Tempo di lettura: 2 minutiTrascorrono le ore in palestra alla ricerca della forma perfetta e tra un esercizio e l’altro sono sempre connessi ai social grazie al telefonino. Oltre il 22% dei ragazzi italiani (che frequentano le scuole superiori) ha un rapporto disfunzionale con il Web, mentre cresce l’ossessione della forma fisica. È il dato che emerge da uno studio della Fondazione Policlinico Universitario “A. Gemelli” IRCCS – Università Cattolica del Sacro Cuore, pubblicato sulla rivista “Frontiers in Psychiatry”. La ricerca dimostra anche una relazione tra l’uso problematico di Internet e un peggiore rendimento scolastico, oltre che un maggiore rischio di sviluppare disturbi psichici.
Lo studio, condotta dal Dottor Marco Di Nicola e coordinato dal Professor Luigi Janiri dell’Unita operativa Complessa del Gemelli e Istituto di Psichiatria e Psicologia dell’Università Cattolica, ha coinvolto 996 ragazzi che frequentano le scuole superiori (240 maschi e 756 femmine, con un’età media di circa 16 anni). Sono stati sottoposti questionari per indagarne le caratteristiche sociodemografiche, l’abitudine al fumo di sigaretta, l’uso di alcolici e di altre sostanze d’abuso, il rendimento scolastico e i comportamenti a rischio di dipendenza (uso di Internet, gioco d’azzardo, esercizio fisico).
Droghe e alcol
“Il consumo frequente di alcolici e l’uso di sostanze sono risultati molto comuni nei maschi”, spiega il Dottor Di Nicola, “ma rispetto al passato le differenze di genere sono sempre meno evidenti, soprattutto per quanto riguarda i cannabinoidi ed il binge drinking (abbuffate alcoliche)”.
Internet
L’uso problematico di Internet è stato rilevato nel 22,1% dei giovani senza differenze tra maschi e femmine. “Tale fenomeno” – spiega l’esperto – è stato valutato con un’intervista e con test specifici che esplorano l’impatto dell’uso di Internet sulla quotidianità (scuola, lavoro, rapporti familiari e relazioni interpersonali, durata e qualità del sonno, etc.) e il grado di disagio che i giovani sperimentano quando non possono accedere al Web.
Il gioco d’azzardo
Inoltre, il 9,7% degli adolescenti valutati ha descritto delle modalità di gioco problematiche, con un elevato rischio di sviluppare una condizione di gioco d’azzardo patologico. I maschi riportano tale condotta più frequentemente delle femmine (29,9% vs. 3,7%).
Ossessione palestra
E ancora, il 6,2% del campione ha riferito di praticare esercizio fisico in maniera eccessiva (in questo caso è stato valutato il grado di coinvolgimento in attività sportive, come la frequenza in palestra, le ripercussioni negative sul funzionamento quotidiano e sulle relazioni interpersonali, oltre che sull’umore quando i soggetti non possono allenarsi come vorrebbero).
Rendimento scolastico
Le dipendenze, sia da sostanze sia comportamentali, sono risultate associate ad una ridotta performance scolastica: più grave è la problematica del ragazzo, peggiore è il suo rendimento, sottolinea il Dottor Di Nicola. Infine, tratti di personalità e caratteristiche psicologiche come l’incapacità di provare piacere, l’impulsività, la difficoltà a riconoscere e descrivere le proprie emozioni e la tendenza alla dissociazione, sono legate al rischio di comportamenti di dipendenza.
“Negli ultimi anni abbiamo assistito, tra i giovani italiani, all’abbassarsi dell’età del primo contatto con le sostanze d’abuso, all’aumento del poliabuso, di comportamenti quali il binge drinking e la drunkoressia (sottoporsi a restrizione alimentare prima di consumare alcolici, sia per limitare l’introito calorico ed evitare di prendere peso, sia per potenziare gli effetti euforizzanti e disinibenti dell’alcol), nonché dell’uso problematico di Internet e del gioco (prevalentemente online), con un incremento del rischio di sviluppare in età adulta dipendenze patologiche e disturbi psichici”, conclude il Professor Janiri.
