Rai e archivi privati; le musiche del Maestro Federico Capranica, la post-produzione di Etabeta a cura di Claudio Fraticci.
Epilessia, un microchip nel cervello per bloccarla
Ricerca innovazioneUn computer microscopico impiantato nel cervello, capace di capire quando stanno per arrivare le convulsioni e quini di somministrare un farmaco che le blocca legate all’epilessia. Ancora una volta la realtà supera la fantascienza e apre ad una nuova speranza per milioni di persone in tutto il mondo. Questo nuovo dispositivo è capace di avvertire il problema sul nascere di fermare gli attacchi epilettici rilasciando un farmaco, più precisamente una molecola naturalmente presente nel cervello che si chiama Gaba e che spegne i neuroni responsabili della crisi epilettica.
Collaborazione tra università
Pubblicata sulla rivista Science Advances, la scoperta si deve alla collaborazione tra l’università britannica di Cambridge e alcune università francesi fra le quali quella di Marsiglia. Il dispositivo, di materiali biocompatibili e dimensioni ridotte tanto da essere potenzialmente impiantabile, è una specie di pompa collegata a un micro contenitore che racchiude il farmaco. I ricercatori lo hanno sperimentato in topi anestetizzati e nei quali erano state precedentemente indotte delle crisi epilettiche: è emerso che il dispositivo permette di fermare sul nascere la crisi epilettica nei topi grazie al farmaco, che la pompa ha rilasciato in tempo reale non appena il dispositivo avverte l’inizio della crisi. Il prossimo passo sarà sperimentare l’efficacia della pompa su animali svegli in movimento.
Potenziare la memoria
Altro dispositivo elettronico che sta facendo molto parlare è quello legato ad una ricerca condotta dalla University of Southern California. Ben 20 volontari si sono sottoposti alla ricerca per il miglioramento della memoria, uomini e donne che stavano già sperimentando tali elettrodi per dei casi di epilessia, dando in questo modo agli scienziati un modo più semplice per testare l’impianto per tale scopo. Dopo aver calibrato brevemente l’hardware per identificare le aree del cervello dedicate alla memoria, i ricercatori hanno attivato gli impianti dando al cervello delle piccole scosse elettriche all’ippocampo – un’area cerebrale vitale per la memoria e l’apprendimento – per stimolarlo a ricordare eventi passati. I risultati sono stati tangibili e quantificati in un incremento medio della funzionalità di memoria pari a circa il 30 per cento rispetto alle capacità di base di ogni individuo che ha partecipato alla sperimentazione.
A 111 anni sopravvive all’intervento, ora sta bene
News BreviQuando è nata non esisteva neanche la plastica, oggi Renata ha 111 anni e da qualche giorno si è lasciata alle spalle un intervento di chirurgia maxillo-facciale. Questa storia incredibile arriva da Cesena e sta facendo, comprensibilmente, il giro del web. L’operazione è stata realizzata all’ospedale Bufalini dove Renata, classe 1906, è stata operata dal dottor Massimo Bassi e dal dottor Pier Renato Giacomini, chirurghi dell’equipe diretta dal dottor Angelo Campabassi, per l’asportazione di un carcinoma cutaneo sulla fronte che le aveva eroso la teca cranica provocando ulcere e sanguinamento dolorosi.
Operazione straordinaria
Per il dottor Campobassi «interventi di questo genere sono piuttosto frequenti ma diventano rari quando si effettuano su pazienti con una età così avanzata. Il buon esito dell’operazione, che ha comportato anche la ricostruzione dei tessuti, è stato possibile grazie alla preziosa collaborazione dei colleghi anestesisti dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione e alle discrete condizioni generali di salute dell’anziana paziente che dopo un breve periodo di ricovero è stata dimessa».
Il web si commuove
Altra storia commuovente, che riguarda sempre un anziano paziente, è quella che arriva da Marina di Carrara e tutto ruota attorno alla foto di un’ambulanza con i portelloni aperti verso la distesa d’acqua. Mentre veniva trasferito dalla Toscana in Canavese per ragioni di salute, un ottantottenne ha chiesto di «vedere il mare per l’ultima volta» ed è stato accontentato. L’ambulanza che lo trasportava si è fermata sulla spiaggia. A esaudire il desiderio dell’uomo è stato un equipaggio della Croce Rossa di Ivrea (Torino) dopo avere interpellato la famiglia. Il mezzo è stato fermato su uno spiazzo che si affaccia sulla spiaggia. Quindi gli operatori hanno spalancato il portellone, permettendo all’ottantottenne di guardare il mare. Storie che commuovono e che trasmettono il senso stesso del “prendersi cura”, qualcosa che non andrebbe mai dimenticato.
