Sport dopo cancro al seno: studi dimostrano benefici
I programmi che promuovono l’esercizio fisico migliorano il benessere fisico e mentale di chi ha superato la malattia. Lo dimostrano due nuove ricerche. Se fino ad oggi era risaputo che l’attività fisica avesse un ruolo cruciale nella prevenzione e nella cura di patologie croniche, incluso il cancro, un nuovo riscontro oggettivo dimostra quanto ciò possa fare la differenza. I risultati appena pubblicati di due studi dimostrano che le donne con una diagnosi di tumore del seno che prendono parte a programmi che promuovono l’esercizio fisico vedono migliorare la propria efficienza fisica e la qualità della vita, inclusa la salute mentale. Sulla base delle evidenze scientifiche, gli esperti raccomandano ai pazienti che hanno terminato le cure contro il cancro di svolgere almeno 150 minuti di attività aerobica di intensità moderata o 75 minuti di attività aerobica ad alta intensità e almeno due allenamenti di resistenza alla settimana per migliorare la salute generale.
Attività fisica dopo il cancro al seno. Gli studi
In un articolo pubblicato sulla rivista Cancer sono descritti i risultati ottenuti con un programma sviluppato negli Stati Uniti, chiamato Active Living After Cancer (ALAC). I ricercatori dell’Università del Texas che hanno condotto lo studio, hanno dimostrato che questo programma può funzionare anche per le persone tra cui abitualmente si registra un minor grado di aderenza alle terapie, come quelle con un basso livello di istruzione o con limitato accesso all’assistenza sanitaria.
Il programma consisteva in 12 sessioni di gruppo, una a settimana. A ogni incontro, per circa 45 minuti, una persona adeguatamente formata illustrava alcuni compiti cognitivi e comportamentali da portare a termine (come fissarsi degli obiettivi, trovare sostegno sociale o identificare luoghi della propria comunità in cui svolgere attività fisica); per una decina di minuti si faceva esercizio (per esempio zumba, pallavolo o anche solo passeggiate) e nell’ultima mezz’ora dell’incontro si parlava di argomenti legati alla condizione di ex pazienti di tumore (per esempio la nutrizione, lo stress emotivo, la fatigue). Al termine delle 12 settimane, la resistenza all’attività fisica (valutata misurando la distanza percorsa in 6 minuti di cammino e il numero di volte in cui le pazienti si alzavano e si risedevano sulla sedia in 30 secondi) e la qualità di vita mentale e fisica (valutate con un questionario) erano oggettivamente migliorate.
Un’altra conseguenza spiacevole del tumore al seno è la ridotta mobilità del braccio e dell’ascella che può comparire dopo l’intervento chirurgico e la radioterapia. Anche in questo caso l’attività fisica può venire in aiuto. I risultati di un altro studio PROSPER, pubblicati sul British Medical Journal, mostrano che le donne con tumore della mammella che iniziano un programma di fisioterapia poco dopo aver subito un intervento chirurgico non ricostruttivo riacquistano maggiore mobilità e sentono meno dolore rispetto a quelle che non lo fanno.
Lo studio PROSPER è stato condotto in 17 strutture del Regno Unito e ha coinvolto 392 pazienti. Alle partecipanti erano offerte 3-6 sessioni a tu per tu con un fisioterapista, la prima a 7-10 giorni dall’intervento chirurgico. I risultati dimostrano che a distanza di un anno la funzionalità dell’arto superiore era migliore nel gruppo di pazienti coinvolte nel programma rispetto a quelle del gruppo controllo (che non avevano ricevuto trattamenti). Le prime provavano anche meno dolore e minori sintomi di disabilità. Uno dei problemi legati all’introduzione dei programmi di questo tipo è il costo. Tuttavia un’analisi mostra che le spese da sostenere per ovviare ai problemi di salute delle donne che non avevano aderito al programma erano superiori a quelle sostenute per attivare il piano di intervento stesso.