Tempo di lettura: 4 minutiLa Fondazione GIMBE fa il punto sulla legge di bilancio: esprime una nota positiva su borse di studio per specialisti e medici di famiglia, oltre che sulla governance delle liste di attesa. Tuttavia, secondo la Fondazione, la manovra dovrebbe destinare interamente il miliardo già previsto ai rinnovi contrattuali e anticipare al 2019 almeno 1 miliardo per sdoganare i nuovi LEA, eliminare superticket e avviare lo sblocco del turnover del personale.
Il testo della Legge di Bilancio 2019 inviato al Quirinale prevede per la sanità pubblica un aumento del fondo sanitario nazionale di 3,5 miliardi di euro che si aggiungono al miliardo già stanziato dalla precedente legislatura, fondi dedicati alla governance delle liste di attesa ed alle borse di studio per specializzandi e futuri medici di famiglia, oltre ad un incremento di 2 miliardi destinati al programma di ristrutturazione edilizia e ammodernamento tecnologico.
«Le nostre stime – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – avevano valutato in circa 4 miliardi di euro il fabbisogno per coprire le inderogabili necessità della sanità pubblica. Secondo il testo della manovra, dunque, i numeri sembrano esserci, visto che l’incremento complessivo del fondo sanitario nazionale nel triennio è di 4,5 miliardi, oltre alle risorse finalizzate. Tuttavia, nonostante la rilevanza dei bisogni attuali (rinnovi contrattuali, sblocco del turnover, eliminazione superticket, sblocco nuovi LEA), i € 3,5 miliardi che il Governo giallo-verde mette sul piatto della sanità sono utilizzabili solo dal 2020 e inevitabilmente legati alla crescita economica attesa, proprio nel momento in cui l’ISTAT certifica lo stop del PIL nel terzo trimestre del 2018 e la Commissione europea invia un’ulteriore richiesta di chiarimenti sulla manovra 2019».
La Fondazione ha realizzato un’analisi indipendente delle risorse previste per la sanità nella Legge di Bilancio 2019.
Fabbisogno sanitario nazionale standard 2019-2021
Oltre al miliardo già assegnato per il 2019 dalla precedente legislatura è previsto un aumento di 2 miliardi di euro nel 2020 e di 1,5 miliardi nel 2021, per un incremento complessivo di 4,5 miliardi nel triennio. Le risorse assegnate per il 2020 e per il 2021 sono subordinate alla stipula, entro il 31 gennaio 2019, di una Intesa Stato-Regioni per il Patto per la Salute 2019-2021 che contempli varie “misure di programmazione e di miglioramento della qualità delle cure e dei servizi erogati e di efficientamento dei costi”. «Tutte le misure previste – puntualizza Cartabellotta – sono ampiamente condivisibili, ma la deadline al 31 gennaio è illusoria, visto che la stesura del nuovo Patto per la Salute difficilmente potrà essere avviata prima dell’approvazione della Legge di Bilancio e che i tempi per le consultazioni sono risicati. Ecco perché il Parlamento dovrebbe prorogare la scadenza almeno al 31 marzo».
Oltre all’incremento del fabbisogno sanitario nazionale standard 2019-2021, la Legge di Bilancio prevede risorse per obiettivi specifici:
- Riduzione dei tempi di attesa delle prestazioni sanitarie. Per l’implementazione e l’ammodernamento delle infrastrutture tecnologiche legate ai sistemi di prenotazione elettronica sono stati stanziati nel triennio € 150 milioni, il cui riparto è subordinato a un decreto ministeriale previa Intesa Stato-Regioni. «È positivo – commenta il Presidente – che le risorse siano destinate alle infrastrutture tecnologiche e informatiche per migliorare il processo di governance delle liste d’attese e non all’aumento indiscriminato dell’offerta di prestazioni. Tuttavia è fondamentale che le modalità di riparto tengano conto delle attuali differenze regionali in termini di infrastrutture tecnologiche disponibili».
