Tempo di lettura: 2 minutiÈ una storia straordinaria quella di nonna Regina (81 anni), perché straordinario è l’intervento al cuore grazie al quale i chirurghi di Napoli le hanno salvato la vita. Sua figlia Lia ammette: «I medici della Federico II ci hanno fatto il più bel regalo che potessimo desiderare». Con la voce ancora rotta dall’emozione, Lia parla dello straordinario intervento realizzato dall’equipe dell’Unità Operativa Semplice Dipartimentale di Chirurgia dei Grandi Vasi, guidata dal professore Gabriele Iannelli, dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli. Un’operazione di chirurgia mini-invasiva al cuore mai eseguita prima in Italia, grazie alla quale sua madre Regina Cotugno, 81 anni a gennaio, è potuta tornare a casa. Ad attenderla, dopo il delicato intervento, i suoi quattro figli. Ma anche i sette nipoti e i cinque bisnipotini.
OLTRE IL DESTINO
Un’intera famiglia che ha attraversato tante emozioni, dalla disperazione per un intervento impossibile da effettuare, nella sua forma tradizionale, alla gioia del ritorno a casa. «Mamma ha sempre avuto una vita difficile – racconta la figlia Lia – ha sempre lavorato sodo e non ci ha mai fatto mancare nulla». A cambiare il destino di nonna Regina, lo scorso mese di settembre, è stato l’intervento effettuato dall’equipe guidata dal professor Iannelli, con la stretta collaborazione del professor Luigi Di Tommaso (direttore della Scuola di Specializzazione di Cardiochirurgia) e il supporto anestesiologico della dottoressa Imma Fontana «Siamo intervenuti per risolvere una gravissima patologia dell’aorta, determinata da un’importante ipertensione, che viene definita tecnicamente dissecazione aortica acuta di tipo A. Si tratta di una sorta di scollamento degli strati della parete dell’aorta, con una sua iniziale e pericolosa rottura», spiega Iannelli.
TECNICA INNOVATIVA
«Un intervento a cuore aperto e in circolazione extracorporea, come di norma avviene, sarebbe stato impossibile da eseguire su una paziente così anziana e già operata precedentemente al cuore. Le sarebbe stato certamente fatale». Ecco perché i chirurghi dell’Azienda federiciana hanno scelto di intraprendere una strada mai tentata prima in Italia, un trattamento mini-invasivo endovascolare con l’impianto di uno stent, senza l’uso della circolazione extracorporea. «Se non avessimo effettuato l’intervento con un approccio mini-invasivo, l’unica possibilità sarebbe stata la terapia medica che, purtroppo, è associata ad una mortalità superiore al 75% nei primi sei mesi. Si apre, quindi, una nuova opportunità per i pazienti, soprattutto per gli anziani con gravi patologie».
FINALMENTE A CASA
«È una soddisfazione da tutti condivisa quando il lavoro di equipe, l’avanguardia nella ricerca e l’innovazione tecnologica si incontrano per fornire nuove, concrete risposte assistenziali ai bisogni dei pazienti. Come Azienda Ospedaliera Universitaria dobbiamo sempre guardare ai nuovi orizzonti della ricerca e dell’assistenza per garantire standard elevati e risposte di eccellenza sul territorio regionale», sottolinea Giuseppe Longo, Direttore Generale dell’AOU Federico II. Grazie a questa straordinaria operazione, nonna Regina è potuta tonare a casa, riprendere rapidamente le sue attività quotidiane e persino effettuare un piccolo intervento di calcolosi che, se il suo problema all’aorta non fosse stato risolto chirurgicamente, non avrebbe mai potuto affrontare. Ma più di tutto, è tornata a casa felice di poter riabbracciare quei nipoti che, dice «fanno battere ancora più forte il mio cuore».
Pancreas, ricostruito l’ecosistema alla base dei tumori
Ricerca innovazioneUno ha messo a punto una nuova piattaforma per replicare, in modo non invasivo e accurato, l’ecosistema metabolico cellulare che sostiene lo sviluppo dei tumori, in particolare quello del pancreas.
Si tratta di una piattaforma che permette di individuare i trattamenti farmacologici più efficaci contro lo sviluppo delle neoplasie. Lo studio è pubblicato sulla rivista ACS Nano.