Medici indignati per gli spot di alcuni studi legali
News PresaUn medico in manette sulla pubblicità di un gruppo societario che si occupa della consulenza legale dei pazienti. In un altra pubblicità una donna che sembra essere stata torturata e che porta in volto una mascherina da chirurgo. Poi lo slogan «malasanità, denunciando la combatti». Sono le immagini che hanno dato il via ad una nuova feroce polemica tra medici e avvocati. «Sgradevoli azioni pubblicitarie svolte da legali o società facenti capo a legali» denuncia in una nota Biagio Papotto, segretario generale Cisl Medici, che ha inviato una lettera in proposito al Consiglio nazionale Forense, all’Ordine degli Avvocati di Napoli e a quello di Roma.
La rivolta del sindacato
Per Papotto il messaggio che se ne ricava è che tutti i medici sono dei delinquenti che meritano il carcere. «I fatti rappresentati sono gravissimi. Nessuno intende negare la giustizia della tutela legale per chi dovesse restare effettivamente vittima di casi di malpractice sanitaria – osserva Papotto – ma non si può e non si deve accettare che l’immagine di decine di migliaia di professionisti venga accostata a figure delinquenziali che perpetrano violenze gravi sulle persone. Ne va del rispetto non solo della professione medica ma anche e soprattutto di valori protetti dalla nostra stessa Costituzione». Ragioni per le quali la Cisl Medici chiede al Consiglio nazionale Forense, all’Ordine degli Avvocati di Napoli e a quello di Roma di «intervenire con sollecitudine e duramente per richiamare i responsabili di tali azioni e costringerli ad eliminare le campagne pubblicitarie che hanno lanciato. Speriamo e confidiamo in un vostro fattivo intervento che – conclude nella missiva – credo, sia anche nel vostro interesse di categoria».
Appello al legislatore
Va oltre il presidente dell’Ordine dei medici di Napoli Silvestro Scotti, che chiede un intervento del Legislatore affinché si riesca a normare un settore «ormai fuori controllo». Scotti ricorda anche che la stragrande maggioranza di cause intentate contro i medici finiscono con una piena assoluzione e che ogni euro speso per la difesa da questa cause spesso temerarie viene sottratto alle casse del sistema sanitario nazionale.
Miss Sarajevo, la solidarietà italiana in un docufilm Rai
News PresaCinquanta minuti di immagini e musica, da Mostar a Pristina, un racconto che parte dal Musiki Center di Pavarotti e arriva alle donne e agli uomini della solidarietà che operano in quel territorio. Si chiama Miss Sarajevo ed è il primo di una serie di docu-film che racconteranno il lavoro delle Forze Armate “di pace”, militari e civili. Si comincia dal Kosovo: andrà in onda su Rai Tre il 4 ottobre alle 23. L’anteprima invece sarà a Torino il 27 settembre. Il docu-film è diviso in due parti, la prima racconta la festa del ventesimo anniversario del Music Center (Musiki Center) di Mostar. Un centro voluto da Luciano Pavarotti e aperto ai bambini di tutte le etnie, a ogni forma di handicap. Le immagini di Nicoletta Mantovani insieme ai tre cantanti della ‘squadra’ vicina alla Fondazione Pavarotti, alle bambine in azzurro con le magliette che portano la scritta “Pavarotti” e che hanno dedicato a Nicoletta e al Maestro la canzone “Marina, Marina, Marina”, testimoniano come anche la musica possa contribuire alla riconciliazione tra i popoli. La seconda parte è dedicata a Pristina, capitale del Kosovo, dove le presenze dell’Esercito Italiano e dei Carabinieri ormai da più di vent’anni, sia in qualità del Governo della KFOR (da 5 anni governata dall’Italia) sia dalle forze di sicurezza, garantiscono la pace nella regione e in tutti i Balcani. L’Italia al Kosovo piace, che siano i nostri militari o i cooperanti, non fa differenza. Esempio straordinario, la prima casa famiglia del Kosovo, fondata da un volontario umbro (ex Caritas) che accoglie bambini “spezzati” (gli ultimi tra gli ultimi), e che sta costruendo il sistema sociale e di welfare nella giovane repubblica kosovara. Poi c’è la storia del monastero di Decani (la Cappella Sistina dei Balcani), una delle meraviglie mondiali, salvata solo grazie ai soldati italiani; i giovani blogger di Kosovo2.0; la storia di Bekim Blakaj, che raccoglie in una “enciclopedia” dati e riferimenti di tutti i caduti di tutte le etnie, per arrivare a costruire un’operazione di perdono collettivo. Testimonia anche Goran Bregovic, il musicista e compositore nato in Bosnia, Miss Sarajevo vuole essere un piccolo, iniziale ringraziamento al lavoro delle istituzioni italiane nel mondo. Un prezioso contributo giunge anche da Behgjet Pacolli, vice premier e ministro degli Esteri del Kosovo.
