Aumentano i bambini nati da madri positive in gravidanza
Nati da madri positive al virus e forse, proprio per questo, immuni. È una generazione in grande aumento quella dei “figli del Covid”stando ai dati della rilevazione della Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere (Fiaso) e relativa alla settimana dal 25 gennaio al 1 febbraio in 8 ospedali sentinella. In soli sette giorni la percentuale di donne in gravidanza ricoverate nelle aree Covid di Ginecologia e Ostetricia ed entrate in sala parto è cresciuta fino al 26%. Tra le positive al momento del parto, il 49% non era vaccinato. È stata analizzata, inoltre, la condizione vaccinale di tutte le partorienti, positive e non: le vaccinate erano solo il 55%. Di contro, il 45% non aveva fatto la profilassi nonostante sia raccomandata. Su un totale di 251 parti monitorati nelle 8 strutture sanitarie sentinella 65 sono avvenuti in area Covid. Complessivamente, dunque, il 26% delle gravide ha contratto l’infezione da Sars-Cov-2 e ha partorito con il Covid.
POSSIBILE IMMUNITÀ
Pochissimi in tutto il mondo sono i casi nei quali è stato possibile accertare una positività del bambino trasmessa già in utero, invece una delle evidenze che sembra essere ormai certa è che attraverso la placenta, queste madri potrebbero essere in grado di fornire anticorpi protettivi al loro bambino non ancora nato. L’attenzione degli scienziati si è concertata sulla ricerca di anticorpi nei campioni di sangue della madre e nel sangue del cordone ombelicale – dalla placenta e dal cordone ombelicale attaccato – immediatamente dopo il travaglio. Il sangue del cordone ombelicale è un riflesso accurato del sangue del neonato al momento della nascita. Nell’87% dei casi le analisi hanno riscontrato nel sangue dei neonati la presenza di anticorpi. Altri studi guardano al latte materno, grazie al quale i bambini nati da madri positive svilupperebbero anticorpi che li proteggono dal virus.
NON VACCINATE
Stando sempre ai dati Fiaso, tra le donne risultate positive al momento del parto, il 49% non era vaccinato e l’11% aveva sviluppato sintomi respiratori e polmonari tipici della malattia da Covid. È stata analizzata, inoltre, la condizione vaccinale di tutte le partorienti, sia le donne positive al virus sia le donne senza infezione: la percentuale delle vaccinate era solo del 55%. Di contro, il 45% delle donne in attesa e in procinto di partorire non aveva ancora fatto la profilassi vaccinale contro il virus Sars-Cov-2, nonostante sia raccomandato dal Ministero della Salute e dalle società scientifiche dei ginecologi e dei pediatri. Per il presidente di Fiaso, Giovanni Migliore: «Occorre più che mai rivolgere un appello non solo a mamme e papà, ma anche e soprattutto ai medici, in particolare i ginecologi, che seguono le gravidanze e con i quali le future madri hanno un rapporto di fiducia: avviino una campagna seria di sensibilizzazione per fugare i dubbi delle donne sulla sicurezza del vaccino e convincerle a vaccinarsi».