Tempo di lettura: 8 minutiA livello globale, lo stato di salute della popolazione avrà un impatto quantificabile in 2,1 anni di vita persi. Le cause sono da ricercare nell’incertezza del periodo storico, caratterizzato dall’inasprimento delle tensioni geopolitiche, le conseguenze del conflitto russo-ucraino e gli effetti della pandemia sull’economia. Sono i dati presentati oggi a Roma durante la XVII edizione del Rapporto Meridiano Sanità, in occasione del Forum annuale patrocinato dall’Istituto Superiore di Sanità e dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. Nel corso della giornata, esperti e responsabili del governo della sanità regionale e nazionale si sono confrontati sulle principali sfide di salute che attendono il nostro Paese.
“Promuovere la nostra salute richiede azioni che riguardano un po’ tutto il modo in cui viviamo, l’ambiente in cui viviamo, le relazioni che intessiamo con umani, animali e ambiente stesso. Un approccio di cui si sente spesso parlare è quello di Planetary Health, salute planetaria. Non è un gioco di parole, ma un modo per riconoscere che la salute di ognuno di noi è strettamente interconnessa con l’ambiente in cui viviamo, con chi ci sta attorno, non solo in un ambito ristretto che è quello della nostra comunità ma in senso più globale, planetario”. Così il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro.
Salute minacciata dall’inquinamento
Emerge prima di tutto come la salute sia il risultato di una combinazione di una molteplicità di elementi
A livello globale, lo stato di salute della popolazione avrà un impatto quantificabile in 2,1 anni di vita persi. Le cause sono da ricercare nell’incertezza del periodo storico, caratterizzato dall’inasprimento delle tensioni geopolitiche, le conseguenze del conflitto russo-ucraino e gli effetti della pandemia sull’economia. Sono i dati presentati oggi a Roma durante la XVII edizione del Rapporto Meridiano Sanità, in occasione del Forum annuale patrocinato dall’Istituto Superiore di Sanità e dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. Nel corso della giornata, esperti e responsabili del governo della sanità regionale e nazionale si sono confrontati sulle principali sfide di salute che attendono il nostro Paese.
Salute minacciata dall’inquinamento
Emerge prima di tutto come la salute sia il risultato di una combinazione di una molteplicità di elementi sociali, politici ed economici (ad esempio luogo in cui si vive, qualità dell’ambiente circostante, genetica, stile di vita, reddito e livello di istruzione).
Tra i determinanti, quelli ambientali stanno assumendo una rilevanza sempre maggiorea cominciare dall’inquinamento e il cambiamento climatico. Ad esempio, nell’ambito dei SDGs del 2030, la cattiva qualità dell’aria rappresenta un punto particolarmente critico per il nostro Paese all’interno del contesto europeo: secondo le ultime stime della European Environmental Agency, infatti, il 17% dei decessi per inquinamento in Europa si verifica in Italia (1 su 6).
Nell’analisi di Meridiano Sanità sul posizionamento del nostro Paese nel percorso verso il progresso sostenibile rispetto agli Obiettivi delle Nazioni Unite dell’Agenda 2030, emerge tuttavia come rispetto all’Obiettivo 3 (“Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età”), si registra un andamento medio nazionale positivo nella maggior parte degli indicatori analizzati, frutto anche delle diverse iniziative intraprese dal Ministero della Salute nell’ultimo anno e della centralità data al tema della salute durante l’emergenza pandemica. È tuttavia necessario segnalare come, per alcune dimensioni, siano ancora presenti forti disomogeneità territoriali, con alcune Regioni in progressione rispetto ai target e altre in maggiore difficoltà.
Criticità
Per quanto riguarda gli altri Obiettivi dell’Agenda 2030 correlati al miglioramento della buona salute, il quadro che emerge è di una situazione parzialmente stabile, con alcuni indicatori in miglioramento e al tempo stesso la persistenza di diverse criticità. A titolo di esempio: l’Italia, rispetto agli altri paesi europei, registra il più alto divario tra gli impatti negativi di potenziali eventi avversi, quali terremoti, alluvioni, incendi, e gli investimenti necessari a prevenirli. La spesa in Ricerca e Sviluppo, leva fondamentale per la crescita nel lungo periodo, si attesta all’1,53% del PIL nel 2020 rispetto al 2,31% della media europea.
Guardando alle persone a rischio povertà ed esclusione sociale, nel 2021 l’Italia si posiziona tra i primi 6 Paesi per popolazione a rischio, con 1 cittadino su 4 che vive al di sotto del 60% del “reddito mediano”, preceduta solo da Romania, Bulgaria, Grecia, Spagna e Lettonia.
La rilevanza dei fattori di contesto ha portato a una revisione del Meridiano Sanità Index(con una valutazione multidimensionale della performance del sistema sanitario italiano nel confronto europeo e dei sistemi sanitari regionali nel contesto nazionale). Inoltre all’Indice dello Stato di Salute (che si pone l’obiettivo di valutare i risultati in termini di salute che i diversi Paesi hanno fino ad oggi garantito ai propri cittadini) e all’Indice del Mantenimento dello stato di salute (il cui scopo è quello di fornire una valutazione di merito sulle capacità dei sistemi di mantenere o migliorare nel prossimo futuro i risultati di salute raggiunti finora), è stato affiancato l’Indice dei Determinanti di salute che si pone l’obiettivo di valutare gli impatti dei fattori individuali, socio-economici e ambientali sullo stato di salute della popolazione e da cui emerge una fotografia dell’Italia in chiaroscuro, con aspetti critici in tutte le aree analizzate che si traducono in un posizionamento molto negativo rispetto alla media europea in 8 ambiti su 11. Gli aspetti più critici riguardano l’invecchiamento demografico, i fattori di rischio per la salute di bambini e adolescenti (in primis sedentarietà e obesità), le disuguaglianze di reddito e il livello di istruzione della popolazione.
Stato di Salute
Per quanto riguarda l’Indice dello Stato di Salute della popolazione, l’Italia ottiene risultati migliori della media europea per tutti gli indicatori analizzati, eccezion fatta per la prevalenza standardizzata delle patologie croniche ad alto impatto, strettamente legate all’invecchiamento demografico e ai fattori di rischio per la salute.
Con riferimento all’Indice di Mantenimento dello Stato di Salute, l’Italia ottiene un risultato complessivo in linea con la media europea: va meglio della media nell’ambito dell’efficacia, efficienza e appropriatezza dell’offerta sanitaria (ricoveri evitabili, efficacia delle cure, qualità delle cure); è in linea con la media per quanto riguarda la capacità di risposta dei sistemi ai bisogni di salute (coperture vaccinali e screening); continua ad essere critico il tema delle risorse economiche per il comparto sanità.
