Tempo di lettura: 2 minutiSabato inizia la 16a edizione di Bergamo Scienza il Festival dedicato alle ultime conoscenze scientifiche e organizzato dall’omonima associazione. Divulgazione, ricerca, conoscenza, cittadinanza attiva sono i punti cardinali del festival che coinvolge ogni anno la città e la provincia di Bergamo con un programma di rilievo internazionale e iniziative che approfondiscono temi scientifici e tecnologici. Tra gli appuntamenti:
Le iniziative Airc
Anche quest’anno, AIRC sarà parte attiva del festival a Bergamo, con due attività di divulgazione aperte a tutti i cittadini. Dall’8 al 12 ottobre organizza un laboratorio sull’alimentazione per i ragazzi delle scuole secondarie. Partendo dalla domanda “Cosa mangiamo veramente?”, gli animatori guideranno i ragazzi alla scoperta di cosa contengono gli alimenti e le bevande che consumiamo ogni giorno, per aiutarli a fare scelte sempre più consapevoli per uno stile di vita sano. Il 20 ottobre, invece, due grandi scienziati e divulgatori converseranno di evoluzione, esistenza, vita. In un intervento dal titolo “It’s a wonderful life. Conversazione sulla Vita”, Pier Paolo Di Fiore e Telmo Pievani racconteranno una storia straordinaria, quella del genoma umano. Un libro, o meglio, un’intera biblioteca in cui c’è scritto chi siamo, e da dove veniamo, come siamo collegati gli uni agli altri e, tutti insieme, alle altre creature viventi. Chi legge un volume di questa biblioteca sconfinata legge anche la storia della vita, non intesa come esistenza individuale ma come ciclo evolutivo di tutti i viventi: Di Fiore e Pievani ci accompagneranno in questo labirinto, verso la comprensione di cos’è e di come si è formata la vita sulla Terra.
Il 9 ottobre: HIV/AIDS: un rischio sottovalutato
Secondo l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità sulle le infezioni da HIV, la Lombardia è la regione che ha segnato il maggiore numero di casi, seguita dal Lazio e dall’Emilia-Romagna. Oltre il 50% dei malati di AIDS, che non sapeva di essere HIV positivo, ha contratto l’infezione attraverso rapporti eterosessuali. La ricerca sta facendo progressi notevoli nella cura di questa infezione, e ne parleremo durante l’incontro, ma a tutt’oggi la prevenzione appare ancora il mezzo più efficace per contenere la diffusione del virus. A Bergamo Scienze se ne parlerà con la Prof.ssa Maria Cristina Parolin, Università di Padova – Soroptimist International.
Il 10 ottobre: Bullismo, cyberbullismo e molestie
Identità sessuale, bullismo e cyberbullismo. Corteggiamento e molestie. Dov’è il confine nei rapporti, a scuola e nel web? Che ruolo giocano i social network e le nuove tecnologie nelle relazioni tra adolescenti? Storie di vittime, ma anche di “carnefici” che sono riusciti a uscirne grazie all’aiuto di chi segue i ragazzi in difficoltà. E poi: quali sono i confini tra una avance e una molestia? Il caso delle attrici molestate dai divi di Hollywood ha riacceso un dibattito importante e ha spinto tante donne a denunciare gli abusi subiti, in Europa e nel mondo. Un ragionamento sui confini e il consenso nei rapporti. L’incontro è a cura della Redazione Cronache del Corriere della Sera.
Il calendario completo del Festival sulla scienza.
