Tempo di lettura: 5 minutiIl tumore più diffuso in Italia è quello della mammella: nel 2018 sono stimati 52.800 nuovi casi (erano 51.000 nel 2017). Seguono il cancro del colon-retto (51.300, erano 53.000 nel 2017), che lo scorso anno era il più diagnosticato e del polmone (41.500, erano 41.800 nel 2017). Il dato generale quest’anno registra 373.300 nuovi casi di tumore stimati (194.800 uomini e 178.500 donne), con un aumento di 4.300 diagnosi rispetto al 2017. E quasi 3 milioni e quattrocentomila cittadini vivono dopo la scoperta dalla malattia (erano 2 milioni e 244 mila nel 2006), il 6% dell’intera popolazione: un dato in costante aumento. Se al sud si registrano meno tumori, le percentuali di sopravvivenza sono maggiori al nord. I dati arrivano dal censimento ufficiale, giunto all’ottava edizione, che descrive l’universo cancro in tempo reale grazie al lavoro dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), dell’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), di Fondazione AIOM e di PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) raccolto nel volume “I numeri del cancro in Italia 2018”, presentato di recente all’Auditorium del Ministero della Salute in un convegno nazionale (disponibile nella versione per operatori e in quella per pazienti e cittadini).
Sopravvivenza: Italia spaccata in due
Le percentuali sulla sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi fotografano un Paese spaccato in due: al Nord si registrano i dati migliori, il sud è fanalino di coda. Nelle prime tre posizioni si trovano Emilia-Romagna, Toscana (56% uomini e 65% donne in entrambe le Regioni) e Veneto (55% e 64%). Agli ultimi posti, invece, Sicilia (52% uomini e 60% donne), Sardegna (49% e 60%) e Campania (50% e 59%). Tra le cause c’è la scarsa adesione nelle aree del sud ai programmi di screening che individuano la malattia in stadio iniziale, quando le possibilità di guarigione sono più alte. Inoltre in queste Regioni si registrano maggiori fattori di rischio come fumo, sedentarietà ed eccesso di peso. “Nel nostro Paese ogni giorno circa 1.000 persone ricevono una nuova diagnosi – afferma Stefania Gori, Presidente nazionale AIOM e Direttore dipartimento oncologico, IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar. Negli uomini continua il calo dei tumori del polmone e della prostata e nelle donne dell’utero e dell’ovaio. Nella popolazione generale, diminuiscono le neoplasie dello stomaco e del colon-retto. Crescono però quelle del pancreas, della tiroide e il melanoma, e, nelle donne, i tumori della mammella e del polmone, quest’ultimo per la sempre maggiore diffusione dell’abitudine al fumo nella popolazione femminile. L’ampliamento della popolazione target dello screening mammografico in alcune Regioni (tra cui Emilia-Romagna e Piemonte) spiega l’aumento significativo dell’incidenza del carcinoma della mammella nelle 45-49enni, dove peraltro la mortalità si abbassa dell’1%. “I tumori non solo sono curabili ma anche guaribili, grazie a terapie sempre più efficaci e alle campagne di prevenzione – continua la Presidente Gori -. Infatti, il 27% dei pazienti vivi dopo la diagnosi torna ad avere (dopo un periodo di tempo diverso in base al tipo di tumore, al sesso, all’età di insorgenza) la stessa aspettativa di vita della popolazione generale: nel 2010 erano 704.648, nel 2018 sono 909.514, con un incremento del 29%”.
“I pazienti oncologici sono i finali beneficiari del miglioramento sostanziale che le informazioni contenute in questo volume potranno generare, qualora adeguatamente utilizzate, in ambito di prevenzione, diagnosi e terapia dei tumori – spiega il Sottosegretario alla Salute, Armando Bartolazzi, nella Prefazione del libro -. Il fine ultimo di questo sforzo intellettuale è infatti quello di migliorare sempre più la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti oncologici. L’analisi conoscitiva dei dati epidemiologici riguardanti le neoplasie in Italia permette di pianificare su criteri oggettivi gli interventi di programmazione sanitaria da effettuare in ciascuna Regione”.
I tumori colpiscono meno nel Meridione, infatti il tasso d’incidenza è più basso del 13% tra gli uomini e del 16% tra le donne al Sud rispetto al Nord. Le tre Regioni con il più alto numero di diagnosi stimate nel 2018 sono Lombardia (64.200), Lazio (33.850) e Veneto (31.850). “Le stime dei casi attesi sono importanti anche a livello regionale, perché i servizi diagnostici e terapeutici devono essere programmati su questi ordini di grandezza – afferma Lucia Mangone, presidente AIRTUM -. Oggi in Italia il 63% delle donne e il 54% degli uomini sono vivi a 5 anni dalla diagnosi. Il nostro Paese, se valutato nel complesso, presenta un quadro di sopravvivenza pari o superiore alla media europea, ma, scendendo nel dettaglio regionale, la residenza diventa un determinante prognostico importante che indica una disomogeneità nell’accesso a programmi di diagnosi precoce e a cure di alta qualità, con una discriminazione dei cittadini del Meridione purtroppo ancora presente, sebbene la tendenza sia in miglioramento rispetto al passato”. Inoltre nel Sud, dove gli screening oncologici sono ancora poco diffusi, non si registra la riduzione della mortalità e dell’incidenza dei tumori della mammella, del colon-retto e della cervice uterina, osservata invece nelle altre Regioni in cui l’adesione a questi programmi è più alta. Nel 2015 (ultimo anno disponibile) nel nostro Paese sono stati 178.232 i decessi attribuibili al cancro. La prima causa di morte oncologica è costituita dal carcinoma del polmone (33.836 decessi nel 2015), seguito dal colon-retto (18.935), mammella (12.381), pancreas (11.463) e fegato (9.675).
