Tempo di lettura: 3 minutiLa nostra salute dipende da quella del pianeta. Affrontare le sfide climatiche richiede un grande sforzo di cooperazione e investimenti globali nelle energie rinnovabili, in altre parole una visione comune, così come ha insegnato duramente la pandemia. Un appello è arrivato a margine della quinta edizione dell’Istanbul Economy Summit 2021, che si è tenuto venerdì a Istanbul e ha visto la partecipazione di funzionari, dirigenti e rappresentanti dei vari settori privati da tutto il mondo. L’inquinamento atmosferico, responsabile del surriscaldamento, è la prima causa di morti premature dovute a fattori ambientali in Europa (400 mila all’anno) e in Italia, dove si sono registrate oltre 65 mila morti premature nel 2018, soprattutto tra bambini, anziani e pazienti affetti da patologie croniche cardiovascolari e respiratorie.
Il vertice dal titolo “Green Economy”, durato un giorno, è stato organizzato da una delle principali società di energia rinnovabile turca, Kalyon PV. Le sfide del futuro per la transizione ecologica coinvolgono tutti i settori dell’economia: dal processo mondiale di cambiamento e trasformazione delle energie rinnovabili, ai temi dei nuovi equilibri nella catena di approvvigionamento interrotta dalla recente pandemia, fino all’agricoltura digitale e all’ecoturismo.
I danni delle emissioni di CO2
“Negli ultimi 100 anni, abbiamo causato molti danni alla natura a causa dell’abuso industriale e umano del mondo. Nel prossimo secolo, possiamo lasciare un mondo molto migliore alle generazioni future. Il vertice economico di Istanbul non pretende di salvare il mondo, ma ha la pretesa di riunire persone che affermano di salvare il mondo”, ha detto Abdullah Değer, presidente del comitato esecutivo dell’Istanbul Economy Summit, aprendo il vertice. “Il mondo è ancora lontano dagli obiettivi fissati nell’accordo sul clima di Parigi – ha detto l’ex ministro turco, Kürşad Tüzmen, presidente del consiglio di amministrazione del vertice economico di Istanbul.
L’obiettivo dell’accordo di Parigi del 2015 è limitare l’aumento delle temperature globali ben al di sotto dei 2 gradi Celsius (3,6 gradi Fahrenheit) al di sopra dei livelli preindustriali, proseguendo gli sforzi per limitare l’aumento a 1,5 gradi Celsius”. Anche dalla conferenza COP26 delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a Glasgow, in Scozia, il mese scorso è emerso che “siamo lontani dall’80%” dal raggiungimento di questo obiettivo. Se da un lato ci sono i paesi in via di sviluppo che non sono in grado di raggiungere facilmente una consapevolezza dell’economia verde, dall’altro anche le nazioni sviluppate non hanno rispettato i loro impegni”. “Possiamo superare questo problema se i paesi si impegnano concretamente”, ha affermato Tüzmen. La Turchia ha due principali forze trainanti, le esportazioni e il turismo, da cui vuole partire per fornire risorse all’economia verde, ha concluso.
Il capo dell’Assemblea degli esportatori turchi (TIM), Ismail Gülle, ha sottolineato: “esaminando i dati sulle emissioni globali di carbonio, i primi 3 paesi che producono la maggior parte delle emissioni sono Cina, Stati Uniti e India che da soli rappresentano più della metà delle emissioni totali”. Secondo gli ultimi rapporti, se non ci sarà un cambiamento radicale negli stili di vita e nelle abitudini di consumo dei paesi più ricchi del mondo, bisognerà adottare misure molto più drastiche per raggiungere gli obiettivi attuali. Ankara ha firmato l’accordo di Parigi nell’aprile 2016 ma non ha avviato il processo di ratifica, sostenendo che non dovrebbe essere considerato un paese sviluppato ai fini dell’accordo ed è responsabile di una quota molto piccola delle emissioni storiche di carbonio.
Forum di Istanbul. La salute del pianeta, sfide e opportunità
La transizione verde ha due priorità: pari opportunità e digitalizzazione – ha affermato Annemarie Straathof, vicepresidente della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS). “C’è una crescente consapevolezza del cambiamento climatico che minaccia la nostra salute, ma anche delle opportunità per le imprese e la finanza” – ha aggiunto. “Vogliamo attirare l’attenzione sull’efficienza energetica. Miriamo a ridurre le emissioni totali di gas serra. Il nostro lavoro va di pari passo con l’accordo di Parigi. La crisi climatica è il più grande disastro del nostro secolo e la sua urgenza è certa».