Breve storia del Musiki Center
Il Music Center di Mostar è l’unica struttura che unisce, insieme al Ponte Vecchio (Stari Most), croati e serbi bosniaci, divisi dal 9 novembre 1993 quando l’artiglieria del Generale Slobodan Pralijak distrusse la struttura e da allora tutti i servizi nella città sono “doppi”, dalle poste all’educazione, alla nettezza urbana. Il Musiki Center è quello che gli albanesi definiscono Vakef, piccolo tempio, un luogo dove tutti possono vivere e fare musica insieme.
Inela Nogic, miss Sarajevo 1993, lanciò un appello al mondo “Non lasciate che ci uccidano!”. La forza della musica, il potere dello spettacolo globale, fecero sì che nel 1995 Luciano Pavarotti, gli U2, e tanti cantanti italiani, in occasione di due edizioni del “Pavarotti and Friends”, la canzone Miss Sarajevo, scritta da Bono, la popolarità di Lady Diana che sposò la causa, costruissero (con più di tre milioni di euro raccolti). Risultato: il 21 dicembre di ventuno anni fa fu inaugurato il Pavarotti Musiki Center di Mostar.
Il progetto, gli autori e la crew
L’autrice della trasmissione è Paola Severini Melograni, la regia è di Federico Rizzo; le immagini di repertorio utilizzate sono degli archivi Rai e archivi privati; le musiche del Maestro Federico Capranica, la post-produzione di Etabeta a cura di Claudio Fraticci.
Aggressioni ai medici, no allo status di pubblico ufficiale
News PresaI medici nell’esercizio delle proprie funzioni non saranno riconosciuti come pubblici ufficiali. Non perché non sia una buona idea, o perché magari non possa servire a ridurre le aggressioni. La questione è prettamente economica. Dopo aver spiegato che equiparare la figura del medico a quella del pubblico ufficiale sarebbe «esorbitante», il ministro Giulia Grillo ha preferito sostenere altre proposte. Quali? In primis la scelta dell’esecutivo – contenuta nel decreto legge in materia di sicurezza pubblica di prossima emanazione – di estendere l’applicabilità del daspo urbano anche alle strutture sanitarie».
La posizione della Fimmg
In un’intervista a Quotidiano Sanità, il segretario della Federazione italiana dei Medici di Medicina Generale ha chiarito il tema e la posizione dei comici bianchi. «La richiesta che parte dai medici non è quella di un riconoscimento tout court dello status di pubblico ufficiale quanto piuttosto che questa condizione venga riconosciuta (come è riconosciuta in danno al medico nel momento in commette un’omissione d’atti d’ufficio che derivino dal suo contratto o dagli obblighi di legge) nel caso specifico di un’aggressione (…)». Scotti ha poi sottolineato come sia incomprensibile «l’insieme di oneri ed incombenze esorbitanti richiamati dal Ministro Grillo che ricadrebbero sulla categoria se fosse accettata la nostra proposta a tutela di tutti i medici ma che impatta nell’ambito di nostro interesse su quelli che consideriamo più fragili, per le caratteristiche del lavoro e per le logistiche in cui operano ben conosciute dal Ministro Grillo, ovvero i medici di continuità assistenziale».