Fattori di rischio
Il volume sui numeri del cancro contiene anche approfondimenti sugli stili di vita, perché le misure di prevenzione incidono sui numeri della malattia. Il fumo di sigaretta rappresenta il principale fattore di rischio. In Italia sono attribuibili a questa pericolosa abitudine ogni anno circa 93mila morti (il 14% di tutte le persone decedute) e le sigarette costituiscono la prima causa di perdita di anni di vita in buona salute. Il fumo di tabacco è fortemente associato ai tumori del polmone, del cavo orale e gola, esofago, pancreas, colon, vescica, prostata, rene, seno, ovaie e ad alcuni tipi di leucemie. Il 26% degli italiani fuma e le generazioni di giovani adulti sono le più esposte a questa pericolosa abitudine. Fra gli uomini, la quota maggiore di fumatori si registra fra i più giovani, con meno di 35 anni, più elevata fra i 25-34enni rispetto ai giovanissimi (18-24 anni). È proprio la diminuzione dei tabagisti in queste classi di età a determinare il calo complessivo dei fumatori in Italia. “Preoccupa però la situazione nel Meridione che vede un significativo aumento delle fumatrici fra le 25-34enni e una sostanziale stazionarietà di questa abitudine nelle nuove generazioni delle 18-24enni – sottolinea Maria Masocco, Responsabile Coordinamento Nazionale PASSI -. In generale, nelle giovani donne che vivono nelle Regioni del Sud si registra, negli ultimi anni, un preoccupante incremento di fumatrici tale da annullare il vantaggio storico, per bassa prevalenza di questa abitudine, rispetto alle donne delle Regioni del Centro-Nord. A questo quadro si aggiungono in queste aree le alte percentuali di altri fattori di rischio (sedentarietà ed eccesso di peso) e una bassa copertura degli screening oncologici per la diagnosi precoce dei tumori della mammella, del colon-retto e della cervice uterina (che incide sulle possibilità di sopravvivenza). “Per questo – conclude Marocco – è fondamentale investire in campagne di prevenzione”. Fra gli altri fattori di rischio, il 17% degli italiani consuma alcol in quantità o modalità di assunzione a maggior rischio per la salute, il 32,5% è sedentario e il 42,2% risulta in eccesso ponderale (il 31,7% è in sovrappeso e il 10,5% obeso). Al Centro-Sud la quota dei sedentari è significativamente più elevata e raggiuge il 50% in diverse Regioni (toccando il 71% in Basilicata). Inoltre la Campania continua a detenere il primato per la percentuale più alta di persone in eccesso ponderale (51%), seguita da Sicilia (48,1%), Molise (47,8%) e Puglia (45,5%) con valori non molto distanti.
“L’indagine sugli stili di vita è stata estesa anche alle persone che hanno ricevuto una diagnosi di tumore – conclude Fabrizio Nicolis, presidente Fondazione AIOM -. Questi cittadini presentano alte percentuali di fattori di rischio legate ad abitudini non salutari, mai abbandonate, talvolta più elevate rispetto alle persone ‘sane’. Il 20% è fumatore abituale, l’11% fa un consumo di alcol rischioso per la salute ed è relativamente bassa la quota (14%) di coloro che consumano più di 5 porzioni di frutta e verdura. Inoltre il 38% è sedentario e il 15% è obeso, tassi maggiori rispetto alla popolazione libera da tumore. Fra i pazienti oncologici sono più frequenti le azioni di contrasto ai fattori aggravanti, anche se resta ancora troppo bassa la quota di persone che tentano di smettere di fumare (42%) o che seguono una dieta per perdere peso (30%). Per questo vanno promosse campagne di prevenzione per far comprendere a questi pazienti l’importanza degli stili di vita sani anche per impedire lo sviluppo di eventuali recidive”.
Cancro della cervice, l’Australia lo debellerà entro il 2028
News PresaRiuscire a debellare il tumore della cervice grazie ad un massiccio lavoro di screening e di vaccinazione contro il virus Hpv. L’obiettivo è di quelli che sembrano irraggiungibili, eppure l’Australia sembra essere molto vicina a realizzarlo. O almeno è quanto afferma uno studio pubblicato su Lancet Public Health, secondo cui il traguardo sarà raggiunto nel 2028.
Algoritmo della salute
L’Australia, ricorda lo studio, ha istituito il suo programma di screening sui tumori cervicali nel 1991, ed è stata tra i primi paesi ad adottare la vaccinazione per l’Hpv e ad estenderla a entrambi i sessi, con un tasso di copertura che ha raggiunto il 79% per le ragazze e il 73% per i ragazzi. I ricercatori dell’Australian Cancer Council hanno elaborato un modello matematico per prevedere, sulla base degli effetti di questi due fattori, l’andamento del numero dei casi. Secondo la proiezione nel 2022 nel paese ci saranno meno di sei casi ogni 100mila abitanti, abbastanza pochi da farlo designare come ‘tumore raro’, mentre nel 2028 la cifra scenderà ancora arrivando a 4. Le morti saranno invece meno di una su 100mila nel 2035.
La situazione in Italia
Se saranno mantenuti l’alta copertura vaccinale e l’adesione agli screening – concludono gli autori -, il cancro cervicale potrebbe essere considerato eliminato come problema di salute pubblica entro i prossimi 20 anni. In Italia, afferma il sito dell’Airc, ogni anno si manifestano circa 2.300 nuovi casi prevalentemente in forma iniziale, mentre una donna su 10.000 riceve una diagnosi di tumore della cervice in forma avanzata. Ci sono nel nostro paese ogni anno circa 430 donne che muoiono di carcinoma della cervice.
Editoria, speciale Salute di ottobre di PreSa in edicola con ItaliaOggi
News Presa, SpecialiOggi è in edicola, all’interno del quotidiano economico ItaliaOggi lo speciale di ottobre in partrnership con PreSa che, questo mese rilancia la proposta di istituire un medico in classe per educazione sanitaria e prevenzione verso gli alunni. Inoltre, spazio alla filiera del farmaco, con un’intervista al presidente di Assoram, poi focus sulla medicina con l’incontinenza urinaria e l’alopecia aerata.