- Borse di studio. Per la Medicina generale stanziati dal 2019 € 10 milioni che garantiscono ogni anno circa 300 borse aggiuntive. Per le scuole di specializzazione previsto un graduale incremento di risorse per finanziare circa 2.700 borse di studio: € 22,5 milioni per il 2019, € 45 milioni per il 2020, € 68,4 milioni per il 2021, € 91,8 milioni per il 2022 e € 100 milioni a decorrere dall’anno 2023. «Intervento di grande rilevanza – commenta Cartabellotta – per ridurre gradualmente l’attuale imbuto formativo e ringiovanire il capitale umano; tuttavia, per recuperare preziose risorse, rimane indispensabile prendere atto del fenomeno delle “borse perdute” che a seguito di rinunce non vengono riassegnate».
- Rinnovo contrattuale 2019-2021. Per il personale dipendente e convenzionato gli oneri per i rinnovi contrattuali, nonché quelli derivanti dalla corresponsione dei miglioramenti economici al personale, sono posti a carico dei bilanci regionali. «Traducendo il politichese – puntualizza il Presidente – il personale sanitario rimane tagliato fuori dai fondi stanziati per i rinnovi contrattuali 2019-2021 e in assenza di risorse dedicate le Regioni devono reperirle dal fondo sanitario».
- Finanziamento dei programmi di edilizia sanitaria. Viene aumentato di € 2 miliardi l’importo destinato al programma pluriennale di interventi in materia di ristrutturazione edilizia e di ammodernamento tecnologico, seppur totalmente “a spese” del Fondo investimenti enti territoriali.
I grandi assenti. Secondo la fondazione restano fuori dalla manovra alcune indifferibili priorità per evitare il collasso della sanità.
- Rinnovi contrattuali. Non confermate le dichiarazioni del sottosegretario Garavaglia, secondo cui il miliardo di aumento del fondo sanitario 2019 sarà interamente destinato ai rinnovi contrattuali.
- Sblocco turnover. Nonostante la verosimile “emorragia” di professionisti dal SSN conseguente all’applicazione della “quota 100”, nella manovra nessun riferimento alla rimozione del vincolo di spesa.
- Nuovi LEA. Con i nomenclatori tariffari ancora in “ostaggio” del MEF per mancata copertura finanziaria, i nuovi LEA non sono ancora esigibili sulla maggior parte del territorio nazionale. Le stime oscillano tra € 800 milioni (Ragioneria Generale dello Stato) e € 1.600 milioni (Conferenza Regioni e PA).
- Eliminazione superticket. Nel 2017 ha “pesato” per € 413,7 milioni di cui 60 già stanziati dalla Legge di Bilancio 2018, ma non ancora utilizzati per mancato accordo sulla bozza di decreto.
«Considerato che il testo della Legge di Bilancio 2019 – conclude Cartabellotta – approda in Parlamento con un paniere triennale per la sanità più ricco delle aspettative, anche se legato alle ardite previsioni di crescita, è giusto dare merito alla Ministra Grillo di avere sensibilizzato l’intero Esecutivo sui bisogni della sanità. Tuttavia, la soluzione di alcune criticità che rischiano di far precipitare lo “stato di salute” del SSN non può essere ulteriormente rinviata: ecco perché è indispensabile destinare interamente ai rinnovi contrattuali il miliardo già previsto dalla precedente legislatura e anticipare al 2019 almeno un miliardo per sdoganare i nuovi LEA ed avviare l’eliminazione del superticket e lo sblocco del turnover».
Ötzi e il mistero del tempo, al Gemelli la première del film per i piccoli pazienti
News PresaDomani, giovedì 8 novembre, alle ore 16.00, nella sala cinematografica MediCinema della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS verrà proiettato Ötzi e il misterodel tempo. Una proiezione in contemporanea con l’uscita nelle sale cinematografiche (8 novembre) e dedicata ai bambini ricoverati, alle loro famiglie e ai caregivers. Si tratta di un family fantasy diretto da Gabriele Pignotta, che sarà presente in sala insieme all’attore protagonista Diego del Piano e a Manuela Cacciamani, produttrice del film, che ha avuto l’idea di “far svegliare” la famosa Mummia del Similaun conservata al Museo Archeologico di Bolzano.
Il film che verrà lanciato in anteprima nazionale proprio dalla sala del policlinico Gemelli, è prodotto da Onemore Pictures con Rai Cinema e interpretato da Michael Smiley, Diego Delpiano, Alessandra Mastronardi, Amelia Bradley, Judah Cousin, Deirdre Mullins, e la partecipazione di Vinicio Marchioni.
