Tempo di lettura: 5 minutiIn Italia sono più di 100 i laboratori certificati per eseguire test molecolari, esami che permettono di individuare in anticipo la cura adatta a ogni paziente colpito da tumore. Il nostro Paese è al vertice a livello europeo nell’ oncologia di precisione, grazie alla rete nazionale per i test bio-molecolari istituita da AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e SIAPEC-IAP (Società Italiana di Anatomia Patologica e Citologia Diagnostica).
Oncologia, i test molecolari
Dal risultato di questi test dipende la scelta del trattamento più efficace, evitando ai pazienti inutili tossicità e consentendo risparmi per il sistema sanitario. I test molecolari oggi sono utilizzati nelle tre neoplasie più frequenti, quelle della mammella (52.800 nuovi casi in Italia nel 2018), del colon-retto (51.300) e del polmone (41.500), oltre che nel melanoma (13.300) e nel tumore dello stomaco (12.700). Nell’ultimo convegno nazionale “2019 AIOM review: from Chicago to Verona”, si è discusso delle nuove frontiere della lotta al cancro. Tra gli interventi anche Luca Coletto, Sottosegretario di Stato alla Salute, e Mario Piccinini, Amministratore delegato dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar, che si sono rivolti ad oltre 500 oncologi che arrivano da tutta Italia.
“L’oncologia di precisione è stata al centro del più importante congresso mondiale di oncologia medica (ASCO, American Society of Clinical Oncology), che si è svolto recentemente a Chicago con un titolo significativo: ‘Caring for every patient, learning from every patient’ (Curare ogni paziente, imparare da ogni paziente) – spiega Stefania Gori, Presidente Nazionale AIOM e Direttore dipartimento oncologico, IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar -. AIOM ha costruito, in collaborazione con altre società scientifiche, un programma di verifica della qualità dei laboratori che eseguono test di patologia molecolare in linea con gli standard europei. I controlli di qualità sono infatti realizzati utilizzando criteri organizzativi e di valutazione concordati con altre società scientifiche europee. I risultati hanno mostrato che i laboratori italiani eseguono test molecolari con un ottimo livello di qualità, come testimoniato dalla elevata percentuale di laboratori che superano i controlli. Per rispondere all’obiettivo dell’appropriatezza, la nostra società scientifica, oltre ai test, mette in campo molti strumenti: dal Libro Bianco dell’Oncologia Italiana, alle raccomandazioni cliniche e metodologiche, alle 37 Linee Guida, alle Raccomandazioni sull’implementazione del test BRCA nelle pazienti con carcinoma ovarico, fino al volume sui ‘Numeri del cancro in Italia’, che presenta ogni anno il quadro epidemiologico dei tumori. In particolare le Linee Guida, costantemente aggiornate, sono indispensabili per favorire l’appropriatezza prescrittiva sia dei trattamenti (farmacologici e non) che degli esami diagnostici e strumentali, alla luce, anche, del continuo aumento dei costi dei trattamenti anticancro”.
AIOM ha tra gli obiettivi quello di migliorare il dialogo medico-paziente. “Al Congresso ASCO è stato presentato HuCare-2, un progetto scientifico tutto italiano che, per la prima volta, ha dimostrato e quantificato i benefici dell’umanizzazione delle cure in oncologia – afferma Rodolfo Passalacqua, responsabile scientifico di HuCare e Direttore dell’Oncologia di Cremona -. HuCare-2 ha coinvolto 772 pazienti di 15 diversi reparti oncologici italiani, migliorando dal 10% al 25% la qualità di vita delle persone colpite da tumore. AIOM, inoltre, è stata la prima società scientifica in Europa a creare una scuola di umanizzazione. Vogliamo cambiare il modo di lavorare nei reparti e formare i medici e gli infermieri perché acquisiscano le competenze e le capacità per una efficace comunicazione con i pazienti e i familiari”. Il progetto HuCare-2 è stato coordinato, oltre che da Cremona, dall’UO Ricerca e Innovazione dell’Ospedale di Parma.
Cancro, numeri e terapie
Nel 2018, nel nostro Paese, sono stati stimati 373.300 nuovi casi di tumore: quello della mammella è diventato il più frequente e si colloca in prima posizione anche in Veneto (4.750 nel 2018). “Il 20% delle diagnosi di carcinoma mammario riguarda pazienti under 50, spesso molto attive sia in famiglia che nella professione. Nelle pazienti con forma metastatica di carcinoma mammario recettori ormonali positivi e HER2-negativo già abbiamo a disposizione dei farmaci, gli inibitori delle cicline, che, associati a ormonoterapia, determinano una lunga sopravvivenza libera da progressione – sottolinea la presidente Gori -. A Chicago sono stati presentati i risultati dello studio MONALEESA-7, che ha un 70% di donne vive a tre anni con questa associazione rispetto al solo 46% con la sola terapia ormonale: sono risultati molto importanti in termini di sopravvivenza globale”.
“L’obiettivo dell’oncologia di precisione è colpire il tumore agendo sul suo tallone d’Achille, cioè sulla mutazione genetica che ne è all’origine – spiega Pierfranco Conte, Coordinatore della Rete Oncologica Veneta e Direttore della Divisione di Oncologia medica 2 all’Istituto Oncologico Veneto -. Per questo, come evidenziato dalla presidente ASCO Monica Bertagnolli, è necessario aprire l’oncologia ai big data, alla grande mole di informazioni che provengono anche dai pazienti del ‘mondo reale’, come gli anziani o le persone più fragili perché colpite da numerose patologie, di solito non coinvolti negli studi clinici. Banche dati connesse fra loro permetteranno agli oncologi di disporre di più conoscenze e di assumere le decisioni migliori per i pazienti”.
