Tempo di lettura: 2 minutiÈ un boom di vendite in tutto il mondo, eppure i supplementi dietetici a base di erbe non sempre sono così efficaci, né tanto meno così innocui come i loro claim farebbero pensare. Lo dimostra l’aumento dei casi di epatotossicità. Questa volta è il Lancet Gastroenterology and Hepatology a dare l’allarme. Il grande business dei supplementi che promettono di rivitalizzare, ringiovanire e molte altre cose tra cui, ovviamente, la perdita di peso, in realtà non ha un chiaro riscontro scientifico. La possibile tossicità epatica di queste miscele di estratti di origine vegetale è il primo pericolo: oltre il venti per cento dei casi di danno al fegato riportati negli Stati Uniti è attribuibile ai supplementi dietetici e a base di erbe, o meglio ad etichette ingannevoli, secondo i dati comunicati al Dilin, il Drug Induced Liver Injury Network americano, formato da sei centri clinici in tutto il paese che riuniscono le segnalazioni. Quasi il 50 per cento degli americani li consuma ritenendoli sicuri e utili per la salute, insomma senza sentire il medico.
Intanto i consumatori crescono in tutto il mondo. Per alcune ricerche li utilizzerebbero 1 cittadino europeo su 5 e 1 americano su 2. Un’altra indagine afferma che negli Usa 3 sopravvissuti ad un tumore su 4 fanno uso di supplementi dietetici per ‘stimolare il sistema immunitario e aiutare a prevenire le recidive di cancro’, (a detta dei pazienti). Gli USA si confermano il più grande mercato dei supplementi: il loro giro d’affari è passato dai 7 miliardi di vendite del 1994 ai 37 miliardi di dollari del 2014.
Le promesse
Migliorare le prestazioni sportive, e quelle sessuali, “gonfiare” i muscoli, dimagrire, ridurre lo stress e la depressione, migliorare la salute in generale: sono alcune delle promesse che non richiedono prescrizione medica, si trovano un po’ ovunque a prezzi ragionevoli e danno l’impressione di prendersi cura di sé facilmente. L’ascendente più grande ce l’ha la parola ‘naturale’ che nell’immaginario collettivo significa sicuro.
Negli ultimi anni le segnalazioni di epatotossicità da supplementi dietetici o a base di erbe stanno aumentando. Tuttavia è difficile individuarle, perché spesso il medico non lo sa. Nel periodo 2013-2014 ben il 20% di tutti i casi di epatotossicità indotti da farmaci negli Usa sono stati ricondotti all’uso di supplementi (rispetto al 7% nel periodo 2004-2005). Il dato per la Spagna, per il periodo 2010-2013 si attesta sul 13% del totale dei casi di epatotossicità. Ben più seria è la situazione in oriente, dove a Singapore e in Corea del sud le stime di parlano di un 70% di casi di epatotossicità da supplementi sul totale di quelli farmaco-indotti.
I rischi
I danni provocati dall’epatotossicità possono essere pericolosi. Secondo i dati del registro spagnolo DILI i fenomeni di epatotossicità associati all’uso di supplementi portano un rialzo delle transaminasi che può avere anche risvolti gravi. Insomma è più facile morire o dover ricorrere ad un trapianto epatico urgente per assunzione di supplementi dietetici che di anabolizzanti o di farmaci tradizionali.
Non basta, quindi, la scritta “naturale” sulla confezione ad assicurare che si tratti di prodotto efficace e senza controindicazioni.
Calorie cibi pronti: in Usa obbligo di metterle in etichetta
News PresaIn America tutti i cibi pronti venduti in ristoranti, supermercati e minimarket hanno l’obbligo di mostrare in etichetta la somma totale delle calorie. Questo vale anche per i distributori automatici. Si tratta di una disposizione per cercare di ridurre l’obesità e allo stesso tempo frenare i costi sanitari. Secondo i CDC statunitensi (Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie), quasi il 37% degli americani adulti è obeso.
E l’obesità aumenta il rischio di malattie cardiache, ictus, diabete di tipo 2 e alcuni tipi di cancro. I danni economici pesano sulle casse del Paese: l’obesità è responsabile di miliardi di dollari in costi sanitari annuali. Una recente review di circa 30 studi dal gruppo Cochrane Collaboration ha rilevato come l’etichetta con l’indicazione delle calorie abbia aiutato le persone a ridurne l’introito mediamente di circa 50 calorie a pasto.