Presentato al Giffoni Film Festival 2018, dove ha vinto il premio come migliore film nella sezione Elements +6, racconta l’avventura di tre ragazzi insieme alla famosa mummia Ötzi tornata in vita dall’età del rame. Una storia di amicizia, un fantastico viaggio tra fantasia e realtà, tra passato e presente che porterà i tre giovani amici a scoprire il mondo della mummia più famosa d’Italia.
Vista, nasce l’ambulatorio di qualità a prezzi low cost
News PresaLunghe liste d’attesa nel pubblico e costi proibitivi nel privato, la chirurgia dell’occhio in Campania è da tempo una delle branche più in difficoltà. Basti pensare che in regione il 50% dei casi di distacchi di retina non trova sul territorio una disponibilità immediata per l’intervento chirurgico, che deve essere istantaneo per salvare la vista al paziente. Circa il 30% di questi pazienti è costretto a farsi operare nel Nord d’Italia, nella maggior parte dei casi in Veneto e soprattutto nella città di Verona.
Un uovo ambulatorio
Con lo scopo di snellire le interminabili liste d’attesa e offrire un’alternativa alla città, venerdì 9 novembre a Napoli alle 14, al Vision Center di Posillipo si inaugura una nuova sala operatoria privata low cost. L’iniziativa sociale è legata ai nomi del professor Michele Rinaldi docente di clinica oculistica presso l’Università Luigi Vanvitelli, la dottoressa Fabrizia Pascotto medico oculista pediatrica, della dottoressa Fabrizia Fusco medico oculista ed ecografista e di Arduino Pascotto, amministratore del centro. I tre annunciano anche l’apertura del pronto soccorso, che avverrà il prossimo 7 gennaio. «L’Obiettivo principale – spiega il Professor Rinaldi – è da un lato accorciare le liste d’attesa per un intervento di cataratta, dall’altro offrire un’alternativa al pronto soccorso del Pellegrini, dove ogni giorno si registra una media di circa 160 accessi con enormi difficoltà da parte della struttura a soddisfare le numerose richieste di assistenza medica e chirurgica. Il risultato sono tempi d’attesa troppo lunghi rispetto alla gravità di alcune patologie».
Il pronto soccorso
Tra i progetti del Vision center (polo di riferimento per la diagnosi e la cura delle più importanti patologie oculari e centro medico tecnologico tra i più all’avanguardia della Campania nato quattro anni fa), c’è infatti l’apertura tra sei mesi del pronto soccorso chirurgico e una campagna di prevenzione per la vista. Anzi, per la diagnosi precoce dell’ambliopia, meglio conosciuta come “occhio pigro”. «A dicembre – spiega la dottoressa Pascotto – organizziamo un open day con screening gratuito per i piccoli dai 3 ai 4 anni, perché è questa l’età giusta in cui un bambino non solo è in grado di fornire più informazioni, ma soprattutto è possibile curare l’occhio pigro, difetto che il genitore molto spesso non può riconoscere».
Come prenotare
Per prenotare la visita gratuita basterà chiamare il numero 0815752822. A gennaio partiranno i corsi di formazione ECM su tutte le innovazioni nel campo dell’oftalmologia e della vista. Vision Center è stata anche la prima struttura in Campania a dotarsi del rivoluzionario laser per la riduzione delle miodesopsie, le cosiddette “mosche volanti” o “corpi mobili” del vitreo. In quattro anni circa 5000 pazienti sono transitati per la diagnostica, mentre le liste d’attesa per la chirurgia hanno una durata massima di 7 giorni. «L’ecografia oculare è una metodica diagnostica innovativa e di fondamentale importanza in oculistica – dice Fabrizia Fusco – il 2019 sarà un anno pieno di novità per il nostro centro perché arriverà la Biomicroscopia ad ultrasuoni UBM, un apparecchio di ultima generazione non presente in nessun altro centro oculistico della Campania, che ci consentirà di studiare le strutture del segmento anteriore dell’occhio e del corpo ciliare e prevenire patologie importanti come il Glaucoma o i tumori dell’iride e del corpo ciliare».