Anche l’immuno-oncologia, che si fonda sul potenziamento del sistema immunitario contro il tumore, rientra nel concetto di oncologia di precisione e la stimolazione del sistema immunitario ha dato risultati importanti anche nelle forme triplo negative di carcinoma mammario metastatico, che costituiscono il 15% del totale. Inoltre, l’immunoterapia sta segnando passi in avanti significativi nel melanoma e nel tumore del polmone. In particolare lo studio KEYNOTE 001, presentato a Chicago, ha dimostrato che l’immunoterapia in prima linea nel tumore del polmone non a piccole cellule avanzato è in grado di quadruplicare la sopravvivenza a 5 anni (23,2% contro 5% nell’era pre-immunoterapia). E in un’analisi a cinque anni dello studio CA209-004, grazie alla combinazione di due molecole immunoterapiche, in tutti i pazienti (precedentemente trattati o non trattati), dopo quattro anni o più, i tassi di sopravvivenza globale erano pari al 57% ed il tasso di sopravvivenza globale tre anni dopo la sospensione della terapia era del 56%.
Il ruolo della prevenzione
Prevenzione e diagnosi precoce restano le armi più efficaci contro le neoplasie. Lo evidenzia anche uno studio presentato al congresso ASCO e condotto dal Johns Hopkins Department of Gynecology and Obstetrics di Baltimora. “Grazie all’Affordable Care Act, voluto dall’ex presidente USA Barak Obama, molte più donne americane hanno ricevuto la diagnosi di cancro ovarico in stadio precoce e le terapie entro 30 giorni dalla scoperta della malattia, aumentando così le possibilità di sopravvivenza – afferma la presidente Gori -. AIOM, con altre società scientifiche, ha stilato le ‘Raccomandazioni 2019 per l’implementazione del test BRCA nelle pazienti con carcinoma ovarico e nei familiari a rischio elevato di neoplasia’. Circa il 20% delle neoplasie ovariche è ereditario, cioè causato da specifiche mutazioni genetiche. L’informazione sull’eventuale mutazione dei geni BRCA va acquisita al momento della diagnosi, perché può contribuire alla definizione di un corretto percorso di cura che parta dalla prima linea di trattamento. E, nei familiari che presentano la mutazione, devono essere avviati programmi di sorveglianza intensiva con controlli semestrali fino alla chirurgia profilattica (asportazione chirurgica delle tube e delle ovaie)”. La mutazione dei geni BRCA sta diventando fondamentale anche nel tumore del pancreas. “All’ASCO ha avuto grande risonanza lo studio POLO – conclude la presidente Gori –, in cui un inibitore dell’enzima PARP, nei pazienti con mutazione dei geni BRCA, ha ridotto del 47% il rischio di progressione della malattia. Per la prima volta un trattamento di mantenimento nel tumore del pancreas metastatico ha migliorato la sopravvivenza libera da progressione. Valutare BRCA in questi pazienti significa fornire la possibilità, nel prossimo futuro, di trattamenti a bersaglio molecolare e un prolungamento della sopravvivenza libera da progressione”.
Via al nido aziendale, il Cardarelli fa scuola
News PresaPronti via. Il Cardarelli inaugura il suo asilo nido aziendale e risolve un problema non da poco a tante mamme e papà medico che sino ad oggi si dovevano barcamenare tra il privato e i nonni per capire a chi lasciare il piccolo di casa. Ora la musica è cambiata: il nido del Cardarelli è uno spazio pensato e realizzato per rendere più semplice la vita dei dipendenti dell’ospedale, ma che presto potrà servire anche come “baby parking” per i genitori che devono recarsi in visita dai degenti e che non sanno come fare con i piccoli di casa ai quali non è consentito l’accesso ai reparti. «Abbiamo voluto aprire prima dell’estate perché ritengo che sia proprio questo uno dei momenti più complessi da gestire per una mamma e un papà che lavorano», ha detto il commissario straordinario Anna Iervolino che sta dimostrando di avere tutte le carte in regola per ambire alla nomina di direttore generale.
A MISURA DI BIMBO
Importante tassello di una sanità sempre più votata all’eccellenza, l’asilo nido del Cardarelli è stato concepito per essere a misura di bimbo. Ingegneri e tecnici hanno previsto un contesto sociale ampio e condizioni igienico-sanitarie di assoluta garanzia, insomma una struttura sicura e salubre. L’organizzazione degli spazi nasce dall’esigenza di accogliere un numero di ospiti con frequentazione fissa e per questo è stata prevista a pieno regime l’accoglienza di 8 bambini piccoli o lattanti e 16 più grandi (divezzi o semi divezzi). Una distinzione che potrà cambiare nel tempo a seconda delle esigenze, per questo è stata prevista la possibilità di movimentare le pareti divisorie (pareti mobili) e gli arredi dello spazio polifunzionale di gioco e mensa, in modo da poter modulare l’area a seconda delle necessità. Le pareti mobili possono essere totalmente rimosse, proponendo così anche una terza ipotesi di utilizzo dello spazio di gioco, costituita da un’unica grande sala, attrezzata in modo da potere essere utilizzata come ludoteca. I bambini accedono al “micro-nido” accompagnati dai genitori o dai tutori. Poi, assieme, si cammina verso la camera calda per arrivare all’area del distacco. Il piccolo prosegue accolto dall’educatore, mentre la mamma o il papà si fermano nell’area di accoglienza con pareti vetrate. I genitori possono anche entrare nella zona delle attività e fermarsi in appositi spazi previsti per i tutori. In questo modo, il distacco e molto più dolce e l’educatore può avvantaggiarsi della presenza del genitore durante le prime fasi.
