Tempo di lettura: 3 minutiSono anziani, soffrono di più patologie e prendono in media dieci farmaci ogni giorno tra cui i colliri per abbassare la pressione oculare. Sono alcuni dei motivi che spiegano come mai circa il 40% dei pazienti affetti da glaucoma non aderisca alla terapia. Anzi, secondo quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista American Journal of Ophthalmology il 45% assume meno del 75% della dose prevista.
“Questi dati – commenta il professor Luciano Quaranta, direttore della Clinica Oculistica dell’Università di Pavia presso l’IRCCS San Matteo – ci danno la misura di quanto sia importante stimolare l’aderenza terapeutica nei nostri pazienti al fine di ridurre la progressione della malattia. L’aderenza e la persistenza terapeutica, infatti, sono degli aspetti fondamentali della cura del glaucoma”.
Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, i “non aderenti” superano il 70% fra gli anziani, che spesso sono colpiti da diverse malattie e affrontano maggiori difficoltà a seguire le indicazioni del medico. Basta pensare che l’11% degli anziani (circa 1 milione e 500mila persone in Italia) deve assumere ogni giorno 10 o più farmaci.
Esistono delle cosiddette ‘barriere’ alla scarsa aderenza e resistenza alla terapia. “Tra queste – prosegue il professor Quaranta – quella di maggior rilevanza è la scarsa comprensione dell’efficacia della terapia perché il paziente non percepisce il beneficio della cura. Inoltre, c’è il problema della dimenticanza della somministrazione. E’ stato stimato, infatti, che i pazienti affetti da glaucoma assumono mediamente 2.7 farmaci per altre patologie sistemiche associate”. C’è anche una oggettiva difficoltà nella gestione del farmaco (flaconi piccoli o difficilmente utilizzabili da pazienti anziani) e degli orari di somministrazione. “Molti pazienti, soprattutto anziani – sottolinea l’esperto – la sera si dimenticano di somministrarsi il farmaco: si addormentano o fanno fatica a farsi aiutare di sera”.
Glaucoma, la nuova App
Con quali conseguenze? “La mancata aderenza e persistenza terapeutica porta inesorabilmente ad una progressione della malattia. Stimolare l’aderenza terapeutica è di fondamentale importanza nel paziente glaucomatoso, al fine di evitare un progressivo ed inesorabile decadimento della funzione visiva” spiega il professor Quaranta.
Proprio con l’obiettivo di incentivare una maggior aderenza terapeutica nei pazienti con glaucoma, è stata scelta la App ‘Carepy – La tua cura nelle tue mani’, un servizio digitale che crea una rete virtuosa tra medici, farmacisti e pazienti con l’obiettivo di semplificare la gestione dei farmaci, delle terapie e delle misurazioni di tutta la famiglia e di migliorare le performance di aderenza alla terapia.
Un progetto-pilota è partito da poco per favorire l’aderenza terapeutica dei pazienti glaucomatosi aiutandoli con questa App. I ‘nuovi anziani’, infatti, sono sempre più digitali. Secondo gli ultimi dati Istat, negli ultimi 12 mesi hanno utilizzato internet il 56% delle persone tra i 60 e i 64 anni, il 31% di quelli tra i 65 e 74 anni e l’8,8% degli over 75. Senza contare, poi, che la App può diventare uno strumento utilizzato anche dai care-giver familiari, siano essi consorti, figli o badanti.
Come funziona questa App? La soluzione integrata permette al medico (MMG o specialista), attraverso la web application Carepy Med, di inserire le prescrizioni dei farmaci e le terapie del paziente e di visualizzare in tempo reale un report sull’aderenza terapeutica comunicando, se necessario, direttamente con il paziente. Con Carepy Pharma, il farmacista verifica le prescrizioni e inserisce le informazioni sui farmaci e parafarmaci ritirati dal paziente. Carepy, in base alle indicazioni terapeutiche, supporta attivamente il farmacista nel controllo delle scorte e delle scadenze dei prodotti per tutta la famiglia e consente di inviare consigli mirati. I dati inseriti dal medico e dal farmacista sono visualizzabili direttamente dal paziente e dalla famiglia sull’App Carepy che gli segnala quando assumere i medicinali, quando effettuare misurazioni, quando recarsi ad un appuntamento o tornare in farmacia per rifornirsi di nuove confezioni e che gli fornisce consigli personalizzati per migliorare la salute. Carepy è già attiva su tutto il territorio nazionale ed è lo strumento utilizzato nel progetto-pilota sull’aderenza terapeutica dei pazienti con glaucoma, partito da qualche mese.
Per un anno, nell’ambito di un progetto-pilota realizzato con il contributo non condizionato di Visufarma, il servizio verrà distribuito in 30 farmacie (10 per area geografica: Nord, Centro e Sud) ad un totale di 300 pazienti con glaucoma per misurare la loro aderenza nelle terapie ipotonizzanti e complementari. “Sicuramente il fatto di coinvolgere più figure nella gestione del paziente è di grande utilità. Infatti, avere come alleato nella cura della malattia anche il farmacista non può che migliorare la sorveglianza sull’aderenza terapeutica”, dichiara Quaranta. “Sono del parere che coinvolgere anche altri professionisti della salute nel monitoraggio del paziente affetto da glaucoma non possa che migliorare il risultato finale che è la preservazione della funzione visiva. Questa doppia vigilanza anche da parte del farmacista penso possa essere di grande utilità per migliorare anche da un punto di vista psicologico l’approccio alla malattia da parte del paziente, che non deve mai essere lasciato solo nella gestione del percorso terapeutico”.