Sonnolenza diurna collegata a rischio triplo di Alzheimer
PrevenzioneProvare sonnolenza durante il giorno potrebbe essere associato al rischio di ammalarsi di Alzheimer. In pratica, secondo una ricerca, negli anni a venire chi avverte sonnolenza diurna avrebbe un rischio triplo di presentare nel proprio cervello depositi di proteine tossiche tipiche della malattia, ovvero le placche di beta-amiloide. Lo studio è stato appena pubblicato sulla rivista Sleep e tra gli autori c’è anche un ricercatore italiano Luigi Ferrucci del National Institute on Aging statunitense. La ricerca ha elaborato una mole di dati sempre più vasta che collegano la demenza ai disturbi del sonno e si basa su un’indagine epidemiologica su un gruppo di volontari seguiti per molti anni. Lo studio è partito dall’analisi di un campione di intervistati che ha compilato questionari sulla qualità del sonno, sulla sonnolenza diurna, inserendo informazioni sull’abitudine di fare un riposino durante il giorno. Parte del campione di volontari è stata sottoposta molti anni dopo (anche 16 anni dopo) a una serie di esami di imaging come la PET per visualizzare l’eventuale presenza della proteina tossica beta-amiloide nel cervello. Dai risultati è emerso che i soggetti che nei questionari avevano dichiarato di soffrire di sonnolenza diurna avevano un rischio triplo di presentare depositi di beta-amiloide nel cervello. Tuttavia, spiegano i ricercatori, ci sono ancora ulteriori studi da fare per capire quali sono le dinamiche di questa connessione. È possibile, ad esempio, che la beta-amiloide si accumuli in seguito a disturbi del sonno e che siano questi disturbi a causare la sonnolenza diurna. Al contrario è possibile che gli accumuli stessi di beta-amiloide favoriscano i disturbi del sonno e/o la sonnolenza diurna. Ad ogni modo, se si scoprisse che i disturbi del sonno contribuiscono all’Alzheimer, ha spiegato l’autore principale dello studio Adam Spira, “potremmo adoperarci per trattare i pazienti con problemi di insonnia per evitare questa malattia così grave”.
Insonnia, la cromoterapia è un bluff
Ricerca innovazioneNon riuscire a chiudere occhio durante la notte è l’incubo di milioni di insonni in tutto il mondo, una moltitudine di pazienti che darebbero ogni cosa pur di poter riposare normalmente. Ma esistono tecniche o terapie che possono restituire il sonno? Alcuni affermano che l’insonnia si può combattere con i colori e la cromoterapia. Al momento, tuttavia, non esistono prove scientifiche sulla sua reale utilità, mentre ci sono numerosi studi sull’efficacia di un tipo di lenti in grado di bloccare le frequenze della luce blu.
Dottore ma è vero che?
Sul portale della Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo) si chiarisce come l’uso della cromoterapia per l’insonnia si basa sulle prove relative alla capacità della luce, e delle sue diverse sfumature di colore, di regolare l’orologio biologico. Nel cervello umano c’è una via neurale che regola le fasi di sonno e veglia, i cicli stagionali e altre risposte fisiologiche in base all’esposizione alla luce. Questa via parte dagli occhi e termina in una ghiandola del cervello, l’epifisi, che produce un ormone – la melatonina – fondamentale nella regolazione del sonno. I suoi livelli sono più alti di notte rispetto al giorno, e la sua produzione varia anche a seconda del colore della luce a cui si è esposti: l’esposizione a una luce blu è in grado, specie prima del sonno, di ridurre la secrezione di melatonina e resettare il ritmo circadiano.
No allo schermo del Pc
Per questo è sconsigliato guardare a lungo uno schermo elettronico – come quello di computer, smartphone o tablet quando si va a letto. Attualmente non esistono però dimostrazioni scientifiche sulla reale utilità della cromoterapia o altre strategie che vengono proposte su internet, come circondarsi del proprio colore preferito. Ci sono invece numerosi studi sull’efficacia di un tipo di lenti capaci di bloccare le frequenze della luce blu. Nei lavoratori turni sono riuscite a preservare i normali livelli di melatonina, mentre in un altro studio su occhiali in grado di bloccare la luce ultravioletta, si è rilevata una migliore qualità del sonno e dell’umore. In generale la maggior parte delle persone che soffre di insonnia si automedica, spesso abusando di sonniferi o alcol. I farmaci utilizzati come trattamento possono avere effetti collaterali, come dipendenza e danni cognitivi, mentre le terapie cognitivo-comportamentali sono efficaci ma spesso è difficile accedervi.