Malcontento
L’ennesimo diniego arrivato su una proposta attesa da anni ha creato un fortissimo malumore in ambito non solo medico, ma più in generale di quanti lavorano per la salute dei cittadini. Moltissimi sono stati i commenti sulla pagina Facebook divenuta il simbolo di questa battaglia: «Nessuno tocchi Ippocrate», con tante riflessioni sull’opportunità di salvaguardare l’operatività degli addetti ai lavori nell’interesse dei cittadini. In altre parole, quello che si sottolinea è anche che un medico picchiato è una risorsa sottratta al servizio sanitario, in ultima analisi, all’assistenza dei pazienti. Al di là di qualunque altra considerazione, si dovrebbe forse dire che la violenza non è mai una soluzione. Figurarsi se ad essere aggredite sono le persone che ogni giorno sacrificano il proprio privato per salvare o curare altre vite.
Cefalea cronica sarà malattia sociale. Cure gratuite se accertata
News PresaÈ iniziato l’iter legislativo per riconoscere la cefalea cronica come malattia sociale. Si tratta di un disturbo diffuso e spesso invalidante.
La cefalea colpisce 26 milioni di italiani e nelle forme più invalidanti circa 6 milioni. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono al terzo posto tra le malattie invalidanti e possono limitare o compromettere gravemente la capacità di far fronte agli impegni di famiglia e di lavoro, con costi enormi per le terapie e per le ricadute sociali. La nuova proposta di legge ne prevede l’inserimento nei Livelli Essenziali di Assistenza e quindi trattamenti gratuiti per chi ne soffre da almeno un anno in una forma invalidante.
L’iter legislativo per renderla malattia sociale è iniziato in Commissione Affari sociali della Camera. La deputata della Lega Ilaria Lazzarini è la prima firmataria del provvedimento.
Come spiegato da Lazzarini, non viene considerato un mal di testa passeggero e saltuario, ma un forte dolore continuo che impedisce di svolgere anche le più semplici e normali attività giornaliere.
“Auspico un rapido esame della mia proposta di legge – ha detto la deputata leghista – affinché la sua approvazione possa finalmente garantire tutela sociale e lavorativa, oltre che una nuova dignità di vita, ai pazienti che ne soffrono da almeno un anno, circostanza che devono dimostrare espressamente mediante diagnosi che attesti senza ombra di dubbio l’effetto invalidante”.
Coca Cola alla cannabis, allo studio nuovi drink legati al benessere
News PresaLa Coca cola starebbe pensando a un nuovo soft drink a base di componenti della cannabis. A darne notizia è lo stesso colosso mondiale, che avrebbe stipulato già un accordo con la canadese Aurora Cannabis. Quello della marijuana è un mercato fiorente e strizza l’occhio alle multinazionali che cercano di accaparrarsi nuove fette di mercato.
L’obiettivo del gruppo di Atlanta è proprio quello di bloccare il costante calo delle vendite delle tradizionali bibite gassate a base di soda, lavorando su prodotti innovativi legati al benessere. Si tratterebbe di una nuova bevanda salutista che avrebbe tra gli ingredienti il cannabidiolo (Cbd), una sostanza non psicotropa della cannabis che ha tra le sue proprietà effetti rilassanti, antiossidanti e antinfiammatori. Il terreno sperimentale sarebbe dunque il Canada, dopo che una legge pochi mesi fa ha legalizzato l’uso della marijuana anche per scopi ricreativi. Nel frattempo negli Stati Uniti sempre più stati hanno legalizzato negli ultimi anni l’uso della cannabis non solo per scopi medici.
Sia Coca Cola sia Aurora Cannabis, in due note separate, hanno confermato il loro interesse nell’uso del cannabidiolo in infusi e bevande che possono aiutare a combattere patologie come stati infiammatori, crampi o dolori di diverso tipo. La mossa – sottolineano i media Usa – farebbe di Coca Cola il primo grande produttore di bevande non alcoliche a sbarcare nel mercato dei prodotti della cannabis. Secondo gli ultimi dati, la vendita di prodotti a base di Cannabis negli Usa triplicherà entro il 2020, per un valore di 16 miliardi di dollari, contro i 5,4 miliardi di dollari del 2015. A livello mondiale si stima che tale mercato possa raggiungere un valore di oltre 200 miliardi di dollari nei prossimi 15 anni.