L’appello del ministro dell’Uzbekistan: unire le forze per la salute del mondo
Ibrokhim Abdurakhmonov, Ministro dello sviluppo innovativo della Repubblica dell’Uzbekistan, in Asia, ha parlato del disastro ambientale a cui è stato esposto il Lago d’Aral e degli esempi che hanno dato origine alla crisi climatica globale. Spiegando come l’agricoltura e l’acqua dovrebbero essere usate correttamente, mentre l’approvvigionamento alimentare e la natura dovrebbero essere protetti, Abdurakhmonov ha detto: “Come governi, ci sono molte cose che possiamo fare insieme. La pandemia ci ha anche insegnato lezioni importanti in questo processo”, ha affermato. “Le società di tutto il mondo richiedono un’economia verde, l’industria pulita e il cibo sano. Il cambiamento climatico sta avanzando sotto i nostri occhi. Devono esserci azioni congiunte per trasformare la sfida in opportunità. Dobbiamo sfruttare l’energia pulita e le risorse che possono derivare. L’economia circolare è molto cosa bella, ma deve essere pulita. Abbiamo bisogno di approcci innovativi per questo. Un singolo strumento elettronico ha bisogno di 80 chili di rame. È necessaria un’estrazione pulita. È necessaria una pianificazione o dobbiamo capire dove dobbiamo incanalare i nostri sforzi”.
Medici, una medaglia per i 40 anni dalla laurea
News PresaIn presenza per una cerimonia che riempie d’orgoglio il Consiglio Direttivo dell’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Napoli e provincia. Al Teatro Augusteo è andato in scena uno dei momenti più sentiti dai medici, perché è la celebrazione di una vita spesa al servizio della salute dei cittadini. In 450 hanno raccolto l’invito, medici che nel 2020 hanno ricevuto la medaglia per l’ambito traguardo dei 40 anni dalla laurea. Una cerimonia che nel pieno della pandemia non era stato possibile organizzare, per ovvie ragioni di prudenza, e che pertanto oggi ha riguardato coloro i quali si sono laureati nel 1980. «La nostra storia è il nostro orgoglio – dice il presidente dell’Ordine dei Medici Bruno Zuccarelli -, al di là del Giuramento di Ippocrate, la consegna delle medaglie alla carriera è uno dei momenti ai quali teniamo di più, perché nelle storie personali di ciascuno dei nostri colleghi premiati vive lo spirito del nostro Ordine. Il senso profondo di questa professione». Ad essere premiati, ha ricordato ancora Zuccarelli, sono quei medici che «fanno parte di una formidabile e generosa pattuglia di colleghi, che hanno esercitato per tanti anni e con immutata passione una professione, di cui siamo fieri, nonostante i problemi derivanti da un contesto sociale, umano ed economico sempre più difficile e complesso, reso, se possibile, ancor più aspro dalla pandemia da Covid-19».
Ospite d’eccezione è stato il Maestro Peppe Barra, che ha intrattenuto la platea con la verve che lo contraddistingue.
Covid, per viaggiare tamponi anche ai vaccinati
News PresaCon il costante aumento dei contagi, l’avanzare della variante Omicron e tutti i timori legati ad una nuova violenta ondata di Covid, era nell’aria che ci sarebbe stata da parte del Governo una nuova stretta sugli spostamenti. L’inasprimento delle misure di controllo è arrivato ieri, con un’ordinanza a firma del ministro Roberto Speranza. Del resto già nelle ore precedenti si era definito di prorogare lo stato di emergenza per iniziare a programmare l’uscita dalla fase eccezionale e l’ingresso in una nuova fase di “convivenza” con il virus.
TAMPONI
Tornando alle novità introdotte da Speranza per chi si muove verso l’Italia, la nuova ordinanza impone una stretta a tutti i viaggiatori (anche UE) con quarantena di cinque giorni per i non vaccinati e tampone obbligatorio per gli immunizzati. Scelta che non ha mancato di provocare l’irritazione degli altri paesi dell’unione. In particolare, chi sceglie di venire in Italia (a partire dal 16 dicembre sino al 31 gennaio) dovrà avere con se, oltre al Green Pass e anche se vaccinato o guarito, un tampone molecolare negativo effettuato entro le 48 ore o antigenico entro le 24 ore. Per i non vaccinati oltre al tampone è prevista una quarantena di 5 giorni. Restano in piedi anche il Super Green pass e tutte le misure che hanno scandito negli ultimi due anni la vita “limitata”, ma dicerto più sicura, degli italiani. Figliuolo continua a operare da commissario straordinario, anche se acquista anche il ruolo di capo del Comitato operativo del vertice interforze. Ma la transizione è avviata: il decreto prevede che con ordinanze si inizi a riorganizzare tutta la struttura di mobilitazione sanitaria, per preparare la via al ritorno alla gestione “ordinaria” e avere a marzo la possibilità di non prorogare più lo stato emergenziale.
