Tempo di lettura: 3 minutiOgni giorno, sulle tavole degli italiani vengono sprecate grandi quantità di cibo, ancora buono da mangiare. Il cibo gettato via ha un impatto non solo di tipo ambientale, sociale ed economico, ma anche nutrizionale, infatti un consumo di alimenti adeguato, fa sprecare meno e aiuta anche ad essere più sani e a non ingrassare. Lo dimostra la ricerca scientifica. L’Osservatorio sulle eccedenze, recuperi e sprechi alimentari, nato presso il Centro di ricerca Alimenti e Nutrizione del CREA, ha presentato l’ultimo rapporto che disegna la mappa dello spreco alimentare.
I numeri dello spreco alimentare
Il 77% delle famiglie intervistate ha dichiarato di aver gettato via del cibo nella settimana precedente all’intervista. Quasi un quarto delle famiglie, quindi, sembra aver un comportamento di elevata attenzione al tema. L’incidenza di famiglie virtuose, che non gettano via il cibo, aumenta con l’aumentare dell’età della responsabile acquisti, con il diminuire del reddito e in famiglie che vivono al sud e isole.
I prodotti alimentari più sprecati sono risultati essere verdura, frutta fresca e pane; seguono a distanza pasta, patate, uova, budini, derivati del latte (yogurt, formaggi). In particolare, l’incidenza è stata inferiore per la verdura fresca nel nord-ovest e la frutta fresca al sud. D’altra parte, per il pane lo spreco è risultato superiore nelle regioni centrali e in famiglie con bambini piccoli; in queste ultime, anche i ripieni per panini (affettati, formaggio a fette, ecc.) sono risultati maggiormente sprecati rispetto alla media.
Sommando le quantità di spreco per tutte le categorie alimentari, gli italiani risultano aver sprecato in media 370 g/settimana/famiglia. Il dato è allineato con quanto misurato in Olanda (365 g/settimana) e inferiore di quanto rilevato in Spagna (534 g/settimana), Germania (534 g/settimana) e Ungheria (464 g/settimana).
Approfondendo le tipologie di spreco, emerge che, rispetto al totale dei quattro paesi europei, in Italia si gettano maggiormente prodotti completamente inutilizzati (43,2% vs 31% della quantità sprecata), mentre si riscontra una minor propensione a gettare gli avanzi del piatto (14,6% vs 20,0%) e i prodotti aperti, ma non finiti di consumare perché scaduti (30,3% vs 36%).
Identikit delle famiglie “sprecone”
Dimensione familiare e spreco alimentare sono positivamente correlati, ma guardando ai dati pro- capite si osserva un maggior spreco nelle famiglie monocomponenti. Inoltre, si riscontra una certa propensione di spreco alimentare nei segmenti di età più giovane e tra i nuclei familiari con maggiori disponibilità economiche.
Il tema dello spreco alimentare è molto sentito in Italia. Lo spreco alimentare ha un vissuto emotivo negativo largamente diffuso, dal momento che, in tutti i quesiti formulati, su questa tematica più della metà del campione condanna fermamente la pratica di gettare via il cibo. Il rispetto del cibo e l’attenzione allo spreco sono un fattore culturale prevalente, che si rileva in circa il 60% delle risposte. Anche il ruolo centrale nell’educazione da parte dei genitori a non sprecare viene riconosciuto dalla larga maggioranza del campione (90%). La sensibilità verso le conseguenze dello spreco alimentare è condivisa dalla maggioranza.
La consapevolezza dell’impatto negativo dello spreco su diversi ambiti è piuttosto elevata. L’impatto economico è il più sentito (70%), di gran lunga superiore a quello sociale (conseguenze su disponibilità di cibo nel mondo, 59%) e ambientale (55%).
Il fattore tempo e gli imprevisti nella gestione degli alimenti giocano un ruolo cruciale, mettendo entrambe a rischio le azioni di prevenzione. Nella maggioranza dei casi, il tempo viene apertamente dichiarato essere una risorsa scarsa nella vita quotidiana e anche gli imprevisti risultano disturbare la gestione della dispensa e della preparazione dei pasti.
Le famiglie italiane si dichiarano capaci di gestire le attività in cucina, fattore rilevante di prevenzione. Infatti, solo un quinto degli intervistati dichiara di avere difficoltà a cucinare nuovi piatti e sono ancora meno quelli che non sanno riutilizzare gli avanzi o che non sanno pianificare le giuste quantità di alimenti da acquistare. Solo una minoranza (meno del 5%) dichiara di non finire quello che ha nel piatto e di non conservare gli avanzi.
