Medicina sportiva: ci vuole un cuore più grande nello sport
Sessione dedicata al cuore ieri al Festival dello Sport. Il cuore è infatti un organo da record: batte 70 volte in un minuto, ogni minuto, per tutta una vita. Per raggiungere un record ci vuole un grande cuore, perfettamente sano. Il cuore di atleta infatti si ingrandisce, rallenta la frequenza cardiaca ma è molto più efficiente di quello di un soggetto sedentario. A parlarne c’erano Paolo Zeppilli, medico dello sport e cardiologo, presidente della commissione medica Figc, Antonio Dello Russo, medico dello sport e cardiologo del Centro Cardiologo Monzino e Federico Schena, fisiologo, direttore del Centro di Ricerca Sport Montagna e Salute di Rovereto. Un cuore da record ha bisogno di pompare più nutrimento ai muscoli (ne pompa il doppio). Il compito dei medici e del cardiologo dello sport è quello di scoprire precocemente eventuali malattie o difetti del cuore tali da creare nell’atleta un pericolo per la vita. Ma cosa differenzia un cuore ingrandito di uno sportivo da uno ingrandito per una patologia? il Prof. Paolo Zeppilli spiega come in un cuore di atleta le cellule si ingrandiscano, ma la contrattività del muscolo rimanga invariata, cosa che non succede in presenza di una patologia, dove il cuore non mantiene la sua funzione di contrazione e di rilassamento. Il prof. Antonio Dello Russo ha parlato del ruolo della medicina dello sport, una delle discipline più ad alto livello in Italia e che prevede per coloro che intendono praticare attività sportiva a tutti i livelli, una visita del proprio medico di famiglia ed un elettrocardiogramma. Per coloro che svolgono attività sportiva agonistica, è previsto anche un elettrocardiogramma sotto sforzo. “L’importante – spiega il professore – è individuare il prima possibile la presenza di patologie, che spesso risultano genetiche, anomalie che possono essere confermate da una eco. Per poter svolgere attività sportiva, ad esempio, non ci devono essere aritmie ventricolari, che possono essere segni d’allarme”. Poi ha sottolineato la difficoltà della medicina dello sport di svelare le malattie in fase iniziale. Ecco perché fare visite regolari può risultare determinante per cogliere prematuramente qualche indizio. E un consiglio: quando ci sono dubbi, andare a fondo. “E’ auspicabile inoltre – afferma Dello Russo di concerto con Zeppilli – una struttura di medicina dello sport che non solo sia in grado di eseguire tutti gli esami necessari, ma soprattutto abbia un regista, che è il cardiologo dello sport, che sappia leggere organicamente le varie diagnosi. “La prima indicazione che mi sento di dare – afferma il dott. Federico Schena – è che ogni stimolo va fatto in modo graduale. Qualsiasi forzatura aumenta il rischio. Tutte le persone, anche quelle con un cuore di atleta fantastico, hanno un adattamento che presenta un limite, diverso da persona a persona, ed anche i campioni sono chiamati ad avere coscienza del proprio limite ed alla consapevolezza che non devono oltrepassarlo. Dentro queste regole – continua il medico – tutti possono portare il loro cuore a fare la maratona, con il tempo e con la progressione. Infine, bisogna tener presente che quando all’attività fisica si vanno ad aggiungere altri elementi di stimolo e di stress, ad esempio la quota, come in montagna, oppure la temperatura, freddo o caldo, il cuore può richiedere un adattamento ulteriore.”