UNA SANITA’ MIGLIORE
«Avere una sanità migliore – prosegue Iervolino – significa anche garantire ai nostri dipendenti migliori condizioni di vita. Da donna so bene quali sacrifici siano richiesti ad una mamma che lavora, e sono felice che adesso molte delle nostre mamme possano dedicarsi ai pazienti con la serenità di sapere che i propri figli sono ad un passo di distanza, in un asilo nido che garantisce loro la massima sicurezza. Il presidente Vincenzo De Luca ci ha spronato molto anche su questo obiettivo e siamo particolarmente felici di aver attivato la struttura in tempi rapidissimi». Tutto questo nel solo interesse di offrire un servizio in più alle famiglie dei cardarelliani, ogni giorno in prima linea per garantire salute. All’open day di oggi ha preso parte anche l’assessore regionale Chiara Marcviani: «Una bella festa vedere i bambini prendere possesso di questa struttura all’avanguardia. Si tratta di dare un’opportunità importante per le famiglie di quanti lavorano al Cardarelli, per riuscire a conciliare meglio vita familiare e vita lavorativa. Il Caradrelli è una nostra eccellenza e la punta di diamante in questo percorso che abbiamo dedicato alle strutture sanitarie, ma ce ne sono tante altre che porteranno avanti questo percorso. Abbiamo stanziato altri 150mila euro e con una delibera di una decina di giorni fa altri 5milioni di euro per i nidi aziendali. Vorremmo che la buona prassi dei nidi diventasse un’opportunità importante per a nostra regione».
Ansia, ecco perché ci paralizza
PsicologiaIn tempo di esami è frequente sperimentare una forte sensazione di ansia, spesso non si riesce a dormire bene o ci si sente impreparati. Proviamo allora a capire come e perché si genera ansia e come si può fare a tenere a bada questa sensazione per nulla piacevole. La prima considerazione riguarda il “futuro”, inteso come momento nel quale ci sentiamo già proiettati. L’ansia non riguarda mai il presente, ma piuttosto un tempo che verrà a più o meno a breve: un tempo in cui dobbiamo trattenere e contenere l’eccitazione pronta per l’azione. Questo anche dal punto di vista fisico ci mette sotto pressione: il respiro è corto, la gola è chiusa, il diaframma è contratto. Spesso le spalle e lo stomaco sono in tensione e siamo agitati senza la capacità di concentrarci su qualcosa.
PRONTI ALL’AZIONE
Come tutti i meccanismi di difesa del nostro corpo, anche l’ansia ha il suo perché. Non si tratta di un sentimento inutile, il problema è quando si crea quello che si può definire un corto circuito. Andiamo con ordine. L’ansia è un importante segnale di “carica per l’azione”, siamo pronti ma non è ancora il momento di lasciar andare l’adrenalina in circolo. E’ un po’ come se fosse un riscaldamento del motore in vista della corsa. Una preparazione. Si tratta però di un’arma a doppio taglio quando non si riescono a contenere i pensieri e l’ansia diventa un fattore paralizzante. Il punto non è cercare di eliminare l’ansia, ma viverla nel migliore dei modi.
GOVERNARE IL PENSIERO
Respirare profondamente è solo uno dei modo di tenere a freno l’ansia. Aiuta il corpo a rilassarsi e ad abbandonare la risposta di “attacco o fuga” innescata dalla paura. Questo meccanismo di difesa è una reazione fisiologica agli stimoli percepiti come minacciosi, che serve ad allontanare il pericolo eliminandolo direttamente (attacco) o allontanandosene (fuga). Quando siamo in ansia per qualcosa attiviamo inconsapevolmente questa risposta: il battito cardiaco aumenta e la respirazione si fa più veloce. Respirare profondamente può aiutare a interrompere questo meccanismo. Anche fare sport può essere di grande aiuto, a causa dell’azione delle endorfine (neurotrasmettitori che si comportano come oppiacei naturali) e dell’effetto svolto dalla percezione del proprio corpo. Muoversi contribuisce a potenziare il senso di padronanza di sé che spesso con l’ansia viene meno, e a concentrarsi sulle sensazioni positive. Esistono moltissimi modi di governare l’ansia, non necessariamente ne esiste uno solo giusto per tutti. Ciascuno può trovare la propria strada, l’importante è non trattenerla dentro perché può essere molto invalidante.
Contro corruzione e frode nei sistemi sanitari europei. L’Open House 2019
News PresaLe principali istituzioni sanitarie europee si sono riunite ad Utrecht per mettere a punto linee guida contro corruzione, frode e sprechi in Sanità che si dimostrino efficaci e soprattutto rappresentative di ogni singolo sistema sanitario europeo. I due giorni olandesi dell’Open House 2019 coordinato dallo European Healthcare Fraud & Corruption Network (EHFCN) – www.ehfcn.org si sono appena conclusi. Ha preso parte anche l’Istituto per la Promozione dell’Etica in Sanità – ISPE Sanità che dal 2014 è membro rappresentante per l’Italia, rappresentato dal presidente, Francesco Macchia. Sono state elaborate, con le principali istituzioni nazionali europee, linee guida, politiche efficaci e strumenti di contrasto comuni.
“All’Open House di EHFCN, qui in Olanda, portiamo come valore l’aver tracciato la rotta per un’anticorruzione possibile nel nostro Paese, con la pubblicazione nel 2018 di dieci proposte: un Decalogo per la Sanità – spiega il presidente di ISPE Sanità, Francesco Macchia – in direzione di un cambio anzitutto organizzativo e culturale, e solo poi normativo, nella gestione quotidiana della Sanità pubblica italiana. Riconoscendo il ruolo svolto dall’Autorità Nazionale Anticorruzione ANAC e la maggiore attenzione data alla corruzione dall’attuale governo italiano, siamo consapevoli di averlo fatto in leggero anticipo su alcune proposte di legge mirate, in discussione ora in Italia, in materia di trasparenza, regolazione del conflitto d’interesse, sistema interno di controlli, gestione dei Big Data, criteri di nomina dei dirigenti sanitari, governance sanitaria. Abbiamo portato tutto questo a fattor comune ed insieme, ad Utrecht, stiamo lavorando fianco a fianco per mettere a punto linee guida contro corruzione, frode e sprechi in Sanità che si dimostrino efficaci e soprattutto rappresentative di ogni singolo sistema sanitario europeo”. L’incontro dal titolo “Dietro le quinte di una supervisione sanitaria innovativa” è stato sostenuto dall’Autorità sanitaria olandese (NZa), sono stati analizzati i cambiamenti in corso e i differenti modi con cui si regola e si governa il settore sanitario in Europa. Nei due giorni è stato sviluppato il percorso iniziato da EHFCN cinque anni fa mettendo a punto strategie specifiche ora giunte a confronto. Tuttavia il lavoro proseguirà per raggiungere nuovi obiettivi, tra cui esaminare il ruolo dei dati per promuovere il buon governo dei fornitori di assistenza sanitaria in Europa.