Il divario tra nord e sud
Mettendo in relazione i 3 Indici, i Paesi del Mediterraneo, tra cui l’Italia, presentano valori per gli Indici dei Determinanti di salute e di Mantenimento dello stato di salute più bassi della media con potenziali impatti negativi nel medio-lungo periodo sullo stato di salute dei cittadini. Tale scenario dovrebbe stimolare, già nell’immediato, azioni di politica sanitaria e non solo, secondo l’approccio “Health in all policies”, per cercare di invertire questa tendenza. A livello regionale, invece, il quadro generale restituisce un forte divario tra Nord-Centro e Sud del Paese.
La spesa sanitaria
Per quanto riguarda le risorse economiche per la sanità, continuano a essereinsufficienti. Anche nel 2021, l’incidenza della spesa sanitaria sul PIL continua ad essere ampiamente inferiore ai principali Paesi europei (7,2% dell’Italia vs. l’11% della Germania e il 10,3% della Francia), così come la spesa sanitaria pubblica pro capite a parità di potere d’acquisto (2.580 euro dell’Italia vs. 5.370 euro della Germania e 3.916 euro della Francia). La spesa sanitaria pubblica, cresciuta significativamente durante la pandemia e pari a 127,8 miliardi di euro nel 2021, dovrebbe raggiungere il suo picco nel 2022 (134 miliardi di euro) secondo le ultime stime contenute della Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza di novembre 2022 per poi diminuire a partire dal 2023. L’incidenza della spesa sanitaria pubblica sul PIL al 2025 è data al 6%, con risorse in valore assoluto insufficienti per recuperare il gap di spesa nei confronti dei principali Paesi competitor.
Considerando l’evoluzione dei fattori economici (PIL pro capite e spesa pro capite per fascia d’età), dei fattori demografici (struttura e proiezione della popolazione per fascia d’età), del contesto epidemiologico (prevalenze delle patologie più impattanti per mortalità e disabilità) e dei fattori di rischio associati alle principali patologie (fumo, alcol, obesità, sedentarietà), il modello previsionale della spesa sanitaria di Meridiano Sanità ha stimato che l’incidenza della spesa sanitaria pubblica sul PIL al 2050 sarà pari al 9,5%, valore di gran lunga superiore all’incidenza attuale ma ancora inferiore rispetto a Paesi quali Germania e Francia.
Tale livello di spesa risulta al momento incompatibile con lo scenario di invecchiamento demografico e di calo della natalità che porta con sé la riduzione del numero di occupati che, con i loro redditi da lavoro, sono i principali contributori alla spesa sanitaria. Le simulazioni elaborate da Meridiano Sanità mettono in luce come l’azione congiunta su 5 leve quali la pressione fiscale, i flussi migratori, l’età pensionabile, la forza lavoro potenziale e il tasso di occupazione, permette di rendere sostenibile questo scenario.
Il PNRR
Le risorse del PNRR, in particolare quelle assegnate al raggiungimento degli obiettivi della Missione 6 dedicata alla Salute, rappresentano una grande opportunità per “mettere in sicurezza” il sistema, dal momento che mirano non solo a rispondere alle vulnerabilità emerse durante l’emergenza pandemica ma anche a risolvere le criticità preesistenti attraverso il rafforzamento delle infrastrutture e la digitalizzazione dei servizi sanitari.Dei 18,51 miliardi di euro previsti dal PNRR e dal Fondo Complementare nella Missione 6, ben 16,53 miliardi di euro (89,3%) sono territorializzabili, a testimonianza del ruolo centrale delle Regioni nel processo di rafforzamento della prevenzione e dei servizi sanitari, della modernizzazione e della digitalizzazione degli stessi.
Le attività di promozione e prevenzione (primaria e secondaria) risultano fondamentali per aumentare gli anni vissuti in buona salute. Interventi sulla riduzione dei fattori di rischio e il miglioramento della diagnosi precoce permettono di ridurre il peso delle malattie non trasmissibili (in primis tumori e patologie cardiovascolari e cerebrovascolari), responsabili oggi del 93,3% dei decessi e del 90,2% dei DALY.
I vaccini
I vaccini, strumento di prevenzione che presenta il miglior rapporto costo-efficacia, consentono di prevenire molte malattie infettive che causano oggi il 2,6% dei decessi e il 3% dei DALY; per quanto riguarda i tassi di copertura vaccinale, per nessuna vaccinazione viene raggiunta la soglia del 95% (target fissato dall’OMS): per la vaccinazione anti-HPV, strumento chiave per contrastare anche i tumori HPV-correlati, non si raggiunge neanche il 35% del cluster dei dodicenni (32,2% nelle femmine e 26,8% nei maschi). Le azioni di antimicrobial e diagnostic stewardship permettono di contrastare efficacemente l’antimicrobico-resistenza che vede ancora oggi l’Italia primeggiare tra i Paesi OCSE per decessi, DALY e costi associati a questo fenomeno.
L’innovazione farmacologica e medicale
Secondo “l’equazione” di Meridiano Sanità, Prevenzione e Innovazione sono i 2 capisaldi in grado di generare Valore per i cittadini e per il sistema, oggi e in futuro. L’innovazione farmacologica e medicale ha contribuito in maniera significativa al miglioramento della qualità di vita dei cittadini: l’attività di ricerca delle oltre 5.400 aziende impegnate nello sviluppo di nuove molecole nel mondo conta nel 2022 oltre 20.000 terapie (valore quadruplicato rispetto al 2001), di cui 7.772 riguardano l’area oncologica, 3.301 quella neurologica e quasi 2.800 quella infettivologica. I settori farmaceutico e medicale si contraddistinguono per un elevato valore aggiunto, alte produttività e intensità di ricerca e sviluppo e know-how distintivo. A questo si aggiunge la presenza di un ecosistema della ricerca fortemente integrato, che oggi posiziona l’Italia 1° nel mondo per numero di pubblicazioni per ricercatore e 1° nell’Unione Europea per citazioni di pubblicazioni in ambito Life Sciences. In quest’ottica, l’Italia ha tutte le qualità per candidarsi a diventare un ecosistema delle Life Sciences attrattivo, orientato alla ricerca, all’innovazione e alla manifattura avanzata a livello europeo, ma deve risolvere alcuni limiti a partire dalla mancanza di una visione strategica di sviluppo dei settori e una governance complessa (ad esempio: meccanismi dei tetti di spesa farmaceutica e dei dispositivi medici e il payback) che penalizza l’innovazione.
