«Con l’aggressione a Napoli di un medico di famiglia che stava sostituendo un collega siamo ormai anche oltre l’ultimo tabù, l’idea è che si possa fare ciò che si vuole e farla sempre franca». E’ una delle considerazioni che il Segretario Generale Fimmg (e presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli) Silvestro Scotti ha fatto assieme alla Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, con la quale ha affrontato i temi della carenza di medici, di accesso alla medicina generale e in particolare dell’annoso tema delle aggressioni ai medici. «Ci aspettavamo un dialogo sui contenuti, molto fattivo, e così è stato anche in considerazione della attenzione alla medicina generale e alla Fimmg della Presidente già dai tempi del suo incarico di Sottosegretario al Ministero della Salute. Considerando che l’interlocutore rappresenta la seconda carica dello Stato, e considerato pertanto il ruolo istituzionale, c’è ragione di essere ottimisti».
ULTIMO TABU’
Tra gli aspetti messi in evidenza da Scotti, lo stato di assoluto pericolo che ormai accompagna nel quotidiano l’impegno dei medici, sempre più al femminile, attivi nei servizi di continuità assistenziale e dell’emergenza, ma non dimenticando i medici che operano nei PS. «La cronaca degli ultimi anni – spiega il segretario FIMMG – ci ha tristemente abituati ad ascoltare di equipaggi del 118 assediati nelle ambulanze, presi a calci e pugni; di medici in servizio nella continuità assistenziale (ex guardia medica) e nei pronto soccorso aggrediti per aver rispettato il criterio di appropriatezza nella gestione di una prestazione. Un segnale da non sottovalutare è la caduta di uno degli ultimi tabù: l’aggressione di un collega (avvenuta a Napoli) che prestava una sostituzione in uno studio di medicina di famiglia. Comportamento che ce la dice lunga sulla percezione di impunità che aleggia. Se un cittadino, che sa per certo di essere identificato, non ci pensa due volte e prende a pugni il medico di famiglia, significa che abbiamo passato il segno ed è il momento di rivedere le norme, aumentando le tutele degli operatori».
SINTESI POLITICA
La richiesta di Scotti alla presidente del Senato è quella di riuscire ad operare in tempi brevi una sintesi tra le varie soluzioni individuate a livello di partito dalle diverse componenti politiche. «Su questo tema la Presidente Casellati ha spiegato- riferisce il segretario generale FIMMG – che serve un accordo bipartisan tra i vari gruppi che possa pertanto, con una azione deliberante, superare la discussione d’aula permettendole e garantendo la sua disponibilità a incardinare il provvedimento in agenda per una veloce approvazione ». L’imperativo è anche morale, nei confronti delle tantissime donne medico che con l’andar del tempo e la veloce femminilizzazione della professione sono sempre di più in prima fila in tutti gli ambiti clinico assistenziali del SSN.
ALLARME SOCIALE
«Avere leggi chiare e stringenti – conclude Scotti – è il solo modo che abbiamo per arginare un fenomeno oggi preoccupante, ma che promette di sfociare presto in un vero e proprio allarme sociale. Se mi capita spesso di raccogliere le angosce dei colleghi uomini per quanto sta avvenendo, non nascondo che sono io stesso ancor più preoccupato per quello che avverrà – e che in parte già avviene – nei confronti delle tante dottoresse esposte al rischio di brutali aggressioni. Un tema sul quale, con grande soddisfazione per l’intera categoria, ho riscontrato grande solidarietà e disponibilità da parte dell’onorevole Maria Elisabetta Alberti Casellati». Tra le misure sulle quali riuscire a trovare un momento di sintesi ci sono quelle dell’inasprimento delle pene per chi aggredisce un medico in servizio, la denuncia d’ufficio e il riconoscimento dello status di pubblico ufficiale. Proposte che hanno già dimostrato di suscitare un consenso trasversale e che ora devono essere sintetizzate in un’azione legislativa comune ed efficace.
https://prevenzione-salute.com/wp-content/uploads/2019/06/Scotti-senato.jpg7681024Raffaele Nespolihttps://prevenzione-salute.com/wp-content/uploads/2024/04/prevenzione-e-salute-1.pngRaffaele Nespoli2019-06-11 10:40:202019-06-11 10:40:20Violenza sui medici, FIMMG incontra la Presidente del Senato
In Italia, solo nello scorso anno, sono stati oltre 75.000 i controlli sugli alimenti, per garantire che il cibo che mangiamo sia privo di rischi. Proprio alla sicurezza alimentare l’ONU, con lo slogan “Food safety: everyone’s business” (“La sicurezza alimentare: un interesse di tutti”), ha dedicato pochi giorni fa la prima Giornata mondiale.
Sicurezza alimentare significa garanzia che batteri, virus, parassiti, contaminanti e sostanze pericolose siano assenti da ciò che mangiamo o sotto la soglia di rischio. L’OMS stima che gli alimenti contaminati siano responsabili di oltre 200 malattie, dalle diarree infettive a diverse forme di cancro. Non solo: le malattie di origine alimentare colpiscono annualmente circa 600 milioni di persone nel mondo e circa 420.000 – soprattutto bambini – perdono la vita a causa di esse.
Sicurezza alimentare nell’Agenda 2030
“Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza degli alimenti” è anche uno dei primi obiettivi dell’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile, un programma d’azione che gli Stati membri dell’ONU sono chiamati a realizzare entro il 2030 per il benessere delle persone, del pianeta e per la prosperità a livello globale.
Il Dipartimento di Sicurezza Alimentare, Nutrizione e Sanità Pubblica Veterinaria (SANV) dell’ISS è impegnato quotidianamente nello sviluppo, valutazione e applicazione di conoscenze, strumenti e strategie mirati ad assicurare la sicurezza degli alimenti, la lotta alle zoonosi e l’adozione di appropriati stili alimentari. La sicurezza alimentare, sottolinea Iss, non può prescindere dalla consapevolezza dei soggetti coinvolti, dai produttori ai singoli consumatori, né ovviamente dall’importanza di assicurare la qualità degli alimenti durante tutta la filiera alimentare.
In Italia, i giocatori d’azzardo rappresentano il 36.4% della popolazione adulta e di questi circa 1,5 milioni sono affetti da problemi relativi al gioco. Lo dimostrano i dati di una recente ricerca del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’ISS.
Inoltre sono migliaia le famiglie coinvolte in problematiche sociali legate al gioco d’azzardo. Gli studi scientifici dimostrano come l’interazione uomo-animale possa favorire i rapporti interpersonali e stimolare competenze sociali ed emozionali. In altre parole, l’interazione con il cane può essere un approccio complementare nella presa in carico di persone affette dal disturbo del gioco d’ azzardo patologico. L’Associazione Primoconsumo, con il supporto del Centro di Riferimento per le Scienze Comportamentali e la Salute Mentale dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’associazione K-9 Italy (che realizza anche interventi assistititi con gli animali), ha messo a punto il progetto “Comorbilità, una prospettiva olistica per affrontare il disagio” (a cominciare dalla problematica della dipendenza dal gioco d’azzardo), finanziato dalla Regione Lazio che sarà presentato domani 11 giugno presso l’Aula Bovet dell’Istituto Superiore di Sanità.
“Nel Lazio– spiega Francesca Cirulli, del Centro di Riferimento per le Scienze Comportamentali e la Salute Mentale ISS – sono presenti circa 50 mila terminali tra slot e videolottery e non a caso il Lazio è la seconda regione italiana per spese connesse al gioco d’azzardo. Questo anche perché la facilità di accesso e di regole di questi giochi ha aperto a un pubblico un tempo lontano dai luoghi tipici del gioco d’azzardo”.