Il nuovo polo chirurgico e delle urgenze del San Raffaele di Milano, il turismo sanitario e un premio letterario che sostiene e riconosce il valore della narrazione nel percorso di cura che va oltre la cura gli altri temi trattati.
Tumori: in Italia 373mila casi nel 2018, ma aumenta sopravvivenza
Ricerca innovazioneIl tumore più diffuso in Italia è quello della mammella: nel 2018 sono stimati 52.800 nuovi casi (erano 51.000 nel 2017). Seguono il cancro del colon-retto (51.300, erano 53.000 nel 2017), che lo scorso anno era il più diagnosticato e del polmone (41.500, erano 41.800 nel 2017). Il dato generale quest’anno registra 373.300 nuovi casi di tumore stimati (194.800 uomini e 178.500 donne), con un aumento di 4.300 diagnosi rispetto al 2017. E quasi 3 milioni e quattrocentomila cittadini vivono dopo la scoperta dalla malattia (erano 2 milioni e 244 mila nel 2006), il 6% dell’intera popolazione: un dato in costante aumento. Se al sud si registrano meno tumori, le percentuali di sopravvivenza sono maggiori al nord. I dati arrivano dal censimento ufficiale, giunto all’ottava edizione, che descrive l’universo cancro in tempo reale grazie al lavoro dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), dell’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), di Fondazione AIOM e di PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) raccolto nel volume “I numeri del cancro in Italia 2018”, presentato di recente all’Auditorium del Ministero della Salute in un convegno nazionale (disponibile nella versione per operatori e in quella per pazienti e cittadini).
Sopravvivenza: Italia spaccata in due
Le percentuali sulla sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi fotografano un Paese spaccato in due: al Nord si registrano i dati migliori, il sud è fanalino di coda. Nelle prime tre posizioni si trovano Emilia-Romagna, Toscana (56% uomini e 65% donne in entrambe le Regioni) e Veneto (55% e 64%). Agli ultimi posti, invece, Sicilia (52% uomini e 60% donne), Sardegna (49% e 60%) e Campania (50% e 59%). Tra le cause c’è la scarsa adesione nelle aree del sud ai programmi di screening che individuano la malattia in stadio iniziale, quando le possibilità di guarigione sono più alte. Inoltre in queste Regioni si registrano maggiori fattori di rischio come fumo, sedentarietà ed eccesso di peso. “Nel nostro Paese ogni giorno circa 1.000 persone ricevono una nuova diagnosi – afferma Stefania Gori, Presidente nazionale AIOM e Direttore dipartimento oncologico, IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar. Negli uomini continua il calo dei tumori del polmone e della prostata e nelle donne dell’utero e dell’ovaio. Nella popolazione generale, diminuiscono le neoplasie dello stomaco e del colon-retto. Crescono però quelle del pancreas, della tiroide e il melanoma, e, nelle donne, i tumori della mammella e del polmone, quest’ultimo per la sempre maggiore diffusione dell’abitudine al fumo nella popolazione femminile. L’ampliamento della popolazione target dello screening mammografico in alcune Regioni (tra cui Emilia-Romagna e Piemonte) spiega l’aumento significativo dell’incidenza del carcinoma della mammella nelle 45-49enni, dove peraltro la mortalità si abbassa dell’1%. “I tumori non solo sono curabili ma anche guaribili, grazie a terapie sempre più efficaci e alle campagne di prevenzione – continua la Presidente Gori -. Infatti, il 27% dei pazienti vivi dopo la diagnosi torna ad avere (dopo un periodo di tempo diverso in base al tipo di tumore, al sesso, all’età di insorgenza) la stessa aspettativa di vita della popolazione generale: nel 2010 erano 704.648, nel 2018 sono 909.514, con un incremento del 29%”.
“I pazienti oncologici sono i finali beneficiari del miglioramento sostanziale che le informazioni contenute in questo volume potranno generare, qualora adeguatamente utilizzate, in ambito di prevenzione, diagnosi e terapia dei tumori – spiega il Sottosegretario alla Salute, Armando Bartolazzi, nella Prefazione del libro -. Il fine ultimo di questo sforzo intellettuale è infatti quello di migliorare sempre più la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti oncologici. L’analisi conoscitiva dei dati epidemiologici riguardanti le neoplasie in Italia permette di pianificare su criteri oggettivi gli interventi di programmazione sanitaria da effettuare in ciascuna Regione”.
I tumori colpiscono meno nel Meridione, infatti il tasso d’incidenza è più basso del 13% tra gli uomini e del 16% tra le donne al Sud rispetto al Nord. Le tre Regioni con il più alto numero di diagnosi stimate nel 2018 sono Lombardia (64.200), Lazio (33.850) e Veneto (31.850). “Le stime dei casi attesi sono importanti anche a livello regionale, perché i servizi diagnostici e terapeutici devono essere programmati su questi ordini di grandezza – afferma Lucia Mangone, presidente AIRTUM -. Oggi in Italia il 63% delle donne e il 54% degli uomini sono vivi a 5 anni dalla diagnosi. Il nostro Paese, se valutato nel complesso, presenta un quadro di sopravvivenza pari o superiore alla media europea, ma, scendendo nel dettaglio regionale, la residenza diventa un determinante prognostico importante che indica una disomogeneità nell’accesso a programmi di diagnosi precoce e a cure di alta qualità, con una discriminazione dei cittadini del Meridione purtroppo ancora presente, sebbene la tendenza sia in miglioramento rispetto al passato”. Inoltre nel Sud, dove gli screening oncologici sono ancora poco diffusi, non si registra la riduzione della mortalità e dell’incidenza dei tumori della mammella, del colon-retto e della cervice uterina, osservata invece nelle altre Regioni in cui l’adesione a questi programmi è più alta. Nel 2015 (ultimo anno disponibile) nel nostro Paese sono stati 178.232 i decessi attribuibili al cancro. La prima causa di morte oncologica è costituita dal carcinoma del polmone (33.836 decessi nel 2015), seguito dal colon-retto (18.935), mammella (12.381), pancreas (11.463) e fegato (9.675).
