Carenza di medici, ecco cosa accadrà al numero chiuso
La carenza di medici è ormai un problema noto, nonostante questo non c’è alcuna intenzione di superare il numero chiuso a medicina e a quanto pare il problema più sentito dal Governo riguarda gli infermieri. Stando a quanto dichiarato al Tg1 dal ministro Schillaci, infatti, si andrà verso un ampliamento e già da quest’anno il numero di posti aumenterà del 20 o 30%. Tuttavia il ministro della salute ha spiegato che «la vera carenza, che non è solo italiana, è sugli infermieri. Sui medici abbiamo una gobba pensionistica, ma in realtà non mancano così tanti medici. Verrà aumentato il numero degli iscritti a medicina ma i risultati si vedranno tra 6-8 anni». Quindi «dobbiamo agire per far tornare i medici nel pubblico rendendo più attrattivo il Ssn. Sugli infermieri stiamo cercando soluzioni».
I DATI
Le dichiarazioni del ministro Schillaci sembrano trovare conferma nei dati dell’ultimo rapporto Sanità del Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità dell’Università di Roma Tor Vergata. Stando a quanto riportato, per allinearsi al livello di altri Paesi europei di riferimento, in Italia servirebbero almeno 30.000 medici e 250.000 infermieri. Per colmare questa carenza, il nostro Paese dovrebbe investire 30,5 miliardi di euro, tenendo conto del maggiore bisogno di personale sanitario causa dell’età media più alta della popolazione italiana. In Italia, nella sanità pubblica, ci sono 3,9 medici per 1.000 abitanti contro i 3,8 della media di Francia, Germania, Regno Unito e Spagna: ma, correggendo per l’età media della popolazione (in riferimento all’elevata presenza di over 75 nel nostro Paese rispetto ad altri), a mancare sarebbero 30.000 medici.
BUROCRAZIA ZERO
Una delle categorie al centro della riorganizzazione del sistema sanitario nazionale è quella dei medici di medicina generale. Il ministro Schillaci nei giorni scorsi ha sottolineato come, sin da subito, ci sia stato un continuo rapporto con i rappresentanti dei medici di medicina generale. Medici che sono “indispensabili nella governance della sanità pubblica. Il carico di adempimenti burocratici per i medici di medicina generale sarà diminuito. Senza questo fardello, avranno più tempo da dedicare ai loro pazienti. Per raggiungere questo obiettivo stiamo lavorando a un provvedimento legislativo che presto sarà pronto e che riguarderà anche il ruolo cruciale delle farmacie. Con i medici di medicina generale stiamo anche trovando delle formule grazie alle quali i medici più giovani, i neo assunti, possano collaborare con le case di comunità”.