Se il “gioco” diventa un incubo
Pensare in continuazione al gioco d’azzardo, credere di poter vincere somme da capogiro, di esserci andati vicino. Una scarica di adrenalina, poi la rabbia per l’esito della giocata. E poi ancora, e ancora. Sino a rovinarsi la vita. Quello per il gioco d’azzardo è una vera e propria dipendenza, per nulla diversa dal bisogno di bucarsi o di fumare. Il vero problema è che spesso i giocatori non si identificano con i “tossicodipendenti” e quindi non cercano aiuto nei Sert. Non è un caso che in molti distretti sanitari italiani stiano nascendo dei centri ad hoc, capaci di mettere al servizio dei giocatori compulsivi delle equipe multidisciplinari che comprendono non solo psicologi e psichiatri, ma anche sociologhi, educatori e persino avvocati. Entrare nel tunnel del gioco, purtroppo, è facilissimo. In primo luogo perché il gioco d’azzardo è un business da milioni di euro, e quindi è molto pubblicizzato sia sul web che in tv. Non è visto come un comportamento deviante, bensì come un gioco. Il problema è che ci vuole veramente poco perché il gioco si trasformi in una dipendenza.
I nuovi Lea
La nota positiva in una situazione che si può definire allarmante, tanto per usare un eufemismo, è che con il varo dei nuovi livelli di assistenza (Lea) il Ministero ha previsto anche la cura del gioco patologico. «Abbiamo alzato l’asticella della tutela della salute in Italia», il commento del presidente Stefano Bonaccini, al termine della Conferenza delle Regioni che ha dato il via libera all’aggiornamento. «Le Regioni esprimono all’unanimità l’intesa sul provvedimento di aggiornamento dei Lea, sul decreto e sui relativi allegati. Sono norme attese da molto tempo ed innovative che miglioreranno la qualità dell’assistenza sanitaria ai cittadini. C’è stato un lavoro di preparazione approfondito condotto dallo Stato e dalle Regioni a dimostrazione che è possibile condividere grandi obiettivi comuni. Una impostazione – ha proseguito – che forse dovremmo considerare anche oggi, nel momento in cui con il piano “casa Italia” stiamo riconoscendo la necessità per il Paese di un progetto decennale di prevenzione».
Altre dipendenze comportamentali
Se una delle forme più gravi di dipendenza comportamentale patologica è quella da gioco d’azzardo, va anche detto che ne esistono altre moto gravi. La dipendenza dagli acquisti è caratterizzata ad esempio da pensieri continui che riguardano lo shopping e comportamenti di acquisto ripetitivi e incontrollabili. La dipendenza dal sesso (sex addition), per la quale il sesso diventa un’esigenza primaria e tutto il resto può venire sacrificato, con conseguenze sia sociali che individuali e fisiche molto pesanti. E ancora, la dipendenza dalla pornografia o dalle nuove tecnologie. Ad esempio da internet, dal telefono cellulare, dai videogiochi, dai social network e altro. Dipendenze che viste così potrebbero far sorridere, ma che in realtà distruggono la vita di centinaia di persone e delle loro famiglie.