“Tra le azioni innovative inserite nel progetto – dichiara Marco Polizzi, Presidente di Primoconsumo, capofila del Progetto – c’è l’idea di utilizzare un approccio complementare e integrato che consideri non solo la persona ma anche le sue relazioni sociali. Spesso, infatti, si riscontra che le persone affette da problemi relativi al gioco d’azzardo finiscono per isolarsi e possono compromettere gravemente la propria vita economica, sociale, lavorativa e familiare. Le nuove forme di gioco – dai videopoker alle slot-machine fino ai giochi on-line – propongono infatti un modo di giocare solitario e decontestualizzato che spinge la persona a chiudere le porte al mondo che lo circonda, di conseguenza questi soggetti possono presentare disturbi legati a ansia e depressione, possono perdere il lavoro, la casa, venir allontanati dalla famiglia”.
Il Progetto prevede attività di sostegno psicologico e counselling familiare, laboratori inclusivi e Attività Assistite svolte con i cani. In ultimo, le azioni saranno mirate a consolidare fattori di resilienza e strategie di coping che rendano la persona in grado di fronteggiare nel tempo il disagio, rivitalizzando le relazioni nei diversi contesti di appartenenza.
https://prevenzione-salute.com/wp-content/uploads/2016/12/pet-cuccioli-cani.jpg235487Sofia Gorgonihttps://prevenzione-salute.com/wp-content/uploads/2024/04/prevenzione-e-salute-1.pngSofia Gorgoni2019-06-10 19:20:022019-06-10 19:20:02Amici a 4 zampe, un aiuto per i giocatori d’azzardo. L’iniziativa
Quasi tutti siamo pronti alle meritate vacanze, ma attenzione a non rientrare a casa con uno sgradito souvenir: un’infezione resistete agli antibiotici. È chiaro che tutti penserete “la cosa non mi riguarda”. Beh, sappiate che lo pensavano anche i 500mila italiani che ogni si ammalano. A rivelarlo sono gli esperti del Gruppo Italiano per la Stewardship Antimicrobica (Gisa) in occasione del convegno Antimicrobial Stewardship Toscana che sottolineano come il rischio sia particolarmente alto negli under 30 che viaggiano più a lungo e, soprattutto, si spingono negli angoli più remoti del mondo, dove la probabilità di incontrare batteri resistenti è maggiore.
METE ESOTICHE
I dati più recenti a disposizione indicano che circa il 25% dei viaggiatori di rientro da mete esotiche è colonizzato da germi resistenti agli antibiotici: succede soprattutto ai 20-30enni che viaggiano di più, più a lungo e spostandosi anche in zone disagevoli e in aree più a rischio di “brutti incontri”. «I batteri resistenti – dice Francesco Menichetti, presidente del Gisa e docente di Malattie infettive all’Università di Pisa – possono essere incontrati spesso durante vacanze in aree come Sudest Asiatico, Africa, Sudamerica e in tutte le nazioni a basso-medio reddito; al rientro costituiscono un rischio sia per il viaggiatore stesso sia per la sua comunità. Se si viene colonizzati da questi germi, infatti, si possono sviluppare malattie come infezioni urinarie o respiratorie, ma soprattutto si può essere un serbatoio di batteri per persone più fragili, come anziani o soggetti con patologie debilitanti».
DIMENTICATE
Non ci si deve mai distrarre da una considerazione: molte malattie che da tempo sono sparite in Italia, sono ancora diffuse in alcuni Paesi, specie quelli in via di sviluppo. Si tratta di malattie infettive, la cui diffusione è favorita dalle caratteristiche climatiche dei Paesi e dalla persistenza di situazioni di carenze igienico-sanitarie e che in molti casi possono avere serie conseguenze per la salute. Il ministero della Sal1ute consiglia, prima di mettersi in viaggio verso mete esotiche, di “studiare” le caratteristiche del Paese nel quale ci si sta dirigendo e rivolgersi al proprio medico o alle strutture sanitarie preposte alla prevenzione delle malattie dei viaggiatori per ottenere indicazioni specifiche. PER APPROFONDIRE CLICCA QUI
https://prevenzione-salute.com/wp-content/uploads/2019/06/Vacanze-senza-rischi.jpg359640Raffaele Nespolihttps://prevenzione-salute.com/wp-content/uploads/2024/04/prevenzione-e-salute-1.pngRaffaele Nespoli2019-06-10 17:26:282019-06-10 17:26:28Vacanze sì, ma attenti ai rischi
Sì ai vaccini, no alle informazioni distorte. Perché i vaccini possono salvare la vita e avrebbero potuto evitarmi il cancro. In stretta sintesi è questo l’appello lanciato da Marcia Cross, la “Bree van de Kamp” di Desperate Housewives, lanciato tramite social e tramite la tv a tutti i sostenitori no vax. L’attrice ha parlato della sua malattia, si è infatti ammalata di tumore a causa del virus Hpv. A rivelarlo è stata lei stessa durante una puntata della trasmissione della Cbs “This Morning”. Di qui l’appello alla vaccinazione delle giovani generazioni contro il virus, che ha probabilmente causato anche un tumore avuto dal marito.
LEGAMI
Il marito della Cross, Tom Mahoney, ha avuto una diagnosi di cancro alla gola nel 2009, mentre l’attrice ha scoperto nel 2017 di avere un tumore dell’ano. Dopo le analisi, ha spiegato nell’intervista, i medici hanno suggerito che lo stesso ceppo di Hpv, uno di quelli coperti dal vaccino, sia alla base di entrambi i casi. Sia Cross che il marito dopo la chemioterapia sono in remissione, ha rivelato l’attrice. «Non sapevo neanche che il virus fosse legato al tumore prima della mia diagnosi – ha detto “Bree”, che ha annunciato che vaccinerà le proprie figlie gemelle che hanno 12 anni -. Ancora non lo sanno ma avranno la prima dose alla fine della scuola». L’attrice ha anche sottolineato lo stigma che circonda i pazienti che hanno il suo stesso tipo di tumore. «So che ci sono persone che provano vergogna – ha affermato -. Hai il cancro. Devo anche sentirti in imbarazzo come se avessi fatto qualcosa di sbagliato perché ha preso la residenza nell’ano?».
L’HPV
La sigla è l’acronimo di Human Papilloma Virus e in pratica rappresenta un’intera famiglia composta da oltre cento varietà diverse di virus. La maggior parte degli HPV causa solo delle lesioni benigne, si pensi ad esempio alle verruche che colpiscono la cute (di mani, piedi o viso) o i condilomi o papillomi che interessano le mucose genitali e orali. Ecco perché la maggior parte delle infezioni genitali da HPV regredisce spontaneamente. Purtroppo, però, una piccola quota, se non trattata, può evolvere lentamente verso una forma tumorale. Il tumore del collo dell’utero è infatti quasi sempre correlato alla presenza dell’HPV.