Infertilità di coppia, spesso dipende da lui
PrevenzioneQuarant’anni fa a Oldham, una piccola cittadina inglese non lontana da Manchester, nasceva Louise Brown, la prima bambina venuta al mondo dopo essere stata concepita in provetta. È stata una delle più grandi conquiste della medicina e ha cambiato la storia, al punto che oggi negli Stati Uniti l’1.5% dei bambini nasce con una tecnica di riproduzione assistita, tecnica che in molti casi permette di superare l’infertilità di coppia. Dal 2005 al 2015 in Italia in base ai dati del registro dell’Istituto Superiore di Sanità, sono state effettuate oltre mezzo milione di procedure di fertilizzazione in vitro che hanno dato la nascita di oltre 100mila bimbi pari al 2.3% ogni anno.
Mai trascurarsi
I successi non devono però distrarre dalle difficoltà: la procreazione medicalmente assistita (PMA) è un percorso a ostacoli e tuttora il tasso di successo è inferiore al 50%. Lo ricordano gli esperti della Società Italiana di Andrologia (SIA) in occasione del compleanno di Louise, sottolineando che il maschio è ancora il “grande assente” quando una coppia cerca un figlio che non arriva: quando una coppia è infertile un uomo su quattro non viene visitato dall’andrologo, così oltre 60mila delle 250.000 coppie con problemi di fertilità “dimenticano” diagnosi e cura di lui. Interventi poco complessi e costosi come la correzione del varicocele, la cura di infiammazioni urogenitali, l’uso di terapie ormonali o di molecole antiossidanti a seconda dei casi, potrebbero invece consentire una gravidanza naturale o favorire il successo di una eventuale PMA.
Le tecniche
«In circa un terzo dei casi di infertilità di coppia il fattore maschile è evidente, mentre in un altro terzo la sterilità non riconosce cause evidenti in entrambi i partner. In questo contesto le tecniche di fertilizzazione in vitro come FIVET e ICSI rappresentano spesso l’unica chance di paternità biologica per il maschio» spiega Alessandro Palmieri, presidente SIA e professore dell’Università Federico II di Napoli. Nonostante questo e nonostante il continuo affinamento delle tecniche, la soluzione dell’infertilità grazie alla fertilizzazione in vitro rimane una corsa a ostacoli che inizia con la necessità di disporre di gameti, assenti nell’eiaculato nel 10% dei maschi sterili, richiede la fertilizzazione delle uova, la formazione di un embrione, l’attecchimento nella cavità uterina e una gravidanza a temine. Quando è il maschio ad avere problemi di fertilità si ricorre in genere alla ICSI, che prevede la microiniezione di un singolo spermatozoo all’interno dell’ovocita ed è oggi la tecnica utilizzata dal 58,4% al 98,4 % dei casi nei vari paesi. Tuttavia i tassi di successo per tentativo, in termini di bambini in braccio, sono inferiori al 50% anche nei casi più favorevoli.
Prevenzione al maschile
Secondo gli esperti SIA però ogni anno si potrebbero evitare almeno 8mila PMA semplicemente con una corretta e tempestiva diagnosi e cura dell’infertilità maschile: «L’infertilità maschile è raddoppiata negli ultimi 30 anni e il fattore maschile è esattamente sovrapponibile a quello femminile, si stimano ormai circa 2 milioni di italiani ipo-fertili. Ciò nonostante, mentre si moltiplicano i programmi di prevenzione per la donna e, a volte, ci si accanisce nell’individuazione e trattamento delle cause femminili, spesso si tralascia o si trascura del tutto l’altra metà della coppia – aggiunge Palmieri– Ginecologo e andrologo devono invece collaborare cercando di risolvere i problemi di lei e di lui che impediscono la gravidanza, ricorrendo alla PMA solo quando non c’è altra soluzione. Con adeguata prevenzione, diagnosi e terapia i problemi di molte coppie potrebbero essere intercettati anni prima:l’analisi degli spermatozoi per esempio è in grado di dirimere da subito il 50% delle cause di infertilità di coppia. Inoltre tenere conto non solo del numero, della motilità e della concentrazione degli spermatozoi, ma anche di parametri funzionali non convenzionali come la frammentazione del DNA, significa migliorare la capacità dello spermatozoo di fertilizzare l’ovocita e migliorare la qualità dell’embrione: la frammentazione del DNA è spesso causata da radicali ossidativi presenti nel liquido seminale ed è correlata all’infertilità in modo direttamente proporzionale, recenti studi suggeriscono che l’ormone follicolo-stimolante (FSH) possa contrastare il fenomeno migliorando la qualità degli spermatozoi e aumentando il tasso di successi della PMA».