PLF
Resta obbligatorio anche il Passenger Locator Form (PLF), vale a dire il modulo utilizzato dalle Autorità Sanitarie per facilitare il tracciamento dei contatti nel caso in cui i passeggeri dovesse risultare positivo al Covid. Le informazioni fornite nei PLF possono essere utilizzate dall’Autorità Sanitarie dei Paesi di destinazione al fine di poter contattare rapidamente i passeggeri, con l’obiettivo di proteggere la loro salute e quella dei loro contatti, oltre che a prevenire l’ulteriore diffusione di malattie. I PLF sono quindi uno fondamentale strumento a tutela della salute sia individuale che collettiva. I Paesi che richiedono la compilazione dei PLF, attualmente utilizzano moduli cartacei o PLF digitali online. Esiste un sito web per promuovere l’utilizzo di un unico modulo digitale europeo – EU digital Passenger Locator Form (dPLF), con lo scopo di facilitare l’uso dei PLF nella risposta a minacce sanitarie transfrontaliere. Questo formato digitale permette una più facile e rapida raccolta e scambio di dati, rendendo la ricerca di contatti più efficace ed efficiente a contrastare la diffusione del Covid.
Alzheimer: scoperto anticorpo monoclonale contro la malattia
Ricerca innovazioneTra i processi neuropatologici responsabili dell’Alzheimer, l’alterazione della proteina Tau ha un ruolo principale. Quest’ultima tende ad accumularsi nel cervello dei pazienti affetti da questa patologia e ad aumentare col progredire della malattia. Uno studio italiano ha mostrato l’efficacia dell’anticorpo monoclonale 12A12 contro questo processo. I risultati sono stati pubblicati sull’International Journal of Molecular Sciences.
La ricerca è stata coordinata dall’Istituto di farmacologia traslazionale (Ift) e dall’Istituto dei sistemi complessi (Isc) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), al quale hanno collaborato l’Istituto di biomembrane, bioenergetica e biotecnologie molecolari (Cnr-Ibiom), l’Irccs Fondazione S. Lucia, la Fondazione Ebri, il Policlinico Universitario A. Gemelli e l’Irccs Fondazione Bietti, .
“Lo studio preclinico che abbiamo condotto ha mostrato che l’anticorpo monoclonale 12A12 agisce contro un frammento tossico che si genera nella proteina Tau patologica, e così facendo produce un netto miglioramento e una regressione di alcuni deficit cognitivi di memoria, come quella spaziale o di riconoscimento, così come delle più gravi e importanti alterazioni neuropatologiche presenti in questa malattia”, spiega Roberto Coccurello del Cnr-Isc. “Nello studio è stato utilizzato un modello murino non genetico della malattia di Alzheimer, che in quanto tale riproduce l’ampio ventaglio di caratteristiche neuropatologiche presenti nell’uomo nella forma non ereditaria della patologia, forma che rappresenta circa il 95% della totalità delle diagnosi di Alzheimer”, chiarisce Coccurello. Inoltre, è stata studiata una tossina che induce il diabete. “Dati scientifici dimostrano che il rischio di sviluppare demenze e Alzheimer è maggiore in soggetti diabetici con instabilità glicemica e che un’alterazione della funzione dell’insulina nel cervello può innescare una serie di processi neuropatologici che ricalcano quanto osservato a livello neuroanatomico e molecolare nel cervello dei pazienti”, continua Giuseppina Amadoro del Cnr-Ift.
Alzheimer. L’effetto neuro-protettivo di un anticorpo monoclonale
Questo anticorpo è stato sviluppato dal gruppo di ricerca coordinato da Pietro Calissano, a lungo collaboratore del premio Nobel Rita Levi-Montalcini, presso la Fondazione Ebri. “Somministrando per tre settimane nei modelli murini di Alzheimer l’anticorpo monoclonale 12A12, che neutralizza la proteina Tau alterata, abbiamo potuto dimostrare un significativo recupero dei deficit cognitivi di memoria, una riduzione di Beta amiloide (altra proteina il cui accumulo nel cervello caratterizza l’Alzheimer) e un ristabilimento di meccanismi molecolari legati all’azione dell’insulina nel cervello, che hanno poi favorito processi riparativi sia dei mitocondri sia dello stress ossidativo”, aggiunge Amadoro.