Se la Marijuana è nemica della fertilità
PrevenzioneIl dibattito è aperto: marijuana sì, marijuana no. Noi, ve lo diciamo subito, siamo per il no. Non solo perché fumare fa male, ma anche perché la marijuana (anche se “light”) crea dipendenza e può essere un primo passo verso una strada ancor peggiore. Ad incuriosirci, però, non è il tema delle dipendenze o il dibattito politico, bensì una pubblicazione che mette in relazione l’infertilità e questa droga “leggera”. Che il fumo di sigaretta, l’età o l’obesità fossero nemici giurati delle coppie in cerca di figli non è mai stato un segreto, ma a quanto pare anche lo spinello può condizionare la fertilità. Anche se, va detto, su questo tema c’è ancora poca informazione e pochi sono anche gli studi.
IL THC
Intanto ci si può leggere l’articolo pubblicato sul Canadian Medical Association Journal (Cmaj), che segnala come «sarebbero necessarie ulteriori ricerche». Innanzitutto, chiariscono gli autori della Western University, in Ontario, «tanto i medici che gli utilizzatori dovrebbero sapere che il principio attivo della marijuana, il tetraidrocannabinolo (THC), agisce sui recettori presenti nell’ipotalamo, nell’ipofisi e negli organi riproduttivi interni, sia nei maschi che nelle femmine». Tra le, ancora poche, evidenze scientifiche attualmente disponibili in materia, uno studio apparso Sull’American Journal of Emiedmiology ha dimostrato, ad esempio, che fumare marijuana più di una volta alla settimana è associato ad una riduzione del 29% del numero di spermatozoi presenti nel liquido seminale.
PROBLEMI ANCHE PER LEI
La marijuana, infatti, può ritardare o prevenire l’ovulazione: in uno studio pubblicato Journal of Women’s Health, l’ovulazione è risultata ritardata nelle donne che avevano utilizzato marijuana più di 3 volte nei 3 mesi precedenti; inoltre, il 43% dei cicli senza ovulazione confermati si è verificato in fumatrici di marijuana, anche se queste rappresentavano solo il 15% della popolazione studiata. In generale, infine, secondo quanto dimostra un articolo pubblicato su Fertility and Sterility che ha analizzato quasi 2000 persone, il consumo di cannabis può «influenzare la capacità di concepire in coppie poco fertili, ma non sembra influenzare le coppie senza problemi di fertilità».
Tumori: “Italia al vertice in Europa nell’oncologia di precisione”
News PresaIn Italia sono più di 100 i laboratori certificati per eseguire test molecolari, esami che permettono di individuare in anticipo la cura adatta a ogni paziente colpito da tumore. Il nostro Paese è al vertice a livello europeo nell’ oncologia di precisione, grazie alla rete nazionale per i test bio-molecolari istituita da AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e SIAPEC-IAP (Società Italiana di Anatomia Patologica e Citologia Diagnostica).
Oncologia, i test molecolari
Dal risultato di questi test dipende la scelta del trattamento più efficace, evitando ai pazienti inutili tossicità e consentendo risparmi per il sistema sanitario. I test molecolari oggi sono utilizzati nelle tre neoplasie più frequenti, quelle della mammella (52.800 nuovi casi in Italia nel 2018), del colon-retto (51.300) e del polmone (41.500), oltre che nel melanoma (13.300) e nel tumore dello stomaco (12.700). Nell’ultimo convegno nazionale “2019 AIOM review: from Chicago to Verona”, si è discusso delle nuove frontiere della lotta al cancro. Tra gli interventi anche Luca Coletto, Sottosegretario di Stato alla Salute, e Mario Piccinini, Amministratore delegato dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar, che si sono rivolti ad oltre 500 oncologi che arrivano da tutta Italia.
“L’oncologia di precisione è stata al centro del più importante congresso mondiale di oncologia medica (ASCO, American Society of Clinical Oncology), che si è svolto recentemente a Chicago con un titolo significativo: ‘Caring for every patient, learning from every patient’ (Curare ogni paziente, imparare da ogni paziente) – spiega Stefania Gori, Presidente Nazionale AIOM e Direttore dipartimento oncologico, IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar -. AIOM ha costruito, in collaborazione con altre società scientifiche, un programma di verifica della qualità dei laboratori che eseguono test di patologia molecolare in linea con gli standard europei. I controlli di qualità sono infatti realizzati utilizzando criteri organizzativi e di valutazione concordati con altre società scientifiche europee. I risultati hanno mostrato che i laboratori italiani eseguono test molecolari con un ottimo livello di qualità, come testimoniato dalla elevata percentuale di laboratori che superano i controlli. Per rispondere all’obiettivo dell’appropriatezza, la nostra società scientifica, oltre ai test, mette in campo molti strumenti: dal Libro Bianco dell’Oncologia Italiana, alle raccomandazioni cliniche e metodologiche, alle 37 Linee Guida, alle Raccomandazioni sull’implementazione del test BRCA nelle pazienti con carcinoma ovarico, fino al volume sui ‘Numeri del cancro in Italia’, che presenta ogni anno il quadro epidemiologico dei tumori. In particolare le Linee Guida, costantemente aggiornate, sono indispensabili per favorire l’appropriatezza prescrittiva sia dei trattamenti (farmacologici e non) che degli esami diagnostici e strumentali, alla luce, anche, del continuo aumento dei costi dei trattamenti anticancro”.