L’INFEZIONE
Va da se che l’infezione da Papilloma virus umano può avere effetti molto diversi a seconda del tipo e della famiglia a cui appartiene il ceppo virale con cui si entra in contatto. Generalmente, il virus si replica sfruttando le cellule della cute e delle mucose e promuovendone una crescita eccessiva (iperplasia) che provoca le tipiche formazioni: condilomi e papillomi della cute e delle mucose. Spesso queste escrescenze sono rivestite da uno strato di cheratina (ipercheratosi) tipica di alcune forme dell’infezione. I tipi più pericolosi di HPV sono, tuttavia, quelli che provocano lesioni a evolutività maligna nelle vie respiratorie superiori – laringe, faringe, lingua, tonsille, palato, naso – o ai genitali maschili e femminili – glande, pene, scroto per l’uomo, perineo, vagina, utero, cervice uterina per la donna. Ecco perché è sempre bene tenersi sotto controllo con analisi ad hoc. Per sapere come difenderci dai rischi del papilloma la cosa migliore è consultare il ginecologo o l’andrologo, a seconda dei casi, perché solo lo specialista può darci consigli veramente utili. Il dottor Google non è mai una buona idea.
Due ore di meditazione, in sessioni da 15, hanno lo stesso effetto di un giorno di vacanza sul fronte delle emozioni positive (ad esempio gratitudine) suscitate e del benessere psicofisico ottenuto, anche per un principiante che non ha esperienza nella tecnica del meditare. Lo studio che rivela l’importanza della meditazione, soprattutto in contesti caotici come quelli che caratterizzando le moderne metropoli occidentali, è stato condotto da Christopher May dell’Università di Groningen e pubblicato su The Journal of Positive Psychology.
LO STUDIO
Già in passato altri studi avevano dimostrato che in termini di riduzione dello stress e aumento del buon umore la meditazione ha gli stessi effetti di una breve vacanza. In questo studio sono stati coinvolti 40 giovani adulti cui è stato dato un cd per meditare per 15 minuti al giorno per alcune settimane non consecutive. Inoltre gli autori hanno tracciato in maniera sistematica tutte le volte che i partecipanti erano in pausa dai loro normali obblighi quotidiani di lavoro e altro. In questo modo i ricercatori hanno misurato l’impatto relative di vacanza e meditazione su condizioni quali le emozioni positive o negative provate, il benessere psicofisico, lo stato di calma inteso anche come la capacità di ascoltare se stessi e il mondo intorno (ad esempio fermarsi sul cinguettio di un uccello o sul ticchettio di un orologio in una stanza o ancora sul rumore di un auto che passa). «Abbiamo visto – ha spiegato May – che appena 15 minuti di meditazione sono associati con effetti simili a quelli suscitati da un giorno di vacanza: maggiore consapevolezza di sé e del proprio ambiente, emozioni positive, e relax».
MEMORIA
Tra i vari benefici comprovati delle meditazione ci sono anche quelli a favore della memoria e della concentrazione grazie alle tecniche di rilassamento che donano maggiore lucidità al cervello. Uno studio condotto dal Massachusetts General Hospital per la prima volta ha misurato con esattezza l’effetto cerebrale delle tecniche di rilassamento e i risultati ottenuti sul cervello umano. È emerso che 8 settimane di meditazione e pratiche antistress producono effetti importanti su memoria e empatia.
https://prevenzione-salute.com/wp-content/uploads/2019/06/Meditazione-15-minuti-valgono-un-giorno-di-vacanza.jpg426640Raffaele Nespolihttps://prevenzione-salute.com/wp-content/uploads/2024/04/prevenzione-e-salute-1.pngRaffaele Nespoli2019-06-07 17:30:472019-06-07 17:30:47Meditazione, 15 minuti come un giorno di vacanza
In questi giorni ha destato molto scalpore un video che sta girando sui social network, rilanciato all’attenzione dei media anche dal consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli. Nel video, registrato con smartphone, si vedono due infermiere dedite alla cura delle unghie e si sente forte il pianto di un bambino. Il filmato, insomma, lascia intendere che le due donne non si curano minimamente del pianto disperato del bimbo e continuano a mettere lo smalto. Facile comprendere quali siano stati i commenti al video nei post di Facebook. Una sequela di offese e di rabbia che certamente non aiuterà a rendere l’ambiente più disteso, il tutto in un contesto nel quale l’aggressione al camice bianco è all’ordine del giorno.
LE REAZIONI
Molte, moltissime, sono state le razioni dal mondo politico e istituzionali. Ciro Carbone, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Napoli, in una nota ha spiegato di attendere che l’Asl Napoli 3 e i vertici dell’Ospedale di Nola completino l’indagine interna già avviata. «Non un giorno di più – ha detto – dopodiché, se fosse confermato che iscritti all’Ordine degli infermieri di Napoli si siano resi protagonisti di comportamenti tanto gravi e lesivi del buon nome della professione e dei suoi principi deontologici, prenderemo tutti i provvedimenti disciplinari previsti». Per Carbone «comportamenti come quelli che il video mostra, qualora fossero confermati come veritieri, non sono in linea con i principi deontologici, professionali e etici della nostra professione. Gettano discredito e offendono colleghi impegnati ogni giorno in un duro, delicato e apprezzato lavoro di assistenza nei nostri ospedali e sul territorio. Giudichiamo quindi ingiuste, immeritate e offensive le ingiurie e le offese alla professione che accompagnano il video sui social. Improperi che rispediamo al mittente perché, generalizzando, ledono ingiustamente la dignità, la professionalità e i meriti sociali e professionali di tanti infermieri che operano con elevata sapienza e competenza e con specchiato e riconosciuto slancio umanitario».
VERO O FALSO
La domanda che ci dovrebbe porre è: quel video è vero o è un fake? In molti pensano che il pianto del bambino suoni un po’ strano, quasi come se fosse stato aggiunto dopo. Le immagini mostrano senza dubbio due infermiere che si dedicano alla cura delle unghie, ma non dicono quando e dove questo sia accaduto. In linea di principio le donne potrebbero essere state filmate durante la pausa, qualcuno potrebbe aver aggiunto poi l’audio e postato il filmato. Uno scherzo o un tiro mancino divenuto in breve tempo un terremoto. Certo, se le immagini dovessero risultare vere sarebbe grave; ma lo sarebbe anche se dopo tutto quest’odio si scoprisse che si è trattato di un fake. Forse l’atteggiamento migliore è quello di attendere prima di lanciare offese e ingiurie, prima di pensare che chi indossa il camice sia sempre e comunque un nemico da abbattere.
https://prevenzione-salute.com/wp-content/uploads/2019/06/Video-Infermiere.jpg431720Raffaele Nespolihttps://prevenzione-salute.com/wp-content/uploads/2024/04/prevenzione-e-salute-1.pngRaffaele Nespoli2019-06-07 10:33:462019-06-07 10:33:46Vero o falso, è il video della discordia
Sarà l’Italia ad ospitare l’evento globale dell’edizione 2020 del World Blood Donor Day, celebrato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ogni anno il 14 giugno. L’Organizzazione mondiale della sanità ha infatti comunicato che la candidatura, avanzata lo scorso dicembre da ministero della Salute, Centro nazionale sangue e Associazioni e Federazioni di donatori è risultata vincitrice, con il nostro Paese che succederà al Ruanda, vincitore di quest’anno. «L’Oms ha apprezzato l’autorevolezza e l’efficacia della proposta italiana – dichiara il ministro della Salute, Giulia Grillo -. L’assegnazione dell’evento globale è un riconoscimento alla qualità del nostro sistema sangue e alla generosità dei nostri donatori, che insieme riescono a garantire l’autosufficienza all’Italia sia per gli interventi urgenti che per migliaia di pazienti che dipendono quotidianamente dalle trasfusioni e dai medicinali plasmaderivati. Sarà anche l’occasione per promuovere in tutto il mondo il modello del sistema sangue italiano che grazie alla donazione volontaria, anonima, non remunerata, responsabile e periodica garantisce terapie salvavita a tutti i pazienti che ne hanno necessità. Il successo arriva a pochi giorni dall’approvazione da parte dell’Oms della risoluzione italiana sui farmaci, ed è un segno ulteriore della considerazione di cui gode il nostro Paese per le politiche della salute».