Circa due terzi, infine, dichiara di pianificare gli acquisti e di non fare acquisti di impulso. Mentre minore è l’attenzione verso la pianificazione anticipata dei menù settimanali, fatta solo dal 42% degli intervistati. Disporre in casa di alimenti in quantità sufficiente risulta essere una priorità nelle scelte alimentari per la maggior parte delle famiglie e, di contro, avere un eccesso di scorte non costituisce una priorità prevalente.
L’indagine
L’indagine ha coinvolto 1.142 famiglie rappresentative della popolazione italiana. Sono stati intervistati i responsabili degli acquisti alimentari e della preparazione dei pasti. Il campione è stato selezionato nel rispetto della distribuzione nella popolazione di caratteristiche della famiglia, e, in particolare, per dimensione della famiglia, fattore demografico che influenza fortemente lo spreco alimentare. Inoltre, il campione è stato selezionato nel rispetto di genere, età, livello di istruzione e reddito.
Contraccezione, presto arriverà “il pillolo”
News PresaDiciamo le cose come stanno, la contraccezione è sempre stata una problema che la società ha scaricato sulle donne. E’ tipico che molti uomini si nascondano dietro la solita scusa, cioè che non esiste una pillola pensata per lui, ma la domanda che ora ci poniamo è: se invece esistesse “il pillolo”, gli uomini ne farebbero uso?. Ce lo chiediamo perché il momento della verità sembra si stia avvicinando, l’Istituto indiano per la ricerca medica (Indian Council of Medical Research, ICMR) ha infatti completato con successo l’ultima fase dei trials clinici sul primo contraccettivo maschile, un prodotto iniettabile, che è stato inviato recentemente, per l’approvazione, all’Agenzia del farmaco indiana, la Drug Controller General of India, DCGI. La notizia è stata anticipata da alcuni ricercatori coinvolti nel progetto, secondo i quali, scrive il quotidiano Hindustan Times, il farmaco avrebbe efficacia per almeno tredici anni. La terza fase del trial, appena conclusa, è stata condotta su 303 candidati, con il 97,3 di risultati positivi, e senza che siano stati riportati effetti collaterali. Il farmaco è pronto e può essere definito il primo contraccettivo maschile del mondo, ha detto il dottor RS Sharma, ricercatore senior dell’Icmr, che ha condotto la supervisione dei trial. L’Icmr è la più qualificata agenzia governativa indiana per la ricerca biomedica, sotto l’egida del ministero della Salute.
MA GLI ORMONI NO
Intanto, in questi giorni ha fatto molto scalpore la notizia che i contraccettivi ormonali possono avere come effetto collaterale depressione e comportamenti suicidari. Precisazione arrivata nientemeno che dalla dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) in una nota informativa. Nella lettera inviata ai medici, spiega che si è deciso di aggiornare le informazioni sul prodotto con questa nuova avvertenza, dopo una valutazione sulla sicurezza fatta in Europa sul rischio di comportamento suicidario e suicidio associati a depressione, nelle pazienti che usano contraccettivi ormonali. L’umore depresso e la depressione sono effetti indesiderati noti associati ai contraccettivi ormonali. La depressione può essere grave ed è un fattore di rischio per l’insorgenza di comportamento suicidario e suicidio. Le pazienti devono quindi essere informate e contattare il proprio medico se notano cambiamenti d’umore e sintomi depressivi, anche se si presentano poco dopo l’inizio del trattamento. L’avvertenza vale per tutti i contraccettivi ormonali in vendita in farmacia, cioè pillola, cerotto, anello vaginale, spirale e impianto per uso sottocutaneo.
Spreco alimentare, numeri e identikit degli “spreconi”
News PresaOgni giorno, sulle tavole degli italiani vengono sprecate grandi quantità di cibo, ancora buono da mangiare. Il cibo gettato via ha un impatto non solo di tipo ambientale, sociale ed economico, ma anche nutrizionale, infatti un consumo di alimenti adeguato, fa sprecare meno e aiuta anche ad essere più sani e a non ingrassare. Lo dimostra la ricerca scientifica. L’Osservatorio sulle eccedenze, recuperi e sprechi alimentari, nato presso il Centro di ricerca Alimenti e Nutrizione del CREA, ha presentato l’ultimo rapporto che disegna la mappa dello spreco alimentare.