Dove sono finiti i sogni di Basaglia? 40 scatti a 40 anni dalla fine dei manicomi
News PresaIl 10 ottobre si celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale. Proprio in questa occasione avrà il via a una mostra fotografica che racconta che fine hanno fatto i sogni dello psichiatra veneto, a 40 anni dalla Legge Basaglia che ha chiuso i manicomi. L’obiettivo del Centro studi Erickson che ha voluto fortemente l’iniziativa, è quello di sviluppare una riflessione e provare a capire se l’eredità della rivoluzione avvenuta alla fine degli anni Settanta sia stata raccolta e sviluppata. “Dove sono finiti i sogni di Basaglia? 40 scatti 40 anni dopo la legge che ha chiuso i manicomi” è il titolo del progetto che sarà esposto in “Robe da Matti”, la Settimana della Salute Mentale organizzata dalla Asl di Torino dall’8 al 14 ottobre. La mostra sarà esposta all’Arteficio Art Factory. Si tratta di un’iniziativa itinerante, la mostra infatti sarà esposta a Bologna, Ferrara, Roma, Venezia, Palermo, Trento. Sono stati il fotografo Alessio Coser e il giornalista Jacopo Tomasi a raccogliere gran parte del materiale, viaggiando in sei città italiane, raccogliendo storie, parlando con psichiatri, infermieri, educatori, volontari e familiari. E sono giunti fino a Gorizia, dove Franco Basaglia iniziò la sua esperienza di de-istituzionalizzazione tra il 1961 e il 1966, e a Trieste, dove l’ospedale psichiatrico San Giovanni fu chiuso nel 1978. “Abbiamo incontrato realtà molto diverse – raccontano – luoghi in cui la solitudine e la sofferenza sono ancora molto presenti, altri in cui si percepiscono la voglia di cambiare, di affrontare la malattia mentale con spirito di partecipazione. Un’Italia che, nel mondo della salute mentale, viaggia a velocità diverse”.
I numeri
In Italia le persone che soffrono di disturbi psichiatrici sono quasi un milione. Sì tratta di numeri destinati ad aumentare costantemente a livello globale, oltre che nel nostro Paese. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità questi disturbi andranno a superare per incidenza le malattie cardiovascolari, attualmente al primo posto. Se in passato l’Italia è stato uno dei Paesi pionieri nell’ambito della salute mentale, oggi la situazione a livello nazionale appare disomogenea, anche per una questione di risorse. L’Italia è ventesima in Europa per la spesa dedicata alla salute mentale: è il 3,5% della spesa sanitaria totale, mentre in Germania, Inghilterra o Francia oscilla attorno al 10-15%.
Chirurgo opera orsetto di peluche
News PresaLa medicina è studio, analisi della situazione e soprattutto razionalità. A volte però sul tavolo operatorio c’è spazio anche per le emozioni e per un fuoriprogramma, soprattutto se questo può far sorridere un bambino che soffre. Così, può succedere che un affermato neurochirurgo come Daniel McNeely (in servizio all’IWK Health Centre di Halifax, in Canada) si trovi a ad operare un orsetto di peluche. La richiesta di procedere a questo intervento sopra le righe è arrivata da una persona tanto speciale da non poter dire di no. A chiedere al chirurgo di procedere è stato infatti il piccolo paziente Jackson McKie (otto anni) che prima di essere operato, perché affetto da idrocefalo (un accumulo di liquido cerebrospinale) voleva che fosse curato il suo orsetto del cuore.
Doppio intervento
Sia il peluche che il piccolo sono così finiti sul tavolo operatorio, chiaramente è stato un modo con il quale il chirurgo ha alleviato la tensione del bimbo e lo ha confortato in vista dell’intervento. Sul profilo Twitter del medico sono anche finite le foto di questa operazione all’orsetto. Un tweet con il quale il medico voleva far «sorridere qualcuno da qualche parte» e che invece ha scatenato una valanga di ringraziamenti da parti degli altri utenti, comprensibilmente commossi dal gesto. A Little Baby, questo il nome dell’orsetto che accompagna Jackson sin dalla nascita, è stato diagnosticato uno strappo in corrispondenza dell’ascella, che è stato ricucito subito dopo che l’operazione del bambino era stata conclusa, assicurandosi che il peluche avesse ossigeno con una maschera e monitorando gli organi vitali. Al bimbo, invece, il chirurgo ha riparato un tubicino cavo posizionato in precedenza nel cervello per aiutare a drenare il liquido cerebrospinale. Entrambe le operazioni sono andate a buon fine e i due inseparabili amici sono ora in fase di recupero.
La gioia della famiglia
Nonostante la sua scarsa esperienza con gli orsetti il chirurgo che si e’ prestato alla tenera richiesta del piccolo paziente, ha spiegato che «non era molto preoccupato» di avere le qualifiche adatte. Quando Jackson si è svegliato, era al settimo cielo, ha spiegato il suo papà, Rick. «Era così orgoglioso – ha sottolineato – aveva Little Baby nel letto d’ospedale con lui». La famiglia ha detto di essere stupita e grata che il chirurgo abbia fatto il possibile per soddisfare la richiesta di Jackson.