“Lo studio conferma l’effetto neuro-protettivo dell’anticorpo 12A12, già precedentemente validato in modelli geneticamente modificati di Alzheimer, aprendo così la possibilità al passaggio alla sperimentazione clinica di fase 1 sull’uomo”, prosegue Amadoro. “Infatti questi risultati rafforzano notevolmente il ruolo svolto dall’alterazione della proteina Tau come uno dei fattori patologici causa della malattia, mostrano la potenzialità offerta dalla sua neutralizzazione attraverso la terapia anticorpale ed estendono la loro influenza alla maggiore comprensione delle forme prevalenti della patologia, in cui spesso convivono disordini metabolici e declino cognitivo”, conclude Coccurello.
Omicron più veloce di Delta, in Italia già 27 casi confermati
News PresaIn Europa sono già 441 i casi di Omicron registrati nelle ultime 24 ore. La nuova variante del coronavirus continua la sua corsa diffondensosi più velocemente della precedente Delta: “è probabile che diventi dominante in Europa”, scrive su Twitter il capo dell’ufficio europeo dell’Oms, Hans Kluge. I casi totali in Europa ad oggi sono 2.127 dalla sua comparsa. Tuttavia i numeri riflettono l’attività di monitoraggio genetico attiva in ciascun Paese e non necessariamente l’effettiva diffusione della variante. I casi inseriti nell’ultimo report dell’ECDC sono, infatti, solo quelli in cui la variante Omicron sia stata confermata dal sequenziamento.
Omicron: i dati aggiornati dello European Centre for Disease Prevention and Control
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L’analisi preliminare mostra che i casi importati o legati a viaggi incidono ormai solo per il 13% del totale. L’ECDC conferma inoltre che “tutti i casi nell’UE/SEE per i quali sono disponibili informazioni sulla gravità, erano asintomatici o lievi. Finora non sono stati segnalati decessi correlati a Omicron nell’UE/SEE”. Il numero di casi per ogni Paese dipende dagli strumenti messi in atto per sequenziare la nuova variante. La Danimarca è un esempio emblematico: il Paese svolge un’intensa attività di indagine genetica sui casi positivi che da qualche giorno è mirata a individuare specifiche sequenze della variante Omicron. “La Danimarca ha riportato 268 casi come confermati attraverso il sequenziamento dell’intero genoma e 3.169 come confermati a livello nazionale attraverso una PCR specifica per la variante”, scrive l’ECDC.
La Francia sta studiando un rafforzamento delle misure di protezione alle frontiere con la Gran Bretagna per far fronte all’impennata della variante Omicron Oltremanica. Il portavoce del governo francese, Gabriel Attal, ha spiegato che per il momento c’è l’obbligo di un test negativo effettuato a meno di 48 ore dalla partenza per poter entrare in Francia dal Regno Unito, ma sono allo studio nuove misure che saranno varate nei prossimi giorni.
I numeri dell’Omicron in Europa
Il report dell’ECDC indica 17 casi in Austria, 73 in Belgio, 3 in Croazia, 3 a Cipro, 9 in Repubblica Ceca, 268 in Danimarca, 26 in Estonia, 20 in Finlandia, 130 in Francia, 101 in Germania, 5 in Grecia, 2 in Ungheria, 20 in Irlanda, 27 in Italia, 5 in Lettonia, 1 in Liechtenstein, 1 il Lussemburgo, 62 in Olanda, 1.176 in Norvegia, 49 in Portogallo, 8 in Romania, 3 in Slovacchia, 49 in Spagna e 51 in Svezia.
Virus sinciziale, aumentano i casi. L’allerta dei pediatri.
BambiniIl virus sinciziale sta spaventando molti genitori, anche perché di solito l’esordio è quello di una normale influenza: tosse, raffreddore e qualche difficoltà respiratoria. Un virus respiratorio, avvertono gli specialisti, che colpisce principalmente i bambini sotto i due anni, e che in Campania ha riempito quasi tutti i posti letto dei reparti pediatrici. Che l’allarme sia da non sottovalutare lo dice il fatto che è stata creata una vera e propria task force che si occupa di monitorare le strutture campane, per intervenire prontamente in caso di situazioni particolarmente gravi. A descrivere la situazione è il professor Giovanni Chello, presidente SIN Campania e primario UOC neonatologia e terapia intensiva neonatale Ospedale Monaldi di Napoli, che spiega: «Dal 15 ottobre al 15 novembre abbiamo ricoverato circa 120 pazienti nelle terapie intensive neonatali. Si tratta di bambini sotto il primo mese di vita, che vivono quindi situazioni delicate. La degenza media è intorno ai 10giorni. Con l’abbassamento delle temperature è lecito aspettarsi un incremento dei ricoveri. Secondo i dati epidemiologici provenienti anche dall’estero, rispetto agli scorsi anni l’aumento dell’incidenza della malattia è di 5-10 volte». All’ospedale Monaldi la grande richiesta di ricoveri ha spinto i medici a togliere posti ad altre patologie per creare una stanza di isolamento con sei incubatrici. I piccoli devono necessariamente essere assistiti da una sola persona che non visiti nessun altro, per non rischiare contagi.