Lo studio sui meccanismi del tumore al pancreas
La ricerca è stata condotta dai ricercatori dell’Istituto di nanotecnologia del Consiglio nazionale delle ricerche di Lecce (Cnr-Nanotec) in collaborazione con l’Instituto Biofisika (Spagna), la Fondazione Ikerbasque (Spagna), l‘Istituto Italiano per la Medicina Genomica – IIGM – ente strumentale della Fondazione Compagnia di San Paolo, il Politecnico di Torino, l’Università del Salento (Lecce) e l’Istituto tumori ‘Giovanni Paolo II’ Ircss di Bari. Dal lavoro è nata una nuova piattaforma che ricostruisce l’ecosistema che sta alla base dello sviluppo dei tumori, partendo dall’analisi del metabolismo delle cellule. Questo tipo di studi sulle singole cellule viene usato in molti ambiti, nelle patologie tumorali, nell’immunologia e nella neurologia, ed è importante perché individua meccanismi che non sarebbero identificabili con indagini eseguite sull’intera popolazione cellulare. Tuttavia, le tecniche che oggi vengono usate per la misurazione delle caratteristiche metaboliche delle cellule sono spesso costose e invasive.
“Siamo riusciti a creare un microambiente simile a quello naturale per lo sviluppo delle cellule tumorali, realizzando membrane nanofibrose contenenti sensori ottici che simulano la struttura della matrice extracellulare, la parte dei tessuti nei quali non sono presenti cellule. Queste membrane permettono di ricostruire, con un’elevata risoluzione spaziale e temporale, i flussi di protoni e le reti di scambio tra cellule all’interno di una popolazione cellulare eterogenea: le differenze tra singole cellule, infatti, influenzano fortemente il comportamento collettivo dei sistemi biologici e, di conseguenza, possono inficiare l’efficacia dei trattamenti medici” spiega Loretta L. del Mercato, del Cnr-Nanotec.
Il futuro della lotta ai tumori big killer
“La scelta del modello di studio, il tumore del pancreas, è da considerarsi strategica perché questa patologia rientra tra i tumori big killer ed è particolarmente resistente ai trattamenti farmacologici” sottolinea Amalia Azzariti dell’Istituto tumori Bari. “In questo ecosistema le cellule tumorali e non tumorali possono scambiarsi i ruoli, in contrasto con l’idea diffusa che le tumorali operino soprattutto come donatrici di acido lattico e non come accettori, ovvero come cellule che lo accolgono. Pertanto, le strategie che puntano a limitare la crescita dei tumori riducendo la loro capacità di espellere acido lattico potrebbero rivelarsi inefficaci” continua Andrea De Martino del Politecnico di Torino. “Analizzando l’acidificazione di massa di una coltura tumorale, nota come effetto Warburg, che è un segno distintivo del cancro, abbiamo ricostruito il contributo apportato da ogni singola cellula. Si è potuto così constatare che l’acido lattico secreto dalle cellule donatrici funge sia da molecola di segnalazione nella comunicazione cellulare che da substrato per gli accettori” conclude Daniele De Martino dell’Istituto Biofisika/Ikerbasque.
Questo studio apre la strada all’analisi non invasiva, non costosa e in tempo reale del metabolismo delle singole cellule. La nuova piattaforma permetterà l’identificazione di nuove combinazioni farmacologiche che potrebbero rappresentare una svolta nel trattamento del tumore del pancreas.
Violenza sui minori è ‘Invisibile agli occhi’, lo spot in campo Serie A
Adolescenti, Bambini, PediatriaIn Italia sono 77.493 i bambini e ragazzi in carico ai servizi sociali per maltrattamento. La violenza sui minori è ancora un fenomeno “invisibile agli occhi”. Infatti il 91,4% degli abusi avviene all’interno della famiglia. La maggior parte dei casi di violenza sui minori, nel nostro paese, così come nel resto del mondo, rimangono sommersi e non vengono denunciati.
Lo spot in campo contro la violenza sui minori
Per favorire una cultura della responsabilità collettiva nei confronti di questa emergenza la Lega Serie A ha promosso un’iniziativa. Sul grande palcoscenico degli stadi di calcio durante le partite della 22ª Giornata di Campionato ospiterà il video spot di una campagna dal linguaggio semplice e diretto. Lancia un messaggio chiaro: di fronte ai segnali di abuso su bambini e bambine non possiamo voltarci dall’altra parte. Ognuno di noi può fare la differenza per prevenire e contrastare la violenza sui minori.