San Giovanni Bosco, ospedale simbolo della rinascita
News PresaPer chi non vive a Napoli l’ospedale San Giovanni Bosco è ormai come uno dei gironi dell’inferno di Dante, un ospedale che neanche in un film dell’orrore: formiche sui pazienti in rianimazione, le mani della camorra su ogni appalto e faccendieri dei clan pronti a far resuscitare i morti in cambio di qualche centinaio di euro così da permettere una veglia casalinga al caro estinto. Un quadro a tinte fosche che non nasce dal nulla, ma che viene fuori dagli scandali e dalle inchieste della magistratura. Oggi, però, la domanda la porsi è se tutto questo sia ancora reale o se non sia ormai un’etichetta rimasta là, impressa in una coscienza collettiva che nell’era digitale vive nelle migliaia di articoli e di post e che non lascia spazio alla rinascita.
UN NUOVO INIZIO
La domanda è retorica. Già, per il San Giovanni Bosco sembra infatti sia arrivato il momento di una rinascita. Di un nuovo inizio. Non è né un miracolo, né il frutto di un’operazione politica. Semplicemente (si fa per dire) è l’effetto di un cambio di direzione avvenuto con il commissariamento. Con Ciro Verdoliva alla guida dell’Asl Napoli 1 Centro, le energie positive e le tante eccellenze che da sempre ci sono in quell’ospedale hanno iniziato a sgomitare, a farsi largo con prepotenza riconquistando quegli spazi che nei decenni erano diventati zone grigie, prima, e zone di buio perso, poi. Nessun miracolo, atti concreti da parte della direzione e voglia di riscatto da parte dei tanti medici e di tutto il personale in servizio. Donne e uomini stanchi di essere additati come “quelli che sono la camorra”, quelli che non fanno il proprio dovere, i “furbetti”. Questo non significa che in pochi mesi il San Giovanni Bosco sia diventato il migliore ospedale della Campania, i problemi ci sono e andranno risolti. Ma oggi quel presidio ospedaliero si candida ad essere il simbolo della rinascita di un’Asl (la Napoli 1 Centro) divenuta nei decenni sinonimo di malaffare e di pessima qualità di cura.
COMMISSIONE SANITA’
Che la musica sia cambiata lo si capisce anche da quanto dichiarato da Stefano Graziano (presidente della V Commissione Sanità) in visita all’ospedale assieme ai colleghi Fiola, Borrelli, Moxedano e Mocerino. «All’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli si tocca con mano il percorso di cambiamento avviato dal commissario Verdoliva. In quattro mesi sono stati presi provvedimenti importanti per il ripristino della legalità e per il miglioramento dell’assistenza sanitaria». Graziano testimonia l’intervento radicale di liberazione delle strutture dalla criminalità. «Si pensi al bar – dice – al parcheggio e ai distributori automatici che erano gestiti dalla camorra e al di fuori di qualsiasi regola. Sotto il profilo sanitario è stato attivato il triage, ripristinata l’emodinamica h24, attivata la tac a 64 slices e aperta la sala parto nel reparto di ginecologia. Ovviamente non basta, ma con la programmazione già avviata si faranno ulteriori passi in avanti. Il commissario Verdoliva ha annunciato che sono in atto le procedure per trasformare il day surgery in week surgery, per acquistare un nuovo angiografo e una nuova risonanza magnetica. Inoltre, entro l’anno saranno completate le prime procedure concorsuali». Nella visita odierna la V Commissione regionale ha voluto testimoniare vicinanza ai tanti lavoratori che operano in un contesto difficile e ribadire, soprattutto, che il San Giovanni Bosco è fondamentale per la città di Napoli.
Cannabis a uso medico, ministro Grillo rassicura: pazienti continueranno terapie
News PresaIl ministro della Salute, Giulia Grillo fa chiarezza sulle notizie apparse su alcuni organi di stampa riguardo al parere del Consiglio superiore di sanità sull’utilizzo medico della cannabis. Il ministro, in data 19 marzo 2019 ha richiesto al Css un parere in merito all’aggiornamento dell’allegato tecnico allo schema di decreto ministeriale 9 novembre 2015, senza indicare un approfondimento sulla valenza terapeutica della cannabis.
Il Css, organo tecnico scientifico, ha espresso un proprio parere, inviato nelle settimane scorse al ministro, per i successivi adempimenti da parte dell’Ufficio legislativo e della Dg Dispositivi medici e del servizio farmaceutico.