Arresti a Parma. Milli: serve più controllo in sanità
News PresaSolo pochi giorni fa la notizia dell’arresto del direttore della struttura complessa di Ematologia e del centro trapianti midollo osseo dell’azienda ospedaliera di Parma. Si tratta di un’operazione chiamata Conquibus (denaro) e portata avanti dai Nas di Parma su mandato della locale Procura. In tutto ci sono 36 indagati e i reati contestati sono corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, comparaggio farmaceutico, abuso d’ufficio, falso ideologico e truffa aggravata. “L’operazione dei NAS ‘Conquibus’ è l’ennesima prova di quanto la corruzione in sanità sia ancora sistemica e sfugga alle norme di una legge o alle regole scritte in un codice di comportamento – punta il dito il presidente di ISPE Sanità Francesco Macchia – La corruzione si conferma un atteggiamento culturale che spesso emerge in personalità fortemente narcisistiche e una disfunzione organizzativa fondata sull’affermazione illegale di un reciproco vantaggio. – secondo Macchia – E’ indispensabile riscrivere i processi di ammissione e selezione su basi di competenza, merito, trasparenza e soprattutto etica nelle organizzazioni sanitarie. E’ uno dei punti nodali pubblicati nelle 10 proposte per un’anticorruzione possibile in sanità presentate da ISPE Sanità e @Spazioetico a giugno di quest’anno”.
Come hanno spiegato i NAS di Parma in una nota, l’attività criminosa veniva svolta con la complicità di altri professori ed amministrativi universitari, medici, rappresentanti di aziende farmaceutiche. “Il problema è ‘il luminare’. Un’organizzazione pubblica ha interesse ad acquisire un professionista di alto livello perché dà prestigio e attrae utenza – sottolinea Massimo di Rienzo, fondatore di @Spazioetico -. Questo è legittimo, ed il luminare spesso è persona davvero brava e di specchiata onestà. Ma, proprio perché giunto a quei livelli, egli ha fortissimi collegamenti di interessi con le case farmaceutiche, agenzie di formazione e di congressi, etc. Purtroppo, a volte le organizzazioni pubbliche, per attrarre il luminare e mantenerlo all’interno si mostrano indulgenti verso tali collegamenti, lasciandogli erroneamente la gestione dei conflitti di interessi che si innescano. Con le conseguenze che si sono viste a Parma”, senza che ci sia un controllo.
Infine, una considerazione arriva da chi opera e dirige le aziende sanitarie e ospedaliere pubbliche, il dott. Carlo Milli, direttore amministrativo presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana e membro del direttivo di ISPE Sanità: “L’esperienza quotidiana e sul campo suggerisce che insieme ad una forte azione repressiva, la corruzione si combatte solo togliendole terreno fertile. Le aziende del Servizio Sanitario Nazionale SSN devono dotarsi di procedure chiare e di efficaci sistemi di controllo nei rapporti con le terze parti, che siano sponsor, fornitori o altro. Le aziende sanitarie devono avere un ruolo centrale nella gestione di questi rapporti evitando che si sviluppino legami diretti tra i professionisti e le aziende fornitrici, e che questi vadano oltre il normale e corretto rapporto tra utilizzatori e fornitori”.
Campus 3S, immenso ospedale sul lungomare di Napoli
PrevenzioneSi chiama Campus 3S e in pratica è l’appuntamento annuale con la salute e la prevenzione per migliaia di cittadini di Napoli. Quest’anno le visite mediche gratuite realizzate nei tre giorni sul lungomare sono state addirittura 2.500, oltre 7.000 le prestazioni sanitarie, oltre 200 i medici che si sono alternati nei 19 ambulatori. Il bilancio di questa edizione lo traccia Annamaria Colao, responsabile scientifico del Campus 3S.
Prevention race
A chiudere la kermesse, la Prevention race, una corsa di solidarietà con i rifugiati. «Iniziativa che sosteniamo e ringraziamo chi la fa – ha detto Luigi de Magistris, sindaco di Napoli – e che si aggiunge alle tante iniziative per la prevenzione della salute, per essere vicino alle persone che talvolta non hanno nemmeno i mezzi per potersi garantire un diritto adeguato alla salute». Il Campus è stato organizzato da Tommaso Mandato di Sportform, che ha sottolineato «l’importanza di queste iniziative soprattutto in un periodo in cui tanti cittadini hanno difficoltà a curarsi». Un incontro che si è concluso con la liberazione di un rapace curato dai medici veterinari che collaborano all’iniziativa.