Malattia di Huntington, una scoperta rivoluzionaria
Ricerca innovazioneUna vera e propria rivoluzione sta facendo parlare i pazienti affetti da malattia di Huntington giovanile, manifestazione rara della malattia di Huntington, patologia rara a sua volta, ereditaria, neurodegenerativa, di origine genetica. Si tratta ovviamente di un tema che molti definirebbero “di nicchia”, del resto il dramma legato alle malattie rare è proprio quello di trascinare le persone colpite in un oceano di solitudine e di incertezza. Andiamo con ordine.
Ballo di San Vito
Ferdinando Squitieri, responsabile dell’Unità Ricerca e Cura dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza (San Giovanni Rotondo), della Neurologia dell’Istituto CSS-Mendel (Roma) e Responsabile Scientifico della Fondazione Lega Italiana Ricerca Huntington e malattie correlate (LIRH) di Roma spiega che la malattia di Huntington «è una malattia rara dominante». Questo significa che ogni figlio può ricevere il gene mutato da uno dei due genitori ammalati con un rischio del 50%. «E’ una patologia grave con andamento progressivo, invalidante sia per le implicazioni fisiche che incidono soprattutto a livello motorio con spasmi muscolari di difficile controllo che portano a muoversi danzando (tanto che la malattia è anche nota come còrea o ballo di San Vito o Taranta), sia per le ripercussioni intellettive che intaccano l’elaborazione del pensiero, delle emozioni, dell’orientamento e del comportamento». Si stima che i casi giovanili (ovvero quelli in cui la malattia insorge prima dei 20 anni di età) rappresentino circa il 10% rispetto alla forma adulta, che a sua volta colpisce circa 6.500 pazienti in Italia, secondo le stime ufficiali riportate dalla Fondazione Lega Italiana Ricerca Huntington nel 2016.
Lo studio
Ma cos’è che rivoluziona le conoscenze di questa malattia? Lo studio, prevalentemente italiano, il primo al mondo condotto su giovani pazienti in collaborazione con Istituti internazionali, ha scoperto la variante più aggressiva della malattia, con insorgenza in età infantile. Si tratta di una anomalia genetica che rende la proteina responsabile della malattia ancora più tossica e pericolosa per il normale sviluppo di precise aree dell’encefalo alterando la crescita normale e armonica del sistema nervoso. Questo causa un impatto ancora maggiore e più drammatico sulla qualità e conduzione della vita già subito dopo la nascita.
Nuovi orizzonti
La straordinaria scoperta potrebbe consentire la messa a punto di strategie terapeutiche per la prevenzione dei sintomi già molto prima delle manifestazioni cliniche che, in genere, si presentano in età adulta. La prevenzione di processi neurodegenerativi, come accade nell’invecchiamento cerebrale, è da sempre un traguardo fortemente auspicato dalla comunità scientifica.
Tumori, crescono quelli infantili. Allarme inquinamento in Italia
BambiniAumentano le malattie oncologiche nelle zone più inquinate del Paese e sale l’incidenza tra i bambini. L’allarme è stato lanciato dagli epidemiologi in un convegno alla Camera dei Deputati. L’emergenza inquinamento e l’aumento del cancro sono due fattori correlati. La comunità scientifica lo fa presente da tempo.
L’acqua, la terra e l’aria inquinate hanno ricadute pesanti sulla salute e aumentano il rischio di sviluppare malattie dell’apparato respiratorio e cardiovascolare e malattie oncologiche. Ieri se ne è parlato durante il convegno “Emergenza cancro – fattori ambientali modificabili e stili di vita non corretti”, organizzato dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) in collaborazione con Confassociazioni Ambiente.