I numeri dello spreco alimentare
Il 77% delle famiglie intervistate ha dichiarato di aver gettato via del cibo nella settimana precedente all’intervista. Quasi un quarto delle famiglie, quindi, sembra aver un comportamento di elevata attenzione al tema. L’incidenza di famiglie virtuose, che non gettano via il cibo, aumenta con l’aumentare dell’età della responsabile acquisti, con il diminuire del reddito e in famiglie che vivono al sud e isole.
I prodotti alimentari più sprecati sono risultati essere verdura, frutta fresca e pane; seguono a distanza pasta, patate, uova, budini, derivati del latte (yogurt, formaggi). In particolare, l’incidenza è stata inferiore per la verdura fresca nel nord-ovest e la frutta fresca al sud. D’altra parte, per il pane lo spreco è risultato superiore nelle regioni centrali e in famiglie con bambini piccoli; in queste ultime, anche i ripieni per panini (affettati, formaggio a fette, ecc.) sono risultati maggiormente sprecati rispetto alla media.
Sommando le quantità di spreco per tutte le categorie alimentari, gli italiani risultano aver sprecato in media 370 g/settimana/famiglia. Il dato è allineato con quanto misurato in Olanda (365 g/settimana) e inferiore di quanto rilevato in Spagna (534 g/settimana), Germania (534 g/settimana) e Ungheria (464 g/settimana).
Approfondendo le tipologie di spreco, emerge che, rispetto al totale dei quattro paesi europei, in Italia si gettano maggiormente prodotti completamente inutilizzati (43,2% vs 31% della quantità sprecata), mentre si riscontra una minor propensione a gettare gli avanzi del piatto (14,6% vs 20,0%) e i prodotti aperti, ma non finiti di consumare perché scaduti (30,3% vs 36%).
Identikit delle famiglie “sprecone”
Dimensione familiare e spreco alimentare sono positivamente correlati, ma guardando ai dati pro- capite si osserva un maggior spreco nelle famiglie monocomponenti. Inoltre, si riscontra una certa propensione di spreco alimentare nei segmenti di età più giovane e tra i nuclei familiari con maggiori disponibilità economiche.
Il tema dello spreco alimentare è molto sentito in Italia. Lo spreco alimentare ha un vissuto emotivo negativo largamente diffuso, dal momento che, in tutti i quesiti formulati, su questa tematica più della metà del campione condanna fermamente la pratica di gettare via il cibo. Il rispetto del cibo e l’attenzione allo spreco sono un fattore culturale prevalente, che si rileva in circa il 60% delle risposte. Anche il ruolo centrale nell’educazione da parte dei genitori a non sprecare viene riconosciuto dalla larga maggioranza del campione (90%). La sensibilità verso le conseguenze dello spreco alimentare è condivisa dalla maggioranza.
La consapevolezza dell’impatto negativo dello spreco su diversi ambiti è piuttosto elevata. L’impatto economico è il più sentito (70%), di gran lunga superiore a quello sociale (conseguenze su disponibilità di cibo nel mondo, 59%) e ambientale (55%).
Il fattore tempo e gli imprevisti nella gestione degli alimenti giocano un ruolo cruciale, mettendo entrambe a rischio le azioni di prevenzione. Nella maggioranza dei casi, il tempo viene apertamente dichiarato essere una risorsa scarsa nella vita quotidiana e anche gli imprevisti risultano disturbare la gestione della dispensa e della preparazione dei pasti.
Le famiglie italiane si dichiarano capaci di gestire le attività in cucina, fattore rilevante di prevenzione. Infatti, solo un quinto degli intervistati dichiara di avere difficoltà a cucinare nuovi piatti e sono ancora meno quelli che non sanno riutilizzare gli avanzi o che non sanno pianificare le giuste quantità di alimenti da acquistare. Solo una minoranza (meno del 5%) dichiara di non finire quello che ha nel piatto e di non conservare gli avanzi.
Circa due terzi, infine, dichiara di pianificare gli acquisti e di non fare acquisti di impulso. Mentre minore è l’attenzione verso la pianificazione anticipata dei menù settimanali, fatta solo dal 42% degli intervistati. Disporre in casa di alimenti in quantità sufficiente risulta essere una priorità nelle scelte alimentari per la maggior parte delle famiglie e, di contro, avere un eccesso di scorte non costituisce una priorità prevalente.