Fattori di rischio
Il volume sui numeri del cancro contiene anche approfondimenti sugli stili di vita, perché le misure di prevenzione incidono sui numeri della malattia. Il fumo di sigaretta rappresenta il principale fattore di rischio. In Italia sono attribuibili a questa pericolosa abitudine ogni anno circa 93mila morti (il 14% di tutte le persone decedute) e le sigarette costituiscono la prima causa di perdita di anni di vita in buona salute. Il fumo di tabacco è fortemente associato ai tumori del polmone, del cavo orale e gola, esofago, pancreas, colon, vescica, prostata, rene, seno, ovaie e ad alcuni tipi di leucemie. Il 26% degli italiani fuma e le generazioni di giovani adulti sono le più esposte a questa pericolosa abitudine. Fra gli uomini, la quota maggiore di fumatori si registra fra i più giovani, con meno di 35 anni, più elevata fra i 25-34enni rispetto ai giovanissimi (18-24 anni). È proprio la diminuzione dei tabagisti in queste classi di età a determinare il calo complessivo dei fumatori in Italia. “Preoccupa però la situazione nel Meridione che vede un significativo aumento delle fumatrici fra le 25-34enni e una sostanziale stazionarietà di questa abitudine nelle nuove generazioni delle 18-24enni – sottolinea Maria Masocco, Responsabile Coordinamento Nazionale PASSI -. In generale, nelle giovani donne che vivono nelle Regioni del Sud si registra, negli ultimi anni, un preoccupante incremento di fumatrici tale da annullare il vantaggio storico, per bassa prevalenza di questa abitudine, rispetto alle donne delle Regioni del Centro-Nord. A questo quadro si aggiungono in queste aree le alte percentuali di altri fattori di rischio (sedentarietà ed eccesso di peso) e una bassa copertura degli screening oncologici per la diagnosi precoce dei tumori della mammella, del colon-retto e della cervice uterina (che incide sulle possibilità di sopravvivenza). “Per questo – conclude Marocco – è fondamentale investire in campagne di prevenzione”. Fra gli altri fattori di rischio, il 17% degli italiani consuma alcol in quantità o modalità di assunzione a maggior rischio per la salute, il 32,5% è sedentario e il 42,2% risulta in eccesso ponderale (il 31,7% è in sovrappeso e il 10,5% obeso). Al Centro-Sud la quota dei sedentari è significativamente più elevata e raggiuge il 50% in diverse Regioni (toccando il 71% in Basilicata). Inoltre la Campania continua a detenere il primato per la percentuale più alta di persone in eccesso ponderale (51%), seguita da Sicilia (48,1%), Molise (47,8%) e Puglia (45,5%) con valori non molto distanti.
“L’indagine sugli stili di vita è stata estesa anche alle persone che hanno ricevuto una diagnosi di tumore – conclude Fabrizio Nicolis, presidente Fondazione AIOM -. Questi cittadini presentano alte percentuali di fattori di rischio legate ad abitudini non salutari, mai abbandonate, talvolta più elevate rispetto alle persone ‘sane’. Il 20% è fumatore abituale, l’11% fa un consumo di alcol rischioso per la salute ed è relativamente bassa la quota (14%) di coloro che consumano più di 5 porzioni di frutta e verdura. Inoltre il 38% è sedentario e il 15% è obeso, tassi maggiori rispetto alla popolazione libera da tumore. Fra i pazienti oncologici sono più frequenti le azioni di contrasto ai fattori aggravanti, anche se resta ancora troppo bassa la quota di persone che tentano di smettere di fumare (42%) o che seguono una dieta per perdere peso (30%). Per questo vanno promosse campagne di prevenzione per far comprendere a questi pazienti l’importanza degli stili di vita sani anche per impedire lo sviluppo di eventuali recidive”.
Napoli diventa capitale del benessere psicologico
News PresaDall’8 al 13 ottobre torna a Napoli l’appuntamento con la Settimana del benessere psicologico, l’evento voluto e organizzato dagli Psicologi della Campania e giunto quest’anno alla IX edizione. Anche quest’anno, grazie alla collaborazione con l’Anci, con l’Ufficio scolastico regionale e l’assessorato alle Politiche sociali della Regione l’evento coinvolgerà con discussioni e convegni diverse scuole. Il tema prescelto sarà la resilienza, intesa come capacità di affrontare e superare le difficoltà e gli eventi traumatici riorganizzando positivamente il proprio vissuto o le relazioni con la comunità di appartenenza.
Il vuoto dei social network
Di psicologia, anzi di “patologie narcisistiche o del vuoto”, quelle che si manifestano in chi si nasconde dietro allo schermo di un pc o di uno smartphone, si discute invece alla Stazione Marittima di Napoli, in occasione del congresso nazionale della Federazione Italiana delle Associazioni di Psicoterapia, presieduta dallo psichiatra e psicoterapeuta napoletano Giuseppe Ruggiero. «Nel vortice dei mutamenti, che in maniera sempre più repentina stanno investendo la qualità degli stili esistenziali e relazionali – spiega il dottor Giuseppe Ruggiero – dovremmo interrogarci sul disagio e sul bisogno di stabilità dell’uomo contemporaneo, sempre più alla ricerca di isole di solidità nel “mare liquido” del nostro tempo. L’errore, molto frequente soprattutto negli adolescenti, è credere che, essendo sempre connessi, si possano creare legami reali, che durano oltre il virtuale».
Neuroscienze
Particolarmente seguite le novità che arrivano dal mondo delle neuroscienze, del cambiamento degli strumenti terapeutici, della dialettica tra identità individuale, le nuove forme di legami familiari e la complessità dei fenomeni sociali. E a Napoli, dove la leggenda vuole che la Sirena Partenope abbia atteso a lungo il suo amato Ulisse prima di lasciarsi morire… non potrà mancare, quindi, l’appuntamento con il mito e le suggestioni perché, dice l’esperto, «ogni forma di cambiamento contenga in sé innanzitutto la forza dell’immaginazione e la capacità di sognare».