Cannabis, nessuna interruzione
“Voglio tranquillizzare i pazienti in trattamento e le associazioni che tutelano i soggetti in terapia del dolore – ha spiegato Grillo – il parere non contiene prescrizioni negative, pertanto non sarà bloccato l’utilizzo terapeutico della cannabis e continuerà a essere assicurato ai sensi della normativa vigente”.
“Valuterò con le direzioni tecniche e i soggetti interessati l’opportunità di recepire quanto indicato nel parere dal Css sulla necessità di avviare una sperimentazione clinica a maggior tutela dei malati – ha continuato il ministro –. I pazienti sanno bene che mi sono impegnata personalmente per aumentare le scorte di cannabis ad uso medico, incrementando le importazioni dall’Olanda e raddoppiando la produzione di cannabis dello Stabilimento chimico-farmaceutico militare di Firenze, e proprio nei prossimi giorni insieme al ministero della Difesa e al Mipaaf finalizzeremo l’accordo per migliorare ancora il processo produttivo e garantire l’approvvigionamento ai malati”.
Sinusite, un problema da non sottovalutare
PrevenzioneTante diverse cause per un problema che ha un nome ben preciso: sinusite. Chi ne soffre sa bene cosa si prova e quali “fastidi” si debbano sopportare. Capita, però, che senza dare troppo peso ai sintomi si continui ad andare avanti senza consultare un medico e che non ci renda conto di avere un problema prima che questo sia ormai divenuto cronico. Uno dei campanelli d’allarme è il dolore, magari alla palpazione, e poi la congestione nasale e la cefalea. Spessi ai medici bastano questi sintomi per capire che si tratta di sinusite, ma a volte serve anche una tomografia computerizzata o altri esami di diagnostica per immagini.
ANTIBIOTICI
Nei casi più resistenti, quando il medico lo prescrive, è bene fare ricorso alle “armi pesanti” vale a dire agli antibiotici, che possono eliminare l’infezione batterica sottostante. Gli antibiotici, è bene ricordarlo, non andrebbero mai assunti se non sotto prescrizione di un medico. Quindi, attenzione a non abusarne. Tornando invece alla sinusite, che tanto ci dà tormento, è una malattia che può interessare ognuno dei quattro gruppi di seni paranasali (mascellare, etmoidale, frontale o sfenoidale), vale a dire le piccole cavità che abbiamo sul volto. La sinusite si sviluppa quasi sempre in associazione a un’infiammazione delle fosse nasali (rinite) e alcuni medici parlano di una rinosinusite. Può essere acuta (di breve durata) oppure cronica (a lungo termine). A seconda dei sintomi, si può anche capire in quale seno si sia prodotto il problema. La sinusite mascellare, ad esempio, provoca dolore alle guance, subito sotto gli occhi, mal di denti e cefalea, la sinusite frontale provoca una cefalea al di sopra degli occhi, sulla fronte. La sinusite etmoidale provoca dolore dietro e tra gli occhi, lacrimazione e cefalea frontale, spesso molto intensa. Il dolore prodotto dalla sinusite sfenoidale non si manifesta in un’area ben definita e può essere avvertito nella regione frontale o posteriore del capo.
I DENTI
Avere una sinusite acuta significa vivere il momento di punta della malattia, un momento nel quale ogni fastidio o dolore prodotto è ai massimi livelli. La sinusite si dice invece cronica quando con il tempo si “stabilizza” e diventa una condizione permanente. Quello che in pochi sanno è che la sinusite anche essere causata da un problema dentale: in questo caso, non infrequente, per risolverla bisognerà “rimuovere alla radice” la causa con l’aiuto del dentista. Può infatti capitare che le radici di molari e premolari superiori creino il problema, perché finiscono proprio in prossimità del seno mascellare. Se uno di questi denti si infetta, l’infezione può facilmente diffondersi fino al seno mascellare. A questo punto si può instaurare una sinusite cosiddetta “odontogena” (secondaria), e spesso il paziente non è consapevole della reale causa dei suoi sintomi che piuttosto riferisce a problemi delle vie respiratorie o a problemi allergici. Il problema è che non è infrequente che l’infezione del dente sia asintomatica e questo rende più difficile la corretta diagnosi di sinusite secondaria di natura odontogena. In questi casi la cura con antibiotici non serve a niente se non si rimuove il problema dentale che l’ha causata. Dunque, se c’è una sospetta sinusite, la cosa migliore da fare è consultare subito il proprio medico, e anche se le terapie non dovessero avere da subito l’effetto sperato, non demordere, e cercare di approfondire il problema. Perché no, anche consultando un bravo dentista.