Gonfiore alla pancia. I consigli della gastroenterologa
Stili di vitaSensazione di gonfiore e difficoltà a tirar su la cerniera dei pantaloni? La dottoressa Beatrice Salvioli, gastroenterologa di Humanitas, spiega come si fa a contrastare questo disturbo, diffuso soprattutto tra le donne.
Se negli uomini la pancia gonfia è quasi sempre colpa dell’alcol, nelle donne le cause possono essere molteplici. Può dipendere da un accumulo di tessuto adiposo oppure dagli ormoni (sia durante la fase del ciclo mestruale sia in menopausa), ma possono incidere anche alcuni farmaci, come gli antidepressivi.
“Se il gonfiore è localizzato alla bocca dello stomaco, possiamo ipotizzare due cause prevalenti: un’infiammazione dello stomaco (come per esempio una gastrite), in questo caso è bene rivolgersi al medico che prescriverà i necessari accertamenti e l’eventuale terapia; oppure un momento di stress importante che blocca il diaframma e influisce sulla corretta respirazione con conseguente dolore e gonfiore. Se il gonfiore invece è posto sotto l’ombelico, il problema è di natura intestinale”, ha spiegato la dottoressa Salvioli a Radio24.
Stile di vita
Giocano un ruolo le cattive abitudini alimentari. Molte persone mangiano velocemente, masticando poco, spesso consumano il pranzo davanti al computer, al telefono o assumendo una postura scorretta. Sono tutti fattori che contribuiscono ai problemi di digestione e al gonfiore.
Il consiglio della dottoressa è di dedicare 5-10 minuti alla respirazione diaframmatica prima di mangiare: questa aiuta il rilassamento e la preparazione dello stomaco, allentando le tensioni muscolari e facilitando la digestione.
A tavola
In mensa, chi soffre di gonfiore o fatica a digerire, dovrebbe preferire piatti semplici e poco conditi per evitare di appesantirsi e avere problemi di digestione. “Chi soffre di gonfiore poi dovrebbe anche evitare di mangiare insalata o la cosiddetta insalatona; meglio un piatto di pasta o un secondo di carne o pesce con verdura cotta di contorno. L’insalata infatti fermenta e causa gonfiore; anche chi soffre di gastrite dovrebbe evitarla. Da evitare anche la frutta a fine pasto, meglio consumarla lontano dai pasti come spuntino.
Infine, l’ideale è bere acqua naturale a temperatura ambiente, se possibile un bicchiere d’acqua ogni ora”, ha concluso la dottoressa Salvioli.
Ricordi d’infanzia, l’inganno della mente
PsicologiaI primi ricordi di infanzia sono i più belli, peccato che molti non sono reali. Eh già, la mente fa anche questo. e quindi, spesso, il primo ricordo si potrebbe dire che non si scorda mai. Stando ad una recente ricerca in un caso su quattro il primo ricordo è spesso finto, frutto della nostra immaginazione. Basato cioè su frammenti di esperienze precedenti, come l’immagine di una carrozzina, le relazioni in famiglia e di alcuni fatti o conoscenze sull’infanzia che potrebbero derivare da fotografie o conversazioni familiari.
Lo studio
Lo rileva uno studio della City University of London, dell’Università di Bradford e di quella di Nottingham Trent, pubblicato sulla rivista Psychological Science. Ricerche attuali indicano che le prime memorie risalgono generalmente all’eta compresa fra tre anni e tre anni e mezzo, tuttavia lo studio, condotto su 6.641 persone, ha rilevato che il 38,6% degli intervistati ha affermato di avere ricordi di quando aveva due anni o era ancora più piccolo. Addirittura 893 persone rivendicavano di avere ricordi relativi a un anno di vita o persino prima. Questo era particolarmente diffuso tra gli adulti di mezza età e gli anziani.