L’effetto positivo vale anche per i ristoranti: l’indicazione del totale delle calorie ha stimolato a ridurre le calorie nei loro alimenti. La nuova disposizione fa parte dell’Affordable Care Act, la legge di riforma sanitaria voluta dall’ex presidente Usa Barak Obama e appunto riguarda ristoranti, negozi di alimentari e altri negozi che vendono alimenti pronti al consumo.
E la regola riguarda anche l’obbligo di etichettatura su oltre il 99% dei 5-6 milioni di distributori automatici presenti nella nazione.
Grasso, macchina svela ogni segreto. Creata da team di italiani
Ricerca innovazioneIl grasso non ha più segreti: grazie a una macchina mappa grassi è possibile sapere come si forma, si accumula o viene bruciato nel nostro corpo. Messa a punto da un team di ricercatori italiani, la macchina, grazie a una sonda fluorescente, ‘illumina’ le particelle di grasso (goccioline lipidiche) dentro le cellule, consentendo di creare diete personalizzate contro l’obesità, in assenza o in presenza di patologie o terapie, ed anche di testare nuovi farmaci contro l’obesità.
La ricerca, condotta presso la sede di Roma dell’Università Cattolica e della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli – Irccs in collaborazione con la Hebrew University di Gerusalemme e pubblicata sulla rivista “BBA Molecular and Cell Biology of Lipids”, è stata condotta presso l’istituto di Fisica della Facoltà di Medicina e chirurgia della Cattolica, da Giuseppe Maulucci, Marco De Spirito e Flavio di Giacinto.
La sonda fluorescente che colora e illumina il grasso presente nelle cellule, svela anche se e quanto i lipidi vengono immagazzinati, oppure utilizzati in risposta a stimoli nutrizionali e ambientali. Inoltre, è in grado di rilevare gli squilibri tra la conservazione dei lipidi e l’uso, che può portare a disturbi metabolici all’interno delle cellule viventi e degli organismi.
“Con essa – spiega il professor Maulucci – si può vedere tutto il processo di formazione del deposito di grasso: dall’ingresso nella cellula, alla formazione dei depositi, fino alla distribuzione e al numero di goccioline presenti. Inoltre si può vedere dove e come si interrompe o si amplifica questo processo, e se si formano depositi anomali e tossici per le cellule. Da un punto di vista generale, si può anche vedere se si formano depositi di grasso in altri organi oltre al tessuto adiposo”.
Le potenziali applicazioni cliniche sono enormi. L’osservazione dei meccanismi di immagazzinamento in tempo reale consente di comprendere come gli alimenti, selettivamente o in compresenza a farmaci o stati patologici, stimolano o riducono la formazione di grassi.
Intestino capriccioso, ecco come ritrovare il benessere
Benessere, Medicina funzionale, News PresaPancia gonfia, diarrea, dolori addominali. Sono solo alcuni dei disturbi che affliggono ogni giorno circa 7 milioni di persone in Italia. Ciò che bisogna comprendere è che l’intestino non è semplicemente un organo, ma un vero e proprio «ecosistema complesso», in grado di condizionare la nostra quotidianità e i nostri comportamenti. A spiegarlo è il professor Enrico Stefano Corazziari, senior consultant nel dipartimento di gastroenterologia dell’Istituto clinico Humanitas di Rozzano, parlando del suo nuovo libro «Noi e il nostro intestino. Curare i disturbi e ritrovare l’equilibrio», edito da Aboca.
Benessere
Il testo offre gli strumenti per poter conoscere meglio il funzionamento del tratto gastro-intestinale: attraverso il dialogo tra medico e paziente, l’autore fa emergere aspetti e sintomi della patologia dell’intestino irritabile (IBS), al fine di facilitarne l’individuazione e il trattamento. Ne risulta inoltre una nuova visione dell’intestino, non più considerato come un sistema isolato, ma come un ecosistema complesso in grado di comunicare con il sistema nervoso, con il sistema immunitario e con tutto il resto dell’organismo. «Il rapporto tra mente e intestino – spiega il professore – ha una importanza rilevante per il nostro benessere psico-fisico e questo libro focalizza l’attenzione sulle sensazioni e i disturbi delle persone affette da questa sindrome cronica. E’ importante che le persone riescano a identificare e comprendere i sintomi e i molteplici fattori che concorrono a causarla. Fortunatamente la maggior parte delle persone ha disturbi intestinali occasionali e lievi, spesso gestibili in maniera autonoma o con l’aiuto del farmacista, ma è fondamentale che sia riconosciuta e compresa la sofferenza di chi ha manifestazioni gravi (circa il 20 per cento), restituendo loro dignità e sostegno».
