Stenosi valvolare aortica in aumento, 50% non accede a TAVI
In Italia, la stenosi valvolare aortica rappresenta la valvulopatia più diffusa che richiede interventi chirurgici o transcatetere. La sua incidenza sta rapidamente aumentando, principalmente a causa della degenerazione calcifica che colpisce una parte significativa della popolazione anziana. Senza trattamento, circa il 50% dei pazienti affetti muore entro due anni.
L’introduzione della valvola aortica transcatetere (TAVI) è stata inizialmente concepita come alternativa alla sostituzione valvolare aortica mediante cardiochirurgia tradizionale. Tuttavia, i risultati positivi e la minore invasività della procedura hanno notevolmente ampliato il numero di pazienti candidati: attualmente, l’indicazione si estende ai pazienti di età superiore ai 75 anni, e a quelli con significative comorbidità. È probabile che questo bacino si allargherà ulteriormente e che il numero di interventi TAVI raggiungerà e supererà a breve quelli tradizionali.
Per promuovere la formazione continua sulle tecniche interventistiche più recenti e sulle tecnologie più innovative è nata la campagna rivolta ai professionisti sanitari nel campo della cardiologia strutturale. All’interno dell’unità mobile “Your Heart Matters”, cardiologi e infermieri specializzati hanno ampliato le proprie competenze sulla terapia TAVI, partecipando a simulazioni e workshop pratici che hanno riprodotto fasi essenziali del percorso diagnostico e terapeutico per i pazienti affetti da stenosi aortica (SA) severa.
Stenosi valvolare aortica, malattia degenerativa. Le tappe della formazione
Da Pisa a Lecce, passando per Bologna, Torino, Brescia e Napoli: queste sono state le tappe del roadshow “Your Heart Matters”, appena conclusa. L’iniziativa europea, per migliorare l’assistenza pazienti, è stata promossa da Medtronic, in collaborazione con le strutture ospedaliere e universitarie aderenti.
La prima tappa a Pisa, presso la Scuola Superiore S. Anna, nell’area del CNR, è stata organizzata insieme al Dott. Sergio Berti, Direttore della Cardiologia Diagnostica e Interventistica dell’Ospedale Monasterio di Massa, che ha spiegato: “La stenosi valvolare aortica sta emergendo come una patologia significativa, principalmente a causa della sua natura degenerativa e dell’invecchiamento della popolazione. Attualmente, la sua prevalenza è leggermente superiore al 3% nella popolazione over 75 anni. Non tutti i pazienti necessitano di un intervento; le indicazioni riguardano quelli con stenosi valvolare aortica severa sintomatica.
Secondo l’Haute Autorité de Santé francese, la necessità di terapia è di circa 400 interventi per milione di abitanti. L’intervento TAVI viene eseguito in anestesia locale, ed è il risultato di una rigorosa pianificazione e di una minuziosa simulazione personalizzata in fase pre-operatoria della procedura, che minimizza il margine di errore, e della formazione degli operatori che la svolgono. Questo approccio ha portato ai risultati attuali, caratterizzati da una bassa incidenza di complicanze e tempi di dimissione entro la prima o seconda giornata post-intervento”.
La tappa a Torino
A Bologna, durante il congresso mondiale di cardiochirurgia delle patologie cardiache congenite e del congresso SICP – Società Italiana Cardiologia Pediatrica, è stato invece organizzato un workshop pratico in Interventional Cardiology con il Prof. Massimo Chessa, rivolto a giovani cardiologi interventisti e cardiochirurghi.
La terza tappa si è svolta nell’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino, in collaborazione con il Dr. Giuseppe Musumeci, che ha spiegato: “è stata un’esperienza estremamente positiva che ci ha consentito di crescere insieme e di valutare un’innovazione che fa bene al paziente. La procedura TAVI sta crescendo costantemente nel corso degli anni, questo perché è efficace. È stata valutata in tutte le categorie di rischio, partendo dai pazienti inoperabili fino a quelli a basso rischio, con risultati sempre paragonabili o superiori rispetto alla cardiochirurgia tradizionale. Quest’anno in Italia sono state eseguite più di 13 mila TAVI, il che indica chiaramente che la procedura è efficace e benefica per il paziente”.
In Italia, il 50% dei pazienti non accede alle cure.
La quarta tappa si è svolta in collaborazione con la Dott.ssa Marianna Adamo, presso l’Azienda Socio-Sanitaria Territoriale degli Spedali Civili di Brescia. “La stenosi aortica – ha spiegato la specialista – è una patologia rilevante e, grazie alla TAVI, abbiamo rivoluzionato la storia della malattia e la storia dei pazienti con stenosi aortica severa. Tuttavia, in Italia, il 50% dei pazienti non accede alle cure. Dobbiamo colmare questo divario potenziando i percorsi intra ed extra ospedalieri e i rapporti tra il centro di riferimento e i centri periferici, per garantire una cura adeguata al paziente.
La TAVI è una procedura efficace e le protesi utilizzate hanno una lunga durata nel tempo: i dati recentemente pubblicati dimostrano che, soprattutto alcune protesi con un disegno sovra-anulare, hanno risultati eccellenti anche a lungo termine. A dieci anni, la sopravvivenza dei pazienti che si sottopongono alla TAVI è equivalente a quella di coloro che fanno chirurgia, e la percentuale di degenerazione di alcune protesi sovra-anulari è addirittura inferiore a quella della chirurgia. Questi dati ci incoraggiano a espandere questa terapia anche ai pazienti più giovani, con un’aspettativa di vita più lunga” ha spiegato la Dott.ssa Marianna Adamo.
Garantire migliori terapie possibili
La quinta tappa del roadshow si è svolta in collaborazione con l’Azienda Ospedaliera Universitaria “Federico II” di Napoli. “È fondamentale garantire ai pazienti non solo un accesso tempestivo alle cure, ma anche le migliori terapie possibili, sia dal punto di vista farmacologico che chirurgico, come nel caso della stenosi aortica. L’innovazione della TAVI semplifica i procedimenti grazie alle moderne tecnologie che guidano l’intera operazione. Inoltre, è importante evidenziare le modalità di simulazione utilizzate per potenziare le performance degli operatori. Questo non solo migliora significativamente l’assistenza grazie al supporto tecnologico, ma rappresenta anche una sicurezza aggiuntiva per i nostri cittadini, contribuendo a migliorare la loro qualità della cura” ha commentato il Dott. Giuseppe Longo, DG AOU Federico II Napoli.
L’iniziativa itinerante si è conclusa presso l’Ospedale Vito Fazzi di Lecce. “Quando si parla di innovazione tecnologica, uno dei primi problemi sollevati riguarda la sostenibilità nelle aziende sanitarie e come queste nuove innovazioni possano conciliarsi con questo tema. Dai dati raccolti emerge in modo chiaro quella che è la sostenibilità della procedura TAVI. Quello che è auspicabile è che questa innovazione possa essere monitorata nel tempo con una riproducibilità tecnica e scientifica che ne confermi l’importanza e ne favorisca la sua diffusione” ha concluso la Dott.ssa Maria Nacci, direttrice sanitaria dell’Ospedale Vito Fazzi di Lecce.