Aifa: allerta su alcune confezioni di farmaci forse false
FarmaceuticaL’allarme è arrivato dall’Aifa: in Italia potrebbero circolare confezioni di quattro farmaci senza bollino identificativo, e quindi di possibile provenienza illecita o false. L’Agenzia Italiana del Farmaco invita, perciò, a prestare attenzione alle forniture di Neupro, Vimpat, Clexane e Spiriva dopo che le autorità inglesi hanno trovato appunto delle scatole non in regola, quindi contraffatte. Neupro è un medicinale utilizzato per la cura del Parkinson, Vimpat per le crisi epilettiche, mentre Clexane è un anticoagulante e Spiriva viene prescritto per il trattamento della Bpco. In una nota diffusa da Federfarma, si legge: “al fine di evitare l’ingresso di medicinali contraffatti nella catena di fornitura legale e per consentire alle autorità competenti i dovuti controlli finalizzati a identificare eventuali confezioni sospette, l’AIFA invita gli operatori a segnalare agli indirizzi: medicrime@aifa.gov.it e d.digiorgio@aifa.gov.it ogni anomalia in caso di rinvenimento di confezioni con caratteristiche non conformi o eventuali offerte di acquisto dei prodotti menzionati nella lista”. “L’allerta rapido diffuso – precisa Federfarma nella comunicazione inviata ai farmacisti – riguarda la specifica anomalia di farmaci privi di bollino ottico”. Nel caso, quindi di confezioni che non presentino criticità e complete di bollino ottico, regolarmente acquistate presso il proprio fornitore, sono regolarmente vendibili.
Quei robot entrati in sala operatoria
Ricerca innovazioneSe solo dieci anni fa qualcuno ci avesse detto che nelle sale operatorie ci sarebbero stati i robot, beh, lo avremmo guardato con sospetto. Oggi i robot chirurgici non solo sono una realtà, ma sono anche ottimi aiutanti per i colleghi imani. I robot, meglio chiarirlo subito, non operano in autonomia: sono degli strumenti ad altissima tecnologia nelle mani dei chirurghi che, grazie a schermi in 4k e software di correzione dei movimento, possono portare a termine operazioni molto complesse con una precisione prima impossibile.
ECCELLENZE DEL TERRITORIO
Una vera e propria eccellenza campana è quella che si trova al Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli (ospedale in provincia di Napoli). Qui sono già diciannove i pazienti operati dalle equipe di Urologia e Chirurgia con l’ausilio del robot operatorio Da Vinci Xi, il più avanzato al mondo, entrato in attività lo scorso 24 giugno. La frequenza di utilizzo del robot già da questi primi giorni testimonia l’ottima preparazione dei professionisti e dell’organizzazione. Per Antonio d’Amore, direttore generale dell’ASL Napoli 2 Nord: «L’intervallo di tempo trascorso dall’arrivo del robot al primo intervento effettuato è stato di soli dieci giorni. Si tratta di un dato straordinario, tenuto conto che in genere occorrono mesi per l’installazione del robot, i collaudi, i test, la formazione del personale e l’organizzazione. Tutto ciò testimonia l’elevatissima preparazione delle equipe al lavoro e il grande entusiasmo che c’è intorno a questo progetto».
LA RETE CAMPANA
Il robot, consegnato a Pozzuoli il 15 giugno scorso, è stato utilizzato per un primo intervento già il 24 giugno nel corso di una seduta operatoria dell’equipe di urologia guidata da Giovanni Di Lauro. Nella giornata successiva, invece, è toccato ai chirurghi guidati da Felice Pirozzi utilizzare la nuova tecnologia per un intervento al colon. Il robot operatorio di Pozzuoli è l’unico installato in un ospedale campano non napoletano. Gli altri cinque si trovano al Cardarelli, al Monaldi, al Pascale e all’Ospedale del Mare. «L’arrivo del robot operatorio Da Vinci a Pozzuoli è per noi motivo di grande orgoglio», conclude Antonio D’Amore. Comprensibile, visto che tre anni fa, quando il Dg è arrivato alla Asl Napoli 2 Nord, l’idea di introdurre la chirurgia robotica a Pozzuoli pareva a molti una sfida inimmaginabile. Oggi quell’idea è diventata realtà, grazie a tre anni di lavoro continuo effettuato dalle direzioni, dai medici, dagli ingegneri, dagli amministrativi.
GOLD STANDARD
La chirurgia robotica è considerata il “gold standard” per molti tipi di intervento, permettendo al chirurgo di operare con grande precisione, riducendo al minimo l’invasività e, conseguentemente, i tempi di degenza e recupero del paziente. Il robot Da Vinci in attività a Pozzuoli è di ultimissima generazione ed ha un costo di circa due milioni di euro. L’intero finanziamento è stato coperto da fondi ministeriali dedicati all’ammodernamento tecnologico e da fondi dedicati alle attività per la Terra dei Fuochi. La tecnologia robotica, infatti, è particolarmente indicata nella chirurgia oncologica.
Diabete: si abbattono costi grazie ai devices. Lo studio belga
Economia sanitariaIl diabete in Italia ha un costo totale di 20,3 miliardi di euro all’anno, tra quelli che vengono definitivi costi diretti (46%) e indiretti (54%). All’interno di quelli diretti, circa la metà (49%) è dovuto alle ospedalizzazioni, il 7% ai “farmaci per il diabete”, il 17% alle “visite pazienti”, il 23% per “altri farmaci”. Sul totale delle spese inerenti al trattamento della patologia, le spese per i devices corrispondono solo al 4%.
I presupposti di uno studio belga partono proprio da quest’ultimo dato, dimostrando come è stato possibile ridurre il numero dei ricoveri (di un terzo) e delle assenza sul lavoro (la metà) grazie all’utilizzo del monitoraggio in continuo della glicemia in real time.