Colera, registrati due casi a Napoli
News PresaDue casi di colera a Napoli. La notizia sta facendo velocemente il giro del web e riporta alla mente una pagina buia della storia cittadina. Non è tuttavia il caso di creare allarmismi, perché i casi segnalati dall’ospedale per le malattie infettive Cotugno sono in realtà avvenuti a migliaia di chilometri di distanza: in Bangladesh e non c’è alcun rischio che ci possa essere una maggiore diffusione del batterio.
La cronaca
Il vibrione è stato isolato nelle feci di un piccolo paziente di 2 anni, trasferito dal Santobono, e sulla mamma, rientrati recente-mente da un viaggio in Bangladesh e residenti a Sant’Arpino, in provincia di Caserta. Immediatamente è stata allertata la Asl competente e sono state attivate tutte le procedure previste dai protocolli. I contatti familiari del caso indice sono stati già individuati e sono attualmente sotto stretta osservazione sanitaria. Entrambi i pazienti sono in condizioni stazionarie e la situazione è del tutto sotto controllo.
Sintomi e diffusione
Il colera è una malattia infettiva acuta causata da batteri della specie Vibrio Cholerae, provoca diarrea pro-fusa causata dall’infezione dell’intestino e, spesso, è asintomatica o paucisintomatica. La trasmissione può avvenire per ingestione di acqua o alimenti contaminati dal batterio, mentre il contagio diretto avviene per trasmissione oro-fecale ed è molto raro in condizioni igienico-sanitarie normali. L’incubazione varia da 1 a 5 giorni e la malattia si manifesta con diarrea improvvisa e forte vomito che por-tano a una rapida disidratazione.
Diabete: soluzioni hi-tech dal 54mo Congresso europeo a Berlino
Ricerca innovazioneLe punture al polpastrello per controllare la glicemia non servono più. È un’azienda italiana, la Theras Group, a illustrare a Berlino l’ultimo sistema tecnologico per la gestione continua del diabete. In Italia le persone con diabete sono 3 milioni e 500 mila (IDF 2017, International Diabetes Federation). La novità è stata presentata in occasione del 54th Annual Meeting of the European Association for the Study of Diabetes (EASD) in corso a Berlino dal 1 al 5 ottobre.
“Uno dei problemi più sentiti nella gestione del diabete sta nell’obbligo di sottoporsi a continue punture e iniezioni – spiega Antonio Ceriello, Direttore dell’IRCCS Multimedica , Milano, presidente del Gruppo di studio “Diabetes and Cardiovascular Deseases” dell’EASD “Oggi grazie ai sistemi di microinfusione continua è possibile ovviare al disagio di iniettarsi l’insulina più volte al giorno e grazie alla tecnologia del monitoraggio continuo, si può avere sotto controllo in tempo reale la propria glicemia senza ricorrere a continue punture. Ciò mette al riparo i pazienti da ogni imprevisto compresa la complicanza più diffusa (quella che produce più ricoveri) cioè l’ipoglicemia. Oggi i pazienti di tutte le età possono contare su supporti automatici sicuri, precisi, la cui efficacia e affidabilità sono provate da numerosi studi scientifici e dalla clinica. Il tutto senza alcun aggravio di spesa anzi con la possibilità, dimostrata, di una significativa riduzione dei costi”
Un cerotto intelligente che gestisce la terapia
Un microinfusore che ha le dimensioni di un “micro-mouse” (il Pod, appunto) e fornisce fino a 3 giorni di somministrazione continua di insulina (200 unità) senza la necessità di praticarsi iniezioni da soli. Il sistema Omnipod consente di nuotare, praticare sport, fare la doccia (impermeabile fino a 7,6 metri) e condurre la propria vita sociale fin da molto piccoli, sapendo che monitoraggio e terapia vengono gestiti in sicurezza e automaticamente.
Una ‘smart box’ della glicemia: il sensore Dexcom G5
È un sistema di monitoraggio glicemico continuo che consente interventi preventivi e correttivi al fine di mantenere o ricondurre la glicemia in un range fisiologico. Viene inserito in modo semplice e indolore sotto la pelle e dialoga con una app sullo smartphone.
Dextom G6
Sta per arrivare anche in Italia ed è appunto il sistema appena presentato al congresso per la misurazione in continuo della glicemia. Rispetto agli altri sistemi, potrà essere indossato per 10 giorni (anziché 7 riducendo quindi il costo dell’utilizzo di circa 25 %), non necessita di alcuna calibrazione (cioè nessuna puntura di verifica), è provvisto di allarmi in grado di predire eventi di Ipo o Iperglicemia che raggiungono smartphone e smartwatch con largo anticipo (20 minuti prima) facilitando un tempestivo intervento sulla terapia. Oltre a non necessitare di alcuna cannula è stato ridotto dimensionalmente del 28 %. Diventando quindi in assoluto il microinfusore più piccolo e discreto sul mercato.
La tecnologia per abbattere i costi sociosanitari
In Italia la voce diabete pesa per oltre 15 miliardi sul SSN e il costo medio per paziente, solo in farmaci, varia dai 2.600 ai 3.100 euro l’anno. La maggioranza delle spese legate al diabete si traduce in ricoveri ospedalieri (49% dei costi sanitari) per le complicanze e/o la non corretta gestione della malattia. Si è stimato che aumentando solo del 3% la spesa per i devices medici (che ora incidono per il 4%) come il sistema Ominipod e G6, si arriverebbe a un risparmio delle spese sanitarie del 34%.