Malattie infiammatorie, i vantaggi del biosimilare
FarmaceuticaAnche in Italia arriva in commercio il primo farmaco biosimilare di adalimumab per malattie croniche gravi quali: artrite reumatoide (anche severa), artrite psoriasica, spondilite anchilosante attiva grave, malattia di Crohn e colite ulcerosa. Il lancio in Europa (Italia in prima fila) arriva grazie all’approvazione dalla Commissione Europea del farmaco (Amgenvita, ndr) che è anche autorizzato per il trattamento di diverse malattie infiammatori pediatriche: malattia di Crohn, psoriasi a placche severa (dai 4 anni in poi), artrite associata a entesite (dai 6 anni in poi) e artrite idiopatica giovanile poliarticolare (dai 2 anni in poi).
Controlli rigorosi
«Il biosimilare è un farmaco biologico simile per caratteristiche ad un farmaco biologico originario precedentemente brevettato ed autorizzato per la commercializzazione da diversi anni, il cosiddetto “farmaco di riferimento” o “farmaco originatore” – spiega Gabriella Fabbrocini, professore ordinario di Dermatologia e Venereologia alla Federico II di Napoli – il modo migliore per comunicare con i pazienti è spiegare loro che i biosimilari non sono l’equivalente dei farmaci generici comunemente utilizzati, ma che sono sottoposti ad una serie di controlli molto rigorosi per garantirne efficacia e sicurezza. Per la loro commercializzazione sono necessari grandi quantità di dati, tra cui quelli sulla purezza, sulla produzione e sull’efficacia oltre a un confronto approfondito con il medicinale di riferimento».
Nuove opportunità
Amgen è impegnata nello sviluppo di biosimilari di alta qualità che hanno un importante background analitico e clinico. La Commissione Europea ha approvato l’insieme di dati completo che supporta la biosimilarità ad adalimumab sulla base di dati analitici, farmacocinetici e clinici, compresi i risultati di due studi di conferma di Fase III condotti nei pazienti con psoriasi a placche da moderata a severa e in pazienti con artrite reumatoide da moderata a severa. Di fronte alle sfide della crescente domanda di salute, l’idea è quella di un’offerta bilanciata tra terapie innovative e farmaci biosimilari per assicurare l’accesso ai trattamenti biotecnologici ai pazienti, liberando risorse da reinvestire. Con il biosimilare di adalimumab Amgen entra in una nuova area terapeutica per l’Europa e l’Italia. Si tratta del secondo biosimilare Amgen disponibile in Italia a conferma dell’impegno nei confronti di pazienti, clinici e sistemi sanitari che coniuga innovazione e sostenibilità.
Artrite reumatoide: smog fattore di rischio. Studio italiano mostra effetti
Ricerca innovazioneLo smog e in particolare il gas di scarico delle auto diesel sarebbe un fattore di rischio per l’ artrite reumatoide. La malattia cronica interessa le articolazioni, ma coinvolge anche tutto l’organismo. La notizia arriva dai ricercatori dell’Università di Roma La Sapienza. Si tratta di un passo avanti negli studi che indagano l’influenza dell’ambiente in malattie autoimmuni, come quelle reumatiche.
La malattia
In Italia, si stima siano circa 250.000 le persone con artrite reumatoide, in Europa si arriva a 2,9 milioni. Si tratta di una patologia autoimmune, cronica e progressiva, caratterizzata da infiammazione, dolore, rigidità articolare e danni a cartilagine e osso, che comportano una disabilità progressiva. A questa si possono associare affaticamento e depressione, con importanti conseguenze sul benessere psicosociale del paziente, nonché complicanze sistemiche, come comorbilità cardiovascolari. Le donne hanno una probabilità doppia di sviluppare questa patologia rispetto agli uomini. L’insorgenza dell’artrite reumatoide è collegata a un aumento dei livelli di ‘citrullinazione’, un processo naturale di regolazione della funzione delle proteine che, se diventa eccessivo, provoca un accumulo patologico di proteine citrullinate. Queste, a loro volta, evocano una risposta che causa la produzione di anticorpi, determinando un attacco autoimmune contro i tessuti normali.
