Assunzione di psicofarmaci e aumento di peso: esiste una correlazione?
Capita spesso che persone sottoposte a cura a base di farmaci antidepressivi per disturbi della sfera psichica, vadano incontro a uno spiacevole inconveniente, ossia l’aumento di peso. Non di rado, si arriva a preferire la sospensione delle cure allo spostamento dell’ago della bilancia.
Sono tanti i dubbi in materia e le necessità di posizioni da chiarire, in primis se l’aumento del peso corporeo sia realmente un effetto diretto dei farmaci.
Il direttore dell’ Unità psichiatrica dell’Asst di Lodi, Dott. Giancarlo Cerveri, spiega che in realtà non propriamente così, poiché non è il farmaco a comportare l’aumento di peso: in realtà, il farmaco antidepressivo interviene contro l’ansia, dalla quale dipendono, a volte, peristalsi intestinale e metabolismo basale alti.
Questi due fattori, se combinati, non raramente portano a una perdita di peso. Va da sé che, con la diminuzione dell’ansia, l’organismo rallenta e, se non si variano le abitudini alimentari o non si introduce nella routine quotidiana dell’attività fisica, ecco che si può andare incontro all’accumulo di grasso.
Quindi in realtà ingrassare potrebbe essere segnale che la terapia sta avendo successo, perché l’ansia si sta riducendo. Il dottor Cerveri spiega che alcuni farmaci antidepressivi, quali la mirtazapina e la paroxetina, hanno una forte attività antistaminica e potrebbero effettivamente, con la loro azione, comportare un aumento del peso nel soggetto sottoposto a terapia.
Le benzodiazepine invece, non avrebbero alcun effetto sull’ago della bilancia: spesso non intaccano in alcun modo i ricettori che fanno aumentare l’appetito. Antipsicotici e stabilizzatori dell’umore sono farmaci delicati, che vanno assunti solo sotto la guida più che scrupolosa di uno psichiatra, tenendo sempre sotto controllo i valori ematici e il loro effetto sull’organismo.
Sia gli stabilizzatori dell’umore sia gli antipsicotici sembrerebbero però essere connessi all’aumento del peso, in maniera variabile e con diverso impatto, a seconda della tipologia del farmaco. Varrebbe perciò sempre la pena, in caso di terapia con farmaci di queste famiglie, associare alla cura un corretto stile di vita, sia per quanto riguarda l’alimentazione sia relativamente all’attività fisica.
Risulta perciò di fondamentale importanza non variare autonomamente la terapia farmacologica, ma piuttosto cercare il confronto col proprio medico, che sa ponderare le decisioni, indirizzare verso uno stile di vita più sano il paziente e creare una terapia ad hoc per cercare di ovviare al problema il più possibile.