Allattare al seno per avere più figli
News PresaLe mamme che allattano a lungo il primo genito al seno avranno in media più figli di quante invece fanno uno svezzamento precoce o usano latte artificiale. Il dato, molto curioso, emerge da una ricerca condotta alla Cornell University e pubblicata sulla prestigiosa rivista Demography. Le mamme che allattano per almeno 5 mesi il primo figlio, con buona probabilità, non avranno un unico figlio.
Lo studio
A questa conclusione è arrivata la professoressa Vida Maralani, associata del dipartimento di sociologia dell’università di New York e lo studio si è basato su un set di dati relativo al periodo 1979-2012 per un totale di quasi 3.700 donne. Prima ancora che le donne divenissero mamme è stato chiesto loro quanti figli volessero e quanti si aspettavano di averne. Poi gli esperti hanno raccolto informazioni sul periodo di allattamento del primo bebè di ciascuna. È emerso che le mamme che allattano il primo figlio per almeno 5 mesi finiscono per fare più figli ed hanno meno probabilità di restare con un figlio unico rispetto alle donne che non allattano o allattano per poco tempo il primo figlio. I dati dello studio, a dispetto di quanto si sarebbe potuto credere, indicano che questa più alta probabilità di avere più di un figlio non ha a che vedere con un basso livello di istruzione. Anzi si è visto che le mamme più istruite tendono ad allattare di più e tendono a raggiungere o anche eccedere le proprie aspettative iniziali sul numero di figli desiderati.
Prima è meglio
Gli esperti dell’ospedale Bambin Gesù di Roma spiegano che «è importante che venga data l’opportunità di iniziare ad allattare il prima possibile dopo il parto. L’Unicef considera questo uno dei criteri fondamentali di valutazione degli ospedali che promuovono l’allattamento al seno. In questa fase infatti il bambino è particolarmente attivo e disponibile a poppare, inoltre la sua vicinanza può aiutare la mamma a concretizzare quel meraviglioso passaggio “dalla vita dentro alla vita fuori” e si stimolerà la produzione del latte».
Influenza, ecco cosa ci aspetta
News PresaChe influenza ci aspetta quest’anno? Secondo gli esperti non dovremmo vedercela brutta come invece è stato nello scorso inverno. Ma attenzione, abbassare la guardia sarebbe un errore. Le prime preoccupazioni sono chiaramente per i soggetti a rischio (malati cronici o immunodepressi) e per gli anziani. A tutti è consigliato il ricorso al vaccino. Lo dicono senza mezzi termini i medici di famiglia, che fanno da apripista alla campagna vaccinale. Si partirà da metà ottobre e si proseguirà con i vaccini sino a fine dicembre.
Il virus
Anche se quest’anno il ceppo virale prevalente sarà H1 N1, ma non si può escludere una partecipazione del virus B, cosa che potrebbe complicare la situazione. A fare la differenza sarà il meteo, e quindi sia la pioggia che il freddo. I consigli degli igienisti sono semplici ma importanti, possono fare la differenza. Lavarsi le mani frequentemente, cercare di evitare il più possibile luoghi eccessivamente affollati e coprire sempre la bocca prima di uno starnuto. A proposito, aver preso una virosi in questi primi giorni di freddo non ci mette al riparo dall’influenza vera e propria.
Attenti ai nonni
Una delle categorie ai quali i medici fanno appello è quella dei nonni, che essendo sempre a contatto con i nipotini rischiano di essere contagiati da virus influenzali e da virosi varie. Del resto, i nonni sono ormai dei veri e propri baby sitter, chiamati a supplire a genitori che spesso non riescono a conciliare lavoro e famiglia.
Per i più piccoli
Frecciarosa 2018: a ottobre la prevenzione viaggia in treno
PrevenzioneArriva l’ottava edizione di Frecciarosa nel mese di ottobre dedicato alla prevenzione del tumore del seno e alla cultura della prevenzione. IncontraDonna onlus e il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, con il patrocinio del Ministero della Salute e la partecipazione di Farmindustria, si tingono di rosa viaggiando sui convogli di Trenitalia. L’iniziativa è stata presentata ieri a Roma da Armando Bartolazzi, Sottosegretario del Ministero della Salute, Adriana Bonifacino Presidente di IncontraDonna Onlus, Sabrina De Filippis di Trenitalia, Enrica Giorgetti Direttore Generale di Farmindustria, e Fabrizio Nicolis Presidente della Fondazione Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM).
Testimonial dell’evento, moderato dalla giornalista Silvia Mari, sono stati Cesare Bocci e Carolyn Smith.
L’iniziativa
Dal 2 al 31 ottobre a bordo dei treni Frecce, InterCity e Regionali, medici e volontari di IncontraDonna offriranno gratuitamente visite, consulenze, ecografie e materiale informativo sul tumore del seno e non solo. L’obiettivo, oltre a combattere il tumore al seno, è quello di promuovere corretti stili di vita e sensibilizzare donne e uomini alla cultura della prevenzione.
Le iniziative dedicate alla prevenzione si svolgeranno anche nelle sale di Trenitalia dedicate ai viaggiatori di Roma Termini, Milano Centrale, Torino Porta Susa, Verona Porta Nuova e Salerno.
Questa edizione dedicherà maggiore attenzione alle persone che viaggiano sui treni regionali e al Sud Italia. Per la prima volta, infatti, Frecciarosa arriva in Sardegna sui convogli regionali con visite, ecografie e consulenze, sugli InterCity in Sicilia, sui Frecciargento da e per la Puglia, e Frecciabianca per Reggio Calabria. Inoltre sarà distribuito gratuitamente un libricino, Vademecum della Salute, con indicazioni per la salute delle donne e per la famiglia.
Le ultime sette edizioni del Frecciarosa hanno registrato più di 1.500 consulenze a bordo treno e in stazione, circa 3mila visite senologiche gratuite effettuate e oltre 600mila Vademecum della Salute distribuiti. Oltre 8 milioni di viaggiatori Trenitalia in totale intercettati dall’iniziativa.