Lo studio
Il principale fattore ambientale che attiva il processo che porta alla patologia è il fumo di sigaretta, ma il team, coordinato da Guido Valesini, in collaborazione i ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), oggi ha correlato altri fattori scatenanti che attivano il sistema immunitario. Lo studio, pubblicato sulla rivista Cell Death & Disease, ha indagato il ruolo del particolato atmosferico proveniente dai gas di combustione dei motori diesel Euro 4 ed Euro 5 e ne ha valutato gli effetti sulla funzionalità e sulle caratteristiche biologiche delle cellule del tessuto bronchiale. I risultati mostrano come le nanoparticelle derivanti dalla combustione dei motori diesel siano in grado di indurre autofagia (una forma di autodigestione) e morte delle cellule dell’epitelio bronchiale, con concomitante produzione di proteine citrullinate. “Sulla base di questa nuova osservazione – spiega Valesini – si può ipotizzare che l’inquinamento atmosferico possa avere un ruolo non secondario, in soggetti predisposti, nella patogenesi di alcune malattie immunomediate, come l’artrite reumatoide”.
Manovra 2019. GIMBE: niente risorse al personale sanitario
Economia sanitaria, Eventi d'interesseLa Fondazione GIMBE fa il punto sulla legge di bilancio: esprime una nota positiva su borse di studio per specialisti e medici di famiglia, oltre che sulla governance delle liste di attesa. Tuttavia, secondo la Fondazione, la manovra dovrebbe destinare interamente il miliardo già previsto ai rinnovi contrattuali e anticipare al 2019 almeno 1 miliardo per sdoganare i nuovi LEA, eliminare superticket e avviare lo sblocco del turnover del personale.
Il testo della Legge di Bilancio 2019 inviato al Quirinale prevede per la sanità pubblica un aumento del fondo sanitario nazionale di 3,5 miliardi di euro che si aggiungono al miliardo già stanziato dalla precedente legislatura, fondi dedicati alla governance delle liste di attesa ed alle borse di studio per specializzandi e futuri medici di famiglia, oltre ad un incremento di 2 miliardi destinati al programma di ristrutturazione edilizia e ammodernamento tecnologico.
«Le nostre stime – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – avevano valutato in circa 4 miliardi di euro il fabbisogno per coprire le inderogabili necessità della sanità pubblica. Secondo il testo della manovra, dunque, i numeri sembrano esserci, visto che l’incremento complessivo del fondo sanitario nazionale nel triennio è di 4,5 miliardi, oltre alle risorse finalizzate. Tuttavia, nonostante la rilevanza dei bisogni attuali (rinnovi contrattuali, sblocco del turnover, eliminazione superticket, sblocco nuovi LEA), i € 3,5 miliardi che il Governo giallo-verde mette sul piatto della sanità sono utilizzabili solo dal 2020 e inevitabilmente legati alla crescita economica attesa, proprio nel momento in cui l’ISTAT certifica lo stop del PIL nel terzo trimestre del 2018 e la Commissione europea invia un’ulteriore richiesta di chiarimenti sulla manovra 2019».
La Fondazione ha realizzato un’analisi indipendente delle risorse previste per la sanità nella Legge di Bilancio 2019.
Fabbisogno sanitario nazionale standard 2019-2021
Oltre al miliardo già assegnato per il 2019 dalla precedente legislatura è previsto un aumento di 2 miliardi di euro nel 2020 e di 1,5 miliardi nel 2021, per un incremento complessivo di 4,5 miliardi nel triennio. Le risorse assegnate per il 2020 e per il 2021 sono subordinate alla stipula, entro il 31 gennaio 2019, di una Intesa Stato-Regioni per il Patto per la Salute 2019-2021 che contempli varie “misure di programmazione e di miglioramento della qualità delle cure e dei servizi erogati e di efficientamento dei costi”. «Tutte le misure previste – puntualizza Cartabellotta – sono ampiamente condivisibili, ma la deadline al 31 gennaio è illusoria, visto che la stesura del nuovo Patto per la Salute difficilmente potrà essere avviata prima dell’approvazione della Legge di Bilancio e che i tempi per le consultazioni sono risicati. Ecco perché il Parlamento dovrebbe prorogare la scadenza almeno al 31 marzo».
Oltre all’incremento del fabbisogno sanitario nazionale standard 2019-2021, la Legge di Bilancio prevede risorse per obiettivi specifici:
I grandi assenti. Secondo la fondazione restano fuori dalla manovra alcune indifferibili priorità per evitare il collasso della sanità.