Salute: quale direzione
Tutte le analisi e le riflessioni contenute nel XVII Rapporto Meridiano Sanità hanno delineato una strategia di intervento basata su 4 direzioni specifiche (le “Proposte” di Meridiano Sanità):
- Continuare a investire nella Salute con un approccio intersettoriale e aumentare in maniera strutturale le risorse economiche per la Sanità portandole, nel breve periodo, almeno al 7% del PIL e arrivando a investire fino al 9% nel medio-lungo termine (pari all’incidenza media della spesa sanitaria su PIL di Germania, Francia e Spagna).
- Dare piena attuazione ai progetti della Missione “Salute” del PNRR al fine di rendere il sistema sanitario più resiliente, accompagnando il rafforzamento infrastrutturale del sistema con il potenziamento dell’organico del SSN e con la transizione digitale.
- Adottare programmi e strategie che permettano all’Italia di affrontare e vincere le sfide di salute che si prospettano puntando su Prevenzione – primaria e secondaria – e Innovazione in grado di creare valore per i cittadini e l’intero sistema
- Promuovere il principio della “Salute in tutte le politiche”, considerando gli impatti diretti e indiretti che i determinanti socio-economici e ambientali hanno sulla salute degli individui, favorendo prima di tutto la convergenza tra la politica sanitaria e la politica industriale del Paese.
Clima e salute: è italiano il 17% dei morti UE per inquinamento
News PresaI danni causati al Pianeta si ripercuotono sulla vita umana direttamente e indirettamente. Secondo l’Oms il 24% dei decessi nel mondo è dovuto a fattori ambientali modificabili.L’inquinamento ha un peso del 7%. Il fenomeno del cambiamento del clima e l’aumento delle migrazioni espongono a maggior rischio di malattie non trasmissibili, malattie infettive, malnutrizione, effetti sulla salute mentale. Inoltre permane lo spettro di nuove epidemie. Un altro aspetto da gestire, legato più ai Paesi ricchi, è l’aumento dell’aspettativa di vita che espone a cronicizzazioni di patologie. La conseguenza è un maggiore peso sui sistemi sanitari. Tuttavia, le crisi economiche ricorrenti, i bassi redditi e i pericoli dati da malattie infettive prima sconosciute, rischiano di ridurre l’aspettativa di vita anche nelle nazioni più benestanti. Le nuove insidie di un ambiente socio-economico in continuo mutamento, sono al centro del rapporto 2022 di Meridiano Sanità (il Think Tank di The European House – Ambrosetti), sulla salute globale e sullo stato del sistema sanitario in Italia.
Clima ed eventi estremi
Il numero degli eventi estremi legati al clima che si manifestano in Italia cresce di anno in anno. Allo stesso tempo aumenta il numero dei Comuni colpiti dalla crisi climatica. Negli ultimi 10 anni gli eventi estremi sono stati quasi 1.200 in oltre 600 Comuni, di cui 187 solo nell’ultimo anno (+17% rispetto al 2020. Secondo i dati del Climate Risk Index, in Italia negli ultimi 20 anni si sono verificati 19.947 decessi riconducibili a eventi meteorologici estremi. Questi ultimi hanno causato, nello stesso tempo, perdite economiche quantificate in circa 29 milioni di euro. Oggi, inoltre, sono circa 6 milioni gli italiani che vivono vicino a siti a elevato rischio sanitario, altamente inquinati e da sottoporre a interventi di bonifica, con danni di tipo fisico e psichico dimostrati scientificamente e non più trascurabili.
Morti per il clima
Guardando al fenomeno delle cosiddette ondate di calore, invece, nel 2022 il Ministero della Salute ha reso noto che solo nel mese di luglio si sono registrati 2.090 decessi a causa del caldo elevato nelle 33 città italiane monitorate. L’eccesso di mortalità arriva anche al 29% tra gli over-65. L’allarme sul clima è stato lanciato a livello internazionale anche dall’OMS Europe che, con un comunicato dedicato in cui venivano citati anche gli oltre 1.700 decessi in Spagna e Portogallo, ha sottolineato la necessità di elaborare piani d’azione a supporto delle autorità nazionali e locali. A livello urbano, il riscaldamento regionale si sovrappone al calore cittadino. Gli ultimi dati pubblicati dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) confermano una tendenza al riscaldamento in tutte le aree urbane prese in considerazione. Si sono registrati aumenti record a Perugia (di +2,4°C), seguita da Milano e Roma (con +2,1°C) e da Torino (con +1,9°C).
Obiettivo “buona salute e benessere”
Rispetto al SDG (obiettivo di sviluppo) 3 intitolato “Buona salute e benessere”, si registra un andamento medio nazionale positivo nella maggior parte degli indicatori analizzati. Un avanzamento frutto anche delle diverse iniziative del Ministero della Salute nell’ultimo anno e della centralità data al tema della salute durante l’emergenza pandemica. È tuttavia necessario segnalare come, per alcune dimensioni, siano ancora presenti forti disomogeneità territoriali. Alcune Regioni sono in progressione rispetto ai target e altre sono in maggiore difficoltà. A livello nazionale si assiste a una costante diminuzione della probabilità di morte per tumori, diabete, malattie cardiovascolari e respiratorie croniche. Un andamento di lungo periodo che permetterebbe all’Italia di avvicinarsi al target dell’OMS, ovvero una riduzione del 25% della probabilità di morte per malattie non trasmissibili al 2025. Si tratta comunque di un andamento positivo che dovrà essere confermato dai dati consuntivi del biennio 2020-202135. Da questi ultimi si attende, per via dell’emergenza pandemica, un aumento della probabilità di morte per le malattie non trasmissibili. Ad incidere il fatto che alcune persone hanno dovuto rinunciare o posporre le cure programmate.
Ambiente e stili di vita
Rispetto al 2015, risultano in miglioramento anche gli indicatori relativi alla prevalenza di persone esposte al rischio di consumo di alcol e al consumo di tabacco. L’Italia, però, riporta ancora valori superiori alla media europea. Un ulteriore approfondimento riguarda l’obiettivo legato alla sicurezza stradale per cui si assiste a un costante – seppur contenuto – miglioramento dell’indicatore. La riduzione del tasso di mortalità dovuta a incidenti stradali, comunque, molto rilevante nel 2020 grazie ai limiti imposti alla possibilità di spostamento durante i periodi di lockdown, ha subito un rallentamento nel 2021. I dati relativi alla mortalità attribuibile all’inquinamento atmosferico registrano un miglioramento rispetto al 2015. Tuttavia, la cattiva qualità dell’aria rappresenta un punto particolarmente critico per il nostro Paese all’interno del contesto europeo. Secondo le ultime stime della European Environmental Agency, infatti, il 17% dei morti per inquinamento in Europa è italiano (1 su 6), un valore superiore al resto degli altri Paesi del vecchio Continente.