L’APPELLO
Proprio in virtù di questo allarme Chello lancia un appello ai genitori che hanno anche altri bambini in età scolare. «Prestate particolare attenzione». È necessario stare più attenti del solito se si è raffreddati, bisogna utilizzare sempre la mascherina. «I posti in ospedale purtroppo sono limitati, quindi se si sospetta che il proprio bimbo non stia bene la prima cosa da fare è portarlo dal pediatra. Se la situazione dovesse peggiorare, allora è giusto andare in pronto soccorso. Questi piccoli pazienti vanno sempre tenuti d’occhio, perché la bronchiolite può peggiorare anche in 6 ore». Quest’anno il virus si è presentato in anticipo, a causa delle misure di contenimento dell’epidemia che tutti abbiamo adottato nel 2020.
MONOCLONALI
Per proteggere i bambini più piccoli esiste anche una profilassi con anticorpi monoclonali, rivolta a tutti i bambini nati entro 34 settimane e 6 giorni, che al momento dell’inizio dell’epidemia abbiano meno di 6 mesi. Per i nati sotto le 29 settimane la somministrazione viene effettuata, invece, fino ai 12 mesi. Per i piccoli che presentano fattori di rischio a causa di altre patologie, si prosegue fino ai 2 anni. Consiste in 5 iniezioni intramuscolari da effettuare una volta ogni 30 giorni, durante la stagione epidemica. Il quadro clinico dei bimbi più grandi generalmente è meno grave, però è necessario comunque prestare attenzione. «Abbiamo organizzato una riunione con i pediatri dei vari centri campani – conclude Chello – e i responsabili dei pronto soccorso, perché è necessario essere pronti e attrezzati per assistere questi pazienti».
Fecondazione assistita: effetti della musica a 432Hz, al via progetto inedito in IVI
BambiniAd un anno di distanza dall’apertura a Roma della prima clinica IVI di III livello in Italia, il centro specializzato nella medicina riproduttiva presenta a Roma un inedito progetto di ricerca, che sarà portato avanti nel corso del 2022. Per la prima volta in assoluto darà il via a una sperimentazione per applicare nelle proprie cliniche il progetto Translational Music, ideato e diretto dal biologo cellulare, nonché musicista e compositore, Emiliano Toso, PhD. L’obiettivo è quello di indagare, anche sulle tecniche di fecondazione assistita, i possibili benefici di questa musica che ha già ottenuto riscontri straordinari in ambito sanitario, educativo ed assistenziale in tutto il mondo.
Nello specifico, in occasione dell’evento di Natale presso la clinica IVI di Roma, Emiliano Toso suonerà dal vivo utilizzando un pianoforte a coda accordato a 432Hz, frequenza in grado di favorire il benessere fisico ed emozionale. Gli ospiti e i pazienti di IVI, in questa giornata dedicata alla musica, potranno concretamente esperire i benefici di tali melodie. Infatti, come ha affermato Daniela Galliano, medico chirurgo, specializzata in Ginecologia, Ostetricia e Medicina della Riproduzione, Responsabile del Centro PMA di IVI Roma: “Appena ho saputo del progetto di ricerca di Emiliano Toso e dei risultati che ha raggiunto finora, ho pensato subito di avviare insieme una sperimentazione, applicando la musicomedicina alla Procreazione Medicalmente Assistita”.
Fecondazione assistita: effetti della musica a 432Hz
Il primo grande successo di Emiliano Toso in ambito medico risale a circa un anno fa, quando, per la prima volta su scala mondiale, suonò un pianoforte a coda in sala operatoria, durante una delicata operazione di 4 ore su un bambino di dieci anni con un doppio tumore al midollo spinale, al fine di rilassare sia il piccolo paziente sia l’équipe medica. “Ci sono musiche che favoriscono il benessere, è da qui che è partita la mia ricerca”, spiega, infatti, Toso “il mio progetto Translational Music sta ottenendo riscontri incredibili nel campo della salute e del benessere non soltanto a livello cellulare e umano. Stiamo riscontrando risultati scientifici all’università di Padova con lo sviluppo dei semi delle piante e con IVI porteremo avanti un protocollo di studio per indagare i benefici della musica e delle sue vibrazioni sullo sviluppo degli embrioni”.