PASSAGGIO DI CONSEGNE
L’iniziativa, coordinata dal Centro nazionale sangue, ha ricevuto l’appoggio delle principali associazioni di pazienti e società scientifiche nell’ambito della medicina trasfusionale e delle malattie del sangue. La nazione vincitrice realizzerà la campagna di comunicazione ufficiale dell’Oms e organizzerà eventi scientifici, celebrativi e di promozione della donazione con la partecipazione di una delegazione dei dirigenti dell’Organizzazione. Il prossimo 14 giugno avverrà il “passaggio di consegne” con la cerimonia dello scambio delle bandiere a Kigali, al termine della celebrazione del WBDD 2019. «La candidatura per la Giornata Mondiale ha impegnato tutti gli attori del sistema, dal ministero della Salute ai volontari e ai pazienti e alle società scientifiche di settore- sottolinea Giancarlo Liumbruno, Direttore generale del Cns -. La vittoria dell’Italia è un’occasione importante per promuovere ulteriormente la cultura del dono, che è una delle nostre eccellenze».
UN MARE DI SOLIDARIETA’
Il sistema sangue italiano, che a differenza di altri paesi si basa totalmente sulla donazione volontaria e non remunerata, conta al momento oltre 1,7 milioni di donatori, di cui 1,3 periodici e oltre 300mila alla prima donazione. Il numero di donazioni è stato di poco superiore ai 3 milioni con un’incidenza sulla popolazione di circa 50 per ogni mille abitanti. In media si parla di una donazione di sangue ogni 10 secondi che consente di trasfondere circa di 1.745 pazienti al giorno e di trattare con medicinali plasmaderivati migliaia di persone al giorno. «Poter ospitare la Giornata Mondiale – affermano Gianpietro Briola, Aldo Ozino Caligaris, Sergio Ballestracci e Paolo Monorchio, rispettivamente presidenti nazionali di AVIS, FIDAS, FRATRES e referente nazionale sangue della CRI – rappresenta un legittimo ringraziamento ai 1,7 milioni di donatori volontari, che attraverso la cultura della solidarietà e la donazione volontaria, associata e non remunerata garantiscono ogni giorno l’assistenza ai pazienti». Il World Blood Donor Day è stato istituito nel 2004 per opera dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa internazionale, della Federazione Internazionale delle Organizzazioni di Donatori di Sangue (FIODS/IFBDO) e della ISBT, International Society of Blood Transfusion.
https://prevenzione-salute.com/wp-content/uploads/2018/04/emergenza-sangue.jpg640960Raffaele Nespolihttps://prevenzione-salute.com/wp-content/uploads/2024/04/prevenzione-e-salute-1.pngRaffaele Nespoli2019-06-06 17:30:302019-06-06 17:30:30All’Italia il World Blood Donor Day 2020
La memoria di lavoro (MDL o “working memory”), nella psicologia cognitiva serve a descrivere la memoria a breve termine (MBT). Proprio sulla MDL si è concentrata la ricerca di un gruppo di psicologi dell’Università della California a Riverside che ha individuato un forte legame fra la memoria di lavoro e tre fattori: l’età, il sonno e l’umore.
Come migliorare la memoria di lavoro
Avere un sonno regolare, essere positivi e mantenere l’umore alto sono i tre comandamenti per migliorare le proprie performance cognitive e la cosiddetta “memoria di lavoro”, un tipo di memoria a breve termine è legata all’apprendimento e la capacità di ragionamento.La MDL trattiene temporaneamente e gestisce le informazioni che servono per svolgere le azioni quotidiane. Connette la percezione, l’azione e la memoria a lungo termine e serve al linguaggio, l’intelligenza, l’apprendimento e la capacità di risoluzione di un problema in maniera creativa e di pianificazione delle azioni. Gli psicologi dell’Università della California a Riverside hnno studiato i tre fattori che incidono maggiormente sulla MDL, scoprendo che hanno ruoli diversi. Oltre all’età, anche un cattivo riposo o l’umore depresso possono peggiorare nella memoria di lavoro. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of the International Neuropsychological Society.
La memoria di lavoro, lo studio
Sono stati condotti due studi: nel primo è stato analizzato il ruolo del sonno e dell’umore in un campione di 110 studenti volontari; nel secondo quello del fattore età, coinvolgendo 31 partecipanti dai 21 ai 77 anni. Tutti i partecipanti di entrambi gli studi hanno compilato dei test di valutazione delle performance cognitive della memoria di lavoro, inoltre è stata valutata la qualità del sonno e lo stato d’animo. È emerso che l’età agisce sulla qualità della memoria, rendendo i ricordi man mano più sfocati, mentre sonno e umore possono ridurre la quantità delle informazioni conservate, riducendo i dettagli di un evento avvenuto in precedenza. Inoltre, lo studio mostra che un cattivo riposo e un umore basso, anche presi separatamente, peggiorano la memoria di lavoro. Si tratta, spiegano i ricercatori, di elementi interconnessi, per cui una ridotta qualità del riposo può abbassare il tono dell’umore e viceversa. Ormai è noto che il sonno è collegato a prestazioni cognitive superiori. Questo studio conferma che il riposo e l’umore influiscono sulla memoria anche indipendentemente uno dall’altro. Secondo altri studi, un sonno disturbato potrebbe anche aumentare il rischio di Alzheimer.
https://prevenzione-salute.com/wp-content/uploads/2019/06/memoria-di-lavoro-400x338-1.png338400Sofia Gorgonihttps://prevenzione-salute.com/wp-content/uploads/2024/04/prevenzione-e-salute-1.pngSofia Gorgoni2019-06-06 13:30:002019-06-06 13:30:00Memoria di lavoro, come migliorarla. Lo studio
Smartphone e salute è un binomio sempre più frequente, e con la scelta giusta anche vincente. A tutti, in un modo o nell’altro, è capitato di scaricare qualche App dedicata alla salute. Ed è di ieri la notizia di una ricerca scientifica che ha messo in correlazione gli esercizi di una App che aiuta il rilassamento (usata per almeno due volte alla settimana) con la possibilità di ridurre il mal di testa per una media di quattro giorni in un mese. L’App in questione si chiama Relaxahead, che altro non è che una guida digitale per il rilassamento muscolare progressivo. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista scientifica Nature Digital Medicine ed è il primo a valutare, sotto una supervisione medica, una App per il trattamento dell’emicrania e una per l’uso di cure tradizionali.
LO STUDIO
I partecipanti al progetto di ricerca hanno avuto in media 13 giorni di emicrania al mese. Il 39% di loro ha anche riferito di avere ansia e il 30% depressione. La terapia con rilassamento muscolare progressivo, utilizzando l’App, ha però avuto un calo dell’uso nel corso del tempo: gli utenti sono scesi al 51% dopo sei settimane e al 29% dopo tre mesi. Gli autori dello studio hanno in programma di identificare potenziali tecniche per incoraggiare sessioni più frequenti.