L’Istituto per la ricerca e l’innovazione biomedica del Cnr di Catania (Cnr- Irib) da tempo studia le alterazioni cliniche, biologiche e genetiche che si verificano nei minori che subiscono maltrattamenti e abusi. “Affiancare l’attività di ricerca a quella di divulgazione, informazione e sensibilizzazione nei confronti di questa tremenda piaga sociale, oltre che un dovere istituzionale, per noi rappresenta anche un’importante progetto di terza missione che realizziamo insieme a prestigiosi partners istituzionali e a fondazioni sensibili ai temi sociali – racconta Enrico Parano, pediatra e responsabile della sede di Catania del Cnr- Irib.
“Siamo tutti chiamati a fare rete per cogliere i segnali di abuso e maltrattamento sui minori. La Società Italiana di Pediatria è grata alla Lega Serie A per l’importante contribuito dato alla diffusione di questa campagna di sensibilizzazione che vede anche i pediatri in prima linea nel contrasto a un fenomeno diffuso e troppo largamente sommerso. Afferma Annamaria Staiano presidente della Società Italiana di Pediatria.
“L’esperienza che Terre des Hommes ha raccolto in anni di lavoro sul campo e di ricerche sul maltrattamento infantile ci conferma quanto lavoro ci sia da fare. Per sensibilizzare opinione pubblica, i media e le istituzioni sulla necessità di fare luce su questo tema e sull’importanza della prevenzione di ogni forma di abuso sui minori.” Afferma Federica Giannotta, responsabile Advocacy e Programmi Italia Terre des Hommes.
Il video spot che verrà trasmesso sui campi da gioco ha ottenuto il patrocinio della Fondazione Pubblicità progresso.
Smog: emergenza nel mondo. In Italia 80mila morti all’anno
Benessere, News Presa, One health, PrevenzioneL’inquinamento atmosferico è la prima emergenza sanitaria nel mondo. Il nostro Paese “non sta facendo abbastanza per affrontare il problema e ridurre il numero di vittime” causate ogni anno dallo smog. Lo ha affermato la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) nel corso dell’evento “Winter School 2023” organizzato da Motore Sanità.
Le morti legate allo smog
Secondo l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, agli inquinanti atmosferici sarebbero da attribuire un terzo delle morti premature dovute a infarti o ictus cerebrali, broncopneumopatie e tumori polmonari, con impatti anche molto diversi a seconda delle nazioni.
”In Italia i livelli di PM 2.5 permangono al di sopra dei limiti sanitari stabiliti dall’OMS nelle Linee Guida 2021 per la Qualità dell’Aria e il nostro paese resta così ai vertici della classifica – ha spiegato il presidente Sima, Alessandro Miani. In Germania, le stime di decessi prematuri da PM2.5 sono passate “da 58.600 del 2016 a soli 28.900 del 2020, per l’Italia, invece, da 58.600 a 52.300 morti premature”.
L’Italia
In Italia 72 città sarebbero risultate fuorilegge nel 2022 per salute umana in relazione alla quantità di polveri sottili Pm10. Hanno infatti superato il limite raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come media annuale di 20 microgrammi per metro cubo di aria.
“Tra i paesi europei l’Italia è quella che deve compiere i più netti progressi per l’attuazione della Zero Pollution Strategy europea per allinearsi alle più stringenti direttive OMS, utilizzando al meglio i fondi del PNRR per invertire rapidamente la rotta con un’attenta strategia di allocazione delle risorse – conclude Miani.
In alcuni pazienti Covid i monoclonali possono facilitare le mutazioni del virus
Ricerca innovazioneL’uso di anticorpi monoclonali per contrastare il Covid può, in alcuni casi, facilitare mutazioni evasive della proteina Spike. In altre parole, il virus può comportarsi come fanno i batteri con gli antibiotici e sviluppare resistenze. Lo rivela uno studio, coordinato dall’Università di Verona, che ha anche portato allo sviluppo di un algoritmo che può identificare precocemente i pazienti nei quali il virus può sviluppare mutazioni.