“Abbiamo voluto dedicare una giornata all’incontro tra arte e scienza, per suggellare l’inizio di questa collaborazione” ha concluso la dott.ssa Galliano. “La musica di Emiliano Toso è terapeutica, ripristina l’equilibrio interno e migliora l’umore. Le cellule di cui siamo costituiti sono in grado di percepire le vibrazioni e le frequenze di questa musica accordata a 432Hz può influenzare positivamente i processi biochimici alla base del funzionamento del nostro corpo. Se l’esito del nostro studio sullo sviluppo degli embrioni potesse eguagliare le evidenze già raccolte sui semi delle piante, sarebbe un risultato straordinario”.
Un evento dedicato all’incontro tra musica e scienza non è l’unica iniziativa legata al Natale 2021 di IVI, che in occasione delle festività ha deciso di supportare il Centro Fibrosi Cistica dell’Istituto Giannina Gaslini di Genova. I fondi destinati ai regali di Natale verranno devoluti alla ricerca per la fibrosi cistica, che negli ultimi anni sta aprendo nuove strade per la gestione di questa complessa malattia.
Emicrania ko grazie alla dieta chetogenica
AlimentazioneEmicrania addio grazie alla dieta chetogenica. Già, stando ai risultati di uno studio portato a termine dalla Clinica neurologica del Dipartimento dell’Area medica dell’Università di Udine, grazie a questo tipo di dieta si può ottenere una drastica riduzione della frequenza con la quale si presenta l’emicrania e quindi anche una minore assunzione di farmaci sintomatici. Insomma, nei pazienti sottoposti ai test è stato evidente un sensibile e globale miglioramento della qualità di vita. I dati di questo studio, basato su una terapia nutrizionale e durato circa tre mesi, sono stati presentati a Bibione (Venezia) nel corso del Convegno “Nutrizione, neurodegenerazione e neuroinfiammazione”, organizzato con il supporto di Metagenics Academy.
MEDICINA PERSONALIZZATA
La dieta è stata modulata in base alle specifiche esigenze del paziente. Ad esempio, solo a quanti avevano anche la necessità di perdere peso è stata applicata una “very low calories chetogenic diet”, che ha portato a un mantenimento della massa magra e, allo stesso tempo, a una riduzione importante di quella grassa. I dati raccolti sono confortanti e testimoniano l’efficacia del protocollo.
Francesca Filippi, dottoressa nutrizionista dell’équipe della Clinica Neurologica, ha sottolineato che «in base a quanto riportato in letteratura, per valutare se un paziente stia seguendo correttamente il regime prescritto, il numero di corpi chetonici sviluppati dovrebbe coincidere con un determinato valore numerico, mentre dalla nostra esperienza abbiamo rilevato che il successo della terapia è indipendente da questo dato».
ANTINFIAMMATORIA
Il regime chetogenico è efficace anche per la riduzione dell’infiammazione nella malattia di Alzheimer e ha già dato risultati confortanti e concreti nel trattamento della Sclerosi Multipla. In quest’ultimo caso, lo studio ha coinvolto ad oggi 15 pazienti per un periodo di sei mesi . Dai dati preliminari pare dunque esserci nei pazienti sottoposti ai test un netto miglioramento, in particolare sul sintomo fatica e su alcuni correlati, come qualità del sonno, stress e tono dell’umore. Questo accade verosimilmente in relazione anche all’azione anti-infiammatoria della dieta chetogenica e di certo apre la strada a nuove interessanti terapie che potrebbero cambiare in meglio la vita di milioni di persone in tutto il mondo.
Psoriasi e artrite psoriaca, novità e nuove prospettive
FarmaceuticaFarmaci innovativi e terapie mirate possono ridurre la psoriasi ad un problema quasi marginale, un risultato importantissimo per i pazienti che in Italia e nel resto del mondo ogni anno devono fare i conti con la malattia. E, solo in Italia, si tratta di una platea di circa 2 milioni di persone. La malattia è causata da un’infiammazione mediata dal sistema immunitario ed è caratterizzata da lesioni cutanee che possono presentarsi in aree limitate o estendersi su tutto il corpo. Fino al 30% delle persone con psoriasi possono sviluppare nel tempo artrite psoriasica. Queste due condizioni, tra dermatologia e reumatologia, hanno un legame: uno squilibrio nel sistema immunitario che porta all’infiammazione cronica.
