Alzheimer: rischio di ammalarsi aumenta fino al 42% se non si cura la pressione alta
Il legame tra ipertensione e Alzheimer emerge sempre più chiaro dalla ricerca. La pressione arteriosa alta, oltre a essere una delle principali cause di morte prematura nel mondo, è un importante fattore di rischio per lo sviluppo di demenza, in particolare per l’Alzheimer. Il problema maggiore è che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), circa il 46% degli adulti con ipertensione non sa di averla. Si tratta, quindi, di una condizione sottodiagnosticata che peggiora il quadro delle malattie croniche.
Ipertensione e alzheimer: cosa dicono gli studi
Un recente studio pubblicato sulla rivista Neurology ha analizzato il legame tra ipertensione non trattata e rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer. La ricerca evidenzia che vivere con una pressione alta non controllata aumenta del 36% il rischio di sviluppare Alzheimer rispetto a chi ha valori pressori normali. Il dato diventa ancora più significativo, con un incremento del rischio del 42%, se confrontato con chi tiene sotto controllo la pressione arteriosa attraverso i farmaci. Ciò vale soprattutto per le persone con più di 60 anni.
La metanalisi ha coinvolto 31.250 partecipanti provenienti da 14 Paesi, con un’età media di 72 anni. Non sono state rilevate differenze significative tra i sessi o tra i gruppi etnici, rafforzando ulteriormente la validità dei risultati. Lo studio dimostra come, anche in età avanzata, trattare l’ipertensione con i farmaci riduce sensibilmente il rischio di sviluppare Alzheimer. Come sottolineano i ricercatori, l’effetto protettivo del trattamento anti-ipertensivo non diminuisce con l’età. Anche persone tra i 70 e gli 80 anni possono ridurre il rischio di Alzheimer, purché seguano le terapie.
Il rischio di demenze e l’importanza del controllo della pressione
Non solo Alzheimer: chi vive con ipertensione non trattata ha un rischio maggiore del 69% di sviluppare altre forme di demenza, come la demenza vascolare o quella a corpi di Lewy. Tuttavia, il controllo della pressione tramite farmaci sembra neutralizzare questo rischio. Il meccanismo alla base di questa correlazione è complesso. L’ipertensione non trattata danneggia la circolazione cerebrale, riducendo l’apporto di sangue e ossigeno al cervello, condizione che può accelerare il declino cognitivo.
Altri processi, come la neuroinfiammazione, giocano un ruolo chiave. L’infiammazione cronica favorisce l’accumulo di placche di amiloide, proteine che si depositano nel cervello e portano alla morte dei neuroni, elemento tipico della malattia di Alzheimer. Nonostante questi dati, moltissime persone non assumono regolarmente i farmaci prescritti per l’ipertensione. L’OMS stima che solo un adulto su cinque con la pressione alta tenga i valori sotto controllo, esponendosi a un rischio più elevato di malattie cardiovascolari, diabete, insufficienza renale e, appunto, demenze.
La neuroprotezione dei farmaci anti-ipertensivi
L’ipertensione è un fattore di rischio modificabile, facilmente controllabile attraverso una gestione adeguata dello stile di vita e dei farmaci. Lo studio pubblicato su Neurology conferma che i farmaci anti-ipertensivi, oltre a regolare la pressione, hanno anche un effetto neuroprotettivo. Curare l’ipertensione è, quindi, fondamentale per ridurre il rischio di demenza, anche in età avanzata. I farmaci anti-ipertensivi, non solo abbassano la pressione arteriosa, ma proteggono il cervello dall’usura del tempo, riducendo l’infiammazione e migliorando il flusso sanguigno cerebrale.
In un contesto d’invecchiamento della popolazione, con l’età che è il principale fattore di rischio, l’ipertensione è un’aspetto su cui è possibile intervenire per prevenire o ritardare l’insorgenza della malattia. In Italia, si stima che entro il 2050 il numero di persone affette dalla patologia supererà i 2 milioni, ponendo un carico enorme sul sistema sanitario. L’Alzheimer, quindi, resta una delle maggiori sfide per la sanità.
Controlli di prevenzione
La prevenzione dell’Alzheimer passa inevitabilmente attraverso la diagnosi precoce e il controllo dei fattori di rischio, tra cui l’ipertensione. Molte persone convivono con la pressione alta senza saperlo o senza trattarla. Il consiglio degli esperti è di monitorare regolarmente i valori pressori, soprattutto superati i 50 anni. Ridurre l’assunzione di sale, seguire una dieta equilibrata e assumere i farmaci prescritti sono azioni che possono fare la differenza nel prevenire patologie cardiovascolari e demenze.
Prospettive future
La pressione alta non trattata non solo danneggia il cuore, i reni e il sistema vascolare, ma aumenta sensibilmente il rischio di sviluppare malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. Tuttavia, l’ipertensione è un fattore di rischio modificabile, che può essere gestito attraverso controlli regolari e terapie adeguate. Le evidenze scientifiche suggeriscono che intervenire sull’ipertensione, anche in età avanzata, è una delle strategie più efficaci per proteggere il cervello e prevenire il declino cognitivo.
Intervenire sui fattori di rischio come l’ipertensione può migliorare la qualità della vita degli anziani e ridurre i costi sociali ed economici legati alla gestione delle demenze.