“Il costo medio di ospedalizzazioni per un paziente diabetico supera i 5 mila euro – spiega Cristiano Ferrari, Presidente Theras Group, l’azienda italiana leader nelle tecnologie d’avanguardia per la gestione del diabete – Si è stimato che aumentando solo del 3% la spesa per i devices (facendola salire quindi al 7%), si arriverebbe a un risparmio delle spese sanitarie del 34%” . Il Sistema Sanitario Nazionale spende ogni anno, per curare le persone affette da diabete, 10 miliardi di euro, ai quali si devono aggiungere 3 miliardi spesi dai pazienti di tasca propria.
“Comunemente si considera che l’innovazione tecnologica sia la prima ragione dell’aumento delle spese Sanitarie in quanto facilmente correlabile all’aumento dei costi. Il monitoraggio in continuo della glicemia, per esempio – interviene Federico Bertuzzi– diabetologo presso Ospedale Niguarda di Milano– rappresenta uno dei principali mezzi per eradicare le ipoglicemie inavvertite, grazie ai miglioramenti nei parametri di affidabilità e accuratezza, accoppiati all’uso di allarmi che facilitano il pronto intervento da parte del paziente”
Studi clinici randomizzati hanno confermato l’efficacia del monitoraggio in continuo della glicemia in real time (RT GCM) nel ridurre gli eventi ipoglicemia severi del 72% in sei mesi con un miglioramento della variabilità glicemica del 36%.
“Un importante esempio di innovazione tecnologica è stato riscontrato da uno studio3 effettuato in Belgio, una realtà sovrapponibile a quella italiana – continua Bertuzzi – Il numero di pazienti che sono stati ricoverati al pronto soccorso o all’ospedale a causa di grave ipoglicemia e/o chetoacidosi è diminuito dal 16% al 4% e si è ridotto a meno della metà il numero delle giornate perse dal lavoro (da 495 a 234)”.
La valenza di questo studio rinforza quello che viene definito l”effectiveness” dei sistemi di monitoraggio continuo della glicemia di ultima generazione in grado di ridurre le complicanze e quindi i ricoveri, ma soprattutto i costi – conclude Bertuzzi– ll livello di precisione dei devices a disposizione hanno segnato un cambio epocale nella gestione del diabete, al punto che è stato approvato per prendere decisioni terapeutiche senza bisogno di calibrazioni. Le evidenze cliniche dovrebbero guidare le decisioni dei responsabili delle politiche sanitarie e consentire di allocare e riallocare le risorse in un modo migliore e più efficiente. La sfida è quella di intervenire con scelte sostenibili. Intervenire rapidamente in questa direzione, significherebbe offrire uno strumento adeguato per una migliore gestione del diabete e generare un risparmio non indifferente alla spesa del Servizio Sanitario Nazionale”
Tecnologie d’avanguardia contro il diabete
Permette il monitoraggio in continuo della glicemia (CGM) e in tempo reale (RT CGM): si chiama DexcomG6. È stato approvato per prendere decisioni terapeutiche senza bisogno di calibrazioni. Semplice e dotato di inseritore automatico, con allarmi personalizzabili, avviso predittivo di ipoglicemia e possibilità di condivisione a distanza consente di mettere in campo interventi preventivi e correttivi al fine di mantenere o ricondurre la glicemia in un range fisiologico, allontanando il rischio di complicanze anche molto pericolose.
Infusore
Il sistema Omnipod è un cerotto intelligente che gestisce la terapia. Si tratta di un microinfusore che ha le dimensioni di un “micro-mouse” (il Pod, appunto) e fornisce la somministrazione continua di insulina sempre. Consente di nuotare, praticare sport, fare la doccia (impermeabile fino a 7,6 metri) e condurre la propria vita sociale fin da molto piccoli, sapendo che monitoraggio e terapia vengono gestiti in sicurezza.
Bibite zuccherine, potrebbero aumentare il rischio di cancro
AlimentazioneÈ negli zuccheri che il tumore trova energia e “carburante”, per questo bere molte bibite zuccherate potrebbe aumentare il rischio di cancro. A rivelarlo è uno studio osservazione condotto da Mathilde Touvier, del centro di ricerca di epidemiologia e statistica della Sorbonne Paris Cité e Inserm e pubblicato sul British Medical Journal. Lo studio ha coinvolto oltre 101.000 persone tutte sane all’inizio della ricerca. Tutti i partecipanti hanno compilato dettagliati questionari alimentari e sono stati suddivisi in base al consumo di bibite di vario tipo, bibite zuccherate, succo di frutta al 100%, bibite dietetiche con dolcificante artificiale. Nel corso del periodo di osservazione sono stati diagnosticati oltre 2.000 casi di cancro. Gli esperti hanno stimato che per ogni 100 millilitri in più di bibite zuccherate consumati ogni giorno il rischio di sviluppare un tumore sale del 18% e in particolare sale del 22% il rischio di sviluppare un cancro al seno.