REMISSIONE
Benché non esista una cura definitiva per la psoriasi, ci sono terapie grazie alle quali è possibile tenere sotto controllo le manifestazioni cliniche della malattia. «In questo modo – evidenzia Ketty Peris, presidente Società di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse – si riesce a garantire oggi ai pazienti lunghi periodi di remissione». L’artrite psoriasica colpisce circa 500.000 persone in Italia. Provoca dolore, rigidità e gonfiore delle articolazioni; insorge tra i 30 e i 50 anni, ma può svilupparsi a qualsiasi età. «Oggi – aggiunge Ennio Lubrano, professore di reumatologia dell’Università degli Studi del Molise – con terapie mirate a particolari target, quali le citochine, è possibile raggiugere la remissione clinica o attività minima di malattia». Tra le novità c’è un primo anticorpo monoclonale interamente umano che si lega all’interleuchina -23, fattore che può contribuire a sviluppo di malattie infiammatorie immuno-mediate come la psoriasi a placche e l’artrite psoriasica attiva. Questo anticorpo monoclonali si lega alla “subunita p19” e blocca i suoi effetti, senza influenzare con altri fattori che sono importanti per la difesa verso i patogeni.
Green Economy per salvare il pianeta e la salute umana. L’appello da Istanbul
Economia sanitariaLa nostra salute dipende da quella del pianeta. Affrontare le sfide climatiche richiede un grande sforzo di cooperazione e investimenti globali nelle energie rinnovabili, in altre parole una visione comune, così come ha insegnato duramente la pandemia. Un appello è arrivato a margine della quinta edizione dell’Istanbul Economy Summit 2021, che si è tenuto venerdì a Istanbul e ha visto la partecipazione di funzionari, dirigenti e rappresentanti dei vari settori privati da tutto il mondo. L’inquinamento atmosferico, responsabile del surriscaldamento, è la prima causa di morti premature dovute a fattori ambientali in Europa (400 mila all’anno) e in Italia, dove si sono registrate oltre 65 mila morti premature nel 2018, soprattutto tra bambini, anziani e pazienti affetti da patologie croniche cardiovascolari e respiratorie.
Il vertice dal titolo “Green Economy”, durato un giorno, è stato organizzato da una delle principali società di energia rinnovabile turca, Kalyon PV. Le sfide del futuro per la transizione ecologica coinvolgono tutti i settori dell’economia: dal processo mondiale di cambiamento e trasformazione delle energie rinnovabili, ai temi dei nuovi equilibri nella catena di approvvigionamento interrotta dalla recente pandemia, fino all’agricoltura digitale e all’ecoturismo.
I danni delle emissioni di CO2
“Negli ultimi 100 anni, abbiamo causato molti danni alla natura a causa dell’abuso industriale e umano del mondo. Nel prossimo secolo, possiamo lasciare un mondo molto migliore alle generazioni future. Il vertice economico di Istanbul non pretende di salvare il mondo, ma ha la pretesa di riunire persone che affermano di salvare il mondo”, ha detto Abdullah Değer, presidente del comitato esecutivo dell’Istanbul Economy Summit, aprendo il vertice. “Il mondo è ancora lontano dagli obiettivi fissati nell’accordo sul clima di Parigi – ha detto l’ex ministro turco, Kürşad Tüzmen, presidente del consiglio di amministrazione del vertice economico di Istanbul.
L’obiettivo dell’accordo di Parigi del 2015 è limitare l’aumento delle temperature globali ben al di sotto dei 2 gradi Celsius (3,6 gradi Fahrenheit) al di sopra dei livelli preindustriali, proseguendo gli sforzi per limitare l’aumento a 1,5 gradi Celsius”. Anche dalla conferenza COP26 delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a Glasgow, in Scozia, il mese scorso è emerso che “siamo lontani dall’80%” dal raggiungimento di questo obiettivo. Se da un lato ci sono i paesi in via di sviluppo che non sono in grado di raggiungere facilmente una consapevolezza dell’economia verde, dall’altro anche le nazioni sviluppate non hanno rispettato i loro impegni”. “Possiamo superare questo problema se i paesi si impegnano concretamente”, ha affermato Tüzmen. La Turchia ha due principali forze trainanti, le esportazioni e il turismo, da cui vuole partire per fornire risorse all’economia verde, ha concluso.
Il capo dell’Assemblea degli esportatori turchi (TIM), Ismail Gülle, ha sottolineato: “esaminando i dati sulle emissioni globali di carbonio, i primi 3 paesi che producono la maggior parte delle emissioni sono Cina, Stati Uniti e India che da soli rappresentano più della metà delle emissioni totali”. Secondo gli ultimi rapporti, se non ci sarà un cambiamento radicale negli stili di vita e nelle abitudini di consumo dei paesi più ricchi del mondo, bisognerà adottare misure molto più drastiche per raggiungere gli obiettivi attuali. Ankara ha firmato l’accordo di Parigi nell’aprile 2016 ma non ha avviato il processo di ratifica, sostenendo che non dovrebbe essere considerato un paese sviluppato ai fini dell’accordo ed è responsabile di una quota molto piccola delle emissioni storiche di carbonio.