Cancro al pancreas, un killer in crescita. Ma ci sono buone notizie.
Ricerca innovazioneNuove scoperte promettono di portare nei prossimi anni a nuove terapie per contrastare il cancro al pancreas. Un gruppo di ricerca dell’Istituto di genetica e biofisica “Adriano Buzzati Traverso” del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Igb) di Napoli, coordinato da Enza Lonardo, ha condotto uno studio che ha permesso di identificare un meccanismo molecolare che rende il tumore al pancreas più resistente e aggressivo, meno suscettibile alle terapie farmacologiche convenzionali. I ricercatori hanno anche osservato come questo tipo di tumore sia più aggregabile se trattato con un farmaco che già oggi potenzia l’effetto del chemioterapico con una drastica riduzione di eventuali metastasi epatiche.
IN CRESCITA
Purtroppo l’incidenza e la mortalità del cancro al pancreas sono in forte aumento: si prevede che questa patologia diventerà la seconda causa di morte per cancro entro il 2030. Secondo i dati dell’Associazione italiana registri tumori (AIRTUM) e dell’Associazione italiana di oncologia medica (AIOM), nel 2019 in Italia sono stati diagnosticati circa 13.500 nuovi casi. Ecco perché è fondamentale individuare nuove armi, sia diagnostiche che terapeutiche, che possano offrire nuove speranze e portare a diagnosi sempre più precoci.
NEMICO SILENZIOSO
Il cancro al pancreas resta per ora una malattia ancora difficile da curare e un problema è proprio quello della diagnosi, che spesso è tardiva,. Questo tipo i tumore non dà sintomi, e in molti pazienti il tumore resiste alle chemioterapie, verosimilmente anche a causa di una sottopopolazione cellulare tumorale con caratteristiche di staminalità: queste cellule sono in grado di rigenerare il tumore stesso e di adattarsi a modificazioni dell’ambiente circostante, come la presenza di farmaci o la scarsità di risorse vitali. I nuovi approcci potrebbero avere importanti implicazioni cliniche e portare ad una riduzione delle recidive e ad una riduzione dei casi di formazione di metastasi. Un passo importante, insomma, per mettere al tappeto una malattia nei confronti della quale possiamo fare ancora troppo poco.
Colesterolo: quando iniziare a tenerlo d’occhio
PrevenzioneIl colesterolo appartiene alla famiglia dei lipidi o grassi ed è presente nel sangue e in tutti i tessuti. Viene in gran parte prodotto dall’organismo, mentre in minima parte viene introdotto con la dieta. Si tratta di un componente indispensabile per la costruzione delle membrane cellulari ed è coinvolto in processi fondamentali per il funzionamento dell’organismo. Tuttavia, quando i livelli sono alti, è uno dei fattori di rischio maggiori per le malattie cardiovascolari. Ne ha parlato la dottoressa Tiziana Ammaturo, Cardiologa di Humanitas.
Colesterolo LDL e HDL
“Il colesterolo presente nel sangue viene trasportato all’interno di strutture molecolari chiamate lipoproteine. Si riconoscono almeno due tipi principali di lipoproteine: le lipoproteine a bassa densità o LDL (Low Density Lipoprotein, da cui deriva la sigla), conosciute anche come colesterolo ‘cattivo’, e le lipoproteine ad alta densità o HDL (High Density Lipoprotein), conosciute a loro volta come ‘buono’.
L’eccesso di colesterolo LDL è un pericolo per la salute delle arterie perché queste lipoproteine, che trasportano l’eccesso di colesterolo dal fegato alle cellule del corpo attraverso le arterie, possono andare incontro a modificazioni strutturali, con conseguente accumulo nelle pareti dei grossi vasi arteriosi” – ha spiegato l’esperta.
Questo processo, chiamato aterosclerosi, può portare nel tempo alla formazione di placche che ostruiscono o occludono il flusso sanguigno, con conseguenti rischi per il sistema cardiovascolare. Al contrario, le HDL favoriscono la rimozione del colesterolo dal sangue e la sua eliminazione tramite i sali biliari.
Quando iniziare a misurarlo
Se il paziente è considerato a basso rischio di malattie cardiache, la misurazione del colesterolo dovrebbe iniziare all’età di 40 anni circa. “Quando ci sono invece fattori di rischio di malattie cardiovascolari quali diabete, obesità, abitudine al fumo, pressione arteriosa elevata e una storia familiare di malattie cardiache – come infarti o ictus – è necessario anticipare e implementare i controlli”. La decisione su quando iniziare lo screening dovrebbe essere discussa con il medico di base. Alcuni pazienti infatti sono geneticamente predisposti a sviluppare l’ipercolesterolemia. In questo caso si parla di “ipercolesterolemia ereditaria o familiare” che è associata a una serie di mutazioni genetiche.
“Attraverso un esame del sangue è possibile dosare i livelli di colesterolo totale, LDL e HDL. I valori sono espressi in milligrammi per decilitro (mg/dl) e sono associati a gradi differenti di rischio cardiovascolare. Livelli bassi di colesterolo totale e di colesterolo LD”, conclude l’esperta.
Salute: senza interventi SSN non più sostenibile entro il 2050
News PresaA livello globale, lo stato di salute della popolazione avrà un impatto quantificabile in 2,1 anni di vita persi. Le cause sono da ricercare nell’incertezza del periodo storico, caratterizzato dall’inasprimento delle tensioni geopolitiche, le conseguenze del conflitto russo-ucraino e gli effetti della pandemia sull’economia. Sono i dati presentati oggi a Roma durante la XVII edizione del Rapporto Meridiano Sanità, in occasione del Forum annuale patrocinato dall’Istituto Superiore di Sanità e dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. Nel corso della giornata, esperti e responsabili del governo della sanità regionale e nazionale si sono confrontati sulle principali sfide di salute che attendono il nostro Paese.
“Promuovere la nostra salute richiede azioni che riguardano un po’ tutto il modo in cui viviamo, l’ambiente in cui viviamo, le relazioni che intessiamo con umani, animali e ambiente stesso. Un approccio di cui si sente spesso parlare è quello di Planetary Health, salute planetaria. Non è un gioco di parole, ma un modo per riconoscere che la salute di ognuno di noi è strettamente interconnessa con l’ambiente in cui viviamo, con chi ci sta attorno, non solo in un ambito ristretto che è quello della nostra comunità ma in senso più globale, planetario”. Così il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro.