Amici a quattro zampe
Nell’ambito del Campus 3S (Salute, sport e solidarieta’) sono stati protagonisti anche gli amici a quattro zampe con corsi di addestramento e anche con le prove dei cani antidroga. Tantissimi i ragazzi che hanno potuto giocare a calcio a 5, minibasket, volley, rugby, subbuteo, calciobalilla e tanto altro anche nella Pompieropoli organizzata dai Vigili del fuoco. ‘Monelli ai fornelli’ e’ stata invece la prova da chef dei ragazzi di Nisida, una iniziativa di solidarieta’ per chi sta cercando una nuova strada con il cuoco Pietro Parisi.
World Smile Day. È la giornata del sorriso e fa bene alla salute
PsicologiaUn gesto semplice, ma contagioso e alla portata di tutti. Un sorriso è la ricetta per vivere a lungo e lavorare felici. A decretarlo sono i dati scientifici. “Il sorriso è una porta aperta alla relazione e al benessere” spiega la master coach Marina Osnaghi. E per celebrarne i benefici, è nata anche una giornata internazionale che ricorre proprio oggi, primo venerdì di ottobre: il World Smile Day. La ricorrenza si celebra ogni anno dal 1999. A lanciare l’iniziativa fu l’artista statunitense Harvey Ball, colui che nel 1963 creò il celebre e inconfondibile design dello smile giallo, un simbolo universale e famoso in tutto il mondo, perché “lo smile non ha partito politico, non ha geografia, non ha religione”.
Per quanto riguarda la scienza: team di studiosi hanno dimostrato che basta ridere per migliorare la qualità della vita, la produttività sul lavoro, innescare sane relazioni sociali e perfino dimagrire. Tuttavia, i benefici sono chiari da tempo, infatti fu Ippocrate il primo a carpirne l’importanza, proprio il padre della medicina che nei suoi trattati affermò che “Da un sorriso nasce sempre un altro sorriso”. Susumo Tonegawa, Premio Nobel per la Medicina nel 1987, disse “chi è triste e depresso non riesce a tener lontane le malattie”.
Le ricerche dimostrano che sorridere è una vera medicina per il corpo e la mente. Alcuni studi riportati dal Los Angeles Times condotti dallo scienziato Lee Berk, dimostrano che ridere sviluppa la frequenza “gamma” nel cervello, che produce onde in grado di sincronizzare in maniera concreta l’attività neuronale e sostenere la memoria. Quando un sorriso nasce spontaneo, spiega Marina Osnaghi, prima Master Certified Coach in Italia, che utilizza il sorriso nei propri corsi dedicati ai leader per potenziare capacità di resilienza e velocità di risoluzione delle soglie critiche di stress, “facilita la disponibilità interiore di chi sorride e quella dell’interlocutore che lo riceve. Se è di cortesia e formalismo non può avere lo stesso effetto Il nostro corpo e il nostro cervello ricevono l’energia trasmessa attraverso un sorriso vero o intenzionale. Sorridere favorisce sensazioni di benessere. Passare poi dal sorriso alla risata, permette un rilassamento fisico che dissipa le nuvole e permette di ricominciare ad utilizzare la neo corteccia per ponderare soluzioni e uscire dalla reazione emotiva determinata dallo stress della situazione”.
Sorridere insomma è terapeutico. Infatti anche in molti ospedali è praticata da anni la Terapia del Sorriso o la clownterapia, spesso utilizzata per far divertire i bambini e distrarli. Sorridere abbassa la pressione del sangue e può essere terapeutico anche per chi ha la pressione alta e per i pazienti appena colpiti da un ictus. Una ricerca presentata al convegno dell’American College of Cardiology ad Orlando, in Florida, dimostra che un sorriso giova alla circolazione del sangue come una lezione di aerobica perché favorisce la dilatazione dei vasi sanguigni. Una risata “di cuore” aumenta anche la resistenza fisica allo stress e allenta la tensione. Un altro studio condotto dall‘International Journal of Obesity ha dimostrato che ridere per 15 minuti al giorno faccia perdere 2 chili all’anno. Insomma il messaggio è chiaro: sorridere alla vita, perché la vita sorrida.