L’indagine
L’indagine ha coinvolto 1.142 famiglie rappresentative della popolazione italiana. Sono stati intervistati i responsabili degli acquisti alimentari e della preparazione dei pasti. Il campione è stato selezionato nel rispetto della distribuzione nella popolazione di caratteristiche della famiglia, e, in particolare, per dimensione della famiglia, fattore demografico che influenza fortemente lo spreco alimentare. Inoltre, il campione è stato selezionato nel rispetto di genere, età, livello di istruzione e reddito.
Neonati, la lingua del pianto dettata dalla nazionalità
BambiniIn che lingua piange? Questa strana domanda se la stanno ponendo i ricercatori del Centro per i disturbi che precedono il linguaggio e legati allo sviluppo della Würzburg University. Già, perché gli studiosi hanno scoperto che ogni neonato il suo pianto, che imita quella che diventerà la sua lingua madre. I piccoli che nascono ad esempio da una mamma che parla mandarino tendono a produrre melodie di pianto più complesse, mentre i neonati svedesi, la cui lingua madre ha quello che viene chiamato un “accento acuto”, producono vagiti più legati al singhiozzare.
ASCOLTO IN UTERO
In sostanza i bambini piangono riproducendo i suoni linguistici ascoltati in utero. Lo dimostrano esperimenti svolti in laboratorio dalla dottoressa Kathleen Wermke. Già nel 2009 la dottoressa Wermke e i suoi colleghi hanno condotto uno studio che mostra che i neonati francesi e tedeschi producono “melodie nettamente diverse”, riflettendo le lingue che hanno sentito in utero e dando vita a suoni, o meglio a melodie, completamente differenti. I bimbi tedeschi più pianti che tendono a variare rapidamente da un tono più alto a uno più basso, imitando l’intonazione della lingua madre, e così i bambini francesi, con l’intonazione verso l’alto. Sintomo che da subito i bambini possono imparare qualsiasi linguaggio, ma sono già influenzati dalla loro lingua madre.
PROSODIA
Oggi, il laboratorio della studiosa tedesca ospita un archivio di circa mezzo milione di registrazioni di bambini provenienti dai vari Paesi, dal Camerun alla Cina. Il team lavora inoltre anche con i altri esperti della Clinica universitaria di Würzburg per supportare i bambini con difficoltà uditive. L’udito e l’imitazione – riferisce il New Times in un articolo dedicato allo studio – sono fondamentali per lo sviluppo del linguaggio. Entro il terzo trimestre, un feto può sentire il ritmo e la melodia della voce della madre, nota come “prosodia”. Poiché le parole sono ovattate da tessuto e liquido amniotico, la prosodia diventa la caratteristica distintiva del linguaggio. Dopo la nascita, i piccoli imitano molti suoni diversi. Ma sono modellati dalla prosodia, che diventa una guida ai vari suoni. I piccoli in una famiglia bilingue usano proprio la prosodia per distinguere i due linguaggi, ascoltandola e anche imitandola. Per i genitori il consiglio è ascoltare, trascorrere tempo con i loro bambini, cantare, coccolarli.
HIV in Italia. I più colpiti sono i giovani 25-29 anni. I numeri
News PresaCalano per la prima volta le diagnosi di HIV in Italia rispetto agli anni precedenti (del 20% rispetto al 2017). La riduzione riguarda tutte le modalità di trasmissione, sia eterosessuali che MSM (Maschi che fanno Sesso con Maschi). Secondo gli esperti è il risultato delle terapie antiretrovirali e delle nuove Linee Guida Terapeutiche che prevedono di iniziare la terapia precocemente dopo la diagnosi.
Tuttavia dall’altra parte continua ad aumentare la quota di persone (57% nel 2018) che scoprono di essere sieropositive molti anni dopo essersi infettate e vengono diagnosticate quando il loro sistema immunitario è già compromesso; questo è l’effetto di una scarsa consapevolezza sulla diffusione ancora ampia di HIV nel nostro Paese e del rischio che si corre di contrarre l’HIV attraverso rapporti sessuali non protetti.
I giovani tra i 25 e i 29 anni sono i più colpiti in termini di incidenza. Per gli esperti urgono strategie di prevenzione mirate agli adolescenti ed ai giovanissimi. Dai dati emerge che l’offerta del test HIV in contesti informali (test in piazza, auto test, test in strada, easy test, test in sedi extrasanitarie) è un buon mezzo per raggiungere i giovani e identificare nuove diagnosi.
