Perché i tatuaggi possono mettere a rischio la salute
Quella dei tatuaggi non è certo una moda passeggera, oggi più che mai i giovanissimi sono attratti da disegni e scritte che possano in qualche modo esprimere un modo di essere o un sentire. Tuttavia, dopo sono anche in aumento le persone, spesso gli adulti, che il tatuaggio vogliono rimuoverlo. Il motivo è in parte legato ad una maturazione e ad una maggiore consapevolezza, ma esiste anche una ragione di salute. In particolare, dopo che l’Unione Europea ha emanato norme più restrittive proprio a tutela della salute, molti pentiti del tatuaggio cercano il modo di cancellare nomi, simboli, ma anche trucco permanente o microblading (vale a dire tatuaggi cosmetici che ridisegnano sopracciglia, labbra e occhi). Ma quali sono i rischi nascosti del tatuaggio? A quanto pare i pigmenti colorati, con l’andar del tempo, possono staccarsi dai disegni sottopelle e depositarsi nei linfonodi, sentinelle che si attivano in caso di virus, attacchi batterici e tumori. Il rischio in questo caso è che questi pigmenti, una volta assorbiti dai linfonodi, possano in qualche modo influenzarne il comportamento. Provocare insomma delle risposte anomale, siano a creare vere e proprie infezioni o infiammazioni.
NORMATIVE
Proprio per garantire la salute degli appassionati di tatuaggi, dal 4 gennaio scorso una nuova normativa europea mette al bando alcune tipologie di pigmenti usati per produrre gli inchiostri colorati per i tatuaggi e trucco permanente. Sono vietati quelli che contengono isopropanolo, sostanza presente nella maggior parte degli inchiostri per tatuaggi, aggiunta per renderli sterili. L’isopropanolo è classificato tra le sostanze potenzialmente cancerogene e le lesioni cutanee provocate durante i tatuaggi possono provocare l’assorbimento di questa sostanza nell’organismo, con conseguenze anche gravi. Il rischio, seppur basso, esiste. Per questo bisogna ricordare che le attività di rimozione di tatuaggi o microblading sono considerate mediche e in quanto tali devono essere eseguite da un medico. C’è anche da dire che i tatuaggi non lasciano mai la pelle senza lasciare almeno un segno del proprio passaggio, e questa dovrebbe essere una ragione in più per evitare di fare scelte avventate.
LA RIMOZIONE
Per rimuovere un tatuaggio non più gradito, oggi è possibile usare diverse tecniche. Una di queste è il Laser al neodimio. Una tecnica molto usata che sfrutta un impulso laser di brevissima durata per colpire il pigmento. Frammentandosi in parti minuscole, l’inchiostro viene ingerito quindi dai globuli bianchi (macrofagi). Possono servire dalle 3-5 sedute alle 8-12 nei casi più difficili, a distanza di 4-8 settimane l’una dall’altra. La pelle potrebbe arrossarsi e sulla parte interessata potrebbero comparire vesciche, croste o desquamazione. Altro metodo è quello della dermoabrasione. Una tecnica abbastanza datata, ma comunque efficace. La cute viene escoriata per il primo strato cutaneo. Diverso l’approccio con il pico laser, che emette energia ad alta potenza e impulsi brevissimi. Questo permette di agire su colori differenti di pigmento tramite un puro effetto fotoacustico. Il laser lavora quindi in modo combinato eliminando diversi tipi di pigmenti colorati, a differenti profondità, con risultati eccezionali su tutti i tipi di tatuaggi multicolore e trucchi cosmetici. Ultimo metodo per eliminare un tatuaggio non più gradito è quello dell’escissione diretta. In altre parole, un’eliminazione diretta e chirurgica. Un metodo molto efficace per tatuaggi piccoli e ben nascosti.