CAMBIO DI PASSO
Che le bibite gasate non siano un toccasana lo si sa ormai da decenni, in passato l’elevato consumo di bibite è stato correlato al maggior rischio di malattie metaboliche, si pensi al diabete e all’obesità. Queste malattie sono a loro volta collegate a rischio di cancro, spiega l’esperta: potrebbe dunque essere spiegata con questo collegamento l’associazione trovata tra consumo di bibite zuccherate e tumori, conclude l’epidemiologa.
LA REPLICA
Assobibe, l’Associazione di Confindustria che rappresenta le aziende che producono e vendono bevande analcoliche in Italia, in risposta allo studio precisa che, come affermato dagli stessi autori dello studio, si tratta di uno studio osservazionale e pertanto non può stabilire la causa diretta tra il consumo di bevande zuccherate e l’aumentato rischio di cancro. «Gli autori stessi dello studio ammettono di non fornire prove sulla causa-effetto» e lo stesso British Medical Journal invita a una cauta interpretazione dei risultati. Lo studio poi si riferisce a qualsiasi bevanda zuccherata, compresi i succhi di frutta e le bevande calde e non solo alle bibite. L’associazione evidenzia che in Italia i consumi sono in calo da oltre 10 anni e, soltanto l’1% delle calorie giornaliere deriva dal consumo di bibite zuccherate, mentre il restante 99% deriva da altri alimenti. Nei bambini la percentuale si abbassa allo 0,6% pari a 10 calorie al giorno. «Negli ultimi anni – , conclude Assobibe – l’industria ha inoltre lavorato, anche in Italia, sull’innovazione di prodotto con un taglio del 20% di zucchero venduto tramite bibite».
Istituito Osservatorio liste d’attesa. Grillo: restituiamo diritto alla sanità
News PresaÈ nato l’Osservatorio nazionale liste d’attesa. Si è insediato al ministero della Salute, alla presenza del ministro Giulia Grillo, lo scorso 9 luglio. All’incontro, in cui si è svolta la prima riunione, hanno preso parte i rappresentanti delle Regioni, di Agenas, dell’Istituto superiore di sanità, di Cittadinanzattiva e le Direzioni generali della Programmazione e dei Sistemi informativi del ministero. Il tavolo è stato presieduto dal direttore della Programmazione, Andrea Urbani. Presto sarà invece definito il cronoprogramma operativo con l’indicazione dei tavoli di lavoro per monitorare il recepimento del Piano nazionale di gestione delle liste d’attesa a livello regionale.
“Siamo qui non solo per attivare un osservatorio operativo che possa concretamente vigilare sull’efficienza delle liste d’attesa, ma per lavorare affinché sia restituito ai cittadini un diritto a lungo negato: quello dei tempi certi per le cure e per le diagnosi – precisa il ministro – Tutte le risposte che questo gruppo di lavoro riuscirà a trovare, saranno risposte date ai cittadini che negli anni hanno perso fiducia e ai tanti che hanno smesso di curarsi. Ho sempre ribadito che il tema delle liste d’attesa rappresenta una priorità per la mia azione di Governo, il banco di prova dell’efficacia del sistema salute. Per questo vorrei che ciascuno dei presenti si sentisse investito di una responsabilità e chiamato a costruire un pezzetto del cambiamento. Perché insieme, dal confronto sulle buone pratiche e sulle criticità del sistema, potremo finalmente trovare un modello che funziona. L’obiettivo comune è restituire al Paese un modello più efficiente di sanità pubblica” – ha concluso Giulia Grillo.
Glaucoma: arriva l’App che aiuta a seguire la terapia
News PresaSono anziani, soffrono di più patologie e prendono in media dieci farmaci ogni giorno tra cui i colliri per abbassare la pressione oculare. Sono alcuni dei motivi che spiegano come mai circa il 40% dei pazienti affetti da glaucoma non aderisca alla terapia. Anzi, secondo quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista American Journal of Ophthalmology il 45% assume meno del 75% della dose prevista.
“Questi dati – commenta il professor Luciano Quaranta, direttore della Clinica Oculistica dell’Università di Pavia presso l’IRCCS San Matteo – ci danno la misura di quanto sia importante stimolare l’aderenza terapeutica nei nostri pazienti al fine di ridurre la progressione della malattia. L’aderenza e la persistenza terapeutica, infatti, sono degli aspetti fondamentali della cura del glaucoma”.
Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, i “non aderenti” superano il 70% fra gli anziani, che spesso sono colpiti da diverse malattie e affrontano maggiori difficoltà a seguire le indicazioni del medico. Basta pensare che l’11% degli anziani (circa 1 milione e 500mila persone in Italia) deve assumere ogni giorno 10 o più farmaci.
Esistono delle cosiddette ‘barriere’ alla scarsa aderenza e resistenza alla terapia. “Tra queste – prosegue il professor Quaranta – quella di maggior rilevanza è la scarsa comprensione dell’efficacia della terapia perché il paziente non percepisce il beneficio della cura. Inoltre, c’è il problema della dimenticanza della somministrazione. E’ stato stimato, infatti, che i pazienti affetti da glaucoma assumono mediamente 2.7 farmaci per altre patologie sistemiche associate”. C’è anche una oggettiva difficoltà nella gestione del farmaco (flaconi piccoli o difficilmente utilizzabili da pazienti anziani) e degli orari di somministrazione. “Molti pazienti, soprattutto anziani – sottolinea l’esperto – la sera si dimenticano di somministrarsi il farmaco: si addormentano o fanno fatica a farsi aiutare di sera”.