Frammenti di memoria
I ricercatori hanno quindi chiesto ai volontari di dettagliare il loro primo ricordo insieme all’età che avevano al momento. Delle descrizioni i ricercatori hanno poi esaminato il contenuto, la lingua, la natura e i dettagli descrittivi, valutando i probabili motivi per cui le persone rivendicano di avere ricordi di un’epoca in cui la ricerca indica che non possono essere formati. Poiché molti ricordi risalgono a prima dei due anni, gli autori suggeriscono che ciò che si ha in mente quando si richiamano queste prime memorie è una rappresentazione mentale costituita da frammenti ricordati di esperienze precedenti e alcuni fatti o conoscenze sulla propria infanzia, anziché su ricordi reali.
Hiv e papilloma, giovanissimi a rischio
PrevenzioneE’ allarme sugli adolescenti, e in particolare sulle loro abitudini sessuali, per l’enorme aumento di malattie sessualmente trasmissibili. A richiamare l’attenzione sul tema è Fabrizio Iacono, docente di urologia e andrologo dell’Azienda universitaria Federico II di Napoli. «I dati – dice – sono allarmanti, negli ultimi anni abbiamo assistito ad un aumento esponenziale delle infezioni a trasmissione sessuale». Uno dei problemi che il professor Icono sottolinea è l’asintomaticità di molte di queste infezioni. Un fatto che «aumenta il rischio di trasmissione ad altri soggetti». Molto complessa anche la gestione da parte dello specialista di queste malattie, perché presuppone una cura di entrambi i partner contemporaneamente, cosa che spesso non è così scontata. «A preoccupare – aggiunge lo specialista – è il numero dei ragazzi (anche molto giovani) che hanno rapporti occasionali non protetti. In alcuni casi gli adolescenti scelgono di non usare il preservativo perché troppo costoso, ma sotto sotto c’è sempre una scarsa conoscenza del problema e dei rischi». La “leggerezza” con la quale i giovanissimi affrontano la sessualità rischia anche di creare problemi riproduttivi. Sia agli uomini che alle donne.
Hiv e papilloma
«Diverse infezioni – dice Iacono – soprattutto quelle sostenute dalla clamidia, hanno una “predilezione” per le cellule delle tube. In questi casi l’infezione delle mucose può portare nel corso degli anni a sviluppare danni irreversibili alla tuba che non riesce più a svolgere il suo ruolo». Negli uomini una delle infezioni spesso sottovalutate è quella da Hpv. «Gli uomini – dice Iacono – sono un veicolo propagatore del virus, perché molto spesso non presentano manifestazioni cliniche, come i classici condilomi genitali. Il maschio latino, peraltro, molto spesso si infetta con partner dei Paesi dell’Est che non hanno svolto attività preventive come quella invece scattata in Italia. Ben più grave è il contagio da Hiv, che a Napoli è aumentato nell’ultimo anno del 20% circa. Da almeno 5 anni il trend delle nuove infezioni in tutta Italia non tende assolutamente a diminuire, anzi è fisso (dati Coa- Iss dicembre 2015) intorno ai 4.000 casi l’anno; quasi tutte infezioni a trasmissione sessuale ovvero l’84% di tutte le segnalazioni (eterosessuali 43,2%; msm il 40,9%). «Contro queste infezioni – conclude lo specialista – la sola protezione efficace è il preservativo. E’ bene che i ragazzi siano più informati sui rischi che si corrono, perché un errore lo si può pagare caro. Purtroppo oggi i modelli seguiti dai giovanissimi sembrano portare in tutt’altra direzione, per questo credo molto nel ruolo di noi medici, ma anche degli insegnanti e delle famiglie. E’ necessario stringere un’alleanza per la salute dei nostri ragazzi».