I TEST
Nello studio clinico sono state osservate le risposte di pazienti ad alto rischio di sviluppo di Covid-19 severo che hanno ricevuto una terapia con anticorpi monoclonali. L’analisi delle varianti virali, eseguita nel laboratorio di Microbiologia medica dell’Università di Anversa guidato da Surbhi Malhotra, mostra come nell’8% circa dei pazienti trattati con monoclonali il virus sviluppa mutazioni evasive della proteina Spike con notevole velocità. Mentre la maggior parte dei pazienti eliminano il virus nel tempo, i pazienti immunocompromessi hanno una carica virale significativamente più alta per periodi più lunghi e una probabilità 3 volte più alta che il virus sviluppi mutazioni evasive della proteina Spike.
L’ALGORITMO
Gli autori dello studio hanno quindi sviluppato un algoritmo in grado di predire con il 96% di precisione in quali pazienti è più alto il rischio di mutazioni evasive alla terapia con anticorpi monoclonali, usando una combinazione di esami immunologici misurati nel sangue del paziente prima dell’inizio della terapia con anticorpi monoclonali. Per i ricercatori è stato interessante scoprire che nello sviluppo delle mutazioni evasive non contano solo la capacità neutralizzante dei monoclonali e il sistema immunitario del paziente, ma anche l’intero processo di guarigione. L’algoritmo sviluppato potrà aiutare nel prendere decisioni a livello del singolo paziente per ridurre il rischio di fallimento del trattamento con monoclonali, permettendo ai pazienti di ricevere altre opzioni terapeutiche, come ad esempio antivirali orali. L’applicazione dell’algoritmo potrà inoltre migliorare le strategie di riduzione del rischio, diminuendo la possibile circolazione di mutazioni evasive di Sars-CoV-2, specialmente tra contatti stretti ad alto rischio dei pazienti con Covid-19.
Adolescenti post-pandemia: per 2 su 5 risente salute mentale
Adolescenti, News Presa, PediatriaPost-pandemia. I giovani hanno una discreta percezione della loro qualità di vita. Tuttavia, è inferiore rispetto agli anni passati e maggiore tra i ragazzi rispetto alle ragazze. Nel complesso, gli adolescenti italiani si sentono supportati da amici e compagni di classe, si fidano degli insegnanti ma sono spesso stressati dagli impegni scolastici. Un adolescente su due ha dichiarato un impatto positivo della pandemia sui propri rapporti familiari e due su cinque sul rendimento scolastico. Pur dichiarando, sempre due adolescenti su cinque, che la propria salute mentale e la propria vita in generale ne abbiano risentito negativamente.
“La sorveglianza degli stili di vita dei nostri ragazzi e ragazze è, oggi, particolarmente preziosa – afferma Silvio Brusaferro, Presidente dell’ISS – perché ci aiuta ad intercettare fenomeni nuovi, come il cyberbullismo legato all’uso dei social media, dai quali dipendono in modo significativo la loro salute e la loro qualità di vita”.
Abitudini alimentari e stili di vita possono migliorare: il consumo quotidiano della prima colazione diminuisce al crescere dell’età, specie tra le ragazze, e meno di un giovane su 10 svolge attività fisica tutti i giorni. Quasi tutti si relazionano tra loro attraverso i social media, un fenomeno in crescita ma non esente da criticità: il 17% delle ragazze (che arrivano al 20% tra le 15enni, quindi una su cinque) e il 10% dei ragazzi ne fanno un uso problematico con conseguenze negative sul loro benessere fisico e psicologico. Permangono comportamenti a rischio, quali l’assunzione di alcol, in aumento tra le ragazze (una su cinque tra le 15enni si è ubriacata almeno due volte nella vita), l’abitudine al fumo di sigaretta che vede ancora prevalere le ragazze (29% vs 20% dei ragazzi di 15 anni) e la propensione al gioco d’azzardo, che invece è un fenomeno prettamente maschile (il 47,2% dei ragazzi e il 21,5% delle ragazze 15enni hanno scommesso o giocato del denaro almeno una volta nella vita).
La fotografia dei comportamenti degli adolescenti italiani nel periodo post pandemia è stata scattata dalla VI rilevazione 2022 del Sistema di Sorveglianza HBSC Italia (Health Behaviour in School-aged Children – Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare), coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità insieme alle Università di Torino, Padova e Siena, con il supporto del Ministero della Salute, la collaborazione del Ministero dell’Istruzione e del Merito e tutte le Regioni e Aziende Sanitarie Locali.