Forum di Istanbul. La salute del pianeta, sfide e opportunità
La transizione verde ha due priorità: pari opportunità e digitalizzazione – ha affermato Annemarie Straathof, vicepresidente della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS). “C’è una crescente consapevolezza del cambiamento climatico che minaccia la nostra salute, ma anche delle opportunità per le imprese e la finanza” – ha aggiunto. “Vogliamo attirare l’attenzione sull’efficienza energetica. Miriamo a ridurre le emissioni totali di gas serra. Il nostro lavoro va di pari passo con l’accordo di Parigi. La crisi climatica è il più grande disastro del nostro secolo e la sua urgenza è certa».
L’appello del ministro dell’Uzbekistan: unire le forze per la salute del mondo
Ibrokhim Abdurakhmonov, Ministro dello sviluppo innovativo della Repubblica dell’Uzbekistan, in Asia, ha parlato del disastro ambientale a cui è stato esposto il Lago d’Aral e degli esempi che hanno dato origine alla crisi climatica globale. Spiegando come l’agricoltura e l’acqua dovrebbero essere usate correttamente, mentre l’approvvigionamento alimentare e la natura dovrebbero essere protetti, Abdurakhmonov ha detto: “Come governi, ci sono molte cose che possiamo fare insieme. La pandemia ci ha anche insegnato lezioni importanti in questo processo”, ha affermato. “Le società di tutto il mondo richiedono un’economia verde, l’industria pulita e il cibo sano. Il cambiamento climatico sta avanzando sotto i nostri occhi. Devono esserci azioni congiunte per trasformare la sfida in opportunità. Dobbiamo sfruttare l’energia pulita e le risorse che possono derivare. L’economia circolare è molto cosa bella, ma deve essere pulita. Abbiamo bisogno di approcci innovativi per questo. Un singolo strumento elettronico ha bisogno di 80 chili di rame. È necessaria un’estrazione pulita. È necessaria una pianificazione o dobbiamo capire dove dobbiamo incanalare i nostri sforzi”.
Malattie rare, l’Italia è un passo avanti
News Presa, PartnerA volte il tema delle malattie rare porta con sé un equivoco, vale a dire il fatto che queste malattie coinvolgano poche persone. La verità è che le malattie rare costituiscono un gigantesco universo di patologie, ciascuna delle quali riguarda un piccolo gruppo di pazienti. Si dicono rare, infatti, quelle malattie che colpiscono almeno 1 persona ogni 2.000. Questo tradotto in numeri, genera un fenomeno che riguarda però milioni di pazienti nel mondo. Un concetto tradotto con grande chiarezza dalla dottoressa Simona Bellagambi, referente estero di UNIAMO (Federazione Italiana Malattie Rare), intervenuta ai microfoni di Radio Kiss Kiss per il consueto appuntamento del sabato voluto e organizzato dal network editoriale PreSa Prevenzione e Salute. «In italia le malattie rare colpiscono oltre 2.000.000 di persone», ha detto Bellagambi. «Si va a circa 30.000.000 se lo sguardo considera l’Europa intera e addirittura 300.000.000 se si guarda alle persone con malattia rara in tutto il mondo. È facile capire che a dispetto del nome le malattie rare non sono così rare. Per non parlare del fatto che queste patologie hanno un forte impatto anche sulle famiglie».
#LOSTMOMENTS
Tra le tante iniziative che puntano a sensibilizzare sul tema delle malattie rare c’è anche la Rare Disease #LostMoments. «Le malattie rare, essendo al 72% di origine genetica, sono malattie con le quali ci si vive per tutta una vita – ha proseguito Bellagambi -. Questo significa che ci si deve curare, anche se purtroppo di cure definitive ne abbiamo solo un 4% ad oggi, ma andiamo avanti con molte nuove terapie che hanno un impatto dirompente sulla patologia». Fortunatamente in Italia sul tema delle malattie rare siamo messi bene. Nel senso che già dal 2001 abbiamo iniziato con la legge 279, che ha istituito Registri nazionali e Reti italiane, ma anche PDTA (Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali) per una presa in carico a 360 gradi della persona». Inoltre, dal 2013, l’Italia ha un piano nazionale che (anche se con un po’ di ritardo) è in fase di aggiornamento e soprattutto i Centri per le malattie rare ormai fanno parte delle reti europee di riferimento. «Il concetto chiave – ha concluso Bellagambi – è quello di consentire alla persona di poter trovare un unico luogo che racchiuda l’xpertise, la competenza, che è frammentata e suddivisa nei vari paesi. In questo modo si evita che ci siano delle diseguaglianze e carenze nei vari Paesi».
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