Internet e palestra, giovani a rischio dipendenza. Lo studio
Nuove tendenzeTrascorrono le ore in palestra alla ricerca della forma perfetta e tra un esercizio e l’altro sono sempre connessi ai social grazie al telefonino. Oltre il 22% dei ragazzi italiani (che frequentano le scuole superiori) ha un rapporto disfunzionale con il Web, mentre cresce l’ossessione della forma fisica. È il dato che emerge da uno studio della Fondazione Policlinico Universitario “A. Gemelli” IRCCS – Università Cattolica del Sacro Cuore, pubblicato sulla rivista “Frontiers in Psychiatry”. La ricerca dimostra anche una relazione tra l’uso problematico di Internet e un peggiore rendimento scolastico, oltre che un maggiore rischio di sviluppare disturbi psichici.
Lo studio, condotta dal Dottor Marco Di Nicola e coordinato dal Professor Luigi Janiri dell’Unita operativa Complessa del Gemelli e Istituto di Psichiatria e Psicologia dell’Università Cattolica, ha coinvolto 996 ragazzi che frequentano le scuole superiori (240 maschi e 756 femmine, con un’età media di circa 16 anni). Sono stati sottoposti questionari per indagarne le caratteristiche sociodemografiche, l’abitudine al fumo di sigaretta, l’uso di alcolici e di altre sostanze d’abuso, il rendimento scolastico e i comportamenti a rischio di dipendenza (uso di Internet, gioco d’azzardo, esercizio fisico).
Droghe e alcol
“Il consumo frequente di alcolici e l’uso di sostanze sono risultati molto comuni nei maschi”, spiega il Dottor Di Nicola, “ma rispetto al passato le differenze di genere sono sempre meno evidenti, soprattutto per quanto riguarda i cannabinoidi ed il binge drinking (abbuffate alcoliche)”.
Internet
L’uso problematico di Internet è stato rilevato nel 22,1% dei giovani senza differenze tra maschi e femmine. “Tale fenomeno” – spiega l’esperto – è stato valutato con un’intervista e con test specifici che esplorano l’impatto dell’uso di Internet sulla quotidianità (scuola, lavoro, rapporti familiari e relazioni interpersonali, durata e qualità del sonno, etc.) e il grado di disagio che i giovani sperimentano quando non possono accedere al Web.
Il gioco d’azzardo
Inoltre, il 9,7% degli adolescenti valutati ha descritto delle modalità di gioco problematiche, con un elevato rischio di sviluppare una condizione di gioco d’azzardo patologico. I maschi riportano tale condotta più frequentemente delle femmine (29,9% vs. 3,7%).
Ossessione palestra
E ancora, il 6,2% del campione ha riferito di praticare esercizio fisico in maniera eccessiva (in questo caso è stato valutato il grado di coinvolgimento in attività sportive, come la frequenza in palestra, le ripercussioni negative sul funzionamento quotidiano e sulle relazioni interpersonali, oltre che sull’umore quando i soggetti non possono allenarsi come vorrebbero).
Rendimento scolastico
Le dipendenze, sia da sostanze sia comportamentali, sono risultate associate ad una ridotta performance scolastica: più grave è la problematica del ragazzo, peggiore è il suo rendimento, sottolinea il Dottor Di Nicola. Infine, tratti di personalità e caratteristiche psicologiche come l’incapacità di provare piacere, l’impulsività, la difficoltà a riconoscere e descrivere le proprie emozioni e la tendenza alla dissociazione, sono legate al rischio di comportamenti di dipendenza.
“Negli ultimi anni abbiamo assistito, tra i giovani italiani, all’abbassarsi dell’età del primo contatto con le sostanze d’abuso, all’aumento del poliabuso, di comportamenti quali il binge drinking e la drunkoressia (sottoporsi a restrizione alimentare prima di consumare alcolici, sia per limitare l’introito calorico ed evitare di prendere peso, sia per potenziare gli effetti euforizzanti e disinibenti dell’alcol), nonché dell’uso problematico di Internet e del gioco (prevalentemente online), con un incremento del rischio di sviluppare in età adulta dipendenze patologiche e disturbi psichici”, conclude il Professor Janiri.
Per concepire un bimbo meglio provare al mattino presto
Ricerca innovazioneFare l’amore di buon mattino e possibilmente in primavera aumenta le possibilità di arrivare ad una gravidanza. Quella che potrebbe sembrare una fake news, neanche troppo originale, è invece una ricerca molto seria condotta dall’Ospedale universitario di Zurigo e pubblicata sulla rivista Chronobiology International.