Nonna Regina, salvata grazie ad un intervento mai realizzato prima in Italia
Benessere, News Presa, One healthÈ una storia straordinaria quella di nonna Regina (81 anni), perché straordinario è l’intervento al cuore grazie al quale i chirurghi di Napoli le hanno salvato la vita. Sua figlia Lia ammette: «I medici della Federico II ci hanno fatto il più bel regalo che potessimo desiderare». Con la voce ancora rotta dall’emozione, Lia parla dello straordinario intervento realizzato dall’equipe dell’Unità Operativa Semplice Dipartimentale di Chirurgia dei Grandi Vasi, guidata dal professore Gabriele Iannelli, dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli. Un’operazione di chirurgia mini-invasiva al cuore mai eseguita prima in Italia, grazie alla quale sua madre Regina Cotugno, 81 anni a gennaio, è potuta tornare a casa. Ad attenderla, dopo il delicato intervento, i suoi quattro figli. Ma anche i sette nipoti e i cinque bisnipotini.
OLTRE IL DESTINO
Un’intera famiglia che ha attraversato tante emozioni, dalla disperazione per un intervento impossibile da effettuare, nella sua forma tradizionale, alla gioia del ritorno a casa. «Mamma ha sempre avuto una vita difficile – racconta la figlia Lia – ha sempre lavorato sodo e non ci ha mai fatto mancare nulla». A cambiare il destino di nonna Regina, lo scorso mese di settembre, è stato l’intervento effettuato dall’equipe guidata dal professor Iannelli, con la stretta collaborazione del professor Luigi Di Tommaso (direttore della Scuola di Specializzazione di Cardiochirurgia) e il supporto anestesiologico della dottoressa Imma Fontana «Siamo intervenuti per risolvere una gravissima patologia dell’aorta, determinata da un’importante ipertensione, che viene definita tecnicamente dissecazione aortica acuta di tipo A. Si tratta di una sorta di scollamento degli strati della parete dell’aorta, con una sua iniziale e pericolosa rottura», spiega Iannelli.
TECNICA INNOVATIVA
«Un intervento a cuore aperto e in circolazione extracorporea, come di norma avviene, sarebbe stato impossibile da eseguire su una paziente così anziana e già operata precedentemente al cuore. Le sarebbe stato certamente fatale». Ecco perché i chirurghi dell’Azienda federiciana hanno scelto di intraprendere una strada mai tentata prima in Italia, un trattamento mini-invasivo endovascolare con l’impianto di uno stent, senza l’uso della circolazione extracorporea. «Se non avessimo effettuato l’intervento con un approccio mini-invasivo, l’unica possibilità sarebbe stata la terapia medica che, purtroppo, è associata ad una mortalità superiore al 75% nei primi sei mesi. Si apre, quindi, una nuova opportunità per i pazienti, soprattutto per gli anziani con gravi patologie».
FINALMENTE A CASA
«È una soddisfazione da tutti condivisa quando il lavoro di equipe, l’avanguardia nella ricerca e l’innovazione tecnologica si incontrano per fornire nuove, concrete risposte assistenziali ai bisogni dei pazienti. Come Azienda Ospedaliera Universitaria dobbiamo sempre guardare ai nuovi orizzonti della ricerca e dell’assistenza per garantire standard elevati e risposte di eccellenza sul territorio regionale», sottolinea Giuseppe Longo, Direttore Generale dell’AOU Federico II. Grazie a questa straordinaria operazione, nonna Regina è potuta tonare a casa, riprendere rapidamente le sue attività quotidiane e persino effettuare un piccolo intervento di calcolosi che, se il suo problema all’aorta non fosse stato risolto chirurgicamente, non avrebbe mai potuto affrontare. Ma più di tutto, è tornata a casa felice di poter riabbracciare quei nipoti che, dice «fanno battere ancora più forte il mio cuore».
Analisi del profilo genetico per cure personalizzate
Ricerca innovazioneGrazie all’analisi del profilo genetico si possono ottenere cure mirate e meno effetti collaterali. La scoperta emerge da uno studio pubblicato su
Lancet che ha coinvolto 7 Paesi e 7mila pazienti. La ricerca è stata ideata ad Aviano.
