Innovazione passa dalla capacità di attrarre investimenti. La sfida Healthcare
Garantire il diritto alle cure innovative ai cittadini passa anche per la capacità di competere su uno scenario globale sempre più aggressivo. Centrale è quindi il tema della competitività e degli investimenti. In altre parole: incentivare le aziende a investire nel vecchio continente, rendendolo veloce e rapido a creare un ecosistema favorevole, affinché non scelgano altri mercati. Il tema è stato affrontato a “La sfida Healthcare. Innovazione e attrattività del settore per la competitività in Europa”, promosso dalla Fondazione Mesit – Medicina Sociale e Innovazione Tecnologica e dal network PreSa. L’evento, tenutosi ieri a Roma, ha visto la partecipazione di esponenti politici, dell’industria e del mondo accademico. Nel dibattito è stata sottolineata la centralità dell’industria farmaceutica, come settore strategico per mantenere e accrescere il valore dell’industria italiana. Sono emerse forti criticità sulle proposte avanzate dall’Europa, tra cui le minori tutele per i brevetti, con il rischio di perdita di competitività.
Paesi come Stati Uniti, Cina, Emirati Arabi, Singapore e Arabia Saudita stanno spingendo l’acceleratore sugli investimenti: “Le potenze mondiali si stanno muovendo per erodere i nostri primati”, ha sottolineato Isabella Tovaglieri, eurodeputata del Parlamento Europeo. “L’Europa ha perso il primato per il deposito brevetti”, ha aggiunto Tovaglieri, e la situazione può peggiorare. “La proposta della Commissione di ridurre la durata della protezione brevettuale mette l’industria in una posizione di grande incertezza nello sviluppo di nuove terapie, in particolare nel campo malattie rare e mette a rischio la competitività europea”, ha concluso.
“Come mi sono battuto per sostenere la direttiva europea sul diritto d’autore – ha sottolineato il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri – credo nella necessità di tutelare la ricerca, l’innovazione, gli investimenti e anche la tempistica della protezione, che è un tema fondamentale”.
“La riforma dell’AIFA non può che spingere questo ente verso l’innovazione”, ha dichiarato Giorgio Palù – presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA). «La riforma – ha aggiunto – dovrà instaurare un dialogo diretto con l’industria che non sia precluso da pregiudizi di tipo ideologico”. Poi ha aggiunto: “L’AIFA potrà giocare un ruolo nelle sperimentazioni. Significa finanziare sperimentazione clinica ma anche ciò che è connesso con la ricerca di base”. Inoltre ha sottolineato l’esigenza di competenze altamente specializzate, quindi personale di altissimo profilo.
“La sanità non va vista come un costo ma come un investimento – ha ribadito Ugo Cappellacci, presidente della Commissione Affari Sociali della Camera. Oggi c’è una nuova consapevolezza sulla centralità della salute, ha affermato: «nelle ultime indagini demoscopiche il bisogno di salute è al primo posto, superando quello del lavoro che storicamente era al primo posto”.
Poi ha ribadito: “al di là dei casi di malasanità e delle lunghe liste d’attesa, di cui si sente spesso parlare, il Servizio sanitario nazionale italiano è un’eccellenza nel mondo, che garantisce un’assistenza universale. C’è ancora molto da lavorare, dobbiamo essere attenti a investire al meglio tutte le risorse disponibili”, ha concluso.
“L’Italia ha preso una posizione molto strategica nei confronti della proposta di legislazione europea sui farmaci che attacca il brevetto, dicendo sostanzialmente che siamo fuori strada – ha dichiarato il presidente di Farmindustria Marcello Cattani. “Noi siamo con il Governo nell’interesse del Paese e dei cittadini – ha proseguito – ma abbiamo bisogno di un Governo che prenda queste posizioni forti in Europa e cambi alcune regole: l’accesso più veloce in Italia e la disomogeneità nelle regole di accesso a livello regionale”. Oggi – ha sottolineato – ci sono differenze che i cittadini non possono più tollerare”. “Auspichiamo – ha proseguito – che questa legislazione possa essere rivista da un prossimo Parlamento europeo meno ideologico, che abbia a cuore la salute dei cittadini e la capacità dell’industria, tutta, di tornare a essere competitiva”.
Poi Cattani ha ribadito la necessità di interventi sulla governance della spesa sanitaria, sul tema del payback: “l’anno prossimo toccherà gli 1,8 miliardi, impattando sulla capacità di attrarre investimenti e dare innovazione al Paese”.