AIOM ha tra gli obiettivi quello di migliorare il dialogo medico-paziente. “Al Congresso ASCO è stato presentato HuCare-2, un progetto scientifico tutto italiano che, per la prima volta, ha dimostrato e quantificato i benefici dell’umanizzazione delle cure in oncologia – afferma Rodolfo Passalacqua, responsabile scientifico di HuCare e Direttore dell’Oncologia di Cremona -. HuCare-2 ha coinvolto 772 pazienti di 15 diversi reparti oncologici italiani, migliorando dal 10% al 25% la qualità di vita delle persone colpite da tumore. AIOM, inoltre, è stata la prima società scientifica in Europa a creare una scuola di umanizzazione. Vogliamo cambiare il modo di lavorare nei reparti e formare i medici e gli infermieri perché acquisiscano le competenze e le capacità per una efficace comunicazione con i pazienti e i familiari”. Il progetto HuCare-2 è stato coordinato, oltre che da Cremona, dall’UO Ricerca e Innovazione dell’Ospedale di Parma.
Cancro, numeri e terapie
Nel 2018, nel nostro Paese, sono stati stimati 373.300 nuovi casi di tumore: quello della mammella è diventato il più frequente e si colloca in prima posizione anche in Veneto (4.750 nel 2018). “Il 20% delle diagnosi di carcinoma mammario riguarda pazienti under 50, spesso molto attive sia in famiglia che nella professione. Nelle pazienti con forma metastatica di carcinoma mammario recettori ormonali positivi e HER2-negativo già abbiamo a disposizione dei farmaci, gli inibitori delle cicline, che, associati a ormonoterapia, determinano una lunga sopravvivenza libera da progressione – sottolinea la presidente Gori -. A Chicago sono stati presentati i risultati dello studio MONALEESA-7, che ha un 70% di donne vive a tre anni con questa associazione rispetto al solo 46% con la sola terapia ormonale: sono risultati molto importanti in termini di sopravvivenza globale”.
“L’obiettivo dell’oncologia di precisione è colpire il tumore agendo sul suo tallone d’Achille, cioè sulla mutazione genetica che ne è all’origine – spiega Pierfranco Conte, Coordinatore della Rete Oncologica Veneta e Direttore della Divisione di Oncologia medica 2 all’Istituto Oncologico Veneto -. Per questo, come evidenziato dalla presidente ASCO Monica Bertagnolli, è necessario aprire l’oncologia ai big data, alla grande mole di informazioni che provengono anche dai pazienti del ‘mondo reale’, come gli anziani o le persone più fragili perché colpite da numerose patologie, di solito non coinvolti negli studi clinici. Banche dati connesse fra loro permetteranno agli oncologi di disporre di più conoscenze e di assumere le decisioni migliori per i pazienti”.
Anche l’immuno-oncologia, che si fonda sul potenziamento del sistema immunitario contro il tumore, rientra nel concetto di oncologia di precisione e la stimolazione del sistema immunitario ha dato risultati importanti anche nelle forme triplo negative di carcinoma mammario metastatico, che costituiscono il 15% del totale. Inoltre, l’immunoterapia sta segnando passi in avanti significativi nel melanoma e nel tumore del polmone. In particolare lo studio KEYNOTE 001, presentato a Chicago, ha dimostrato che l’immunoterapia in prima linea nel tumore del polmone non a piccole cellule avanzato è in grado di quadruplicare la sopravvivenza a 5 anni (23,2% contro 5% nell’era pre-immunoterapia). E in un’analisi a cinque anni dello studio CA209-004, grazie alla combinazione di due molecole immunoterapiche, in tutti i pazienti (precedentemente trattati o non trattati), dopo quattro anni o più, i tassi di sopravvivenza globale erano pari al 57% ed il tasso di sopravvivenza globale tre anni dopo la sospensione della terapia era del 56%.
Il ruolo della prevenzione
Prevenzione e diagnosi precoce restano le armi più efficaci contro le neoplasie. Lo evidenzia anche uno studio presentato al congresso ASCO e condotto dal Johns Hopkins Department of Gynecology and Obstetrics di Baltimora. “Grazie all’Affordable Care Act, voluto dall’ex presidente USA Barak Obama, molte più donne americane hanno ricevuto la diagnosi di cancro ovarico in stadio precoce e le terapie entro 30 giorni dalla scoperta della malattia, aumentando così le possibilità di sopravvivenza – afferma la presidente Gori -. AIOM, con altre società scientifiche, ha stilato le ‘Raccomandazioni 2019 per l’implementazione del test BRCA nelle pazienti con carcinoma ovarico e nei familiari a rischio elevato di neoplasia’. Circa il 20% delle neoplasie ovariche è ereditario, cioè causato da specifiche mutazioni genetiche. L’informazione sull’eventuale mutazione dei geni BRCA va acquisita al momento della diagnosi, perché può contribuire alla definizione di un corretto percorso di cura che parta dalla prima linea di trattamento. E, nei familiari che presentano la mutazione, devono essere avviati programmi di sorveglianza intensiva con controlli semestrali fino alla chirurgia profilattica (asportazione chirurgica delle tube e delle ovaie)”. La mutazione dei geni BRCA sta diventando fondamentale anche nel tumore del pancreas. “All’ASCO ha avuto grande risonanza lo studio POLO – conclude la presidente Gori –, in cui un inibitore dell’enzima PARP, nei pazienti con mutazione dei geni BRCA, ha ridotto del 47% il rischio di progressione della malattia. Per la prima volta un trattamento di mantenimento nel tumore del pancreas metastatico ha migliorato la sopravvivenza libera da progressione. Valutare BRCA in questi pazienti significa fornire la possibilità, nel prossimo futuro, di trattamenti a bersaglio molecolare e un prolungamento della sopravvivenza libera da progressione”.
Mammografia 3D scova i tumori più piccoli. Lo studio
PrevenzioneLa mammografia 3D può individuare i tumori invasivi più piccoli che i comuni esami non vedono. A dirlo è uno studio pubblicato su Jama Oncology. In pratica gli esami di screening che utilizzano la tomosintesi, cioè la mammografia 3D, possono scoprire i tumori invasivi più piccoli che non hanno ancora coinvolto i linfonodi, soprattutto tra le donne di età compresa tra 40 e 49 anni.