Salute minacciata dall’inquinamento
Emerge prima di tutto come la salute sia il risultato di una combinazione di una molteplicità di elementi
A livello globale, lo stato di salute della popolazione avrà un impatto quantificabile in 2,1 anni di vita persi. Le cause sono da ricercare nell’incertezza del periodo storico, caratterizzato dall’inasprimento delle tensioni geopolitiche, le conseguenze del conflitto russo-ucraino e gli effetti della pandemia sull’economia. Sono i dati presentati oggi a Roma durante la XVII edizione del Rapporto Meridiano Sanità, in occasione del Forum annuale patrocinato dall’Istituto Superiore di Sanità e dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. Nel corso della giornata, esperti e responsabili del governo della sanità regionale e nazionale si sono confrontati sulle principali sfide di salute che attendono il nostro Paese.
Salute minacciata dall’inquinamento
Emerge prima di tutto come la salute sia il risultato di una combinazione di una molteplicità di elementi sociali, politici ed economici (ad esempio luogo in cui si vive, qualità dell’ambiente circostante, genetica, stile di vita, reddito e livello di istruzione).
Tra i determinanti, quelli ambientali stanno assumendo una rilevanza sempre maggiorea cominciare dall’inquinamento e il cambiamento climatico. Ad esempio, nell’ambito dei SDGs del 2030, la cattiva qualità dell’aria rappresenta un punto particolarmente critico per il nostro Paese all’interno del contesto europeo: secondo le ultime stime della European Environmental Agency, infatti, il 17% dei decessi per inquinamento in Europa si verifica in Italia (1 su 6).
Nell’analisi di Meridiano Sanità sul posizionamento del nostro Paese nel percorso verso il progresso sostenibile rispetto agli Obiettivi delle Nazioni Unite dell’Agenda 2030, emerge tuttavia come rispetto all’Obiettivo 3 (“Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età”), si registra un andamento medio nazionale positivo nella maggior parte degli indicatori analizzati, frutto anche delle diverse iniziative intraprese dal Ministero della Salute nell’ultimo anno e della centralità data al tema della salute durante l’emergenza pandemica. È tuttavia necessario segnalare come, per alcune dimensioni, siano ancora presenti forti disomogeneità territoriali, con alcune Regioni in progressione rispetto ai target e altre in maggiore difficoltà.
Criticità
Per quanto riguarda gli altri Obiettivi dell’Agenda 2030 correlati al miglioramento della buona salute, il quadro che emerge è di una situazione parzialmente stabile, con alcuni indicatori in miglioramento e al tempo stesso la persistenza di diverse criticità. A titolo di esempio: l’Italia, rispetto agli altri paesi europei, registra il più alto divario tra gli impatti negativi di potenziali eventi avversi, quali terremoti, alluvioni, incendi, e gli investimenti necessari a prevenirli. La spesa in Ricerca e Sviluppo, leva fondamentale per la crescita nel lungo periodo, si attesta all’1,53% del PIL nel 2020 rispetto al 2,31% della media europea.
Guardando alle persone a rischio povertà ed esclusione sociale, nel 2021 l’Italia si posiziona tra i primi 6 Paesi per popolazione a rischio, con 1 cittadino su 4 che vive al di sotto del 60% del “reddito mediano”, preceduta solo da Romania, Bulgaria, Grecia, Spagna e Lettonia.
La rilevanza dei fattori di contesto ha portato a una revisione del Meridiano Sanità Index(con una valutazione multidimensionale della performance del sistema sanitario italiano nel confronto europeo e dei sistemi sanitari regionali nel contesto nazionale). Inoltre all’Indice dello Stato di Salute (che si pone l’obiettivo di valutare i risultati in termini di salute che i diversi Paesi hanno fino ad oggi garantito ai propri cittadini) e all’Indice del Mantenimento dello stato di salute (il cui scopo è quello di fornire una valutazione di merito sulle capacità dei sistemi di mantenere o migliorare nel prossimo futuro i risultati di salute raggiunti finora), è stato affiancato l’Indice dei Determinanti di salute che si pone l’obiettivo di valutare gli impatti dei fattori individuali, socio-economici e ambientali sullo stato di salute della popolazione e da cui emerge una fotografia dell’Italia in chiaroscuro, con aspetti critici in tutte le aree analizzate che si traducono in un posizionamento molto negativo rispetto alla media europea in 8 ambiti su 11. Gli aspetti più critici riguardano l’invecchiamento demografico, i fattori di rischio per la salute di bambini e adolescenti (in primis sedentarietà e obesità), le disuguaglianze di reddito e il livello di istruzione della popolazione.
Stato di Salute
Per quanto riguarda l’Indice dello Stato di Salute della popolazione, l’Italia ottiene risultati migliori della media europea per tutti gli indicatori analizzati, eccezion fatta per la prevalenza standardizzata delle patologie croniche ad alto impatto, strettamente legate all’invecchiamento demografico e ai fattori di rischio per la salute.
Con riferimento all’Indice di Mantenimento dello Stato di Salute, l’Italia ottiene un risultato complessivo in linea con la media europea: va meglio della media nell’ambito dell’efficacia, efficienza e appropriatezza dell’offerta sanitaria (ricoveri evitabili, efficacia delle cure, qualità delle cure); è in linea con la media per quanto riguarda la capacità di risposta dei sistemi ai bisogni di salute (coperture vaccinali e screening); continua ad essere critico il tema delle risorse economiche per il comparto sanità.
Il divario tra nord e sud
Mettendo in relazione i 3 Indici, i Paesi del Mediterraneo, tra cui l’Italia, presentano valori per gli Indici dei Determinanti di salute e di Mantenimento dello stato di salute più bassi della media con potenziali impatti negativi nel medio-lungo periodo sullo stato di salute dei cittadini. Tale scenario dovrebbe stimolare, già nell’immediato, azioni di politica sanitaria e non solo, secondo l’approccio “Health in all policies”, per cercare di invertire questa tendenza. A livello regionale, invece, il quadro generale restituisce un forte divario tra Nord-Centro e Sud del Paese.
