Scompenso cardiaco tra le prime cause di ricovero, 30% ricade entro 1 mese
Lo scompenso cardiaco è una delle prime cause di ricovero nel nostro Paese, soprattutto tra gli over 65. Ne soffrono circa 600mila italiani e si stima che la prevalenza raddoppi a ogni decade di età (dopo i 65 anni arriva al 10% circa). Dopo la dimissione, il 30% dei pazienti viene nuovamente ricoverato entro un mese. Mentre circa il 10% va incontro a decesso durante il ricovero.
“Lo scompenso cardiaco necessita di una particolare attenzione e di percorsi dedicati. Anche per quanto riguarda le aritmie un trattamento rapido è indispensabile per ridurre il rischio di morte improvvisa”. Lo ha ribadito il Prof. Francesco Vetta, Direttore UOC Cardiologia UTIC Ospedale di Avezzano e Professore di Cardiologia Unicamillus, in occasione della presentazione dei nuovi ambulatori di secondo livello. La nuova struttura nel Centro Italia sarà attiva da gennaio 2024. Sarà dedicata a scompenso cardiaco, aritmie e cardiopatie strutturali: le prime cause di ospedalizzazione nel nostro Paese.
Scompenso cardiaco e innovazione tecnologica
L’innovazione tecnologica, in ambito cardiologico ha trovato le sue principali applicazioni. “La digitalizzazione in cardiologia permette di telemonitorare il paziente da remoto mediante device impiantati e strumenti di telemedicina, che possono inviare ai medici di riferimento continue informazioni su frequenza cardiaca, pressione arteriosa, saturometria in vari momenti della giornata – ha spiegato il Prof. Francesco Vetta.
“Lo specialista può valutare l’andamento della terapia e intervenire se necessario. Senza appesantire il carico ambulatoriale, si mantiene un contatto continuativo con i pazienti e non solo si può intervenire tempestivamente qualora si presentino situazioni a rischio, ma, grazie alle valutazioni multiparametriche di defibrillatori e device, diventa possibile anche capire quando un paziente stia sviluppando i sintomi di insufficienza cardiaca, prevedendo così il rischio di una riacutizzazione dello scompenso cardiaco con un anticipo di diverse settimane. Una tempistica ampiamente sufficiente per intervenire con immediatezza sulla terapia”.