Profilo genetico e cure mirate
In base a specifiche caratteristiche genetiche è possibile scegliere un farmaco su misura per ogni paziente e ridurre il rischio di effetti collaterali. In altre parole, le peculiarità genetiche determinano una terapia e ne accrescono la validità clinica. Si tratta di una sfida del futuro che è già stata dimostrata da uno studio, pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet. I ricercatori hanno preso in considerazione circa 7000 pazienti all’interno di strutture sanitarie di sette Paesi dell’Unione europea.
Tra i centri che hanno partecipato, anche il Centro di Riferimento Oncologico di Aviano (Pordenone), proprio dove è stato ideato lo studio. La ricerca, realizzata anche con il supporto di Oncologia medica e Radioterapia oncologica, ha trattato 1.232 pazienti con la collaborazione degli Ospedali Ca’ Foncello (Treviso) e S.Filippo Neri (Roma).
I risultati
Nello studio è stato mappato il DNA di ogni paziente, esaminando 12 geni coinvolti nelle reazioni avverse ai farmaci. I risultati dimostrano che 50 tipi di varianti germinali (polimorfismi) influiscono sul funzionamento dei 39 farmaci selezionati. In particolare, i pazienti a cui è stata prescritta una terapia basata sul profilo costitutivo di geni hanno manifestato una significativa riduzione di effetti collaterali gravi rispetto ai pazienti a cui era stata prescritta una dose farmaceutica standard. L’idea dello studio è nata ad Aviano (Pordenone).
Malattie del cuore, allarme dei cardiologi: «Causano il 44% dei decessi».
Benessere, Medicina funzionale, News PresaOgni anno il 44% dei decessi in Italia è causato da patologie cardiache, un numero enorme che potrebbe essere ridotto se solo ci si sottoponesse a controlli periodici. Inoltre, chi sopravvive diventa un paziente cronico. Per questo, in occasione di San Valentino, la Fondazione per il Tuo cuore dell’Associazione Medici Cardiologi Ospedalieri (Anmco) lancia la diciassettesima edizione dell’iniziativa Cardiologie Aperte 2023. Questo significa che dal 12 al 19 febbraio, i cittadini potranno chiamare il numero verde 800.052233 trovando risposte grazie a consulenze gratuite di 700 cardiologi.
PREVENZIONE
La prevenzione cardiovascolare è diventata ancora più determinante dopo la recente pandemia. «Nelle persone colpite dal Covid, il virus ha generato infiammazioni di miocardio e pericardio, cardiopatia ischemica, ictus cerebrale, malattie a carattere trombo-embolico – Domenico Gabrielli, presidente Fondazione per il Tuo cuore dell’Anmco e direttore della Cardiologia dell’Ospedale San Camillo di Roma. «Ha contribuito a ritardare la diagnosi, complicando la gestione e riducendo le ospedalizzazioni. In particolare, nei soggetti colpiti dal Covid si è riscontrato un aumento del 20-25 per cento di tutte le malattie cardiovascolari.
FATTORI DI RISCHIO
Le malattie del cuore sono in gran parte prevenibili, in quanto riconoscono, accanto a fattori di rischio non modificabili (età, sesso e familiarità) anche fattori modificabili, legati a comportamenti e stili di vita come fumo, alcol, scorretta alimentazione e sedentarietà, spesso a loro volta causa di diabete, obesità, ipercolesterolemia e ipertensione. Dunque, meglio approfittare e prenotare subito una visita gratuita, pianificando poi nel corso degli anni controlli periodici.
Cuore: un’abitudine che riduce lo stress e migliora salute
Benessere, News Presa, Stili di vitaGli studi dimostrano che stress e salute del cuore vanno spesso di pari passo. Un recente studio, però, è andato oltre, analizzando un aspetto particolare. Sebbene sia già stato dimostrato che una buona gestione delle emozioni riduca i rischi per la salute, ora gli scienziati hanno rivelato come un tipo di atteggiamento impatti in maniera positiva sulla gestione dello stress.
L’oggetto di studio non è un farmaco, piuttosto si può definire come una medicina naturale che ognuno può produrre da sé. Si tratta di una semplice, buona abitudine che, a detta di esperti, può contribuire a migliorare la salute cardiovascolare, tenendo a bada lo stress.
Cuore, migliorare la salute con una semplice abitudine
Tra i tanti risvolti negativi dello stress vi è il rischio aumentato di ipertensione e malattie coronariche. Tuttavia, lo stress è parte della vita. Ci sono, però, mezzi per tenerlo a bada e fare in modo che non sia una minaccia per la salute mentale e fisica. Un team di ricercatori irlandesi ha scoperto che l’abitudine mentale alla gratitudine aiuta a mantenere il cuore in salute. Il semplice atteggiamento di gratitudine dimostra effetti positivi molto potenti sul cuore, sia nel reagire che nel superare uno stress forte.