Tra gli stranieri si osserva, invece, una stabilizzazione delle nuove diagnosi, evidenziando una possibile vulnerabilità di questa popolazione nell’accesso ai servizi di assistenza per HIV.
Hiv: i sintomi
L’HIV può restare asintomatico e silente per molti anni prima di dare segni. Quindi, resta fondamentale l’uso del test HIV, da effettuare ogni qualvolta ci si sia esposti a rapporti sessuali non protetti con persone di cui non si conosce bene lo stato di salute, e dell’uso del preservativo, che in modo semplice e sicuro consente di proteggersi dall’HIV e da numerose altre infezioni sessualmente trasmesse. Domenica primo dicembre si celebrerà la Giornata Mondiale dell’AIDS e per l’occasione, il Telefono Verde AIDS 800 861 061 attivo da lunedì a venerdì dalle 13 alle 18, sarà attivo già dalle 10. Il Rapporto completo è disponibile sul sito del sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità Volume 32 – Numero 10
I numeri dell’HIV
Nuove infezioni da HIV
Nuovi casi di Aids
Aifa: contraccettivi ormonali possono portare depressione e suicidio
News PresaL’uso di contraccettivi ormonali può causare effetti collaterali come depressione e comportamenti suicidari. Ad affermarlo è l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) attraverso una nota. A seguito di una valutazione sulla sicurezza fatta in Europa sul rischio di comportamento suicidario e suicidio associati a depressione, nelle pazienti che usano questo tipo di contraccettivi, l’Agenzia ha inviato una lettera informativa ai medici.
“L’umore depresso e la depressione sono effetti indesiderati ben noti dell’uso di contraccettivi ormonali. La depressione può essere grave ed è un fattore di rischio ben noto per il comportamento suicidario e il suicidio. Alle donne va consigliato di contattare il medico in caso di cambiamenti d’umore e sintomi depressivi, anche se insorti poco dopo l’inizio del trattamento”.
È stato inoltre deciso l’aggiornamento delle informazioni riportate sul prodotto: “la depressione può essere grave e a volte può portare a pensieri suicidari. Se si verificano cambiamenti d’umore e sintomi depressivi, si rivolga al più presto al medico per ricevere ulteriori consigli medici”.
I contraccettivi in Italia
Nel nostro Paese i contraccettivi ormonali disponibili sono di diverse tipologie: compresse, cerotto, dispositivo vaginale, dispositivo intrauterino, impianto per uso sottocutaneo e anello vaginale. La contraccezione ormonale consiste nel rilascio di ormoni femminili, estrogeni e progestinici, che inibiscono l’ovulazione e prevengono una gravidanza, creando un ambiente sfavorevole agli spermatozoi. Oltre alla pillola, le donne hanno a disposizione cerotti, che agiscono tramite la pelle, rilasciando degli ormoni. Altre tipologie di farmaco sono l’anello vaginale, che rilascia costantemente i due ormoni femminili, e l’impianto sottocutaneo, inserito nel braccio.
Alimentazione, la nuova sfida italiana
AlimentazioneUn killer silenzioso sta uccidendo milioni di perone in tutto il mondo, un male che miete più vittime di droga, fumo, alcol e rapporti sessuali a rischio messi insieme. Può sembrare assurdo ma questo male strisciante e inarrestabile è la cattiva alimentazione, perché oggi ci si nutre troppo, troppo poco o male e questo è un serio problema. Ecco perché sta facendo notizia la nascita dell’Italian Institute for Planetary Health – IIPH, frutto dell’unione tra l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS e l’Università Cattolica del Sacro Cuore con la partecipazione di Vihtali, spin off dell’Ateneo.[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=Ubk-cxqkWf8[/youtube]A presiederlo sarà Carlo Salvatori (presidente di Lazard Italia e Aviva Italia), i vice presidenti saranno Giuseppe Remuzzi (direttore del Mario Negri) e Walter Ricciardi (ordinario di Igiene generale e applicata all’Università Cattolica). L’obiettivo dell’IIPH sarà quello di promuovere la ricerca scientifica con l’obiettivo di identificare i nutrienti che hanno maggiore impatto sulla longevità e sulla salute della popolazione e dei singoli individui.
