Malattia di Parkinson, oggi la giornata mondiale
Si scrive World Parkinson’s Day (e si celebra oggi), si legge impegno a far conoscere una condizione ancora oggi molto complessa e dolorosa. Ma cosa sappiamo di questa malattia? La prima cosa da considerare è che non esiste una maggiore prevalenza di genere. Il Parkinson colpisce allo stesso modo le donne e gli uomini. Anche per l’età di esordio, benché sia molto più frequente in pazienti al di sopra dei 60 anni, possono esserci anche delle diagnosi molto precoci (già verso i 40 o meno). Ad essere colpito è il sistema nervoso centrale e uno dei sintomi più conosciuti ed evidente è il tremore, ma non basta questo per fare una diagnosi. Altri sintomi possono essere rigidità, lentezza nei movimenti, debolezza, problemi di equilibrio e postura ricurva.
PERSONAGGI NOTI
Tra le celebrità che nel corso della loro vita hanno dovuto combattere il Parkinson ci sono uomini del calibro di Papa Giovanni Paolo II, Muhammad Alì, Charlie Chaplin, Mao Tse Tung e l’attore Michael J. Fox. Quest’ultimo è apparso di recente in tv, al Sundance Film Festival. Fox ha presentato il docufilm sulla sua vita “Still: A Michael J. Fox Movie, dedicando a Christopher Lloyd (Doc in Ritorno al Futuro) parole commuoventi. Still: a Michael J.Fox Movie è un film documentario sulla vita dell’attore, alla guida da anni della fondazione che porta il suo nome e che si batte per la ricerca sul morbo di Parkinson.
NUOVE TERAPIE
Ancora oggi non esistono terapie che possano fermare del tutto il progresso della malattia. Tuttavia, anche in questo campo la ricerca sta facendo importanti passi in avanti e sono disponibili già oggi nuove terapie a base di potenti dopamino-agonisti (molecole che stimolano “direttamente” i recettori dopaminergici) grazie alle quali è possibile affrontare in maniera più efficace la fase critica della malattia nel corso della quale le terapie “tradizionali” non riescono più a produrre benefici. Queste nuove armi terapeutiche riescono a ridurre la durata delle fasi di blocco motorio e dell’intensità delle ipercinesie, garantendo al tempo stesso minore invasività rispetto alle altre “terapie avanzate”. Molto resta ancora da fare, ma le speranze che nel prossimo futuro le cose possano cambiare ci sono e sono solide.