Vaccinazioni antinfluenzali, l’allerta dei medici
Servono le vaccinazioni antinfluenzali, prima che sia tardi. Dai medici di famiglia arriva un allarme che inquadra l’emergenza Covid in un arco temporale che va oltre quello della quarantena. Per la Federazione italia dei medici di medicina generale «non possiamo permetterci di perdere neanche un minuto, Governo e Regioni devono muoversi ora per riuscire in tempo a stanziare i fondi e provvedere alle scorte necessarie per le vaccinazioni antinfluenzale e anti-pneumococco». In altre parole i medici di famiglia pensano già a quando, dopo l’estate, al Covid si potrebbe aggiungere l’epidemia influenzale, cosa che rischierebbe di creare una tempesta perfetta.
CAMPAGNA ESTESA
Ad unirsi all’appello dei medici è Cittadinanza Attiva, così Silvestro Scotti (segretario generale FIMMG) e Antonio Gaudioso (segretario generale CittadinanzAttiva) spingono affinché il Governo e le Regioni pensino sin d’ora a mettere in piedi una campagna vaccinazione antinfluenzale e anti-pneumococcica che parta in anticipo, ad ottobre, e che preveda l’abbassamento a 55 anni della somministrazione gratuita. Indicazioni che comportano la necessità di approvvigionamenti addizionali di vaccini antinfluenzali. «Siamo consapevoli che l’emergenza Covid-19 ha costretto l’intera struttura di Sanità Pubblica del territorio nazionale e il personale sanitario a concentrare gli sforzi e le attività nella gestione dell’emergenza – dicono Scotti e Gaudioso – tuttavia è altrettanto opportuno uno sforzo di programmazione con provvedimenti che possano assicurare un efficiente svolgimento della prossima campagna di prevenzione vaccinale contro l’influenza e lo pneumococco».
SCORTE
Così come è successo per le mascherine, il rischio concreto è di trovarsi a ottobre con scorte insufficienti per le vaccinazioni; sono infatti poche le aziende produttrici di vaccini antinfluenzali e anti-pneumococcici. Ma in questo caso non bastrebbe convertire qualche azienda tessile per risolvere e avviare una produzione interna. «Il nostro Paese – ricorda Scotti – non possiede strutture produttive in grado di renderci autonomi nella produzione di vaccini con la conseguenza di non poter fronteggiare, con una produzione interna, una possibile carenza vaccinale, oltretutto dovremmo organizzare come medici di famiglia una campagna non in due mesi ma almeno in quattro favorendo il distanziamento anche negli accessi nei nostri studi per la vaccinazione, quindi iniziare prima e finire dopo il normale periodo». Di qui un appello che non può e non deve essere ignorato. Due i livelli d’azione. Scotti e Gaudioso spiegano che «è fondamentale che le Regioni approntino in tempi strettissimi una stima aggiornata del fabbisogno di vaccino e che comunichino l’incremento di richiesta coordinandosi con il Ministero della Salute. Allo stesso modo devono essere emanate quanto prima le raccomandazioni necessarie in tema di prevenzione e controllo dell’influenza, consentendo una migliore programmazione a livello regionale per completare velocemente tutte le procedure pubbliche di approvvigionamento». Una corsa contro il tempo che nessuno può permettersi di perdere.