I gatti e l’ormone della felicità
Ricerca innovazioneNon sono solo i cani ad essere i migliori amici dell’uomo, di diritto l’ambita medaglia di fedeltà viene ora appuntata anche al collarino dei fatti. Se è vero che un cucciolo di cagnolino produce effetti positivi nella terapia per i cardiopatici prolungandone la vota in base a studi scientifici, altrettanto vero è che anche i
gatti possono essere una parte importante nella cura. Per questo motivo la Fondazione Iseni e il Centro Cuore Malpensa, che l’anno scorso avevano lanciato una pet-therapy con l’adozione gratuita di cani, partono ora con un’analoga iniziativa con i gatti. «I benefici riguardano la sfera dei disturbi stress-correlati e depressivi, e la sindrome ansiogena – spiega Andrea Macchi, direttore della struttura -. Il contatto con il pelo del gatto produce ossitocina, l’ormone della felicità. Il contatto con il pelo è piacevole e distensivo, agisce in modo positivo su battito, frequenza cardiaca e pressione arteriosa». Ragione per la quale si è deciso di avviare dei protocolli di intesa con alcuni gattili del territorio gestiti da volontari dove vengono portati i gatti abbandonati. Così da proporre ai pazienti qualche tenera adozione.
Effetti positivi
Dal punto di vista clinico l’ossitocina è un ormone molto importante, viene prodotto dall’ipofisi ed entra poi nel sistema circolatorio e rilasciato dai recettori nervosi di alcune cellule. Le sue funzioni sono sorprendenti: regola il funzionamento di organi e tessuti periferici durante il momento del parto e dell’allattamento. E , cosa molto interessante, stimola il desiderio sessuale e favorire l’affettività e l’empatia. Non a caso questo ormone si è conquistato il soprannome di “ormone della felicità”. È stato dimostrato che è coinvolto in tutte le fasi dell’attività sessuale ed è molto importante perché, al di là dei rapporti intimi, funge un pio’ da collante nelle relazioni interpersonali, secondo alcuni studi anche fino al punto da favorire la monogamia e i rapporti stabili.
Selfie che fanno morire. Annegamento prima causa
Nuove tendenzeSi può morire per un selfie. Nel tentativo, ad esempio, di stupire gli amici e i followers con una foto o un video al limite per ottenere più like possibili sui social. Tra le vertigini del vuoto e il brivido della velocità folle, mentre un piede preme l’acceleratore e una mano mantiene il telefono con la telecamera accesa, oppure sfiorando un dirupo o affacciati da un grattacielo. Ma quando l’euforia prende il sopravvento e si perde la capacità di riconoscere il pericolo, allora un piede può andare in fallo e tutto può finire in un attimo. È il caso del 15enne che ha perso la vita per un selfie a Sesto San Giovanni, scrivendo l’ultima pagina nera di una tendenza che continua a fare vittime e feriti, alla ricerca spasmodica di un’immagine che possa stupire, diventare ‘virale’, rendere popolari. E quando il ‘gioco’ sfocia nel dramma, resta un nome scritto su una pagina di giornale e il dolore delle famiglie e degli amici.
Si chiamano “morti per selfie” e nel mondo tra il 2011 e il 2017 sono state almeno 259. Proprio così: parliamo di persone, spesso molto giovani, che hanno perso la vita per incidenti mentre cercavano di scattarsi una foto ‘estrema’. A fare il conto è stato uno studio pubblicato dal Journal of Family Medicine and Primary Care dell’All India Institute of Medical Sciences. Quella che riguarda il quindicenne è solo l’ultima tragedia: cercava l’angolazione giusta sopra al tetto di un centro commerciale dove era salito di nascosto, ma è precipitato, rimanendo incastrato in una condotta dell’aria a Sesto San Giovanni, vicino Milano. Ma i casi soltanto nel nostro Paese sono tanti. Stesso destino tragico ha riguardato una ragazzina ungherese di 15 anni, annegata in una spiaggia della Gallura, in Sardegna. Era con una zia e aveva pensato di issarsi su una roccia a picco sul mare per scattarsi un selfie mozzafiato, un’onda di sette metri l’ha trascinata in acqua. Ed è finito in dramma anche il desiderio di due ventenni che volevano immortalare in un video il salto di una cascata di un torrente.