SMART
Quella contro l’emicrania è solo l’ultima delle App che ci aiutano a stare bene. In realtà la lista dei software per samtphone dedicati alla salute è lunghissima, anche se non tutti sono a livello con le aspettative degli utenti. Ecco allora alcune delle App veramente “smart”, quelle che non possono mancare sul cellulare di chi vuole fare qualcosa di buono per la propria salute.
Per gli appassionati di Apple c’è naturalmente “Salute” – iPhone Health (iOs). L’Applicazione consente di monitorare i propri dati di fitness e salute e di condividerli con altri utenti. Per usufruire di questa funzione è necessario inserire tutte le informazioni personali richieste come età, altezza, peso, alimentazione, attività fisica. Molto utile è la possibilità di creare grafici della propria attività nel tempo, così da avere sempre a disposizione un’indicazione chiara dei progressi o dei passi falsi.
A tutti coloro che vogliono smettere di fumare, e non vogliono più riprendere il vizio, è dedicata QuitNow! Si tratta di una Applicazione molto popolare e permette agli utenti di entrare in contatto con altre persone che hanno smesso di fumare o ci stanno provando. Si possono inviare e ricevere suggerimenti per discutere i risultati ottenuti.
Runkeeper (iOs – Android) è senza dubbio tra le più amate da chi ha deciso di gettarsi alle spalle la sedentarietà e vuole rimettersi in forma. Funziona in accoppiata con l’Apple Watch e permette agli utenti di seguire molti esercizi fissando degli obiettivi e, chiaramente, offre la possibilità di controllare i progressi ottenuti. Tutte caratteristiche che rendono questa App molto originale e particolarmente apprezzata non solo da quanti appartengono al mondo del running, ma anche da chi va in bicicletta.
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Violenza sui medici, FIMMG incontra la Presidente del Senato
News Presa«Con l’aggressione a Napoli di un medico di famiglia che stava sostituendo un collega siamo ormai anche oltre l’ultimo tabù, l’idea è che si possa fare ciò che si vuole e farla sempre franca». E’ una delle considerazioni che il Segretario Generale Fimmg (e presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli) Silvestro Scotti ha fatto assieme alla Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, con la quale ha affrontato i temi della carenza di medici, di accesso alla medicina generale e in particolare dell’annoso tema delle aggressioni ai medici. «Ci aspettavamo un dialogo sui contenuti, molto fattivo, e così è stato anche in considerazione della attenzione alla medicina generale e alla Fimmg della Presidente già dai tempi del suo incarico di Sottosegretario al Ministero della Salute. Considerando che l’interlocutore rappresenta la seconda carica dello Stato, e considerato pertanto il ruolo istituzionale, c’è ragione di essere ottimisti».
ULTIMO TABU’
Tra gli aspetti messi in evidenza da Scotti, lo stato di assoluto pericolo che ormai accompagna nel quotidiano l’impegno dei medici, sempre più al femminile, attivi nei servizi di continuità assistenziale e dell’emergenza, ma non dimenticando i medici che operano nei PS. «La cronaca degli ultimi anni – spiega il segretario FIMMG – ci ha tristemente abituati ad ascoltare di equipaggi del 118 assediati nelle ambulanze, presi a calci e pugni; di medici in servizio nella continuità assistenziale (ex guardia medica) e nei pronto soccorso aggrediti per aver rispettato il criterio di appropriatezza nella gestione di una prestazione. Un segnale da non sottovalutare è la caduta di uno degli ultimi tabù: l’aggressione di un collega (avvenuta a Napoli) che prestava una sostituzione in uno studio di medicina di famiglia. Comportamento che ce la dice lunga sulla percezione di impunità che aleggia. Se un cittadino, che sa per certo di essere identificato, non ci pensa due volte e prende a pugni il medico di famiglia, significa che abbiamo passato il segno ed è il momento di rivedere le norme, aumentando le tutele degli operatori».
SINTESI POLITICA
La richiesta di Scotti alla presidente del Senato è quella di riuscire ad operare in tempi brevi una sintesi tra le varie soluzioni individuate a livello di partito dalle diverse componenti politiche. «Su questo tema la Presidente Casellati ha spiegato- riferisce il segretario generale FIMMG – che serve un accordo bipartisan tra i vari gruppi che possa pertanto, con una azione deliberante, superare la discussione d’aula permettendole e garantendo la sua disponibilità a incardinare il provvedimento in agenda per una veloce approvazione ». L’imperativo è anche morale, nei confronti delle tantissime donne medico che con l’andar del tempo e la veloce femminilizzazione della professione sono sempre di più in prima fila in tutti gli ambiti clinico assistenziali del SSN.
ALLARME SOCIALE
«Avere leggi chiare e stringenti – conclude Scotti – è il solo modo che abbiamo per arginare un fenomeno oggi preoccupante, ma che promette di sfociare presto in un vero e proprio allarme sociale. Se mi capita spesso di raccogliere le angosce dei colleghi uomini per quanto sta avvenendo, non nascondo che sono io stesso ancor più preoccupato per quello che avverrà – e che in parte già avviene – nei confronti delle tante dottoresse esposte al rischio di brutali aggressioni. Un tema sul quale, con grande soddisfazione per l’intera categoria, ho riscontrato grande solidarietà e disponibilità da parte dell’onorevole Maria Elisabetta Alberti Casellati». Tra le misure sulle quali riuscire a trovare un momento di sintesi ci sono quelle dell’inasprimento delle pene per chi aggredisce un medico in servizio, la denuncia d’ufficio e il riconoscimento dello status di pubblico ufficiale. Proposte che hanno già dimostrato di suscitare un consenso trasversale e che ora devono essere sintetizzate in un’azione legislativa comune ed efficace.
Sicurezza alimentare. OMS: 200 malattie per cibo contaminato
News PresaIn Italia, solo nello scorso anno, sono stati oltre 75.000 i controlli sugli alimenti, per garantire che il cibo che mangiamo sia privo di rischi. Proprio alla sicurezza alimentare l’ONU, con lo slogan “Food safety: everyone’s business” (“La sicurezza alimentare: un interesse di tutti”), ha dedicato pochi giorni fa la prima Giornata mondiale.
Sicurezza alimentare significa garanzia che batteri, virus, parassiti, contaminanti e sostanze pericolose siano assenti da ciò che mangiamo o sotto la soglia di rischio. L’OMS stima che gli alimenti contaminati siano responsabili di oltre 200 malattie, dalle diarree infettive a diverse forme di cancro. Non solo: le malattie di origine alimentare colpiscono annualmente circa 600 milioni di persone nel mondo e circa 420.000 – soprattutto bambini – perdono la vita a causa di esse.
Sicurezza alimentare nell’Agenda 2030
“Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza degli alimenti” è anche uno dei primi obiettivi dell’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile, un programma d’azione che gli Stati membri dell’ONU sono chiamati a realizzare entro il 2030 per il benessere delle persone, del pianeta e per la prosperità a livello globale.
Il Dipartimento di Sicurezza Alimentare, Nutrizione e Sanità Pubblica Veterinaria (SANV) dell’ISS è impegnato quotidianamente nello sviluppo, valutazione e applicazione di conoscenze, strumenti e strategie mirati ad assicurare la sicurezza degli alimenti, la lotta alle zoonosi e l’adozione di appropriati stili alimentari. La sicurezza alimentare, sottolinea Iss, non può prescindere dalla consapevolezza dei soggetti coinvolti, dai produttori ai singoli consumatori, né ovviamente dall’importanza di assicurare la qualità degli alimenti durante tutta la filiera alimentare.