La spesa sanitaria
Per quanto riguarda le risorse economiche per la sanità, continuano a essereinsufficienti. Anche nel 2021, l’incidenza della spesa sanitaria sul PIL continua ad essere ampiamente inferiore ai principali Paesi europei (7,2% dell’Italia vs. l’11% della Germania e il 10,3% della Francia), così come la spesa sanitaria pubblica pro capite a parità di potere d’acquisto (2.580 euro dell’Italia vs. 5.370 euro della Germania e 3.916 euro della Francia). La spesa sanitaria pubblica, cresciuta significativamente durante la pandemia e pari a 127,8 miliardi di euro nel 2021, dovrebbe raggiungere il suo picco nel 2022 (134 miliardi di euro) secondo le ultime stime contenute della Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza di novembre 2022 per poi diminuire a partire dal 2023. L’incidenza della spesa sanitaria pubblica sul PIL al 2025 è data al 6%, con risorse in valore assoluto insufficienti per recuperare il gap di spesa nei confronti dei principali Paesi competitor.
Considerando l’evoluzione dei fattori economici (PIL pro capite e spesa pro capite per fascia d’età), dei fattori demografici (struttura e proiezione della popolazione per fascia d’età), del contesto epidemiologico (prevalenze delle patologie più impattanti per mortalità e disabilità) e dei fattori di rischio associati alle principali patologie (fumo, alcol, obesità, sedentarietà), il modello previsionale della spesa sanitaria di Meridiano Sanità ha stimato che l’incidenza della spesa sanitaria pubblica sul PIL al 2050 sarà pari al 9,5%, valore di gran lunga superiore all’incidenza attuale ma ancora inferiore rispetto a Paesi quali Germania e Francia.
Tale livello di spesa risulta al momento incompatibile con lo scenario di invecchiamento demografico e di calo della natalità che porta con sé la riduzione del numero di occupati che, con i loro redditi da lavoro, sono i principali contributori alla spesa sanitaria. Le simulazioni elaborate da Meridiano Sanità mettono in luce come l’azione congiunta su 5 leve quali la pressione fiscale, i flussi migratori, l’età pensionabile, la forza lavoro potenziale e il tasso di occupazione, permette di rendere sostenibile questo scenario.
Il PNRR
Le risorse del PNRR, in particolare quelle assegnate al raggiungimento degli obiettivi della Missione 6 dedicata alla Salute, rappresentano una grande opportunità per “mettere in sicurezza” il sistema, dal momento che mirano non solo a rispondere alle vulnerabilità emerse durante l’emergenza pandemica ma anche a risolvere le criticità preesistenti attraverso il rafforzamento delle infrastrutture e la digitalizzazione dei servizi sanitari.Dei 18,51 miliardi di euro previsti dal PNRR e dal Fondo Complementare nella Missione 6, ben 16,53 miliardi di euro (89,3%) sono territorializzabili, a testimonianza del ruolo centrale delle Regioni nel processo di rafforzamento della prevenzione e dei servizi sanitari, della modernizzazione e della digitalizzazione degli stessi.
Le attività di promozione e prevenzione (primaria e secondaria) risultano fondamentali per aumentare gli anni vissuti in buona salute. Interventi sulla riduzione dei fattori di rischio e il miglioramento della diagnosi precoce permettono di ridurre il peso delle malattie non trasmissibili (in primis tumori e patologie cardiovascolari e cerebrovascolari), responsabili oggi del 93,3% dei decessi e del 90,2% dei DALY.
I vaccini
I vaccini, strumento di prevenzione che presenta il miglior rapporto costo-efficacia, consentono di prevenire molte malattie infettive che causano oggi il 2,6% dei decessi e il 3% dei DALY; per quanto riguarda i tassi di copertura vaccinale, per nessuna vaccinazione viene raggiunta la soglia del 95% (target fissato dall’OMS): per la vaccinazione anti-HPV, strumento chiave per contrastare anche i tumori HPV-correlati, non si raggiunge neanche il 35% del cluster dei dodicenni (32,2% nelle femmine e 26,8% nei maschi). Le azioni di antimicrobial e diagnostic stewardship permettono di contrastare efficacemente l’antimicrobico-resistenza che vede ancora oggi l’Italia primeggiare tra i Paesi OCSE per decessi, DALY e costi associati a questo fenomeno.
L’innovazione farmacologica e medicale
Secondo “l’equazione” di Meridiano Sanità, Prevenzione e Innovazione sono i 2 capisaldi in grado di generare Valore per i cittadini e per il sistema, oggi e in futuro. L’innovazione farmacologica e medicale ha contribuito in maniera significativa al miglioramento della qualità di vita dei cittadini: l’attività di ricerca delle oltre 5.400 aziende impegnate nello sviluppo di nuove molecole nel mondo conta nel 2022 oltre 20.000 terapie (valore quadruplicato rispetto al 2001), di cui 7.772 riguardano l’area oncologica, 3.301 quella neurologica e quasi 2.800 quella infettivologica. I settori farmaceutico e medicale si contraddistinguono per un elevato valore aggiunto, alte produttività e intensità di ricerca e sviluppo e know-how distintivo. A questo si aggiunge la presenza di un ecosistema della ricerca fortemente integrato, che oggi posiziona l’Italia 1° nel mondo per numero di pubblicazioni per ricercatore e 1° nell’Unione Europea per citazioni di pubblicazioni in ambito Life Sciences. In quest’ottica, l’Italia ha tutte le qualità per candidarsi a diventare un ecosistema delle Life Sciences attrattivo, orientato alla ricerca, all’innovazione e alla manifattura avanzata a livello europeo, ma deve risolvere alcuni limiti a partire dalla mancanza di una visione strategica di sviluppo dei settori e una governance complessa (ad esempio: meccanismi dei tetti di spesa farmaceutica e dei dispositivi medici e il payback) che penalizza l’innovazione.
Salute: quale direzione
Tutte le analisi e le riflessioni contenute nel XVII Rapporto Meridiano Sanità hanno delineato una strategia di intervento basata su 4 direzioni specifiche (le “Proposte” di Meridiano Sanità):
Un esoscheletro per bambini con problemi neuromotori
BambiniUn esoscheletro aiuterà i bambini con problemi neuromotori a comminare. Il progetto di alta tecnologia si chiama “Atlas”, è stato sviluppato dalla ricerca dell’Irccs San Raffaele di Roma ed è il primo di questo tipo in Italia. Proprio grazie a questo esoscheletro, il cui nome deriva da atlante (C1) la prima vertebra cervicale della colonna vertebrale, i bambini del reparto pediatrico del San Raffaele potranno sentirsi un po’ come dei super eroi e soprattutto potranno portare abati una riabilitazione molto efficace. Il compito di Atlas è infatti quello di aiutare i bambini a migliorare il tono muscolare e stimolare la plasticità sinaptica.