Il disturbo intestinale
In 77 pagine il professor Corazziari ripercorre il vissuto di alcune persone affette da sindrome dell’intestino irritabile e il loro dialogo con il medico, delineando così le diverse espressioni cliniche della malattia e i molteplici meccanismi che la sottendono. Nella seconda parte, il testo si focalizza sul ruolo del medico, che deve riuscire a instaurare un rapporto in cui il paziente trova il riconoscimento della sua malattia, del suo stato di sofferenza e un sicuro punto di riferimento per gestire i disturbi.
Contro il cancro arriva l’orto terapeutico
News PresaI pazienti malati di cancro possono migliorare grazie al giardinaggio, o meglio ad orto teraputico. Non si tratta di magia o di strane credenze, ma di un progetto che ha solide basi scientifiche e che ora l’associazione House Hospital onlus vuole portare in tutti gli ospedali della Campania. L’idea è quella di realizzare attività di giardinaggio e coltura sulle terrazze, i balconi e nei giardini. Un piccolo orto per ciascuna struttura. «Specifiche attività – spiega Sergio Canzanella, direttore generale dell’associazione – possono favorire la salute dei pazienti oncologici e dei loro familiari. Parliamo di piccoli lavori di giardinaggio che aiutano a recuperare il contatto con la natura, consentendo alla persona di uscire dall’isolamento, di prestare attenzione e di instaurare una relazione affettiva adeguata e rassicurante».
Contatto con la natura
Il concetto alla base del giardino terapeutico è quello di sfruttare una relazione attiva fra uomo e natura. L’attività di giardinaggio e coltura viene concepita dall’associazione House Hospital onlus come componente di un programma di trattamento di terapia occupazionale e di terapia fisica, o con programmi di terapia orticolturale. «L’obiettivo principale dei giardini terapeutici – aggiunge Canzanella – è di migliorare la qualità della vita dei pazienti. Di conseguenza, diminuirà il dolore, lo stress, la depressione e l’ansia, ripercussioni non solo della malattia stessa ma anche della permanenza più o meno prolungata all’interno di un contesto ospedaliero, chiuso ai rapporti sociali».
Accessibilità
Le caratteristiche principali sono l’accessibilità, gli stimoli sensoriali (vista, tatto, udito ed olfatto), la comunicazione tra le diverse zone e una programmazione di attività, così che l’esperienza di giardinaggio possa essere fruibile da tutti gli utenti. Si mettono a disposizione dei “contenitori spostabili” esempio le carriole per facilitare il trasporto delle piante dal terrazzo o balconi alla stanza del paziente, laddove lo stesso sia impossibilitato a raggiungere il terrazzo o balconi. Gli orti sospesi vengono utilizzati per favorire agevolmente anche il coinvolgimento dei pazienti in carrozzina.
Contraccezione di emergenza. Italiane: 70% ha idee confuse
PrevenzioneMeno di 1 donna su 10 è a conoscenza che la ‘pillola dei cinque giorni dopo’ è quella che garantisce maggiore efficacia , e il 20% non ne ha mai sentito parlare. Le donne italiane hanno le idee poco chiare sulla contraccezione d’emergenza, a dirlo è un’indagine dell’Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere (onda), condotta da Elma Research su un campione di 757 donne tra i 15 e i 45 anni.
In generale sono consapevoli dell’esistenza della contraccezione d’emergenza (87% delle intervistate), ma si segnala un gap tra le 2 diverse opzioni. La ‘pillola del giorno dopo’ è ben conosciuta da tutte, mentre un buon 20% non ha mai sentito parlare della cosiddetta “pillola dei cinque giorni dopo”, che da poco è sul mercato. Inoltre 1 donna su 2 non è al corrente dell’obbligo di prescrizione medica solo per le minorenni.