Lo studio sugli effetti della gratitudine
La ricerca di esperti delle Università di Maynooth e Limerick ha preso in esame un totale di 68 studenti universitari (24 uomini, 44 donne) tra i 18 e i 57 anni di età. Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a compiti di laboratorio stressanti, nel frattempo i ricercatori hanno misurato la reattività cardiovascolare e recupero in risposta allo stress. I risultati hanno dimostrato che chi viveva uno stato di gratitudine aveva una pressione arteriosa sistolica più bassa durante gli stress test. In sostanza, sapersi porre con gratitudine può attenuare lo stress. In passato uno studio aveva già rilevato come i pazienti cardiopatici che utilizzavano i diari della gratitudine mostravano esiti cardiovascolari migliori rispetto a quelli che non lo facevano.
Come allenare la gratitudine
Gli psicologi spiegano che per praticare la gratitudine è necessario sforzarsi di riflettere sulle cose buone che accadono durante la giornata. Il suggerimento è di partire dal mattino o prima di addormentarsi, anche pensando alle più semplici, come aver trovato parcheggio sotto casa o aver preso un caffè con un amico. Gli esperti del National Institute of Health americano hanno stilato anche una lista di metodi per usare il potere della gratitudine.
Oltre a prendersi un momento per pensare agli eventi positivi accaduti durante la giornata, il consiglio degli esperti è di scrivere le cose per cui si è grati su un diario, sforzandosi di elencarne diverse. Un altro suggerimento è di riuscire a cogliere le esperienze positive mentre accadono. Assaporare quindi il momento presente, ma anche rivivere momenti positivi in seguito, condividendoli con gli altri. Un altro modo per allenare la gratitudine è scrivere una lettera a qualcuno verso cui ci si sente grati, senza doverla per forza inviare. Infine, esprimere a qualcuno la propria gratitudine di persona. In conclusione, i dati dimostrano che essere grati rende più felici e più sani. Basta sforzarsi di portare l’attenzione sulle cose positive in ogni momento possibile.
Più di 600 mila italiani in povertà. L’appello: «Andiamo in farmacia per donare un farmaco».
News PresaStando agli ultimi dati disponibili, sono più di 600.000 gli italiani che per colpa della crisi economica sono caduti in povertà e non hanno neanche più la possibilità di acquistare i farmaci dei quali avrebbero bisogno. Un motivo in più, qualora servisse, per aderire alla raccolta di farmaci che dal 7 al 13 febbraio si terrà in oltre 5.200 farmacie. I farmaci saranno poi donati ad associazioni caritatevoli che provvederanno a farli darrivare a chi ne ha veramente bisogno.
DOVE DONARE
Come detto, punti di raccolta per i farmaci saranno le farmacie aderenti. Riconoscerle è facilissimo, perché espongono la locandina dell’iniziativa. Inoltre, l’elenco è consultabile sul sito del Banco Farmaceutico. Nel 2022, sono state 479.470 le confezioni raccolte, pari a un valore di 3.819.463 euro). Farmaci che saranno consegnati a 1.800 realtà assistenziali che si prendono cura di almeno 400.000 persone in condizione di povertà sanitaria offrendo gratuitamente cure e medicine. Il fabbisogno segnalato a Banco Farmaceutico da tali realtà supera il milione di confezioni di medicinali. Di qui l’appello ai cittadini ad «andare apposta in farmacia per donare un farmaco. Serviranno, soprattutto, analgesici e antipiretici, antiinfiammatori per uso orale, preparati per la tosse, farmaci per dolori articolari e muscolari, antimicrobici intestinali e antisettici».
SPERANZA
«La crisi internazionale ha causato un aumento del costo della vita che si ripercuoterà sulle famiglie povere, sulle stesse realtà assistenziali a cui si rivolgono quando hanno bisogno d’aiuto, ma anche su tante famiglie non povere», dice Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico onlus. «Donare un farmaco per chi non può permetterselo è un modo per esprimere, attraverso un semplice gesto di gratuità, il meglio della nostra umanità e per dare un segnale di speranza».