«Considerato che il testo della Legge di Bilancio 2019 – conclude Cartabellotta – approda in Parlamento con un paniere triennale per la sanità più ricco delle aspettative, anche se legato alle ardite previsioni di crescita, è giusto dare merito alla Ministra Grillo di avere sensibilizzato l’intero Esecutivo sui bisogni della sanità. Tuttavia, la soluzione di alcune criticità che rischiano di far precipitare lo “stato di salute” del SSN non può essere ulteriormente rinviata: ecco perché è indispensabile destinare interamente ai rinnovi contrattuali il miliardo già previsto dalla precedente legislatura e anticipare al 2019 almeno un miliardo per sdoganare i nuovi LEA ed avviare l’eliminazione del superticket e lo sblocco del turnover».
Intervento hi-tech con la tecnologia O-Arm
Ricerca innovazioneE’ un intervento innovativo quello realizzato a Napoli, nel nuovissimo Ospedale del Mare di Ponticelli. Già, le sale operatorie di neurochirurgia del nosocomio sono state attrezzate con una tecnologia innovativa che consente di migliorare i risultati , ridurre i tempi dell’intervento e ridurre l’incidenza di possibili complicanze.
O-Arm
L’apparecchiatura radiologica si chiama O-Arm, che, alla stregua di una Tac intraoperatoria, dopo aver posizionato il paziente sul tavolo operatorio, acquisisce le immagini della regione da sottoporre ad intervento chirurgico, le rielabora e le trasferisce ad un sistema di neuronavigazione. Il neuronavigatore, da questo momento in poi, guida il chirurgo durante tutte le fasi dell’intervento con precisione millimetrica, senza dover ricorrere continuamente a lunghi e fastidiosi controlli radiologici intraoperatori. In questo modo si riduce in maniera significativa la durata dell’intervento, si incrementa la precisione, si azzera l’esposizione degli operatori alle radiazioni e si riduce il rischio di infezioni perioperatorie.
Innovazione
La stessa apparecchiatura, unica al momento in Campania, è presente solamente in poche altre prestigiose strutture sanitarie in Italia (tra cui, l’Istituto Humanitas a Milano, il Policlinico Gemelli a Roma ed il Policlinico di Messina).La tecnologia O-Arm è stata utilizzata per la prima volta presso l’Ospedale del Mare su di una paziente affetta da una grave forma di patologia degenerativa della colonna vertebrale che le impediva da tempo la deambulazione e la obbligava a far ricorso a terapie farmacologiche per il dolore, senza peraltro successo. Due giorni dopo l’intervento effettuato dall’equipe del dottor Giuseppe Catapano – direttore delle unità operativa complessa Neurochirurgia- la paziente ha ripreso a camminare in maniera autonoma ed è stata dimessa senza necessità di terapia farmacologica. Facile comprendere quali vantaggi ci siano per i pazienti grazie all’impiego di queste nuove tecnologie, che possono regalare una speranza di guarigione anche in casi prima impossibili, o quasi impossibili, da affrontare.
Riacquistano uso gambe grazie a impulsi wireless. Risultato senza precedenti
News PresaHanno ripreso a camminare dopo una stimolazione elettrica del midollo spinale, attraverso un impianto senza fili. Tre persone paraplegiche si sono sottoposte ad alcuni mesi di riabilitazione con una tecnica innovativa che manda impulsi ultra precisi e sono riuscite a riconquistare il controllo delle gambe paralizzate, mantenendolo anche dopo lo spegnimento dello stimolatore. Oggi sono in grado di camminare solo con l’aiuto delle stampelle o del deambulatore. Il risultato è senza precedenti ed è stato pubblicato in un doppio studio sulle riviste Nature e Nature Neuroscience dai ricercatori del Politecnico federale (Epfl) e dell’Ospedale universitario (Chuv) di Losanna. Il progetto si chiama Stimo(STImulation Movement Overground) ed ha avuto successo grazie alla combinazione di stimolazione midollare e terapia fisica eseguita con un supporto che sorregge il peso del paziente. A differenza di altre due recenti sperimentazioni fatte negli Stati Uniti, il nuovo protocollo ha permesso di ripristinare la funzione neurologica mantenendola anche quando la stimolazione elettrica veniva spenta. Il neuroscienziato Gregoire Courtine ha dichiarato: “i nostri risultati si basano su anni di ricerche condotte sui modelli animali, che ci hanno permesso di mimare in tempo reale il modo con cui il cervello attiva naturalmente il midollo spinale”. “Tutti i pazienti hanno ripreso a camminare nel giro di una settimana usando un supporto per il peso corporeo – ha detto la neurochirurga Jocelyne Bloch che ha posizionato gli impianti per la stimolazione nei tre pazienti – ho capito subito che eravamo sulla strada giusta”.