Amici a 4 zampe, un aiuto per i giocatori d’azzardo. L’iniziativa
PsicologiaIn Italia, i giocatori d’azzardo rappresentano il 36.4% della popolazione adulta e di questi circa 1,5 milioni sono affetti da problemi relativi al gioco. Lo dimostrano i dati di una recente ricerca del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’ISS.
Inoltre sono migliaia le famiglie coinvolte in problematiche sociali legate al gioco d’azzardo. Gli studi scientifici dimostrano come l’interazione uomo-animale possa favorire i rapporti interpersonali e stimolare competenze sociali ed emozionali. In altre parole, l’interazione con il cane può essere un approccio complementare nella presa in carico di persone affette dal disturbo del gioco d’ azzardo patologico. L’Associazione Primoconsumo, con il supporto del Centro di Riferimento per le Scienze Comportamentali e la Salute Mentale dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’associazione K-9 Italy (che realizza anche interventi assistititi con gli animali), ha messo a punto il progetto “Comorbilità, una prospettiva olistica per affrontare il disagio” (a cominciare dalla problematica della dipendenza dal gioco d’azzardo), finanziato dalla Regione Lazio che sarà presentato domani 11 giugno presso l’Aula Bovet dell’Istituto Superiore di Sanità.
“Nel Lazio – spiega Francesca Cirulli, del Centro di Riferimento per le Scienze Comportamentali e la Salute Mentale ISS – sono presenti circa 50 mila terminali tra slot e videolottery e non a caso il Lazio è la seconda regione italiana per spese connesse al gioco d’azzardo. Questo anche perché la facilità di accesso e di regole di questi giochi ha aperto a un pubblico un tempo lontano dai luoghi tipici del gioco d’azzardo”.
“Tra le azioni innovative inserite nel progetto – dichiara Marco Polizzi, Presidente di Primoconsumo, capofila del Progetto – c’è l’idea di utilizzare un approccio complementare e integrato che consideri non solo la persona ma anche le sue relazioni sociali. Spesso, infatti, si riscontra che le persone affette da problemi relativi al gioco d’azzardo finiscono per isolarsi e possono compromettere gravemente la propria vita economica, sociale, lavorativa e familiare. Le nuove forme di gioco – dai videopoker alle slot-machine fino ai giochi on-line – propongono infatti un modo di giocare solitario e decontestualizzato che spinge la persona a chiudere le porte al mondo che lo circonda, di conseguenza questi soggetti possono presentare disturbi legati a ansia e depressione, possono perdere il lavoro, la casa, venir allontanati dalla famiglia”.
Il Progetto prevede attività di sostegno psicologico e counselling familiare, laboratori inclusivi e Attività Assistite svolte con i cani. In ultimo, le azioni saranno mirate a consolidare fattori di resilienza e strategie di coping che rendano la persona in grado di fronteggiare nel tempo il disagio, rivitalizzando le relazioni nei diversi contesti di appartenenza.
Vacanze sì, ma attenti ai rischi
PrevenzioneQuasi tutti siamo pronti alle meritate vacanze, ma attenzione a non rientrare a casa con uno sgradito souvenir: un’infezione resistete agli antibiotici. È chiaro che tutti penserete “la cosa non mi riguarda”. Beh, sappiate che lo pensavano anche i 500mila italiani che ogni si ammalano. A rivelarlo sono gli esperti del Gruppo Italiano per la Stewardship Antimicrobica (Gisa) in occasione del convegno Antimicrobial Stewardship Toscana che sottolineano come il rischio sia particolarmente alto negli under 30 che viaggiano più a lungo e, soprattutto, si spingono negli angoli più remoti del mondo, dove la probabilità di incontrare batteri resistenti è maggiore.
METE ESOTICHE
I dati più recenti a disposizione indicano che circa il 25% dei viaggiatori di rientro da mete esotiche è colonizzato da germi resistenti agli antibiotici: succede soprattutto ai 20-30enni che viaggiano di più, più a lungo e spostandosi anche in zone disagevoli e in aree più a rischio di “brutti incontri”. «I batteri resistenti – dice Francesco Menichetti, presidente del Gisa e docente di Malattie infettive all’Università di Pisa – possono essere incontrati spesso durante vacanze in aree come Sudest Asiatico, Africa, Sudamerica e in tutte le nazioni a basso-medio reddito; al rientro costituiscono un rischio sia per il viaggiatore stesso sia per la sua comunità. Se si viene colonizzati da questi germi, infatti, si possono sviluppare malattie come infezioni urinarie o respiratorie, ma soprattutto si può essere un serbatoio di batteri per persone più fragili, come anziani o soggetti con patologie debilitanti».
DIMENTICATE
Non ci si deve mai distrarre da una considerazione: molte malattie che da tempo sono sparite in Italia, sono ancora diffuse in alcuni Paesi, specie quelli in via di sviluppo. Si tratta di malattie infettive, la cui diffusione è favorita dalle caratteristiche climatiche dei Paesi e dalla persistenza di situazioni di carenze igienico-sanitarie e che in molti casi possono avere serie conseguenze per la salute. Il ministero della Sal1ute consiglia, prima di mettersi in viaggio verso mete esotiche, di “studiare” le caratteristiche del Paese nel quale ci si sta dirigendo e rivolgersi al proprio medico o alle strutture sanitarie preposte alla prevenzione delle malattie dei viaggiatori per ottenere indicazioni specifiche. PER APPROFONDIRE CLICCA QUI
HPV, scioccante appello di “Bree”
PrevenzioneSì ai vaccini, no alle informazioni distorte. Perché i vaccini possono salvare la vita e avrebbero potuto evitarmi il cancro. In stretta sintesi è questo l’appello lanciato da Marcia Cross, la “Bree van de Kamp” di Desperate Housewives, lanciato tramite social e tramite la tv a tutti i sostenitori no vax. L’attrice ha parlato della sua malattia, si è infatti ammalata di tumore a causa del virus Hpv. A rivelarlo è stata lei stessa durante una puntata della trasmissione della Cbs “This Morning”. Di qui l’appello alla vaccinazione delle giovani generazioni contro il virus, che ha probabilmente causato anche un tumore avuto dal marito.
LEGAMI
Il marito della Cross, Tom Mahoney, ha avuto una diagnosi di cancro alla gola nel 2009, mentre l’attrice ha scoperto nel 2017 di avere un tumore dell’ano. Dopo le analisi, ha spiegato nell’intervista, i medici hanno suggerito che lo stesso ceppo di Hpv, uno di quelli coperti dal vaccino, sia alla base di entrambi i casi. Sia Cross che il marito dopo la chemioterapia sono in remissione, ha rivelato l’attrice. «Non sapevo neanche che il virus fosse legato al tumore prima della mia diagnosi – ha detto “Bree”, che ha annunciato che vaccinerà le proprie figlie gemelle che hanno 12 anni -. Ancora non lo sanno ma avranno la prima dose alla fine della scuola». L’attrice ha anche sottolineato lo stigma che circonda i pazienti che hanno il suo stesso tipo di tumore. «So che ci sono persone che provano vergogna – ha affermato -. Hai il cancro. Devo anche sentirti in imbarazzo come se avessi fatto qualcosa di sbagliato perché ha preso la residenza nell’ano?».