Lo studio
Per i ricercatori il momento ideale per concepire un bambino è prima delle sette e trenta del mattino, come detto, meglio se in primavera. Lo studio svizzero ha preso in esame 12.245 campioni di sperma provenienti da 7.068 uomini, raccolti presso il laboratorio di andrologia del Dipartimento di Endocrinologia Riproduttiva dell’Ospedale, tra il 1994 e il 2015. Quelli raccolti al mattino presto, prima delle 7 e 30, hanno mostrato i più alti livelli di concentrazione spermatica e conta di spermatozoi, oltre che una loro morfologia, cioè una forma, normale. Inoltre, in primavera è stato riscontrato un aumento significativo della concentrazione spermatica e del numero totale di spermatozoi, con significative diminuzioni in estate.
Orologio interno
Secondo quanto evidenziano gli studiosi, gli spermatozoi hanno il loro orologio interno di 24 ore, e sono più potenti nelle prime ore del mattino. Il liquido seminale, inoltre, ha le dimensioni e la forma più salutari per fertilizzare un ovocita nei mesi di marzo, aprile e maggio.
Cibi crudi: mangiarli senza rischi
Alimentazione, News Presa, PrevenzioneNegli ultimi anni è sempre più frequente l’influenza dell’arte culinaria orientale nella nostra cucina. Si sta determinando un consumo crescente di cibi crudi (specialmente pesce), come ad esempio per il sushi. Esiste, però, tutto uno specifico settore della normativa comunitaria e nazionale che disciplina la commercializzazione il consumo di questi alimenti. Per continuare a mangiare carne pesce e crudi, riducendo il rischio di parassitosi (Trichinella, Anisakis, Diphyllobothrium latum, Opisthorchis, ecc…), è necessario effettuare prima del consumo un trattamento freddo come di seguito indicato:
A) -20° per almeno 24 ore (regolamento CE 853/ 2004) prima di consumare pesce crudo (sushi, sushimi, alla tartara, marinato, affumicato, ecc…);
B) -18° per 96 ore (D.M. Salute delle 17. 07. 2013) prima di consumare pesce crudo.
Con l’estate e le temperature alte diventa sempre più importante la corretta conservazione di tutti gli alimenti, per evitare pericolose contaminazioni batteriche e per garantire le proprietà organolettiche.
Conoscere i tre “killer” della vista
PrevenzioneTralasciando miopia o astigmatismo, quindi quelli che sono considerati dei semplici difetti, i “big killer” della vista sono tre: glaucoma, degenerazione maculare senile e retinopatia diabetica. Tre malattie che in parte sono legate alla predisposizione o a comorbilità con altre patologie, e in parte dipendono da uno stile di vota poco salubre. Comune a tutte queste malattie è la mancanza di campanelli d’allarme che possano indurci a fare dei controlli prima che sia tardi, o comunque prima che si producano danni seri.
Il ladro silenzioso della vista
Il glaucoma, ad esempio, viene definito dai medici “il ladro silenzioso” della vista. Attacca il nervo ottico ed è associato ad un aumento della pressione dell’occhio. Nessun fastidio, nessun dolore. Semplicemente, ad un certo punto, ci si rende conto che non si vede più bene. Purtroppo, quando ci si accorge che qualcosa non va è già tardi. Come tutte le malattie degenerative, prodotto il danno non si torna indietro.
L’importanza della prevenzione
L’unico consiglio veramente valido è quello di sottoporsi periodicamente a visite di controllo con uno specialista, perché solo con una diagnosi precoce si può rallentare il decorso della malattia. Il primo approccio è quasi sempre farmacologico, prevalentemente colliri, se non si ottengono risultati si interviene per via chirurgica. Simili per certi versi anche i danni prodotti dalla retinopatia diabetica, malattia che – come si può facilmente intuire – è una complicanza del diabete. Ovviamente, quanto più si riesce a tenere a bada il diabete, tanto più sarà probabile che ci si possa tenere al riparo da danni alla vista. Il rischio per l’occhio è che si possano creare dei “micro infarti” e “micro ischemie”, problemi di circolazione sanguigna (nel caso specifico di microcircolazione). Il vantaggio è che, viste le caratteristiche dell’occhio, i soggetti a rischio possono accorgersi precocemente del problema. Basta che uno specialista analizzi il microcircolo profondo mettendo a fuoco la retina. Esami semplici e per nulla dolorosi, che possono salvarci la vista.