I numeri
Già nel 2016 dai dati emergeva un incremento di malattie oncologiche associate alle zone inquinate che arrivava fino al 90% in soli 10 anni, in particolare per tumore alla mammella, alla tiroide e mesotelioma (legati all’esposizione a diossina, amianto, petrolio, policlorobifenili e mercurio). Il dato più allarmante riguarda i bambini. Uno studio condotto nel 2017 dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha evidenziato una maggiore incidenza di tumori nei bambini tra 0 e 14 anni e negli adolescenti tra 15 e 19 anni nell’area europea che comprende Italia, Cipro, Malta, Croazia, Spagna e Portogallo. Il trend è confermato dall’ultimo rapporto Sentieri (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento) dell’Istituto Superiore di Sanità che rileva un’“emergenza cancro” tra i più giovani, con un aumento medio del 9% dei tumori maligni infantili (soprattutto linfomi non-Hodgkin, sarcomi e leucemie) in 28 dei 45 siti italiani maggiormente inquinati.
Biomonitoraggio, Italia ancora indietro
Nel corso del convegno è emerso che il nostro Paese è ancora un po’ indietro per quanto riguarda il biomonitoraggio rispetto a Svezia, Finlandia, Francia, Olanda e diversi altri stati europei. A lanciare l’allarme, e chiedere alle istituzioni di mettersi in moto al più presto, è Marialuisa Lavitrano, direttore del Nodo Nazionale della Infrastruttura di Ricerca Europea delle Biobanche e delle Risorse BioMolecolari: “Il biomonitoraggio”, spiega Lavitrano, “rappresenta una grande sfida scientifica e di sanità pubblica, con risvolti significativi per la salute delle popolazioni esposte. L’idea alla base è semplice: raccogliere e analizzare campioni biologici per indagare i possibili danni causati, per esempio, dall’esposizione prolungata agli inquinanti ambientali, o per caratterizzare l’efficacia terapeutica di trattamenti oncologici”. Qualcosa in Italia si sta muovendo, ma è ancora troppo poco: “Il nostro Paese è stato tra i primi ad avviare un programma di biomonitoraggio, e attualmente abbiamo 90 biobanche su tutto il territorio nazionale. La pratica, però, non è stata portata avanti con sistematicità, e dunque i pochi programmi di biomonitoraggio sono ancora molto frammentati”.
Visite mediche gratuite, apre l’Atelier della Federico II
PrevenzioneSe avete bisogno di una visita specialistica, e abitate a Napoli o nei dintorni, allora non c’è occasione migliore di quella che si presenta in questo week end (21 e 22 settembre). La Federico II di Napoli ha infatti organizzato la seconda edizione dell’Atelier della Salute, nel corso della quale si potrà approfittare dell’esperienza di alcuni tra i migliori specialisti italiani in maniera assolutamente gratuita.
Le visite
Uno degli aspetti che maggiormente sorprende dell’Atelier della Salute è l’entusiasmo con il quale professori e specializzandi si dedicano a tutti gli eventi, anche e soprattutto alle visite gratuite. Ed è forse anche questo uno dei segreti del successo strepitoso di questa nuova edizione della kermesse. Anche quest’anno le visite saranno svolte in collaborazione con Campus Salute Onlus e Fondazione Pro Onlus, domani pomeriggio (dalle 12.30 alle 19.00) e sabato (dalle 9 alle 17) saranno circa 1.000 e moltissime saranno anche le branche alle quali rivolgersi: dalla gastroenterologia all’oncologia, passando per ortopedia, ginecologia, endocrinologia, ortodonzia, scienza della nutrizione e molto altro. Per la lista completa clicca qui.
Diseguaglianze
La cerimonia inaugurale della kermesse è dedicata quest’anno alle disuguaglianze di salute. ma cos’è “Atelier della Salute: esperienze, percorsi, soluzioni, per vivere…meglio!”. Per chi non la conoscesse, questa manifestazione è promossa dalla Scuola di Medicina e Chirurgia e dalla Federico II, con l’obiettivo dichiarato di favorire l’adozione di sani stili di vita. Domani (venerdì 20 settembre) il taglio del nastro e aprirà ufficiale alle numerose attività in programma: oltre alle visite mediche gratuite anche workshop interattivi, stand esperienziali, show-cooking ed un’area benessere. La partecipazione alle attività è gratuita ed aperta a tutti (info e iscrizioni: www.atelierdellasalute.it). Alimentazione, attività fisica e movimento, benessere psicologico, pratiche di prevenzione, salute dell’uomo e salute dell’ambiente, vivere bene…oltre la patologia, i temi principali dell’evento.