L’INVECCHIAMENTO
I primi progetti vedono i ricercatori impegnati nello studio dei fattori che incidono sull’invecchiamento in salute della popolazione partendo dalla mappatura dell’Italia. Le analisi si focalizzeranno sulle differenze dei determinanti dal punto di vista, genetico, biologico, molecolare, epidemiologico e ambientale. Questa analisi verrà ampliata a livello internazionale, in particolare in Giappone, paese che vanta un’elevata longevità come l’Italia, ma che presenta abitudini alimentari molto diverse. Nella rosa dei progetti anche la ricerca di modelli alimentari, anche personalizzati, con l’impiego delle migliori tecnologie a disposizione (genomica, big data, intelligenza artificiale) con l’obiettivo di stabilire il rapporto tra diversi componenti alimentari nell’influenzare la salute dell’uomo; lo sviluppo di modelli di predizione e valutazione dell’impatto di sistemi alimentari sostenibili sul cambiamento climatico, sulla preservazione dell’ambiente e sulla biodiversità in attività di ricerca sulle tradizioni e abitudini alimentari su scala globale.
DALL’AGLIO ALL’OLIO EVO
Che esistano cibi sani lo sanno ormai tutti, ma non sempre c’è consenso tra gli esperti su quali siano questi cibi. Noi ne abbiamo selezionati cinque sui quali ricade unanimemente (o quasi) il consenso dei maggiori esperti. 1) Si parte dall’aglio, che non tutti amano, ma che ha proprietà benefiche indiscusse. L’elemento che lo rende unico è l’allicina, molecola in grado di combattere batteri, virus e funghi. Utile anche nel diminuire i tempi di ripresa, se ci si ammala di influenza o raffreddore. Eccellente per ridurre i livelli di colesterolo e della pressione sanguigna. Il consiglio è di mangiarlo mangiarlo crudo perché questa molecola non resiste al calore e se cotta perde gran parte delle sue capacità. 2) Sani e ricchi di proprietà benefiche sono le verdure a foglia verde. Si pensi a spinaci, cavoli o biete. Le loro foglie verdi sono ricche di vitamina A, K e C, luteina, fibra, potassio, calcio, ferro, magnesio, folati. Questi alimenti aiutano la digestione, abbassano i livelli di infiammazione, hanno poche calorie e, cosa che non guasta, saziano molto. 3) Cambiando genere, nella nostra lista degli alimenti al servizio della salute ci sono i mirtilli. I migliori, per proprietà benefiche, sono quelli rossi americani. La principale proprietà dei mirtilli è l’azione antiossidante, che rallenta l’invecchiamento delle cellule. Un consiglio? Sono un toccasana per le infezioni del tratto urinario o per i problemi legati alla circolazione. Contengono vitamine A, C e K, oltre a ferro, zinco, calcio, potassio e magnesio. 4) Sono considerati da molti un “super alimento”, di che parliamo? Dei semi di Chia che sono particolarmente ricchi di fibre, omega 3 e antiossidanti. Contengono anche molto calcio e magnesio. 5) Ultimo, ma con certo per importanza, l’olio Extra Vergine d’Oliva. Il re della dieta mediterranea è un alleato di cuore e cervello. E’ ricco di potenti polifenoli, capaci di ridurre il colesterolo e la pressione sanguigna, grazie all’acido oleico. Ricco di vitamine e sali minerali, è consigliato anche nell’alimentazione dei più piccoli. Una precisazione, nessun alimento, per quanto sano, potrà mai sostituire una terapia medica. Quindi, meglio non prestare troppo credito a chi promette il contrario.
Corruzione in Sanità, a Berlino 13°Conferenza EHFCN. Per l’Italia c’è ISPE
News PresaNel mondo interconnesso di oggi, dove E-Health, BigData o AI fanno parte di ogni moderno sistema sanitario in Europa, il contrasto a corruzione e frodi non si ferma ai confini nazionali. Per questo la 13° Conferenza Internazionale dell’European Healthcare Fraud and Corruption Network (EHFCN), in corso oggi e domani a Berlino, è dedicata “Bytes senza frontiere: prevenzione e lotta contro la frode e la corruzione nell’era digitale”.