NEURORIABILITAZIONE
La neuroriabilitazione è lo strumento che permette di riprogrammare le funzioni cerebrali attraverso il meccanismo della plasticità sinaptica. Nei bambini con le patologie neurologiche, molti dei quali non hanno mai avuto la possibilità di camminare, questo meccanismo assume un ruolo ancora più importante: i piccoli, in questo caso, non devono riapprendere ma imparare da zero. Permettere loro di camminare in modo fisiologico con ripetibilità e intensità è un’opportunità terapeutica di fondamentale importanza. Atlas 2030, distribuito in Italia da Emac Tecnologia Vitale, è il primo esoscheletro indossabile e utilizzabile in età pediatrica per la riabilitazione del cammino di bambini tra 4 e 10 anni d’età, con queste patologie: paralisi cerebrale infantile, mielolesioni (lesioni del midollo spinale fino alla vertebra C4), atrofia muscolare, distrofia muscolare, miopatie e diverse malattie neuromuscolari.
ALTA TECNOLOGIA
Il robot utilizza articolazioni attive a rigidità variabile che per biomimesi imitano i processi della funzione muscolare naturale, garantendo il controllo in sicurezza del movimento in bambini con disturbi neuromotori la sua unicità infatti risiede nella tecnologia elastica che si adatta al corpo dell’utente, è dotato di 8 motori (due sull’anca, uno al ginocchio e uno alla caviglia su ciascuna gamba) per assicurare la libertà di movimento in tutte le direzioni (sistema ‘overground’) ed è utilizzato in associazione con un sistema di supporto che garantisce la sicurezza del bambino al quale dà la possibilità di camminare in modo attivo, ripetibile e controllato, consentendo, al contempo, di interagire con l’ambiente in modo libero e sicuro. Questo sistema allo stesso tempo permette al terapista di interagire faccia a faccia invece di supportare il movimento dalle spalle del bambino.
Una app per chi ha disabilità di linguaggio.
News PresaEsistono già da tempo i comandi vocali per gestire un’intera casa da remoto. Tuttavia questi sistemi avevano un limite: non riuscivano a riconoscere la voce di una persona con problemi di linguaggio. Da qui è nata un’applicazione. L’invenzione è di Davide Mulfari, ingegnere informatico messinese affetto da una disartria, dovuta a una tetraparesi spastica. Per lui come per altre persone che hanno problemi nell’articolazione delle parole, usare le più comuni app con comando vocale era quasi impossibile. Così ha dato vita a CapisciAMe. Questa applicazione consente a tutti di controllare la domotica e di far recepire i messaggi vocali agli assistenti virtuali installati in casa.
CapisciAMe: l’app per tutti (nessuno escluso)
Il futuro
L’invenzione pochi giorni fa è stata la terza idea più votata al contest Millions Of Reasons. Si tratta di un concorso annuale promosso a livello mondiale dal Word Cerebral Parsly Day. L’evento è aperto alle idee creative che abbiano un impatto sulla vita di chi soffre di paralisi cerebrali, idee nate da esperienze dirette di vita vissuta. Proprio grazie a questa partecipazione – spiega Mulfari – “sono riuscito ad aumentare la visibilità internazionale di CapisciAMe e a stabilire contatti scientifici prima impensabili”. I risultati della ricerca sono stati pubblicati anche su riviste scientifiche. Il progetto finora ha potuto contare quasi esclusivamente sulle risorse informatiche di proprietà di Mulfari, ma l’ingegnere informatico messinese si augura di poter usufruire presto di mezzi tecnologici più adeguati.
Psoriasi, una campagna per andare “Oltre le Apparenze”
Associazioni pazienti, News PresaCirca 2 milioni e mezzo di persone in Italia, 220mila solo in Campania. Sono i numeri che descrivono l’incidenza delle malattie croniche immuno-mediate come la psoriasi e l’artrite psoriasica. Malattie che troppo spesso condannano chi ne è affetto a dolore, stanchezza, incapacità di svolgere le attività quotidiane. Ma anche ripercussioni psicologiche come ansia, stress e depressione. Proprio per sostenere e informare i pazienti sulle nuove opportunità di cura, a Napoli è stata presentata la campagna di sensibilizzazione “Oltre le Apparenze”, che pone un’attenzione particolare a medici e pazienti, sulla malattia psoriasica e le sue possibili manifestazioni, favorendone così una diagnosi precoce che è fondamentale per intervenire con le giuste terapie e garantire dunque una migliore qualità di vita per i pazienti che ne sono affetti.
MOSTRA VIRTUALE
Punto chiave della campagna è il superamento delle apparenze. Un concetto espresso al meglio da Massimo Valenti, che ha realizzato una serie di illustrazioni ad hoc in cui la comunicazione fa leva sul mostrare come ci sia più di quello che appare, riprendendo dunque il nome stesso della campagna. Le illustrazioni fanno parte di una mostra virtuale allestita sul sito web Psoriasi360.it, che raccoglie anche la voce dell’illustratore e le testimonianze di medici e pazienti, alla quale si potrà accedere anche tramite QR code disponibile su volantini e roll-up disposti in alcuni ospedali aderenti all’iniziativa delle regioni Lombardia, Campania ed Emilia-Romagna.
TERAPIE
Gabriella Fabbrocini, direttore della UOC di Dermatologia Clinica del Policlinico Federico II spiega che non esiste una causa univoca della psoriasi. Alcuni eventi possono però contribuire a scatenarla in persone già predisposte, come traumi, infezioni, stress e farmaci. «Comunicare al paziente la diagnosi di psoriasi non è mai una cosa facile, perché si tratta di una malattia con cui dovrà convivere e sulla quale non si può sapere a priori quale sarà l’evoluzione. Oggi però disponiamo di terapie che possono migliorare sensibilmente la qualità della vita, poiché permettono di ridurre significativamente le lesioni, alleviando di conseguenza i sintomi». Proprio la Dermatologia Clinica del Policlinico Federico II è un punto di riferimento in Campania per quanti soffrono di psoriasi e hanno bisogno di una via d’uscita.
Tumore per uso prolungato del cellulare. Risarcito a vita un uomo
News PresaL’uso eccessivo del cellulare potrebbe essere la causa del tumore di un’uomo: esiste “un’elevata probabilità”. A stabilirlo è una sentenza della Corte d’Appello di Torino che conferma la decisione del Tribunale di Aosta che aveva condannato l’Inail a pagare la rendita per malattia professionale a un lavoratore, ora in pensione, tecnico specializzato delle Cogne Acciai Speciali.