L’HPV
La sigla è l’acronimo di Human Papilloma Virus e in pratica rappresenta un’intera famiglia composta da oltre cento varietà diverse di virus. La maggior parte degli HPV causa solo delle lesioni benigne, si pensi ad esempio alle verruche che colpiscono la cute (di mani, piedi o viso) o i condilomi o papillomi che interessano le mucose genitali e orali. Ecco perché la maggior parte delle infezioni genitali da HPV regredisce spontaneamente. Purtroppo, però, una piccola quota, se non trattata, può evolvere lentamente verso una forma tumorale. Il tumore del collo dell’utero è infatti quasi sempre correlato alla presenza dell’HPV.
L’INFEZIONE
Va da se che l’infezione da Papilloma virus umano può avere effetti molto diversi a seconda del tipo e della famiglia a cui appartiene il ceppo virale con cui si entra in contatto. Generalmente, il virus si replica sfruttando le cellule della cute e delle mucose e promuovendone una crescita eccessiva (iperplasia) che provoca le tipiche formazioni: condilomi e papillomi della cute e delle mucose. Spesso queste escrescenze sono rivestite da uno strato di cheratina (ipercheratosi) tipica di alcune forme dell’infezione. I tipi più pericolosi di HPV sono, tuttavia, quelli che provocano lesioni a evolutività maligna nelle vie respiratorie superiori – laringe, faringe, lingua, tonsille, palato, naso – o ai genitali maschili e femminili – glande, pene, scroto per l’uomo, perineo, vagina, utero, cervice uterina per la donna. Ecco perché è sempre bene tenersi sotto controllo con analisi ad hoc. Per sapere come difenderci dai rischi del papilloma la cosa migliore è consultare il ginecologo o l’andrologo, a seconda dei casi, perché solo lo specialista può darci consigli veramente utili. Il dottor Google non è mai una buona idea.
Meditazione, 15 minuti come un giorno di vacanza
News PresaDue ore di meditazione, in sessioni da 15, hanno lo stesso effetto di un giorno di vacanza sul fronte delle emozioni positive (ad esempio gratitudine) suscitate e del benessere psicofisico ottenuto, anche per un principiante che non ha esperienza nella tecnica del meditare. Lo studio che rivela l’importanza della meditazione, soprattutto in contesti caotici come quelli che caratterizzando le moderne metropoli occidentali, è stato condotto da Christopher May dell’Università di Groningen e pubblicato su The Journal of Positive Psychology.
LO STUDIO
Già in passato altri studi avevano dimostrato che in termini di riduzione dello stress e aumento del buon umore la meditazione ha gli stessi effetti di una breve vacanza. In questo studio sono stati coinvolti 40 giovani adulti cui è stato dato un cd per meditare per 15 minuti al giorno per alcune settimane non consecutive. Inoltre gli autori hanno tracciato in maniera sistematica tutte le volte che i partecipanti erano in pausa dai loro normali obblighi quotidiani di lavoro e altro. In questo modo i ricercatori hanno misurato l’impatto relative di vacanza e meditazione su condizioni quali le emozioni positive o negative provate, il benessere psicofisico, lo stato di calma inteso anche come la capacità di ascoltare se stessi e il mondo intorno (ad esempio fermarsi sul cinguettio di un uccello o sul ticchettio di un orologio in una stanza o ancora sul rumore di un auto che passa). «Abbiamo visto – ha spiegato May – che appena 15 minuti di meditazione sono associati con effetti simili a quelli suscitati da un giorno di vacanza: maggiore consapevolezza di sé e del proprio ambiente, emozioni positive, e relax».
MEMORIA
Tra i vari benefici comprovati delle meditazione ci sono anche quelli a favore della memoria e della concentrazione grazie alle tecniche di rilassamento che donano maggiore lucidità al cervello. Uno studio condotto dal Massachusetts General Hospital per la prima volta ha misurato con esattezza l’effetto cerebrale delle tecniche di rilassamento e i risultati ottenuti sul cervello umano. È emerso che 8 settimane di meditazione e pratiche antistress producono effetti importanti su memoria e empatia.
Vero o falso, è il video della discordia
News PresaIn questi giorni ha destato molto scalpore un video che sta girando sui social network, rilanciato all’attenzione dei media anche dal consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli. Nel video, registrato con smartphone, si vedono due infermiere dedite alla cura delle unghie e si sente forte il pianto di un bambino. Il filmato, insomma, lascia intendere che le due donne non si curano minimamente del pianto disperato del bimbo e continuano a mettere lo smalto. Facile comprendere quali siano stati i commenti al video nei post di Facebook. Una sequela di offese e di rabbia che certamente non aiuterà a rendere l’ambiente più disteso, il tutto in un contesto nel quale l’aggressione al camice bianco è all’ordine del giorno.
LE REAZIONI
Molte, moltissime, sono state le razioni dal mondo politico e istituzionali. Ciro Carbone, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Napoli, in una nota ha spiegato di attendere che l’Asl Napoli 3 e i vertici dell’Ospedale di Nola completino l’indagine interna già avviata. «Non un giorno di più – ha detto – dopodiché, se fosse confermato che iscritti all’Ordine degli infermieri di Napoli si siano resi protagonisti di comportamenti tanto gravi e lesivi del buon nome della professione e dei suoi principi deontologici, prenderemo tutti i provvedimenti disciplinari previsti». Per Carbone «comportamenti come quelli che il video mostra, qualora fossero confermati come veritieri, non sono in linea con i principi deontologici, professionali e etici della nostra professione. Gettano discredito e offendono colleghi impegnati ogni giorno in un duro, delicato e apprezzato lavoro di assistenza nei nostri ospedali e sul territorio. Giudichiamo quindi ingiuste, immeritate e offensive le ingiurie e le offese alla professione che accompagnano il video sui social. Improperi che rispediamo al mittente perché, generalizzando, ledono ingiustamente la dignità, la professionalità e i meriti sociali e professionali di tanti infermieri che operano con elevata sapienza e competenza e con specchiato e riconosciuto slancio umanitario».
VERO O FALSO
La domanda che ci dovrebbe porre è: quel video è vero o è un fake? In molti pensano che il pianto del bambino suoni un po’ strano, quasi come se fosse stato aggiunto dopo. Le immagini mostrano senza dubbio due infermiere che si dedicano alla cura delle unghie, ma non dicono quando e dove questo sia accaduto. In linea di principio le donne potrebbero essere state filmate durante la pausa, qualcuno potrebbe aver aggiunto poi l’audio e postato il filmato. Uno scherzo o un tiro mancino divenuto in breve tempo un terremoto. Certo, se le immagini dovessero risultare vere sarebbe grave; ma lo sarebbe anche se dopo tutto quest’odio si scoprisse che si è trattato di un fake. Forse l’atteggiamento migliore è quello di attendere prima di lanciare offese e ingiurie, prima di pensare che chi indossa il camice sia sempre e comunque un nemico da abbattere.