“Attualmente ogni Paese europeo affronta le frodi e la corruzione in Sanità a livello nazionale. Al contrario, corruzione e frodi non conoscono confini nel mettere a rischio l’effettività del diritto alla Salute da parte dei cittadini di ogni nazione – ha detto Francesco Macchia, presidente dell’Istituto per la promozione dell’etica in sanità (ISPE), il soggetto che rappresenta l’Italia nel network – Questa conferenza internazionale è l’occasione per affrontare insieme le sfide sanitarie contemporanee dell’Europa. Si tratta di contribuire alla sostenibilità finanziaria dei nostri servizi sanitari e restituire ai cittadini la fiducia nell’integrità dei differenti sistemi. Se vogliamo far progredire la lotta alla corruzione in sanità, è necessaria una maggiore cooperazione all’interno dell’Unione europea e a livello internazionale, come dimostrano questi due giorni a Berlino. Significa mettere in comune dati e competenze, nonché prendersi cura della protezione delle informazioni sulla salute e della sicurezza delle tecnologie in uso. Solo se condividiamo le nostre conoscenze e scambiamo le nostre best practices, se lavoriamo in rete – in Italia così come in Europa – potremo avere successo”.
Alla rete antifrode e corruzione in sanità EHFCN partecipano, oltre ad Ispe, altri 150 esperti da tutta Europa. Il convegno in corso a Berlino è promosso da GKV-Spitzenverband, l’associazione nazionale tedesca dei fondi di assicurazione sanitaria
Prevenire i tumori ginecologici, arrivano le visite gratuite grazie
PrevenzioneLa buona notizia è che i tumori ginecologici in Italia sono diminuiti sensibilmente, arrivando a 371.000 diagnosi, ben 2.000 in meno rispetto al 2018. Nel nostro Paese, quasi 3 milioni e mezzo di cittadini (il 5,3% dell’intera popolazione) continua a vivere dopo che gli è stato diagnosticato il cancro, con una crescita costante negli ultimi anni, grazie soprattutto a soluzioni sempre più efficaci contro i tumori e alla maggiore diffusione dei programmi di screening. Nonostante le premesse positive, ogni giorno circa 1.000 persone, in Italia, ricevono una nuova diagnosi di tumore maligno e nelle donne, il cancro al seno rappresenta ancora la neoplasia più frequente, a tutte le età.
LA CAMPAGNA
Proprio per stimolare le donne a fare a prevenzione contro questi tumori è partita in questi giorni la seconda edizione della Campagna MioDottore Solidale per la Salute della Donna, di MioDottore – piattaforma leader in Italia e nel mondo specializzata nella prenotazione online di visite mediche e parte del gruppo DocPlanner. Il progetto, dedicato alla salute femminile e alla lotta al tumore al seno, ha lo scopo di sensibilizzare la popolazione italiana sull’importanza della prevenzione in ambito ginecologico e rendere le cure più accessibili. Per un mese, fino al 5 dicembre, basterà collegarsi alla piattaforma attraverso la sezione dedicata, MioDottore Solidale, e in pochi click accedere alla lista dei medici di tutta Italia che hanno aderito all’iniziativa, trovare quello più vicino e prenotare una prima visita ginecologica gratuita.
COME FARE
La campagna nazionale di MioDottore sarà attiva fino al 5 dicembre. Su tutti i canali social del gruppo verrà sposato l’hashtag #ioprevengo. Al fine di beneficiare della visita gratuita è necessario scegliere come tipo di visita “Visita prenotata attraverso la Campagna MioDottore Solidale” e inserirlo poi anche nella sezione Motivo della Visita presente nel form di prenotazione. Inoltre, sarà possibile accedere alla sezione di Domande e risposte, per confrontarsi con specialisti ed esperti e risolvere i propri dubbi su qualsiasi tematica legata al mondo della salute femminile, ricevendo un riscontro professionale entro un massimo di 48 ore. «Resta da percorrere ancora molta strada in fatto di prevenzione e lotta al tumore e c’è ancora troppa disinformazione e paura. Per questo MioDottore scende in campo anche quest’anno con la campagna #ioprevengo, per offrire il proprio contributo. Crediamo sia fondamentale sensibilizzare su questo tema, che non colpisce solo il mondo femminile, ma tutti noi», spiega Luca Puccioni, CEO di MioDottore. «Grazie ai numerosi medici affiliati presenti sul territorio nazionale, siamo in grado di offrire consulenza e professionalità in maniera tempestiva e lavorare insieme verso una cultura della prevenzione, che consente di abbreviare i tempi di diagnosi e intervenire prontamente sulla malattia. Siamo orgogliosi di accogliere questo impegno e dei risultati importanti che abbiamo raggiunto sino ad ora».