Glaucoma, la nuova App
Con quali conseguenze? “La mancata aderenza e persistenza terapeutica porta inesorabilmente ad una progressione della malattia. Stimolare l’aderenza terapeutica è di fondamentale importanza nel paziente glaucomatoso, al fine di evitare un progressivo ed inesorabile decadimento della funzione visiva” spiega il professor Quaranta.
Proprio con l’obiettivo di incentivare una maggior aderenza terapeutica nei pazienti con glaucoma, è stata scelta la App ‘Carepy – La tua cura nelle tue mani’, un servizio digitale che crea una rete virtuosa tra medici, farmacisti e pazienti con l’obiettivo di semplificare la gestione dei farmaci, delle terapie e delle misurazioni di tutta la famiglia e di migliorare le performance di aderenza alla terapia.
Un progetto-pilota è partito da poco per favorire l’aderenza terapeutica dei pazienti glaucomatosi aiutandoli con questa App. I ‘nuovi anziani’, infatti, sono sempre più digitali. Secondo gli ultimi dati Istat, negli ultimi 12 mesi hanno utilizzato internet il 56% delle persone tra i 60 e i 64 anni, il 31% di quelli tra i 65 e 74 anni e l’8,8% degli over 75. Senza contare, poi, che la App può diventare uno strumento utilizzato anche dai care-giver familiari, siano essi consorti, figli o badanti.
Come funziona questa App? La soluzione integrata permette al medico (MMG o specialista), attraverso la web application Carepy Med, di inserire le prescrizioni dei farmaci e le terapie del paziente e di visualizzare in tempo reale un report sull’aderenza terapeutica comunicando, se necessario, direttamente con il paziente. Con Carepy Pharma, il farmacista verifica le prescrizioni e inserisce le informazioni sui farmaci e parafarmaci ritirati dal paziente. Carepy, in base alle indicazioni terapeutiche, supporta attivamente il farmacista nel controllo delle scorte e delle scadenze dei prodotti per tutta la famiglia e consente di inviare consigli mirati. I dati inseriti dal medico e dal farmacista sono visualizzabili direttamente dal paziente e dalla famiglia sull’App Carepy che gli segnala quando assumere i medicinali, quando effettuare misurazioni, quando recarsi ad un appuntamento o tornare in farmacia per rifornirsi di nuove confezioni e che gli fornisce consigli personalizzati per migliorare la salute. Carepy è già attiva su tutto il territorio nazionale ed è lo strumento utilizzato nel progetto-pilota sull’aderenza terapeutica dei pazienti con glaucoma, partito da qualche mese.
Per un anno, nell’ambito di un progetto-pilota realizzato con il contributo non condizionato di Visufarma, il servizio verrà distribuito in 30 farmacie (10 per area geografica: Nord, Centro e Sud) ad un totale di 300 pazienti con glaucoma per misurare la loro aderenza nelle terapie ipotonizzanti e complementari. “Sicuramente il fatto di coinvolgere più figure nella gestione del paziente è di grande utilità. Infatti, avere come alleato nella cura della malattia anche il farmacista non può che migliorare la sorveglianza sull’aderenza terapeutica”, dichiara Quaranta. “Sono del parere che coinvolgere anche altri professionisti della salute nel monitoraggio del paziente affetto da glaucoma non possa che migliorare il risultato finale che è la preservazione della funzione visiva. Questa doppia vigilanza anche da parte del farmacista penso possa essere di grande utilità per migliorare anche da un punto di vista psicologico l’approccio alla malattia da parte del paziente, che non deve mai essere lasciato solo nella gestione del percorso terapeutico”.
Medici di Famiglia, un’estate infuocata
Economia sanitariaPer tutti è la figura di riferimento in fatto di salute, i medici di famiglia sono (tra le tante cose) coloro ai quali chiedere consiglio in caso di una febbre troppo alta, di una brutta tosse o di valori delle analisi non proprio perfetti… E non a caso continuano a chiamarsi medici di famiglia. In queste prime settimane di luglio, però, la categoria dei Medici di Medicina Generale della FIMMG (maggiore sindacato) ha dichiarato lo stato di agitazione, evidentemente in ansia per politiche che non sembrano voler procedere nella direzione di una medicina prossima all’assistito e dedita alle cronicità.