“Anche un viaggio in treno può essere una buona occasione per riflettere sulla nostra salute – ha evidenziato Giulia Grillo, Ministro della Salute. In quest’ottica abbiamo voluto realizzare con l’Associazione IncontraDonna Onlus e FS Italiane il Vademecum della Salute, che sarà distribuito ai passeggeri dei convogli Trenitalia per promuovere la cultura dell’adozione di corretti stili di vita edell’adesione ai programmi di screening quali strumenti principali di prevenzione. Vogliamo così aggiungere un piccolo, ma utile tassello alla consapevolezza e all’informazione sul modo più semplice per ridurre i rischi di sviluppare tante patologie. Basta poco per correggere cattive abitudini che hanno però impatti devastanti sulla salute soprattutto se perpetuate per lungo tempo. Semplicemente adottando comportamenti salutari, a partire da un’alimentazione corretta, ricca di frutta e verdura e povera di grassi, impegnarsi a svolgere quotidianamente attività fisica, non fumare (o cercare di smettere) e non eccedere conl’alcol. Vogliamo anche sensibilizzare sul fatto che aderire ai controlli di screening offerti dal Servizio Sanitario Nazionale significa migliorare la durata e la qualità della nostra vita. Le diagnosi precoci, infatti, consentono di intervenire sulle malattie quando sono ancora in fase iniziale e quindi le possibilità di cura e guarigione sono più alte. L’iniziativa Frecciarosa consente di raggiungere tanti cittadini di tutte le età. Ogni giorno è buono per iniziare a prendersi cura di sé e delle persone che amiamo”.
“Frecciarosa 2018– ha dichiarato Adriana Bonifacino, Presidente di IncontraDonna Onlus – porta due novità a bordo treno: l’ecografo portatile, chiamato ‘l’ecografo di Barbara’, come prolungamento della visita clinica, e l’app Pianeta Seno, scaricabile gratuitamente, che permetterà attraverso la geolocalizzazione di conoscere i centri di senologia e di screening mammografico su tutto il territorio nazionale. La cultura della prevenzione è fondamentale visto che ogni anno in Italia circa 53mila donne ricevono una diagnosi di tumore al seno (1-2% nell’uomo) e circa 800mila vivono la malattia, di cui 30mila in fase avanzata o cronica.”
“Il treno favorisce conoscenza e comunicazione – ha sottolineato Gianfranco Battisti, Amministratore Delegato e Direttore Generale di FS Italiane – e può essere, per le persone che viaggiano, anche il luogo dove ricevere visite specialistiche e informarsi sui comportamenti da seguire per prevenire malattie e patologie. Frecciarosa è l’iniziativa che FS Italiane promuove ormai da otto anni per sensibilizzare donne e uomini alla cultura della prevenzione. Gli importanti risultati registrati nelle scorse edizioni sono significativi e fanno ulteriormente crescere il nostro forte senso di responsabilità sociale, tratto distintivo della famiglia dei ferrovieri italiani. Abbiamo in programma di investire più tempo e più risorse per uno sviluppo sostenibile dell’intero sistema Paese e per questo già in questa edizione è stata allargata la platea delle persone da coinvolgere. Medici e volontari, infatti, saranno, in Sardegna, a bordo dei treni Regionali, oltre che degli InterCity e delle Frecce nel resto d’Italia.”
Fabbisogno di calcio, qual è la dose che mantiene in salute
News PresaIl calcio è il minerale più abbondante dell’organismo: il 99 per cento si deposita nelle nostre ossa sotto forma di carbonato. Si tratta di un elemento davvero fondamentale per il tessuto osseo (che subisce un continuo processo di rimodellamento), ma ha anche una funzione di riserva, cioè si deposita nello scheletro da dove viene continuamente prelevato per permettere la funzionalità del sistema nervoso e dell’apparato muscolare. In generale, un corretto fabbisogno di calcio è essenziale prima di tutto per lo sviluppo dei denti e delle ossa e solo l’1% delle scorte totali partecipa ad altre funzioni: la contrazione dei muscoli, la trasmissione nervosa, la secrezione di ormoni, la vasodilatazione e la contrazione dei vasi sanguigni.
Scopri qual è il fabbisogno di calcio nelle varie fasi della vita, scarica la guida gratuita!
Il ruolo dell’alimentazione
Con l’avanzare dell’età, purtroppo, si riduce la capacità dell’organismo di assorbire il calcio, nonostante il fabbisogno aumenti ad esempio nella donna nel periodo postmenopausale e più in generale nei soggetti anziani. Un ruolo fondamentale, però, è giocato dall’alimentazione: le fonti di calcio principali sono il latte e i suoi derivati (in particolare i formaggi, gli yogurt e gli altri latti fermentati). Questo minerale si trova inoltre in alcuni vegetali a foglie verde scuro (ad esempio nel cavolo cinese, nel cavolo riccio e nei broccoli, ma non negli spinaci), nei legumi secchi e in molti pesci e molluschi (ad esempio nelle sardine, nelle vongole e nelle cozze). In Italia, anche l’acqua del rubinetto di molte città, come per esempio Roma o Milano, è piuttosto ricca di calcio. Anche molte acque minerali hanno una concentrazione tale da fornire una discreta quota del fabbisogno quotidiano di un adulto (quelle che contengono più di 200 mg di calcio per litro, i valori sono leggibili in etichetta). Il Calcio introdotto attraverso la dieta viene assorbito nell’intestino tenue. Tale processo è aiutato dalla vitamina D, dall’acidità gastrica, dal lattosio e da dall’acido ascorbico. È invece sfavorito da una eventuale carenza di vitamina D e da un’alimentazione troppo ricca di fibre vegetali.
