E se il Covid fosse già stato scoperto nel 2012? Se tra le accuse di un virus nato in laboratorio e le convinzioni degli scienziati della sua origine naturale esistesse una terra di mezzo, una zona grigia? Il Sunday Times ha pubblicato un’inchiesta che sembra aprire proprio questa pista, che spiegherebbe molto del Covid e getta ombre scure sulla gestione del caso e sulle responsabilità da parte della Cina. Stando a quanto pubblicato dal Sunday Times quello che oggi chiamiamo Covid avrebbe fatto la sua comparsa, e le prime vittime, già nel 2012. Sempre in Cina, naturalmente. Sfortunati protagonisti sarebbero stati sei uomini inviati ad esplorare e ripulire una miniera di rame abbandonata nello Yunnan, tutti poi colpiti da una polmonite anomala. Il Sunday Times parla di una miniera piena di guano e pipistrelli, e terreno fertile per la nascita di micro-organismi e agenti patogeni possibilmente letali.
LETALE
A quanto pare tre dei sei operai che avevano visitato la miniera sarebbero poi morti dopo un ricovero in ospedale, tutti colpiti da sintomi non riconducibili ad altre patologie note. Un caso impossibile da spiegare che arrivò allo pneumologo Zhong Nanshan, che si era già distinto per la gestione dell’epidemia di Sars nel 2003 e che sarebbe tornato alla ribalta a inizio 2020, a capo della squadra di scienziati del governo cinese che aveva il compito di gestire la nuova epidemia. I tre pazienti rimasti in vita – più un quarto che sarebbe morto successivamente – furono sottoposti a un test degli anticorpi: dall’esame emerse che nessuno di loro aveva contratto la Sars, ma tutti e quattro avevano contratto un nuovo tipo di coronavirus simile a quello che provocava la sindrome respiratoria acuta grave.
IL LABORATORIO DI WUHAN
I campioni fecali di 276 pipistrelli, raccolti nell’arco di un anno, vennero inviati all’istituto di Wuhan, dove era in costruzione il primo laboratorio in Cina di livello 4 di bio-sicurezza, il più alto, che sarebbe stato completato solo nel 2017, e che avrebbe potuto ospitare gli studi sui patogeni più pericolosi per l’uomo. Come riporta l’agenzia di stampa AGI la necessità di una struttura di quel tipo, la prima in Cina, si era resa indispensabile per la quantità di campioni raccolti e per i possibili rischi: le prime scoperte indicavano la compresenza di più coronavirus all’interno della miniera, come emerso da uno studio del 2016 a cui lavorò la stessa Shi Zhengli. Uno di questi era un “nuovo ceppo” di Sars che venne denominato inizialmente RaBtCov/4991, riscontrato in un particolare tipo di pipistrelli. Il laboratorio, però, aveva suscitato dubbi sull’effettiva sicurezza della struttura da parte degli scienziati dell’Ambasciata Usa in Cina che lo visitarono nel 2018, come emerso da cablogrammi diplomatici citati dal Washington Post nei mesi scorsi. Altro fattore di preoccupazione sarebbero stati gli esperimenti sulla mutazione del virus per capirne il livello di infettività. Shi si difese dalle critiche affermando che quel tipo di esperimenti era importante per capire come un ordinario coronavirus potesse trasformarsi in un killer, come era avvenuto per la Sars.
L’INCHIESTA
Altri studi e conferme ricevute dallo stesso Sunday Times rivelano che quel virus sarebbe stato lo stesso RaBtCov/4991 scoperto nella miniera abbandonata dello Yunnan nel 2012 e rinominato. Nonostante le smentite del laboratorio di Wuhan di avere avuto un ruolo nella diffusione del coronavirus, i dubbi sull’origine del Covid-19 non sono stati risolti: il Wuhan Institute of Virology è stato al centro di forti polemiche a livello internazionale che puntavano il dito contro la Cina, accusandola di opacità nella gestione dell’epidemia. Nei prossimi giorni, una squadra di scienziati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità si recherà in Cina proprio per cominciare le indagini sull’origine del coronavirus Sars-CoV-2 responsabile del Covid , e cercare di comprendere eventuali legami tra i pipistrelli dello Yunnan e il laboratorio di Wuhan, a oltre mille chilometri di distanza.