Il 63% delle intervistate hanno rapporti sessuali regolari e sono attente alla salute ginecologica. Il 48% si è sottoposta ad una visita meno di 1 anno fa e il 24% da 1 e 3 anni fa. Anche se le donne sanno che esiste la “contraccezione del dopo”, hanno un’informazione piuttosto sommaria e superficiale sulla modalità di azione: il 70%, infatti, non sa che, per impedire di avviare una gravidanza indesiderata, la pillola agisce ritardando o bloccando l’ovulazione (non ha quindi effetti abortivi). Le donne inoltre non hanno chiaro il corretto tempo di assunzione: solo la metà delle intervistate sa che dalla tempestività di assunzione dipende l’efficacia del farmaco. Prima si prende meglio è. La ‘pillola dei cinque giorni dopo’ è quella che garantisce maggiore efficacia, ma lo sa solo 1 donna su 10. Dal 2015 le maggiorenni possono acquistare i farmaci per la contraccezione d’emergenza senza ricetta medica, ma ancora 1 donna su 3 non sa che è possibile farlo in farmacia e parafarmacia e il 9% pensa che sia dispensata solo in ospedale.
L’informazione
Le principali fonti di informazione sono canali non scientifici, come i media e il passaparola tra amici e conoscenti, indicati dal 71% e dal 65% delle donne. In particolare 6 donne su 10 si informano su internet, addirittura si arriva all’80% per le intervistate del centro-sud.
Dai risultati dell’indagine parte la campagna di Onda, con lo scopo di informare le donne sulla contraccezione orale di emergenza e renderle più consapevoli. Oltre a post e video-pillole ad hoc sui social network, verrà distribuita una brochure ‘La nuova mini-guida sulla contraccezione – Focus sulla contraccezione orale di emergenza’ negli ospedali del network Bollini Rosa e scaricabile dal sito.
Sport fa vivere 7 anni di più. Appello cardiologi
SportLo sport, assieme ad un giusto peso, dona circa 7 anni in più di vita. L’allenamento fisico agisce come una medicina naturale, protegge il fisico e inoltre riduce anche lo stress. Se ne è discusso a Napoli dove, l’appello ad un corretto stile di vita è arrivato dai cardiologi riuniti per il congresso nazionale della Societa’ italiana per la prevenzione cardiovascolare Siprec.
La sedentarietà
Secondo i dati dell’Oms l’inattività fisica è il quarto fattore di rischio di mortalità globale, responsabile del 5-6 per cento di tutti decessi, pari a oltre 3 milioni di persone per anno. È tra le cause di morte principale a livello mondiale, preceduta solo dall’ipertensione arteriosa, dal fumo e dall’iperglicemia.
Non solo. L’inattività fisica è nel mondo causa di circa il 21-25 per cento dei tumori di mammella e colon, del 27 per cento dei casi di diabete e di circa il 30 per cento dei casi di cardiopatia ischemica. In Italia, secondo i dati del Progetto PASSI dell’Istituto Superiore di Sanità, continuano ad essere fisicamente non attive circa 4 persone su 10. Questo riguarda non solo nella popolazione generale, ma anche nei pazienti cardiopatici, quindi maggiormente a rischio. In Italia, la sedentarietà è causa del 9 per cento delle malattie cardio-vascolari, dell’11 per cento dei casi di diabete di tipo 2, del 16 per cento dei casi di cancro al seno, del 16 per cento dei casi di cancro al colon e del 15 per cento dei casi di morte prematura.
Chi, invece, è attivo e normopeso vive circa 7 anni più a lungo rispetto ai sedentari e obesi. Inoltre, anche in presenza di una condizione di obesità, i soggetti fisicamente attivi, hanno comunque un rischio cardiovascolare inferiore rispetto ai soggetti sedentari che sono nella stessa condizione fisica.
Promuoviamo salute
Disturbo posturale. Le linee guida per stare dritti sulla schiena
News PresaAd oggi, non si hanno dati certi sulla diffusione dei disturbi posturali, così come mancano percorsi codificati per la presa in carico delle persone affette da queste disfunzioni. Spesso i pazienti se ne accorgono molto tardi, quando hanno già dolore. Il Ministero della salute ha promosso l’elaborazione del documento Linee guida nazionali sulla classificazione, inquadramento e misurazione della postura e delle relative disfunzioni, per fornire alle professionalità sanitarie coinvolte nella prevenzione, diagnosi e cura del disturbo posturale, indicazioni univoche, condivise e basate sulle migliori evidenze scientifiche disponibili.