Dosi consigliate
La dose giornaliera raccomandata di calcio è pari a 1000 mg, ma il fabbisogno di calcio varia in base all’età e alle circostanze, ad esempio aumenta durante la gravidanza e l’allattamento. Nella donna durante il terzo trimestre di gravidanza e nell’allattamento, la quantità ottimale secondo gli esperti è di circa 1.5 grammi di calcio al giorno. Nelle donne in età post-menopausale, l’apporto di calcio consigliato va da 1.2 a 1.5 grammi di calcio in assenza di terapia sostitutiva con estrogeni, invece in presenza di terapia sostitutiva con estrogeni, il fabbisogno è uguale a 1 grammo. In generale, per massimizzare l’assorbimento del calcio, è importante tenere sotto controllo i livelli di vitamina D che si sintetizza soprattutto attraverso la pelle durante l’esposizione alla luce solare, quest’ultima quando presente in concentrazioni apprezzabili, migliora l’assorbimento del calcio anche del 30%. Per le persone che invece hanno difficoltà a introdurre il calcio con l’alimentazione (ad esempio chi soffre di intolleranze) i supplementi di calcio o calcio e vitamina D possono migliorare lo stato di salute e ridurre il rischio di frattura. Gli integratori dovrebbero essere assunti, secondo gli esperti, in dosi frazionate nel corso dei due pasti principali, senza superare la dose di 1000-1200 mg al giorno.
Quantità giornaliere di calcio raccomandate:
età/ calcio
1-10 anni: 800 mg
11-24 anni: 1200 mg
25-50 anni: 1000 mg
51-80 anni: 1200-1500 mg
80 anni: 1000 mg
gravidanza/ allattamento: 1500-1600 mg
Rischi connessi alla carenza
Se nel breve termine la carenza di calcio può rimanere asintomatica, nel lungo periodo può portare conseguenze molto gravi. I primi sintomi si manifestano con pizzicore e addormentamento delle dita, crampi muscolari, convulsioni, sonnolenza, scarso appetito e anomalie del battito cardiaco. Quando la carenza è prolungata, si può arrivare alla osteopenia e, in seguito, a un’osteoporosi e di conseguenza a un aumento del rischio di fratture, perché le ossa sono più fragili. Una mancanza di calcio sembra essere associata anche a un rischio raddoppiato di arresto cardiaco, come suggerisce uno studio dei ricercatori del Cedars-Sinai Heart Institute di Los Angeles, pubblicato su Mayo Clinic Proceedings. Dall’altra parte, anche un eccesso di calcio nel sangue ha delle conseguenze: aumenta il rischio di insufficienza renale, calcificazione dei vasi sanguigni e dei tessuti molli, può provocare calcio nelle urine e calcoli renali. Un’assunzione eccessiva di calcio può causare anche stitichezza e interferire con l’assorbimento del ferro e dello zinco. Ecco perché è importante assicurare il giusto fabbisogno quotidiano. Un recente studio finlandese pubblicato sulla rivista European Journal of Epidemiology ha anche sottolineato come la salute dello scheletro dipenda non solo da calcio e vitamina D, ma anche dai livelli circolanti di magnesio: dallo studio è emerso come ottimizzandone l’assunzione nelle persone anziane si riesca a ridurre del 44% il rischio di fratture. In altre parole, è importante mantenere in equilibrio tutti gli elementi all’interno del corpo. Al pari di una carenza, ad esempio, anche un eccesso di vitamina D può essere nocivo e può arrivare addirittura a provocare calcificazioni negli organi e nelle arterie, vomito, diarrea, e spasmi muscolari. Inoltre, anche secondo un’altra ricerca basata su una revisione di studi pubblicata sul The Journal of the American Osteopathic Association, la vitamina D viene utilizzata al meglio solo se in associazione ad adeguate quantità di magnesio.
Stile di vita e attività fisica
Per un buon mantenimento della funzione e della struttura ossea a tutte le età ha un ruolo fondamentale lo stile di vita e quindi l’attività fisica. Nell’infanzia e nell’adolescenza, lo sport aiuta a raggiungere una maggiore densità dell’osso rispetto a chi rimane inattivo. Nelle persone anziane un po’ di movimento mantiene in allenamento la forza muscolare, diminuendo i rischi di cadute e fratture. Secondo gli studi è necessario praticare semplici attività all’aria aperta, per consentire alla pelle un’esposizione ai raggi del sole (meglio nelle ore più idonee), favorendo così l’assorbimento della vitamina D e il conseguente miglior assorbimento di calcio presente nel cibo.
L’osteoporosi
Il calcio aiuta a costruire le ossa, è quindi il micronutriente più importante nella prevenzione e nel trattamento dell’osteoporosi. Questa malattia è caratterizzata da una bassa densità minerale ossea. In altre parole, le ossa diventano più fragili, e sono, quindi, esposte ad un maggior rischio di frattura, anche per lievi traumi. Si stima che in Italia l’osteoporosi colpisca circa 5.000.000 di persone, soprattutto donne in postmenopausa (80%). Secondo studi epidemiologici nazionali ne è affetto il 23% delle donne oltre i 40 anni ed il 14% degli uomini con più di 60 anni. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) negli ultimi anni ha più volte richiamato l’attenzione degli Stati Membri sulla necessità di promuovere politiche di prevenzione nella popolazione più a rischio proprio per contrastare l’insorgere della malattia e ridurre l’impatto sanitario e sociale della fragilità scheletrica. I fattori di rischio principali sono:
Anagrafici, genetici: età avanzata, sesso femminile, costituzione minuta, familiarità per osteoporosi o fratture da fragilità ossea, razza bianca o asiatica.
Alterazioni ormonali: menopausa precoce (prima dei 45 anni, anche chirurgica), periodi prolungati di amenorrea (più di 1 anno), malattie infiammatorie croniche intestinali (celiachia, morbo di Crohn, colite ulcerosa), anoressia nervosa e ipertiroidismo.
Fattori ambientali e comportamentali: dieta povera di calcio, dieta troppo ricca di proteine, dieta troppo ricca di fibre non digeribili (cibi integrali), carenza di vitamina D, vita sedentaria, eccesso di fumo, alcool, caffeina e abuso di lassativi.
Uso di farmaci: corticosteroidi, anticoagulanti, antiepilettici