Lo studio sui morti per selfie è stato portato avanti attraverso ricerche sul web con parole chiave come ‘morte per selfie’ incidente selfie’ o ‘mortalità selfie’. I risultati sono stati relativi a 137 incidenti in tutto il mondo, che hanno fatto appunto 259 vittime, tra ottobre 2011 e novembre 2017. L’età media delle vittime, quasi tre quarti delle quali erano maschi, è risultata di 22,9 anni. Il numero più alto di morti è stato riportato dall’India, che ha quasi metà degli incidenti, seguita da Russia, Usa e Pakistan. La maggior parte delle persone, 70, è morta per annegamento, mentre la seconda causa più frequente è stato l’incidente con un mezzo di trasporto, in maggioranza dovuto a persone che scattavano selfie vicino a treni. Fra le altre cause di morte segnalate ci sono cadute, incendi, scosse elettriche e persino, in otto casi, animali pericolosi.
Bergamo Scienza al via: tutte le ultime novità scientifiche
News PresaSabato inizia la 16a edizione di Bergamo Scienza il Festival dedicato alle ultime conoscenze scientifiche e organizzato dall’omonima associazione. Divulgazione, ricerca, conoscenza, cittadinanza attiva sono i punti cardinali del festival che coinvolge ogni anno la città e la provincia di Bergamo con un programma di rilievo internazionale e iniziative che approfondiscono temi scientifici e tecnologici. Tra gli appuntamenti:
Le iniziative Airc
Anche quest’anno, AIRC sarà parte attiva del festival a Bergamo, con due attività di divulgazione aperte a tutti i cittadini. Dall’8 al 12 ottobre organizza un laboratorio sull’alimentazione per i ragazzi delle scuole secondarie. Partendo dalla domanda “Cosa mangiamo veramente?”, gli animatori guideranno i ragazzi alla scoperta di cosa contengono gli alimenti e le bevande che consumiamo ogni giorno, per aiutarli a fare scelte sempre più consapevoli per uno stile di vita sano. Il 20 ottobre, invece, due grandi scienziati e divulgatori converseranno di evoluzione, esistenza, vita. In un intervento dal titolo “It’s a wonderful life. Conversazione sulla Vita”, Pier Paolo Di Fiore e Telmo Pievani racconteranno una storia straordinaria, quella del genoma umano. Un libro, o meglio, un’intera biblioteca in cui c’è scritto chi siamo, e da dove veniamo, come siamo collegati gli uni agli altri e, tutti insieme, alle altre creature viventi. Chi legge un volume di questa biblioteca sconfinata legge anche la storia della vita, non intesa come esistenza individuale ma come ciclo evolutivo di tutti i viventi: Di Fiore e Pievani ci accompagneranno in questo labirinto, verso la comprensione di cos’è e di come si è formata la vita sulla Terra.
Il 9 ottobre: HIV/AIDS: un rischio sottovalutato
Secondo l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità sulle le infezioni da HIV, la Lombardia è la regione che ha segnato il maggiore numero di casi, seguita dal Lazio e dall’Emilia-Romagna. Oltre il 50% dei malati di AIDS, che non sapeva di essere HIV positivo, ha contratto l’infezione attraverso rapporti eterosessuali. La ricerca sta facendo progressi notevoli nella cura di questa infezione, e ne parleremo durante l’incontro, ma a tutt’oggi la prevenzione appare ancora il mezzo più efficace per contenere la diffusione del virus. A Bergamo Scienze se ne parlerà con la Prof.ssa Maria Cristina Parolin, Università di Padova – Soroptimist International.
Il 10 ottobre: Bullismo, cyberbullismo e molestie
Identità sessuale, bullismo e cyberbullismo. Corteggiamento e molestie. Dov’è il confine nei rapporti, a scuola e nel web? Che ruolo giocano i social network e le nuove tecnologie nelle relazioni tra adolescenti? Storie di vittime, ma anche di “carnefici” che sono riusciti a uscirne grazie all’aiuto di chi segue i ragazzi in difficoltà. E poi: quali sono i confini tra una avance e una molestia? Il caso delle attrici molestate dai divi di Hollywood ha riacceso un dibattito importante e ha spinto tante donne a denunciare gli abusi subiti, in Europa e nel mondo. Un ragionamento sui confini e il consenso nei rapporti. L’incontro è a cura della Redazione Cronache del Corriere della Sera.
Il calendario completo del Festival sulla scienza.