Digitale vs 3D
La mammografia tradizionale, cioè analogica, utilizza le cosiddette “lastre” per visualizzare le immagini; in quella digitale l’immagine appare su un monitor in tempo reale ed è possibile una migliore visualizzazione dei referti. Tuttavia ha ancora dei limiti, perché si tratta pur sempre di un esame bidimensionale. Invece la mammografia digitale con tomosintesi realizza la scansione dei seni in tre dimensioni, permettendo un esame ad altissima risoluzione. Tra i vantaggi c’è una riduzione dei falsi positivi e una migliore individuazione del carcinoma mammario rispetto alla mammografia digitale.
Mammografia 3D, rischi e benefici. Lo studio
Questo studio di coorte ha preso dati di donne di età compresa tra 40 e 74 anni sottoposti a esami di screening con mammografia digitale e tomosintesi da gennaio 2011 a settembre 2014. Sono stati analizzati oltre 50mila esami di screening del carcinoma mammario basati sulla tomosintesi e quasi 130mila che hanno, invece, usato la sola mammografia digitale.È emerso che latomosintesi è associata a una migliore specificità e rilevazione del cancro e più bassi tassi di richiamo in tutte le fasce d’età e per tutti i tipi di densità mammaria rispetto alla mammografia digitale. In particolare, nelle donne di età compresa tra 40 e 49 anni, i tumori invasivi rilevati grazie alla tomosintesi erano più piccoli, HER-2 negativi e spesso non avevano coinvolto i linfonodi rispetto a quelli individuati dalla mammografia digitale. Tuttavia si tratta pur sempre di una fascia d’età per la quale esiste una controversia sui benefici e sui rischi dello screening. Non essendo uno studio randomizzato, spiegano gli autori, è possibile che i risultati non siano solo da attribuire all’utilizzo della tomosintesi. Ad oggi non ci sono studi randomizzati che abbiano valutato il beneficio della tomosintesi rispetto alla mammografia digitale nello screening, ma è in corso un trial finanziato dal National Cancer Institute – il Tomosynthesis Mammographic Imaging Screening Trial (TMIST) – che ha come obiettivo questa valutazione.
Caldo oltre il limite, i consigli dei medici
Anziani, BambiniGodiamoci una leggera tregua del caldo, con temperature sempre molto alte ma almeno non da svenimento, e prepariamoci ad affrontare il solleone annunciato dai metereologi. In particolare, facendo molta attenzione alla salute di bambini e anziani. Un’allerta molto chiare in questo senso arriva dai pediatri di famiglia della Fimp e dai medici di medicina generale della Fimmg. Andiamo con ordine. Il primo a mettere in guardia dal gran caldo e dai rischi per la salute dei più piccoli è Antonio D’Avino (vice presidente nazionale della Federazione italiana dei medici pediatri -Fimp), preoccupato del repentino aumento delle temperature di queste prime settimane di giugno e di quanto previsto dagli esperti meteo per luglio. «Quest’anno – dice il pediatra – abbiamo letteralmente saltato la primavera, siamo passati da una situazione di pioggia e di fresco ad un caldo torrido nel giro di una giornata. Come si dice: dal giorno alla notte. Stiamo costatando che molti piccoli pazienti manifestano problemi, perché il loro organismo non ha avuto il tempo di adattarsi e molti genitori, per inesperienza, non hanno compreso ancora l’importanza di evitare gli orari più caldi e una prolungata esposizione al sole». Antonio D’Avino ricorda che il ministero della salute ha attivato, anche per l’estate 2019, il sistema nazionale per la prevenzione delle ondate di calore, attraverso cui è possibile consultare in tempo reale on-line i dati relativi a 27 città italiane, tra cui Napoli.
DISIDRATAZIONE E COLPI DI CALORE
Uno strumento fondamentale, ancor più perché i bambini sono estremamente sensibili alle temperature e al rischio di disidratazione. «Il meccanismo è legato in gran parte alla sudorazione, i più piccoli sudano di più e non riescono a disperdere efficacemente il calore. I bimbi che ancora non hanno iniziato a parlare, al di là del pianto, non sono in grado di far capire al genitore quali siano le sue esigenze, ecco perché è importante farli bere». E poi ci sono i rischi legati all’aria condizionata e alle uscite in orari inadeguati. I pediatri chiariscono che non è un male rinfrescare gli ambienti, ma è cruciale evitare di abbassare troppo la temperatura. L’ideale è di tenere una temperatura che non sia più di 3 gradi in meno rispetto alla temperatura esterna e chiaramente evitare brusche escursioni termiche, tra il caldo e il freddo e viceversa. Nelle ore centrali della giornata il bambino deve essere tenuto a casa o comunque in un luogo fresco. Se lo si porta in spiaggia si deve evitare assolutamente la fascia tra le 11 e le 17. «Importante – conclude D’Avino – prestare grande attenzione all’alimentazione: meglio scegliere tanta frutta e verdura, che contengono un’alta percentuale di liquidi e di sali minerali, che si perdono con la sudorazione. Pochi grassi, che servono all’organismo per produrre calore del quale, chiaramente, non c’è alcun bisogno. Imperativo avere sempre con sé una bottiglietta d’acqua o il biberon, per far bere il bambino ogni volta che ha sete. Se è ancora allattato al seno è bene ridurre il tempo tra una poppata e l’altra».
I MEDICI DI FAMIGLIA
A mettere in guardia dal caldo africano sono anche i camici bianchi della sezione di Napoli della Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale (FIMMG).
I Medici di Famiglia della Fimmg Napoli stanno raccogliendo notizie preoccupanti in arrivo dai 1.200 studi sparsi su tutto il territorio della città metropolitana, con moltissime chiamate in arrivo da cittadini in difficoltà. «Ancora una volta i soggetti maggiormente a rischio sono gli anziani – spiegano Luigi Sparano e Corrado Calamaro, rispettivamente segretario provinciale e segretario amministrativo FIMMG Napoli –, ma a quanto pare le temperature fuori scala stanno mettendo in crisi anche pazienti non troppo in là con gli anni. Il nostro appello, comunque, è indirizzato soprattutto alle persone sole e con patologie croniche, che le rendono più fragili. Nei nostri studi – concludono i medici – sono sempre più i casi di malori collegati a caldo e questo ci fa presumere, soprattutto se le temperature dovessero aumentare ancora, che presto anche i pronto soccorso saranno messi sotto pressione».