All’Italia il World Blood Donor Day 2020
Eventi d'interesse, News PresaSarà l’Italia ad ospitare l’evento globale dell’edizione 2020 del World Blood Donor Day, celebrato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ogni anno il 14 giugno. L’Organizzazione mondiale della sanità ha infatti comunicato che la candidatura, avanzata lo scorso dicembre da ministero della Salute, Centro nazionale sangue e Associazioni e Federazioni di donatori è risultata vincitrice, con il nostro Paese che succederà al Ruanda, vincitore di quest’anno. «L’Oms ha apprezzato l’autorevolezza e l’efficacia della proposta italiana – dichiara il ministro della Salute, Giulia Grillo -. L’assegnazione dell’evento globale è un riconoscimento alla qualità del nostro sistema sangue e alla generosità dei nostri donatori, che insieme riescono a garantire l’autosufficienza all’Italia sia per gli interventi urgenti che per migliaia di pazienti che dipendono quotidianamente dalle trasfusioni e dai medicinali plasmaderivati. Sarà anche l’occasione per promuovere in tutto il mondo il modello del sistema sangue italiano che grazie alla donazione volontaria, anonima, non remunerata, responsabile e periodica garantisce terapie salvavita a tutti i pazienti che ne hanno necessità. Il successo arriva a pochi giorni dall’approvazione da parte dell’Oms della risoluzione italiana sui farmaci, ed è un segno ulteriore della considerazione di cui gode il nostro Paese per le politiche della salute».
PASSAGGIO DI CONSEGNE
L’iniziativa, coordinata dal Centro nazionale sangue, ha ricevuto l’appoggio delle principali associazioni di pazienti e società scientifiche nell’ambito della medicina trasfusionale e delle malattie del sangue. La nazione vincitrice realizzerà la campagna di comunicazione ufficiale dell’Oms e organizzerà eventi scientifici, celebrativi e di promozione della donazione con la partecipazione di una delegazione dei dirigenti dell’Organizzazione. Il prossimo 14 giugno avverrà il “passaggio di consegne” con la cerimonia dello scambio delle bandiere a Kigali, al termine della celebrazione del WBDD 2019. «La candidatura per la Giornata Mondiale ha impegnato tutti gli attori del sistema, dal ministero della Salute ai volontari e ai pazienti e alle società scientifiche di settore- sottolinea Giancarlo Liumbruno, Direttore generale del Cns -. La vittoria dell’Italia è un’occasione importante per promuovere ulteriormente la cultura del dono, che è una delle nostre eccellenze».
UN MARE DI SOLIDARIETA’
Il sistema sangue italiano, che a differenza di altri paesi si basa totalmente sulla donazione volontaria e non remunerata, conta al momento oltre 1,7 milioni di donatori, di cui 1,3 periodici e oltre 300mila alla prima donazione. Il numero di donazioni è stato di poco superiore ai 3 milioni con un’incidenza sulla popolazione di circa 50 per ogni mille abitanti. In media si parla di una donazione di sangue ogni 10 secondi che consente di trasfondere circa di 1.745 pazienti al giorno e di trattare con medicinali plasmaderivati migliaia di persone al giorno. «Poter ospitare la Giornata Mondiale – affermano Gianpietro Briola, Aldo Ozino Caligaris, Sergio Ballestracci e Paolo Monorchio, rispettivamente presidenti nazionali di AVIS, FIDAS, FRATRES e referente nazionale sangue della CRI – rappresenta un legittimo ringraziamento ai 1,7 milioni di donatori volontari, che attraverso la cultura della solidarietà e la donazione volontaria, associata e non remunerata garantiscono ogni giorno l’assistenza ai pazienti». Il World Blood Donor Day è stato istituito nel 2004 per opera dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa internazionale, della Federazione Internazionale delle Organizzazioni di Donatori di Sangue (FIODS/IFBDO) e della ISBT, International Society of Blood Transfusion.
Memoria di lavoro, come migliorarla. Lo studio
News PresaLa memoria di lavoro (MDL o “working memory”), nella psicologia cognitiva serve a descrivere la memoria a breve termine (MBT). Proprio sulla MDL si è concentrata la ricerca di un gruppo di psicologi dell’Università della California a Riverside che ha individuato un forte legame fra la memoria di lavoro e tre fattori: l’età, il sonno e l’umore.
Come migliorare la memoria di lavoro
Avere un sonno regolare, essere positivi e mantenere l’umore alto sono i tre comandamenti per migliorare le proprie performance cognitive e la cosiddetta “memoria di lavoro”, un tipo di memoria a breve termine è legata all’apprendimento e la capacità di ragionamento. La MDL trattiene temporaneamente e gestisce le informazioni che servono per svolgere le azioni quotidiane. Connette la percezione, l’azione e la memoria a lungo termine e serve al linguaggio, l’intelligenza, l’apprendimento e la capacità di risoluzione di un problema in maniera creativa e di pianificazione delle azioni. Gli psicologi dell’Università della California a Riverside hnno studiato i tre fattori che incidono maggiormente sulla MDL, scoprendo che hanno ruoli diversi. Oltre all’età, anche un cattivo riposo o l’umore depresso possono peggiorare nella memoria di lavoro. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of the International Neuropsychological Society.
La memoria di lavoro, lo studio
Sono stati condotti due studi: nel primo è stato analizzato il ruolo del sonno e dell’umore in un campione di 110 studenti volontari; nel secondo quello del fattore età, coinvolgendo 31 partecipanti dai 21 ai 77 anni. Tutti i partecipanti di entrambi gli studi hanno compilato dei test di valutazione delle performance cognitive della memoria di lavoro, inoltre è stata valutata la qualità del sonno e lo stato d’animo. È emerso che l’età agisce sulla qualità della memoria, rendendo i ricordi man mano più sfocati, mentre sonno e umore possono ridurre la quantità delle informazioni conservate, riducendo i dettagli di un evento avvenuto in precedenza. Inoltre, lo studio mostra che un cattivo riposo e un umore basso, anche presi separatamente, peggiorano la memoria di lavoro. Si tratta, spiegano i ricercatori, di elementi interconnessi, per cui una ridotta qualità del riposo può abbassare il tono dell’umore e viceversa. Ormai è noto che il sonno è collegato a prestazioni cognitive superiori. Questo studio conferma che il riposo e l’umore influiscono sulla memoria anche indipendentemente uno dall’altro. Secondo altri studi, un sonno disturbato potrebbe anche aumentare il rischio di Alzheimer.
Salute, ecco le migliori App
SportSmartphone e salute è un binomio sempre più frequente, e con la scelta giusta anche vincente. A tutti, in un modo o nell’altro, è capitato di scaricare qualche App dedicata alla salute. Ed è di ieri la notizia di una ricerca scientifica che ha messo in correlazione gli esercizi di una App che aiuta il rilassamento (usata per almeno due volte alla settimana) con la possibilità di ridurre il mal di testa per una media di quattro giorni in un mese. L’App in questione si chiama Relaxahead, che altro non è che una guida digitale per il rilassamento muscolare progressivo. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista scientifica Nature Digital Medicine ed è il primo a valutare, sotto una supervisione medica, una App per il trattamento dell’emicrania e una per l’uso di cure tradizionali.
LO STUDIO
I partecipanti al progetto di ricerca hanno avuto in media 13 giorni di emicrania al mese. Il 39% di loro ha anche riferito di avere ansia e il 30% depressione. La terapia con rilassamento muscolare progressivo, utilizzando l’App, ha però avuto un calo dell’uso nel corso del tempo: gli utenti sono scesi al 51% dopo sei settimane e al 29% dopo tre mesi. Gli autori dello studio hanno in programma di identificare potenziali tecniche per incoraggiare sessioni più frequenti.
SMART
Quella contro l’emicrania è solo l’ultima delle App che ci aiutano a stare bene. In realtà la lista dei software per samtphone dedicati alla salute è lunghissima, anche se non tutti sono a livello con le aspettative degli utenti. Ecco allora alcune delle App veramente “smart”, quelle che non possono mancare sul cellulare di chi vuole fare qualcosa di buono per la propria salute.