Il risultato è stato commentato anche da Chet Moritz, esperto di riabilitazione dell’Università di Washington, che nel suo articolo di commento su Nature Neuroscience ha scritto: “il fatto che il controllo dei movimenti venga mantenuto anche dopo la stimolazione suggerisce che questa stimolazione combinata con la riabilitazione aiuti davvero a guidare la plasticità e la guarigione del sistema nervoso attorno alla lesione”. Secondo Moritz, il futuro per il trattamento delle lesioni spinali si fa sempre più luminoso. “Grazie al duro lavoro e ai piccoli progressi di coraggiosi partecipanti impegnati in laboratorio – ha detto – il campo delle lesioni spinali è pronto a fare un grande passo avanti nel trattamento di quella che fino a poco tempo fa veniva considerata una paralisi incurabile”
Stress, l’odore del partner può ridurlo
Ricerca innovazioneQualche signora potrebbe non essere d’accordo, ma l’odore del partner riduce lo stress e il malessere nelle donne. Ovviamente il discorso è valido solo quando la
relazione è di lungo corso, “sicura”. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Physiology & Behavior e condotto tra Università di Stoccolma, Università “Magna Graecia” di Catanzaro, Karolinska Institutet di Stoccolma, Monell Chemical Senses Center, Philadelphia, e University of Pennsylvania, Philadelphia. Gli esperti hanno coinvolto 34 donne sottoponendole a un fattore di stress (una piccola scossa elettrica) e poi facendo odorare loro o la maglietta (non lavata) del partner o quella di una persona di controllo. Gli esperti hanno misurato i livelli di malessere psicologico (con dei questionari) e fisiologico con un test classico di misura della cosiddetta ‘conduttanza elettrica’ della pelle. Ebbene è emerso che il malessere e lo stress erano ridotti quando le donne in una relazione stabile potevano odorare la t-shirt del partner dopo aver subito la lieve scossa elettrica, rispetto a stress e fastidio misurati quando lei odorava la maglietta di uno sconosciuto.
La memoria
Uno degli effetti a lungo termine meno conosciuti dello stress è quello di annebbiare la mente e ridurre la memoria già nei 40enni. A suggerirlo è una ricerca pubblicata sulla rivista Neurology che ha coinvolto oltre 2300 individui di età media 49 anni e sani. Lo studio mostra che chi presenta nel sangue elevate concentrazioni del principale ormone dello stress – il cortisolo – non solo ha dei problemi di memoria rispetto a coetanei con meno cortisolo, ma presenta anche un volume cerebrale ridotto, a parità di altri fattori che possono influenzare le capacità mnemoniche e cognitive individuali.
Cortisolo
Gli esperti hanno misurato il livello di cortisolo nel sangue del campione: il cortisolo è un ormone rilasciato dalle ghiandole surrenali in risposta allo stress proprio per reagire a condizioni stressanti. Ma quando è troppo e resta elevato per troppo tempo (come in caso di forti stress cronici) può divenire svantaggioso per l’organismo, favorendo ad esempio la pressione alta. Ebbene in questo lavoro gli esperti Usa hanno scoperto che ad elevati livelli di cortisolo nel sangue corrispondono a peggiori performance di memoria e abilità cognitive e che il volume cerebrale è ridotto rispetto a coetanei meno stressati. «La nostra ricerca – dice lo scienziato Echouffo-Tcheugui – ha evidenziato perdita di memoria e volume cerebrale in persone di mezza età sane, quindi è importante per ciascuno trovare delle modalità di riduzione dello stress, come dormire a sufficienza, fare esercizio fisico moderato senza esagerare, praticare nel quotidiano tecniche di rilassamento, prendere sostanze che riducano il cortisolo sempre sotto consiglio medico».