DOPPIO BINARIO
Dopo la proclamazione dello stato di agitazione si è aperto a livello politico un doppio binario che mette ancor più in evidenza meritevoli iniziative volte ad affrontare e risolvere i problemi, ma anche e soprattutto uno stallo, in attesa di iniziative da parte della Conferenza delle Regioni, con un intervento del Presidente Bonaccini. E a mettere in luce questi problemi è il Segretario Generale FIMMG Silvestro Scotti che di ritorno da Roma parla di una riunione in SISAC «per molti versi inconcludente» e sottolinea anche che «al di là delle buone intenzioni, al momento non si vedono fatti concreti». Per Scotti è insoddisfacente e inaccettabile che si sia ancora alla mercee dei condizionali. «Le Regioni avrebbero determinato il nuovo Atto di Indirizzo, che tuttavia non ci è dato conoscere. Non si sa quali siano gli indirizzi su limitazioni del massimali e altre questioni riferite all’attribuzione degli incarichi a tempo indeterminato per i nostri giovani in formazione. Né tantomeno ci sono risposte sul bando di concorso di quest’anno che sta diventando l’anno del mai. Non sarà che l’aumento delle borse di specialità di quest’anno sono state determinate con la copertura del non speso per la Medicina Generale? Su questi e molti altri temi continuiamo a vedere quasi un farci spallucce, è lecito pensare a questo punto che non abbiano ben compreso la gravità di questo atteggiamento e le conseguenze alle quali inevitabilmente si arriverà Il nostro stato di agitazione è stato chiesto all’unanimità dal Consiglio Nazionale e non ci risparmieremo per convincere tutta la Medicina Generale, e non solo, ad affiancare la nostra protesta».
GIOVANI A RISCHIO
Nello specifico per i giovani, il Segretario Generale FIMMG teme a ragion veduta che in queste condizioni il bando rischi di essere attivato in grave ritardo e che il corso non possa partire prima di giugno 2020. Tutto questo, mentre nell’intero Paese si moltiplicano gli allarmi anche di qualche politico, che però sembrano lacrime di coccodrillo, per la carenza di medici. Di qui la richiesta di una convocazione ad horas in sede politica da parte del Presidente della Conferenza delle Regioni al fine di chiarire quale sia il mandato alla struttura tecnica. «Non siamo disponibili ad una trattativa che non generi i dovuti cambiamenti, necessari ad una risposta concreta per la Medicina di Famiglia, stufa di essere la Cenerentola del Servizio Sanitario Nazionale. A questo punto – prosegue Scotti – esigiamo di vedere investimenti non solo economici, ma anche fiduciari sulla Medicina Generale che certamente è diversa da quella descritta dal pregiudizio di uno scarso impegno e di un alto guadagno. È invece chiaro che essendo sempre di più i pazienti anziani e quelli cronici, che come ci ricordano continuamente i funzionari regionali consumano l’80% delle risorse economiche in un sistema a volume come il nostro, stanno anche consumando le risorse umane. Ovvero impegno orario ormai insostenibile e assenza di economie che ci permettano una riorganizzazione dei carichi di lavoro con altri soggetti da noi coinvolti e non da qualche emendamento parlamentare». Un comparto che, come è stato sottolineato durante il Consiglio Nazionale, vede aumentare il peso assistenziale e nel quale i carichi di lavoro sono ormai massacranti. Il tutto in un sistema organizzativo che non potrà più garantire per tutti la presa in carico attraverso modelli di medicina di iniziativa, né la possibilità di accesso libero e tanto meno la accessibilità domiciliare.
MODELLI CONTRATTUALI
«Inaccettabile – evidenzia Scotti – che nella discussione del Patto per la Salute ci sia, invece, chi si nasconde dietro la struttura contrattuale della Medicina di Famiglia quale causa della mancata integrazione con le altre figure professionali del territorio. Il problema non è il modello contrattuale, ma i modelli organizzativi vetusti che alcuni uffici regionali continuano a proporre».
FUMATA BIANCA CON IL MINISTERO
In questo contesto, non certo entusiasmante, si innesta almeno una nota positiva: la disponibilità mostrata dal ministro della Salute Giulia Grillo, che ha accolto con favore le ragioni alla base dello stato di agitazione della FIMMG. «Diamo atto al ministro di aver favorito una netta apertura rispetto a proposte a noi particolarmente care, tra le quali creare decontribuzione per l’assunzione del personale che assumeremo noi anche utilizzando il meccanismo del reddito di cittadinanza, che è un reddito anche differito. È possibile formare persone che diventino collaboratori di studio. Il medico che le assume per i primi due anni verrebbe poi sgravato per la quota del reddito di cittadinanza che la persona avrebbe ricevuto». I temi portati sul tavolo del ministro che ha coinvolto essendo presenti nella seconda parte dell’incontro i funzionari dell’INPS, riguardano anche la possibilità di inserire nella prossima finanziaria un intervento economico specifico su progettualità che coinvolgano lo studio del Medico di Famiglia, così da creare un punto di accesso semplificato alle cure per i cittadini. «Fare questo significherebbe valorizzare il ruolo dei Medici di Famiglia, valorizzare i collaboratori di studio e, nei fatti, realizzare una migliore assistenza grazie ai micro team che la FIMMG da tempo propone. Insomma – conclude Scotti – le soluzioni ci sono e molte di queste le abbiamo già individuate. Ora bisogna capire chi vuole concretamente stare dalla parte dei cittadini e del rispetto di quell’Articolo 32 della Costituzione che per tutti i medici è un punto di riferimento inalienabile».