Editoria, Speciale Salute e Prevenzione di Novembre in edicola.
News Presa, SpecialiAlla salute del cuore è dedicata la copertina dello Speciale Salute (oggi in edicola) che il network editoriale Prevenzione e Salute realizza in partnership con il Corriere del Mezzogiorno. Tanti gli approfondimenti e i consigli utili che si possono trovare, sempre nell’ottica di una comunicazione diretta e certificata. L’ultimo numero dello Speciale Salute è anche on-line sul portale del Corriere del Mezzogiorno e su www.prevenzione-salute.it
World Toilet Day, 1 su 4 non si lava le mani nel bagno dell’ufficio
News PresaDomani si celebra il World Toilet Day, una giornata internazionale nata per sensibilizzare la popolazione alla corretta igiene delle mani. La ricorrenza è stata istituita dalle Nazioni Unite nel 2001. Secondo una stima dell’Onu, oltre il 60% della popolazione mondiale non ha servizi igienici adeguati, 892 milioni di persone non hanno altra possibilità per i bisogni fisiologici che spazi aperti. Tuttavia cattive abitudini di igiene non sono solo un problema nei paesi in via di sviluppo, anche nelle realtà urbane è allarme.
I dati sull’igiene delle mani
Da una ricerca internazionale promossa da Initial, azienda nei servizi per l’igiene, emerge che l’84% dei lavoratori intervistati si lava le mani dopo aver utilizzato i servizi, ma il 37% dello stesso campione ammette di non lavarle quando è di fretta. Eppure il semplice gesto di lavarsi le mani può contribuire a salvare centinaia di migliaia di persone ogni anno. Oggi le persone trascorrono la maggior parte del tempo sul posto di lavoro e all’interno degli uffici. Il sondaggio ha rilevato che la pulizia delle mani viene effettuata raramente, rispetto alle volte in cui una persona utilizza i bagni pubblici, anche in ufficio.
In particolare:
L’84% degli impiegati afferma di lavarsi le mani dopo aver utilizzato il bagno, mentre una ulteriore ricerca Initial suggerisce che in realtà questa percentuale corrisponde solo alla metà. Inoltre il 32% delle persone a volte o sempre utilizza postazioni temporanee all’interno di open space e il 49% dichiara di mangiare mentre è alla scrivania: la potenziale diffusione di germi diventa elevata.
Uno degli intervistati del nostro sondaggio, ha dichiarato: “La cosa che infastidisce di più in ufficio circa l’utilizzo dei servizi igienici, sono le persone che non si lavano le mani dopo aver utilizzato il bagno. Devo provare ad uscire dalla toilette, senza toccare le maniglie delle porte, per evitare di contaminare le mani appena lavate e asciugate.”
In effetti, il 42% degli intervistati evita di stringere la mano a qualcuno che ha appena usato il bagno.
Diverse possono essere le cause che mettono le persone in condizioni di non lavarsi le mani: dalla mancanza di sapone o asciugamani (20%) alle code da evitare per il lavandino o l’asciugamani (14%), dalla presenza persistente di un cattivo odore (16%) alla presenza di lavandini sporchi ( 15%).
Lo studio ha dimostrato che il 61% delle persone, desidera strutture per bagni più puliti nella propria sede di lavoro.
La mancanza di strutture adeguate per il lavaggio delle mani o di programmi di sensibilizzazione aumenta il rischio per le persone in tutto il mondo di contrarre malattie, ma la scarsa igiene delle mani è anche la principale causa di malattie dell’ufficio.
La ricerca commissionata da People HR attraverso un sondaggio online di 2.002 adulti del Regno Unito all’inizio del 2019 ha rivelato che il 66% delle persone è costretto a lavorare con raffreddore e influenza. Negli Stati Uniti, la perdita di produttività correlata alla malattia costa alle imprese 530 miliardi di dollari all’anno, secondo un rapporto del 2018 dell’Integrated Benefits Institute (IBI).
Investimenti per migliorare l’igiene nei bagni e nelle zone comuni, non solo andranno a vantaggio di un’azienda introducendo un ambiente di lavoro più sano e più felice per il personale, ma potrebbero anche consentire alle aziende di perdere meno giorni per malattia e di conseguenza sperimentare un aumento della produttività.