La storia
L’uomo, oggi sessantatreenne, tra il 1995 e il 2008, ha usato, per motivi di lavoro, il telefonino per più di diecimila ore, con una media di 2 ore e mezza al giorno. L’eccessivo utilizzo ha provocato un tumore benigno intracranico e una conseguente “sordità sinistra, paresi del nervo facciale, disturbo dell’equilibrio e sindrome depressiva”. Nel 2020 il Tribunale di Aosta aveva riconosciuto il nesso causale tra l’utilizzo del cellulare e l’insorgenza del neurinoma del nervo acustico, ma l’Inail aveva fatto ricorso in appello chiedendo una nuova consulenza. La Corte aveva nominato come consulente il professor Roberto Albera, ordinario di Otorinolaringoiatra dell’Università di Torino. Secondo la consulenza tecnica, “appare ben evidente che al momento l’etiologia del neurinoma dell’acustico non è conosciuta, ma che tra i fattori concasuali vi sia l’esposizione a radiofrequenze se la dose espositiva è stata di sufficiente entità”.
Il legame tra cellulare e tumore. La sentenza
L’uomo, che ha ottenuto una rendita mensile di circa 400 euro, è rappresentato dagli avvocati Stefano Bertone, Chiara Ghibaudo e Jacopo Giunta dello Studio Ambrosio & Commodo. “Si tratta di una sentenza importante scritta da scienziati fra scienziati – spiegano i legali – in cui il ruolo dei giuristi è stato marginale, e che dimostra che le radiofrequenze possono causare un tumore”.
Allarme clima: nel 2022 in Europa almeno 15mila morti per il caldo
News PresaQuest’anno, in Europa, almeno 15mila persone hanno perso la vita per cause direttamente legate al caldo. Lo ha reso noto l’Organizzazione mondiale della sanità in una dichiarazione rivolta ai partecipanti alla Cop27, la Conferenza delle Nazioni unite sul cambiamento climatico in corso a Sharm-el-Sheik, in Egitto. Si tratta di una stima ancora parziale.
I numeri dei morti per il caldo
Quest’estate in Germania i morti sono stati 4.500, in Spagna quasi quattromila, in Gran Bretagna oltre 3.200 e in Portogallo un migliaio. Le segnalazioni sono arrivate tramite le autorità sanitarie nazionali durante i mesi estivi. Tuttavia, come riferisce il direttore dell’Oms per l’Europa, Hans Kluge: i numeri dovrebbero aumentare, visto che diversi Paesi hanno riferito di decessi in eccesso legati al caldo in particolare la scorsa estate. “Il cambiamento climatico ci sta già uccidendo“, ha ribadito Kluge, chiedendo “misure forti per prevenire ulteriori decessi”. Infatti, “benché l’Oms e i suoi partner abbiano lanciato da tempo l’allarme, l’azione è stata pericolosamente incoerente e troppo lenta“. Per quanto riguarda l’Europa, “proprio la scorsa estate abbiamo assistito a un’escalation di ondate di caldo, siccità e incendi”, eventi che “hanno avuto tutti un impatto sulla salute delle nostre popolazioni”. Per il servizio Ue Copernicus sui cambiamenti climatici, quella del 2022 è stata “l’estate più calda mai registrata”, con “l’agosto più torrido”.
Stress da caldo prima causa di morte
Lo stress da caldo è la principale causa di morte correlata alle condizioni meteorologiche nella regione europea. In particolare, “le temperature estreme possono anche esacerbare patologie croniche come le malattie cardiovascolari respiratorie e cerebrovascolari – ha sottolineato il direttore – o condizioni legate al diabete”. In Europa, ha ricordato, “tra il 1961 e il 2021 le temperature sono aumentate notevolmente, al ritmo di circa 0,5 °C per decennio. Siamo la regione con il riscaldamento più rapido”. Non è solo il caldo record a minacciare la terra. “Nel 2021 – ha continuato – gli eventi meteorologici e climatici ad alto impatto, inondazioni o tempeste in circa l’84% dei casi, hanno provocato centinaia di vittime e colpito direttamente oltre mezzo milione di persone“. Inoltre servono misure contro le emissioni: “l’inquinamento atmosferico ogni anno uccide circa 550mila persone nella nostra regione europea, su un totale stimato di 7 milioni nel mondo”.
Il futuro
“Questi effetti sulla salute che gli abitanti della regione europea stanno vivendo ora – avverte il numero uno di Oms Europa – con un aumento di 1,1°C della temperatura media globale, sono solo un assaggio di quello che possiamo aspettarci se la temperatura crescerà di 2°C e oltre rispetto ai livelli preindustriali”. “Un’azione concertata per il clima era necessaria ieri, ma possiamo ancora agire”. Poi aggiunge: “nei decenni successivi la crescente esposizione e vulnerabilità alle ondate di caldo e ad altri eventi meteorologici estremi causerà più malattie e morti, a meno che i Paesi non adottino misure di adattamento e mitigazione veramente drastiche contro il cambiamento climatico”.
Una gara social per abbattere i pregiudizi sul diabete
PrevenzioneUna campagna social per far crescere la consapevolezza sul diabete di tipo 1 e abbattere i pregiudizi legati alla malattia. L’hashtag è BlueBalloonChallenge, promosso da Medtronic, e ha come immagine simbolo un palloncino blu sospeso in aria. La novità più interessante è che ciascuno può offrire un proprio contributo al progetto. Per ogni contenuto social postato con il riferimento #BlueBalloonChallenge e con la tag @medtronicita su Instagram, @MedtronicDiabetes su LinkedIn o @Medtronicdiabete su Facebook, l’azienda farà una donazione di 5 euro a Life for a Child. L’organizzazione non profit si occupa di fornire insulina salvavita e dispositivi medici base ai bambini con diabete nei Paesi in via di sviluppo, e così si può contribuire a supportare la cura dei bimbi con diabete in nazioni quali Tanzania, Messico e India.
IN TOUR
La campagna andrà avanti per tutto il mese di novembre e quest’anno ci sarà anche un vero e proprio tour. Nel weekend del 19 e 20 novembre l’iniziativa farà tappa a Roma, Milano, Firenze e Caserta. Il simbolo della campagna, un palloncino blu tenuto sospeso in aria, in un gioco continuo di equilibrio mentre si svolgono le più comuni attività quotidiane, vuole rappresentare le sfide che ogni giorno le persone con diabete di tipo 1 devono affrontare e che la campagna ha rappresentato in un video emozionale disponibile nella sezione del sito Medtronic dedicata ad approfondimenti sul diabete.