CONSIGLI UTILI
Cibo avariato e irregolarità, ecco i “rischi etnici”
AlimentazioneCibi scaduti, scongelati e ricongelati, mancato rispetto delle norme igieniche, etichette incomprensibili, importazioni vietate. Non è una nuova puntata di cucine da incubo, bensì il risultato di un controllo a tappeto avviato dal Nas dei Carabinieri in tutta Italia su ristoranti etnici e depositi di alimenti provenienti dall’estero. Un’operazione che lascia senza parole per i risultati, visto che i carabinieri hanno contestato irregolarità in 242 strutture, vale a dire quasi la metà dei locali ispezionati.
ALL YOU CAN EAT
I maggiori problemi, come era facile prevedere, sono stati riscontrati nel settore della ristorazione. In modo particolare i locai peggiori sono risultati essere quelli che praticano la formula “all you can eat”, vale a dire: mangia tutto ciò che riesci e paga sempre e comunque il prezzo prestabilito. Nel 48% di queste strutture sono state trovate irregolarità, che hanno portato alla chiusura di 22 ristoranti. Sono state accertate 477 violazioni di legge e sequestrate 128 tonnellate di cibo. Sotto la lente, come detto, il cibo etnico. I carabinieri hanno dovuto sequestrare 128 tonnellate di prodotti ittici, carne e vegetali. In gran parte si trattava di cibo non idoneo al consumo umano perché prevalentemente privo di tracciabilità e in cattivo stato di conservazione. I Nas hanno trovato magazzini abusivi di stoccaggio dei prodotti, cucine mantenute in pessime condizioni igienico-sanitarie, ambienti mancanti dei minimi requisiti sanitari, strutturali e di sicurezza per i lavoratori. Sono stati applicati provvedimenti di chiusura o sospensione dell’attività per 22 imprese commerciali per un valore di 5,3 milioni di euro.
OPERAZIONE MIRATA
Il piano di controlli è stato realizzato con una metodologia finalizzata alla verifica del rigoroso rispetto delle procedure di preparazione, conservazione e somministrazione degli alimenti, dello stato igienico e strutturale dei locali di ristorazione e degli esercizi di vendita al dettaglio di prodotti preconfezionati, del mantenimento della catena del freddo soprattutto in relazione ai cibi da mangiare crudi, estendendo la vigilanza anche ai canali di importazione e distribuzione delle derrate alimentari e delle materie prime provenienti da Paesi esteri, gestiti da aziende di commercio all’ingrosso, di deposito e di trasporto. «Ben vengano le cucine etniche, a tutti piace il sushi, ma all you can eat non può fare rima con rischio di intossicazione alimentare: le regole valgono per tutti. Non si mette a rischio la salute dei cittadini con pratiche illegali per mantenere i prezzi stracciati», le parole del ministro della Salute Giulia Grillo nel commentare l’operazione commentando l’operazione dei Nas dei Carabinieri sui ristoranti e i magazzini di alimenti etnici. «Spesso manca la conoscenza del nostro sistema di regole che è tra i più avanzati a livello mondiale e su questo bisogna lavorare – ha aggiunto – grazie ai nostri Carabinieri del Nas che fanno luce su un settore in grande espansione e richiamo soprattutto per le generazioni più giovani. A tutela di tutti sia ben chiaro che etnico non deve far rima con fuorilegge».
Cimici asiatiche anche nei centri abitati. Senato approva “vespa Samurai”per combatterle
News PresaSciami di cimici asiatiche hanno invaso il nord Italia, dopo le cavallette nelle campagne di Nuoro in Sardegna. Complice anche il caldo improvviso. Si tratta di un insetto pericoloso per l’agricoltura perché deposita le uova almeno due volte l’anno e attacca con le punture meli, peri, kiwi, ma anche peschi, ciliegi, albicocchi e piante da vivai.
È stata approvata in Senato la risoluzione che vede l’introduzione della Vespa samurai (Trissolcus japonicus), allo scopo di contrastare il flagello della esotica Cimice asiatica, che tanti danni sta provocando all’agricoltura italiana.
La vespa Samurai contro le cimici asiatiche
La Vespa samurai è un importante antagonista naturale della cimice nella sua area di origine. Infatti, negli ecosistemi in cui è presente, la Vespa depone le sue uova in quelle delle cimici asiatiche, contenendone in tal modo le popolazioni, senza ricorrere ad agenti chimici nocivi come pesticidi ed insetticidi. Il nome comune con cui è indicato l’antagonista naturale “Samurai Wasp” non deve preoccupare, in quanto questo minuscolo Insetto utile, poco più grande di 1 mm, non ha nulla a che vedere con le comuni e temute vere Vespe.
Il CREA, ente di ricerca in Italia sull’agroalimentare, su richiesta del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari Forestali e del Turismo, è impegnato con il suo Centro di Ricerca Difesa e Certificazione proprio per lo sviluppo di un programma di Lotta Biologica Classica contro la cimici asiatiche, per testare le potenzialità e fare una valutazione di impatto ambientale sull’uso di antagonisti naturali.
Le Istituzioni hanno compreso e sostenuto la posizione della ricerca di cui il CREA è capofila, in collaborazione con il Servizio Fitosanitario Centrale del MIPAAFT e questo permetterà a breve di completare le ricerche, non solo con riferimento alle indagini sull’efficacia della Vespa samurai, ma anche, come giustamente richiesto da più parti, di terminare una corretta Valutazione di Impatto Ambientale, basata sugli Standard Internazionali definiti dalla FAO e dalla European and Mediterranean Plant Protection Organization, per gli aspetti connessi alla tutela della biodiversità negli interventi di Lotta Biologica.