Si è deciso, in prima istanza, di procedere ad un inquadramento generale della tematica, sulla base dei dati disponibili in letteratura, con attenzione a quali sono le modalità anamnestiche e obiettivo-cliniche da adottare per identificare un individuo con sospetta disfunzione posturale.
Ogni “faulty posture” del corpo porta un maggiore sforzo sulle strutture di supporto e il venir meno di un buon equilibrio sulla sua base di appoggio. Nel tempo può portare poi all’insorgenza di sintomatologia, con dolore alla testa ed al collo. “È opportuno – si legge nel documento – promuovere interventi, soprattutto a carattere preventivo, che, per avere la massima efficacia, necessitano dell’interazione sinergica di tutte le professionalità deputate al mantenimento e al ripristino di una corretta postura”.
Il documento è stato prodotto da un apposito Gruppo di lavoro, composto da figure scientifiche, accademiche e laiche coinvolte nei processi di prevenzione, diagnosi, assistenza e cura del disturbo. Gli esperti che hanno preso parte al gruppo di lavoro, sono stati nominati con Decreto Ministeriale (D.M.) del 23 novembre 2016 e D.M. del 27 gennaio 2017.
Il documento prodotto è stato sottoposto al vaglio del Consiglio Superiore di Sanità che ha espresso parere favorevole sui contenuti tecnici e sulla qualità metodologica.
Promuoviamo salute
Sonno, ecco come si fissano i ricordi
Ricerca innovazioneStudenti sotto esame? Dormire dopo aver studiato aiuta a ricordare. Durante il sonno il cervello elimina infatti tutte le informazioni inutili, rafforzando quelle importanti. E’ un po’ come se il cervello facesse «le pulizie», scaricando dalla memoria tutto ciò che non serve. Le connessioni neurali che raccolgono informazioni importanti vengono infatti rafforzate, mentre quelle create da dati irrilevanti sono indebolite fino a quando non si perdono. A evidenziarlo è uno studio dell’Università di Cambridge, pubblicato su Neuron. Durante la giornata sono tante le informazioni che riceviamo. Il cervello crea o modifica le connessioni neurali a partire da questi dati. Ma la maggior parte di queste informazioni sono irrilevanti e non ha senso tenerle, perché il cervello rischia di essere sovraccarico.
Due teorie
Fino ad adesso due sono state le ipotesi fatte su come nel sonno si modifichino le connessioni neurali create durante il giorno: una sostiene che tutte siano rinforzate mentre dormiamo, mentre l’altra indica che il numero si riduce. Alla ricerca di una risposta definitiva i ricercatori hanno analizzato i meccanismi alla base del mantenimento della memoria durante la fase del sonno ad onde lente – la terza fase, senza movimenti oculari rapidi nel cervello, durante quella che prevede più relax e un riposo più profondo. Per farlo, hanno stimolato le connessioni neuronali di topi sottoposti a un tipo di anestesia che fa raggiungere uno stato cerebrale simile proprio a questa fase del sonno nell’uomo.
Energia
E’ emerso che le connessioni più grandi vengono mantenute mentre quelle più piccole vanno perse. «Il mantenimento delle connessioni e delle attività neuronali richiede molta energia ed è molto più efficiente mantenere solo ciò che è necessario», spiega Ana González Rueda, autrice principale dello studio. «Anche senza mantenere tutte le informazioni che riceviamo – conclude – il cervello impiega il 20% delle calorie che consumiamo».
Integratori a base di erbe: rischio epatotossicità. Giro d’affari mondiale
News PresaÈ un boom di vendite in tutto il mondo, eppure i supplementi dietetici a base di erbe non sempre sono così efficaci, né tanto meno così innocui come i loro claim farebbero pensare. Lo dimostra l’aumento dei casi di epatotossicità. Questa volta è il Lancet Gastroenterology and Hepatology a dare l’allarme. Il grande business dei supplementi che promettono di rivitalizzare, ringiovanire e molte altre cose tra cui, ovviamente, la perdita di peso, in realtà non ha un chiaro riscontro scientifico. La possibile tossicità epatica di queste miscele di estratti di origine vegetale è il primo pericolo: oltre il venti per cento dei casi di danno al fegato riportati negli Stati Uniti è attribuibile ai supplementi dietetici e a base di erbe, o meglio ad etichette ingannevoli, secondo i dati comunicati al Dilin, il Drug Induced Liver Injury Network americano, formato da sei centri clinici in tutto il paese che riuniscono le segnalazioni. Quasi il 50 per cento degli americani li consuma ritenendoli sicuri e utili per la salute, insomma senza sentire il medico.