Alzarsi con il piede giusto per cambiare la giornata
Ricerca innovazioneDella serie “non è vero ma ci credo”, alzarsi con il piede sbagliato può rovinarci la giornata. E adesso lo conferma anche la scienza, perché, a ben vedere, la saggezza popolare ha sempre alle spalle un fondo di verità. In questo caso, “alzarsi con il piede sbagliato” va inteso in senso metaforico: focalizzarsi su quanto stressante sarà il giorno che si prospetta davanti a noi potrebbe infatti mettere a rischio la concentrazione e aumentare la probabilità di errori, in special modo sul lavoro.
Percezione
Lo evidenzia uno studio del Center for Healthy Aging della Pennsylvania State University, pubblicato sulla rivista the Journals of Gerontology: Psychological Sciences. I ricercatori hanno scoperto che quando ci si sveglia percependo la giornata come stressante, la memoria di lavoro – che aiuta a imparare e ‘conservare’ le informazioni anche quando si è distratti – è inferiore. Per lo studio sono stati reclutati 240 adulti. Per due settimane, i partecipanti hanno risposto sette volte al giorno a delle domande suggerite da un’App per smartphone: al mattino un quesito sul fatto se si aspettassero una giornata stressante, durante il giorno sui livelli di stress effettivi e la sera una previsione sul giorno successivo. Hanno anche completato un test di memoria di lavoro cinque volte al giorno.
Vuoti di memoria
È emerso che una maggiore anticipazione dello stress al mattino era associata a una scarsa memoria di lavoro nel corso della giornata, mentre ciò non accadeva se si verificava la sera precedente. Secondo Martin Sliwinski, uno degli autori dello studio, la memoria di lavoro può influire su molti aspetti, specialmente tra gli anziani che già sperimentano un declino cognitivo. «Una memoria di lavoro ridotta può rendere più propensi a commettere un errore sul lavoro o a mettere meno a fuoco. Inoltre, nel contesto dell’invecchiamento in buona salute, ci sono alcuni errori cognitivi importanti che gli anziani possono fare. Prendere la pillola sbagliata o commettere un errore durante la guida può avere impatti catastrofici».
Come si lavano le mani? In molti contaminano cucina
AlimentazioneLa maggior parte delle persone non sa lavarsi le mani. È questo il verdetto di uno studio che ha messo sotto esame le abitudini igieniche di un campione di uomini e donne. I problemi subentrano in particolare quando si prepara da mangiare. Se le mani non sono ben lavate, il rischio è di contaminare tutto l’ambiente. La ricerca è stata realizzata dal dipartimento dell’agricoltura statunitense e pubblicata sul proprio portale online. I numeri mostrano che quasi l’80% di un campione non esegue gli step fondamentali della pulizia neanche se viene mostrato loro un video che spiega come fare. Nello studio è stato chiesto a 383 persone di preparare un hamburger con un’insalata in una cucina speciale, dove veniva monitorato ogni passo. Per verificare il rischio contaminazione, la carne cruda era stata contaminata con un virus innocuo. A metà dei partecipanti era stato fatto vedere un video tutorial che spiegava le principali precauzioni da prendere in cucina. Ne emerge che nel 97,5% dei casi i soggetti avevano comunque commesso qualche errore nel lavarsi le mani e nell’80% non avevano strofinato le mani con il sapone per almeno 20 secondi, lo step fondamentale per eliminare eventuali contaminanti. Questi errori comuni hanno portato contaminazioni nell’ambiente e nel cibo.
I risultati
Quasi metà delle persone hanno contaminato i contenitori delle spezie usati mentre preparavano gli hamburger e l’11% ha lasciato il virus sulle maniglie del frigorifero e sui rubinetti. Ma la cosa più preoccupante è che il 5% è riuscito a trasferire il virus dalla carne all’insalata che stava per essere servita. Questo numero dimostra che la contaminazione nel cibo non è frequente, ma avviene in maniera regolare.