Oncologo Khayat: la felicità è un antitumorale
PrevenzioneLa felicità produce ormoni che aiutano a prevenire il tumore. A sottolineare il ruolo negativo svolto da tristezza, stress e ansia per la salute è David Khayat, capo del Dipartimento di Oncologia medica dell’ospedale Pitié-Salpêtrière a Parigi e già presidente dell’Institute National du Cancer, intervenuto al Salone internazionale dell’Alimentazione in corso a Parigi (Sial). “Avere un atteggiamento positivo aiutano a difenderci dal cancro – ha spiegato l’ oncologo – L’esperienza clinica avuta in 40 anni di carriera e attraverso migliaia di pazienti mi porta a non avere dubbi, per questo inizio ogni giornata con dieci minuti di meditazione”.
Nella prevenzione dei tumori, quindi, oltre all’alimentazione, l’esercizio fisico e l’eliminazione delle sigarette, incidono anche altri fattori. “E’ dimostrato anche che avere una buona attività sessuale riduce il cancro alla prostata – ha ribadito l’ oncologo – perché nello sperma sono contenute sostanze potenzialmente cancerogene. Fa male invece riposare oltre le 9 ore al giorno perché riduce l’attività motoria”. A conferma che la qualità del sonno è un fattore importante: chi russa ha un rischio più alto di ammalarsi di tumore “perché in genere pesa di più e dorme peggio”.
Un rischio maggiore di ammalarsi di tumore lo ha anche chi tende a farsi sopraffare da emozioni negative. “E’ difficile dimostrarlo attraverso studi scientifici, ma tra tutti i fattori anticancro la felicità è il primo, perché le endorfine prodotte dalle emozioni positive hanno effetto protettivo”. Di fatto, sottolinea, è “impossibile diventare felici con la bacchetta magica, ma evitare che i problemi prendano un peso eccessivo nella nostra vita è anche una questione di allenamento mentale”. Per questo motivo “consiglio sempre di dedicare qualche minuto al giorno alla meditazione, per svuotare la testa, immaginare cose belle e produrre ormoni che fanno bene” – ha concluso.
Clinomania, la sindrome dei dormiglioni
PsicologiaAlzarsi dal letto è un’impresa? Potreste essere affetti da clinomania, una sorta di “sindrome del dormiglione”. Ok, non è il caso di allarmarsi. Nella maggior parte dei casi la riluttanza ad alzarsi è normale, ancor più con queste giornate uggiose. Per chi soffre di clinomania le cose sono diverse: coperte e lenzuola diventano un caldo rifugio, un vero e proprio scudo dalla realtà. Un modo insomma, per sfuggire alle responsabilità di tutti i giorni e tenersi al riparo. Ad essere maggiorente esposte a questo disturbo sono le persone che soffrono di depressione. Va detto che la clinomania, che non è riconosciuta dal punto di vista medico, non si basa solo sul sentirsi più sonnolenti del solito: è proprio un’incapacità cronica di lasciare il letto.
Come uscirne
Coloro che dicono di soffrirne possono rimanere a letto per giorni e giorni e spesso provano ansia al pensiero di alzarsi. Possono anche sentire il desiderio impellente di tornare sotto le coperte una volta che le hanno lasciate. Secondo l’esperto è importante sapere che è improbabile che venga diagnosticata la sola clinomania. Di
solito è considerato un sintomo di una condizione di base come la depressione o la sindrome da stanchezza cronica. Una buona strategia per chi prova la sensazione di non volersi alzare è cambiare le proprie abitudini. Per prima cosa, cercare di regolare la quantità di sonno. Il relax è fondamentale: si può provare prima di andare a letto con un bagno o un po di esercizio leggero come lo yoga. No alle distrazioni come telefoni e computer, si invece all’attività sessuale.
Melatonina
Per regolare i ritmi circadiani, e quindi ritrovare una corretta proporzione del ciclo veglia/sonno, può essere molto utile qualche integratore alimentare. Tra gli altri la melatonina è tra i più efficaci. La melatonina viene spesso presentata come un ormone prodotto da una piccola ghiandola del cervello chiamata epifisi, in realtà non si tratta di un vero e proprio ormone, perché continua ad essere presente nel nostro organismo anche in assenza della ghiandola pineale, per esempio in seguito a un’asportazione chirurgica. Questa sostanza viene prodotta in base all’alternanza luce-buio e la sua secrezione influenza il ritmo sonno-veglia e di conseguenza una sua carenza può portare all’insonnia.