Intanto i consumatori crescono in tutto il mondo. Per alcune ricerche li utilizzerebbero 1 cittadino europeo su 5 e 1 americano su 2. Un’altra indagine afferma che negli Usa 3 sopravvissuti ad un tumore su 4 fanno uso di supplementi dietetici per ‘stimolare il sistema immunitario e aiutare a prevenire le recidive di cancro’, (a detta dei pazienti). Gli USA si confermano il più grande mercato dei supplementi: il loro giro d’affari è passato dai 7 miliardi di vendite del 1994 ai 37 miliardi di dollari del 2014.
Le promesse
Migliorare le prestazioni sportive, e quelle sessuali, “gonfiare” i muscoli, dimagrire, ridurre lo stress e la depressione, migliorare la salute in generale: sono alcune delle promesse che non richiedono prescrizione medica, si trovano un po’ ovunque a prezzi ragionevoli e danno l’impressione di prendersi cura di sé facilmente. L’ascendente più grande ce l’ha la parola ‘naturale’ che nell’immaginario collettivo significa sicuro.
Negli ultimi anni le segnalazioni di epatotossicità da supplementi dietetici o a base di erbe stanno aumentando. Tuttavia è difficile individuarle, perché spesso il medico non lo sa. Nel periodo 2013-2014 ben il 20% di tutti i casi di epatotossicità indotti da farmaci negli Usa sono stati ricondotti all’uso di supplementi (rispetto al 7% nel periodo 2004-2005). Il dato per la Spagna, per il periodo 2010-2013 si attesta sul 13% del totale dei casi di epatotossicità. Ben più seria è la situazione in oriente, dove a Singapore e in Corea del sud le stime di parlano di un 70% di casi di epatotossicità da supplementi sul totale di quelli farmaco-indotti.
I rischi
I danni provocati dall’epatotossicità possono essere pericolosi. Secondo i dati del registro spagnolo DILI i fenomeni di epatotossicità associati all’uso di supplementi portano un rialzo delle transaminasi che può avere anche risvolti gravi. Insomma è più facile morire o dover ricorrere ad un trapianto epatico urgente per assunzione di supplementi dietetici che di anabolizzanti o di farmaci tradizionali.
Non basta, quindi, la scritta “naturale” sulla confezione ad assicurare che si tratti di prodotto efficace e senza controindicazioni.
I plantari su misura sono più efficaci di quelli da farmacia? Lo studio
PrevenzioneIl dato emerge da uno studio su 1.756 individui con dolore plantare. I plantari fatti su misura non sarebbero più efficaci di quelli prefabbricati e acquistabili in farmacia. Non solo, non sarebbero neanche più efficaci delle normali solette che si possono anche trovare nei negozi di sport quando il problema è un dolore della pianta del piede (ad esempio tallonite, o fascite plantare). A dimostrarlo è una ricerca pubblicata sul British Journal of Sports Medicine e realizzata da Nadine Rasenberg, dell’Erasmus Medical Center, presso la Universitair Medisch Centrum di Rotterdam.
Lo studio si basa sul riesame di dati già pubblicati che riguardano un totale di 1756 individui con dolore plantare, che è una forma molto comune di dolore del piede. Questo tipo di disturbo, infatti, riguarda fino al 15% degli individui e si tratta con differenti rimedi, dagli antinfiammatori locali allo stretching.
Oggi i plantari su misura sono molto prescritti per questo tipo di dolore. Tuttavia non vi sono evidenze scientifiche definitive sulla loro efficacia. Andando ad analizzare i dati a disposizione di confronto di diversi tipi di plantare, gli esperti hanno visto che non vi è alcuna differenza in termini di riduzione del dolore nell’uso di normali solette (anche definite dagli autori ‘plantari placebo’), plantari prefabbricati e quelli costruiti su misura del paziente. È ancora presto per fare conclusioni definitive, ma saranno necessari nuovi studi.