Contrasto alla Cimice Asiatica: lo stato delle ricerche al CREA Difesa e Certificazione
Nell’ambito del progetto “PROTEZPIANTE” il CREA-Difesa e Certificazione, previa acquisizione di tutte le necessarie autorizzazioni internazionali, nazionali e regionali, ha introdotto nel 2018 in condizioni di quarantena Trissolcus japonicus dagli USA avviando test di Laboratorio per verificarne potenzialità e impatto ambientale.
Il MIPAAFT inoltre, ha incaricato al tempo stesso il CREA di intensificare le ricerche su tutti gli antagonisti naturali della Cimice asiatica, che si sono adattati ad utilizzare questo ospite nei nuovi territori. Le indagini condotte in Italia a tale scopo hanno portato ad ottenere anche altre specie di Parassitoidi provenienti dalle aree di origine che hanno seguito accidentalmente la specie dannosa nella sua conquista di nuovi spazi. Dalle indagini effettuate nell’estate 2018, da ovature della Cimice, raccolte sia dal CREA Difesa e Certificazione nel Comune di Lodi su piante ornamentali sia dal Servizio Fitosanitario Regionale nel Friuli-Venezia-Giulia sono stati rinvenuti esemplari classificati come Trissolcus japonicus cioè Vespa Samurai nel casi di Lodi, mentre per quanto attiene ai reperti del Friuli-Venezia-Giulia, questi sono stati attribuiti ad una altra specie antagonista naturale della Cimice, Trissolcus mitsukurii.
I due ceppi di antagonisti naturali sono attualmente mantenuti in allevamento su uova della Cimice nei laboratori del CREA di Firenze, nelle medesime condizioni di sicurezza biologica in cui è stoccata la popolazione di Trissolcus importata per motivi di studio dagli USA.
Con la decisione del Senato approvata nella Seduta Pubblica del 12 giugno le azioni di contrasto alla diffusione epidemica della Cimice marmorata asiatica e ai danni causati da questo Insetto, fanno un deciso balzo in avanti per permettere al mondo della ricerca di supportare adeguatamente l’agricoltura del nostro Paese, nel pieno e rispetto di principi di ecologia applicata alla tutela dell’ambiente.
In tale contesto, il CREA coordina inoltre una apposita rete di monitoraggio territoriale avviata a inizio 2019 per accertare la diffusione della Vespa samurai in Italia e nel contempo raccogliere informazioni per la Valutazione di Impatto Ambientale, cui partecipano attivamente le Università di Torino, Padova, Udine e Modena-Reggio Emilia, i Servizi Fitosanitari Regionali di Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia e le relative strutture di supporto (Ersa ed Ersaf), il Consorzio Fitosanitario di Modena e di Piacenza, il Servizio Fitosanitario del Canton Ticino (Svizzera), Agrion, Astra, CRPV, Condifesa Lombardia NE, Fondazione Fojanini, Fondazione Edmund Mach, Lamburg e CABI.
Donatori di sangue, oggi la giornata mondiale
News PresaUno slogan semplice ma anche molto efficace: Safe blood for all (sangue sicuro per tutti), si celebra oggi la Giornata mondiale del donatore di sangue. Una giornata di sensibilizzane su un tema troppo spesso sottovalutato e quasi sempre legato ad una carenza cronica. In occasione della Giornata mondiale l’Avis comprensoriale Napoli1 ha indetto una serie di iniziative tese a celebrare la ricorrenza, ma anche per sensibilizzare le istituzioni e i loro rappresentanti e informare la popolazione sulla necessità della donazione di sangue e plasma. Obiettivo, quindi, quello di è sensibilizzare non solo i cittadini, ma anche i governi e i servizi sanitari affinché adottino politiche di promozione e difesa del dono volontario, non retribuito, periodico, associato, responsabile e anonimo. Valori imprescindibili per garantire sangue ed emoderivati con elevati standard di qualità e sicurezza.
LE INIZIATIVE
Nel corso di una conferenza stampa, cui hanno preso parte parte il Presidente dell’Avis, comprensorio Napoli 1, Raffaele Di Martino; il direttore del Centro Regionale Sangue, Michele Vacca; Gaspare Leonardi, delegato regionale SIMTI; il consigliere regionale, componente commissione permanente sanità, Nicola Marrazzo, sono state illustrate le iniziative promosse dall’Avis Napoli 1 in occasione della giornata del 14 giugno. In largo Enrico Berlinguer, all’altezza di via Toledo, sarà presente un’autoemoteca dove sarà possibile donare il sangue. Sarà distribuito anche materiale informativo relativo alla donazione del sangue . Dirigenti sanitari dell’Avis forniranno notizie utili per coloro che si accingono per la prima volta alla donazione. Alla giornata sono stati invitati rappresentanti delle istituzioni, del mondo dello spettacolo, del giornalismo, dello sport. Nel corso della conferenza stampa è stato evidenziato il grave problema della carenza di sangue negli ospedali. Una carenza che si evidenzia maggiormente nei periodi estivi quando diminuisce il numero delle donazioni. Un invito è stato rivolto ai rappresentanti delle istituzioni affinché elaborino una serie di iniziative tese a favorire la donazione onde evitare di rivolgersi ad altre regioni per sopperire alla carenza di sangue.
CHI PUO’ DONARE
I donatori di sangue devono essere maggiorenni, con un’età compresa tra i 18 e i 60 anni. Chiunque desideri donare per la prima volta dopo i 60 anni può essere accettato a discrezione del medico responsabile della selezione. È possibile continuare a donare fino al compimento del 65° anno d’età e fino al 70° anno previa valutazione del proprio stato di salute. Il perso non deve essere inferiore ai 50 kg, è importante godere di un buono stato di salute e rispettare stili di vita sani. L’idoneità alla donazione viene stabilita da un medico mediante un colloquio, una valutazione clinica e una serie di esami di laboratorio previsti per garantire la sicurezza del donatore e del ricevente.